oratòrio²

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sm. [sec. XIII; dal latino ecclesiastico oratoríum, da orāre, pregare].

1) Luogo sacro di piccole dimensioni destinato al culto privato di una famiglia o di una piccola comunità. Privo di caratteri architettonici particolari, può sorgere come edificio isolato oppure essere situato all'interno di un organismo più ampio (chiesa, castello, convento). Gli oratori furono diffusi fin dai tempi del primo cristianesimo, ma grande sviluppo ebbero soprattutto all'epoca della Controriforma, raggiungendo il massimo splendore nel periodo barocco, costruiti generalmente nella parte superiore delle chiese o sopra le sale del pianterreno nei conventi. Tra i più noti, vi sono l'oratorio di S. Bernardino a Perugia, di A. di Duccio; quello di S. Filippo Neri a Roma, del Borromini; quello di S. Zita a Palermo, decorato dal Serpotta.

2) Nome della congregazione religiosa fondata da San Filippo Neri.

3) Oratorio parrocchiale, luogo adibito all'assistenza religiosa e alla ricreazione della gioventù. La sua istituzione risale al sec. XVI: ne è già presente l'idea nelle “scuole della dottrina cristiana” di San Carlo Borromeo. San Filippo Neri riprese e ampliò tale istituzione, introducendovi elementi ricreativi. L'oratorio raggiunse il massimo della popolarità e dello sviluppo nel sec. XIX con San Giovanni Bosco. Imperniato sul canone educativo “ricreazione e catechismo”, l'oratorio mira alla formazione morale e religiosa dei fanciulli e dei giovani. Esso si distingue in privato (riservato a determinate persone) e pubblico (gestito da una confraternita o da un collegio).

4) Composizione per voci soliste, coro e orchestra in cui viene narrata musicalmente un'azione (per lo più di carattere religioso o spirituale) senza far ricorso alle scene, ai costumi, a un qualsiasi elemento di rappresentazione teatrale.