La poesia e la prosa

La poesia dopo Spenser e Sidney

Nell'enorme produzione poetica dell'età elisabettiana Spenser e Sidney trovarono schiere di imitatori e seguaci; quasi tutti i generi poetici trovarono espressione seguendo tre direzioni: il sonetto, la storia mitologica in versi, la canzone.

Astrophel and Stella di Sidney inaugurò la moda delle raccolte di sonetti, fra le quali spiccano Delia (1592) di Samuel Daniel (1562-1619), Idea's mirror (Lo specchio dell'idea, 1594) di Michael Drayton (1563-1631), autore anche di un poema, Polyolbion (1612-22), lirica celebrazione dell'Inghilterra: entrambi gli autori si dedicano a quasi tutti i generi letterari. Anche sir Walter Raleigh (1554-1618), navigatore ed esploratore, scrisse un certo numero di sonetti insieme a una lunga elegia in onore della regina Elisabetta, Cynthia, the lady of the sea (Cinzia, la signora del mare) della quale rimane solo un frammento. Gli stessi Sonnets (Sonetti) di William Shakespeare furono probabilmente scritti in questi anni, benché pubblicati solamente nel 1609.

La prima storia mitologica in versi alla maniera di Ovidio fu Scylla's metamorphosis (Le metamorfosi di Scilla, 1589) di Thomas Lodge (1558-1625), anche commediografo satirico, a cui seguirono l'incompiuto Hero and Leander (Ero e Leandro, 1593 e pubblicato nel 1598) di Christopher Marlowe, Venus and Adonis (Venere e Adone, 1593) e The rape of Lucrece (Lucrezia violata, 1594) di Shakespeare.

La canzone, una breve lirica abbinata alla musica, godette di grande fortuna presso gli elisabettiani: fra tutte le raccolte pubblicate al tempo, le migliori sono i cinque Books of ayres (Libri delle arie, 1601-1617) di Thomas Campion (1567-1620), che musicò molte delle proprie liriche e sviluppò il masque, dando maggiore ampiezza alla parte spettacolare e musicale.