Forme del romanzo

Wieland

Figlio di un parroco protestante, Christoph Martin Wieland (Oberholzheim, Biberach, 1733 - Weimar 1813) compì studi scolastici accurati, accompagnati da ampie letture filosofico-letterarie. Studiò quindi giurisprudenza a Tubinga e fu a lungo ospite a Zurigo dello studioso svizzero di estetica J.J. Bodmer. Tornò quindi a Biberach, dove fu direttore della cancelleria (1760-69). La sua traduzione di 22 drammi di Shakespeare, compiuta in questi anni, esercitò grande influenza sui giovani autori dello Sturm und Drang. Scrisse poi il romanzo Le avventure di Don Silvio di Rosalba (Die Abenteuer des Don Sylvio von R., 1764), in cui si avvertono echi del Don Chisciotte; seguirono il racconto in versi Musarione, o la filosofia delle Grazie (Musarion, oder die Philosophie der Grazien, 1768) e il romanzo Storia di Agatone (Geschichte des Agathon, 1766-67), primo esempio di romanzo di formazione (Bildungsroman) che venne esaltato da Lessing per il suo “gusto classico”. Dal 1769 al 1772 ricoprì la cattedra di filosofia all'università di Erfurt; fu quindi chiamato a Weimar come precettore del duca Carlo Augusto, e qui fondò “Der Teutsche Merkur”, una delle più importanti riviste tedesche di quel periodo, su cui pubblicò a puntate il romanzo satirico Gli Abderiti (Die Abderiten, 1774-80; in volume 1781) e il suo capolavoro, il poema in ottave libere Oberon (in volume 1780), narrazione favolosa e di aerea levità che si riallaccia idealmente alla tradizione ariostesca. Al suo originale classicismo Wieland rimase sostanzialmente fedele nelle opere tarde, poco amate allora e poco studiate oggi, tra le quali si possono citare i romanzi Storia segreta del filosofo Peregrinus Proteus (Geheime Geschichte des Philosophen P. P., 1791), ispirata alla Morte di Peregrino di Luciano, e l'Agatodemone (Agothodämon, 1799), ispirato alla Vita di Apollonio di Tiana di Filostrato. Gli ultimi anni della sua vita furono amareggiati da una controversia con i fratelli Schlegel, che videro in lui un avversario della loro idea di una “poesia universale progressiva”.