Lessico

sm. [sec. XIV; latino instrumentum, da instruĕre, costruire, apparecchiare].

1) Qualunque arnese che serva per compiere un lavoro, un'operazione specialmente relativa a un'arte, a un mestiere: gli strumenti del falegname, del pittore, del medico, del contadino. Fig., cosa o persona usata come mezzo per raggiungere un dato fine: ha usato la buona posizione del padre come strumento della sua ambizione; è stato l'involontario strumento del delitto. Familiarmente: un bello strumento, un bel tipo, un bell'arnese.

2) Nell'uso scientifico, dispositivo, apparecchio per lo più tecnicamente sofisticato, usato con funzione specifica per osservare un fenomeno, per misurare una grandezza fisica e simili: strumenti elettrici, meccanici, ottici; strumento di precisione, che è in grado di fornire dati molto precisi; strumenti di bordo, quelli che servono per la guida di un aeroplano, di una nave e simili; strumenti di misura. Strumenti dei passaggi, in astronomia, v. passaggio.

3) Strumenti musicali (o assolutamente solo strumenti), meccanismi capaci di produrre suoni, cioè tutti i mezzi usati nella pratica musicale a eccezione della voce.

Economia

A partire della seconda metà degli anni Ottanta e soprattutto negli anni Novanta si è assistito al moltiplicarsi e al diffondersi di nuovi strumenti finanziari alternativi alla tradizionale forma di investimento in titoli dello Stato. Hanno trovato rapida diffusione l'offerta di servizi di factoring, di leasing, di assicurazione dei crediti, di copertura dei rischi con contratti di tipo swap. In particolare ai tradizionali titoli a reddito variabile (azioni ordinarie o privilegiate e azioni di risparmio) e a reddito fisso o indicizzato (titoli dello Stato, rendita, Buoni Ordinari del Tesoro, Buoni del Tesoro Poliennali, Certificati di credito del Tesoro), obbligazioni delle aziende autonome dello Stato, obbligazioni di istituti di credito speciale, obbligazioni di enti pubblici, obbligazioni di società, obbligazioni di organismi internazionali (in lire o in valuta), si sono sviluppati nuovi strumenti finanziari definiti “derivati” che stanno riscontrando sui mercati una sempre più larga diffusione. Sono detti prodotti derivati quei titoli il cui valore è determinato (e quindi deriva) dal valore di un'attività sottostante (un tasso d'interesse, un cambio, un indice di borsa o altre attività finanziarie o reali). Con questi strumenti gli operatori hanno la possibilità di gestire il rischio di mercato (rischio di prezzo, rischio di credito, rischio legale, rischio operativo) migliorando le caratteristiche (rendimento o costo) delle attività e delle passività. Il loro sviluppo è stato reso possibile dai numerosi progressi che si sono susseguiti nel campo delle teorie finanziarie, della tecnologia informatica e delle telecomunicazioni. Tra i più diffusi strumenti derivati vi sono i contratti swap. Gli swap di tasso d'interesse (o interest rate swap, IRS) hanno come finalità principale quella di ridurre il costo dell'indebitamento (aumentare il rendimento) o di cambiare il profilo del rischio per la gestione di una passività (attività). Gli swap in valuta (o currency swap, CS), oltre ai vantaggi in termini di rendimenti e di costo, permettono la variazione dei profili di rischio di tasso e di cambio delle loro posizioni finanziarie. Gli swap di lire indicizzate (domestic currency swap, DCS), offrono la possibilità di modificare il profilo del rischio di credito in quanto i contraenti si impegnano a versare (ricevere) in lire la differenza tra il cambio a termine pattuito e il cambio che si realizza il giorno del termine. Un altro tipo di prodotto derivato è il forward rate agreement (FRA), il cui contratto prevede la fissazione a termine di un tasso d'interesse. Altri strumenti che hanno conosciuto in questi anni una rapida diffusione sono i futures. In particolare, i futures di tasso d'interesse – risultando essere dei contratti a termine standardizzati in fatto di scadenze e di importi – consentono di realizzare l'investimento del guadagno prima della scadenza. I futures in valuta sono invece relativi alla negoziazione a termine di valuta contro dollaro. Ancora si annoverano tra i prodotti derivati le opzioni di tasso d'interesse e le opzioni di valute. Per quanto concerne le prime, esse, a fronte del pagamento di un premio, riservano all'acquirente dell'opzione il diritto di comprare un titolo a un prezzo determinato entro i tempi previsti dal contratto stesso. Il guadagno di tale operazione è dato dalla differenza fra il premio pagato e la variazione fra prezzo determinato e corrente del titolo sottostante. Conseguentemente, in caso di discesa dei tassi (e conseguente aumento di quotazione del titolo) il guadagno per l'acquirente dell'opzione aumenta, mentre in caso contrario la perdita è comunque limitata al premio in quanto l'acquirente può non esercitare il diritto di opzione. Il risultato economico è quindi asimmetrico, a differenza di quanto abbiamo visto per gli altri derivati. I warrants sono delle opzioni emesse sotto forma di titoli negoziabili, di taglio ridotto e con scadenze più lunghe. Per quanto riguarda infine le opzioni di valute, ancora poco diffuse, esse offrono la possibilità di vendere o acquistare una valuta contro un'altra al cambio prefissato entro i termini previsti dal contratto stesso. Dal 1° gennaio 1999, i BOT, i BTP, i CCT, i CTS, i CTR, i CTO, i CTE e i CTZ sono denominati in euro.

Diritto

La legge penale punisce con la reclusione fino a cinque anni e la multa sia la contraffazione di strumenti destinati a pubblica autenticazione o certificazione, sia l'uso abusivo di strumenti veri a profitto di sé o altri, sia ancora la fabbricazione e la detenzione di strumenti destinati alla falsificazione di monete, di valori di bolli e di carta filigranata.

Fisica: generalità

Gli strumenti di misura sono dispositivi che misurano grandezze fisiche. Alcuni strumenti consentono di misurare grandezze per confronto diretto con una grandezza omogenea assunta come campione, altri (strumenti tarati) necessitano di una taratura che consenta di associare il valore della grandezza da misurare a quello di un'altra grandezza misurabile direttamente (v. misurazione). Gli strumenti di misura possono essere analogici o digitali: tipici strumenti analogici sono quelli che forniscono il valore della grandezza misurata mediante lo spostamento di un indice lungo una scala graduata; gli strumenti digitali (o numerici) forniscono invece direttamente il valore della grandezza misurata sotto forma di numero che compare su un visore (display). Altre classificazioni degli strumenti di misura possono essere fatte per esempio con riferimento al loro campo di impiego prevalente (strumenti elettrici, ottici, meccanici ecc.) o in base al tipo di grandezza che misurano (tachimetri, barometri, frequenzimetri ecc.). Più significativa è la classificazione che si riferisce al modo in cui le grandezze vengono misurate: in base a questo criterio, si distinguono strumenti indicatori, che forniscono il valore assunto da una grandezza nell'istante in cui se ne esegue la misurazione (v. indicatore), strumenti registratori, che forniscono la registrazione dell'andamento di una grandezza in un determinato intervallo di tempo (vedi registratore), e strumenti integratori, che misurano l'integrale di una grandezza. Uno strumento integratore molto noto è il contatore di energia elettrica. Per eseguire correttamente una misurazione si richiede che lo strumento impiegato non alteri sensibilmente la grandezza da misurare, nel senso che l'energia sottratta, per consentire il suo funzionamento, al sistema sottoposto a misurazione deve essere trascurabile rispetto all'energia in gioco nel fenomeno da esaminare. Per valutare l'adeguatezza di uno strumento a eseguire una determinata misurazione ci si può riferire ad alcune caratteristiche, tra le quali le più importanti sono la portata, la sensibilità, la precisione, la prontezza e la fedeltà (v. misurazione). I recenti sviluppi della tecnologia dei circuiti integrati, consentendo di realizzare efficienti trasduttori atti a convertire grandezze fisiche di ogni natura (meccaniche, termiche ecc.) in grandezze elettriche, ha favorito l'impiego della strumentazione elettronica, inizialmente sviluppata per soddisfare le esigenze di misura nell'ambito della stessa elettronica, anche in numerosi altri campi. La diffusione degli strumenti elettronici è legata principalmente ai seguenti fattori: A) facilità con cui si possono amplificare i segnali elettrici (si raggiungono sensibilità di misura molto maggiori di quelle ottenibili con metodi non elettrici); B) elevata rapidità di risposta propria dei dispositivi elettronici; questa caratteristica consente la misurazione anche di grandezze variabili molto rapidamente nel tempo; C) possibilità di elaborare i valori rilevati nelle misurazioni mediante dispositivi elettronici idonei a effettuare sul segnale operazioni matematiche di ogni tipo. La misurazione di una grandezza fisica con tecniche elettroniche consiste in generale nelle seguenti fasi: rilevamento della grandezza elettrica (tensione o corrente) legata alla prima da una legge nota; elaborazione della grandezza elettrica così ottenuta attraverso operazioni di amplificazione e di filtraggio del segnale utile (che è generalmente mescolato a rumore); presentazione del risultato nelle modalità più convenienti per l'operatore o per gli strumenti che devono utilizzarlo. Le prime tecniche adottate nella strumentazione elettronica sono state quelle analogiche; quando oggi si parla di strumentazione analogica ci si riferisce a catene di misurazione in cui sono adottate soluzioni analogiche sia per le funzioni di conversione e di elaborazione del segnale sia per la presentazione finale del dato; questo viene, per esempio, visualizzato da un indice che si muove su una scala graduata, oppure viene rappresentato in forma grafica sullo schermo di un oscilloscopio. Recentemente si è molto sviluppato l'interesse verso le tecniche digitali, soprattutto sotto la spinta dei continui progressi tecnologici conseguiti nel campo dei circuiti integrati digitali. Si tende ad attribuire un ruolo di crescente importanza, nel campo della strumentazione digitale, ai microelaboratori, che possono essere introdotti in strumenti di ogni tipo sia per facilitare e rendere più spedito il loro uso sia per dare ad essi capacità elaborative peculiari dei sistemi di calcolo automatico. Fra le funzioni che possono essere svolte mediante l'introduzione di un microelaboratore ricordiamo in particolare: la taratura automatica dello strumento prima di effettuare la misurazione; la scelta automatica della portata; l'introduzione di dati numerici tramite tastiera; l'elaborazione delle forme d'onda dei segnali in esame. La soluzione digitale dei problemi di strumentazione consente di avvalersi di una grande varietà di dispositivi integrati, fra loro compatibili e in grado di svolgere praticamente tutte le funzioni richieste, senza bisogno di ricorrere a componenti esterni. Il progetto si riduce così a un esercizio logico a livello di blocchi funzionali intermedi da interconnettere fra loro per ottenere le prestazioni desiderate.

Fisica: strumenti elettrici

Gli strumenti elettrici di misura sono basati su fenomeni elettrici e servono per misurare grandezze elettriche o anche di altra natura, purché il valore di queste sia convertito in un segnale elettrico. Possono venire classificati secondo la grandezza che misurano (amperometri, ohmmetri, voltmetri, wattmetri ecc.) o in base al principio su cui è fondato il loro funzionamento (strumenti magnetoelettrici, elettrodinamici, termici, elettrostatici ecc.).

Fisica: strumenti ottici

Apparecchi atti a facilitare o a rendere possibile l'esame visivo di oggetti vicini o lontani, o a studiare le proprietà e caratteristiche di una radiazione (sono tali, per esempio, gli spettrometri), o un fenomeno ottico (per esempio, gli interferometri), o a misurare una determinata grandezza ottica (per esempio, i rifrattometri). Gli strumenti del primo tipo possono essere classificati in base a vari criteri. Secondo il tipo di immagine (reale o virtuale) si distinguono in strumenti obiettivi, che forniscono immagini reali osservabili su uno schermo o su un'emulsione fotografica, e strumenti di osservazione, da porre davanti all'occhio dell'osservatore, che forniscono un'immagine virtuale. Gli strumenti di osservazione, secondo la posizione dell'oggetto, si distinguono in strumenti per oggetti distanti (telescopi, cannocchiali) e strumenti per oggetti vicini (microscopi). Si distinguono inoltre strumenti semplici, come la lente, e strumenti composti, formati da almeno due lenti. L'obiettivo fotografico può essere considerato sia come strumento indipendente sia come parte di strumento più complesso.

Musica

La definizione data per strumenti musicali appare riduttiva rispetto alla più larga accezione acquisita dal termine “suono” nell'odierna esperienza musicologica (e in particolare etnomusicologica) e nell'esperienza compositiva contemporanea, le quali hanno ormai riconosciuto pieno diritto di cittadinanza anche a effetti che non rientrano propriamente nella tradizionale concezione del suono come risultante di vibrazioni regolari e ordinate, ma sconfinano nel più vasto ambito del rumore. Da qui il superamento dei vecchi criteri di classificazione degli strumenti musicali per famiglie, che erano passibili di applicazione esclusivamente alla pratica musicale europea classico-romantica. Essi distinguevano gli strumenti dell'orchestra in tre famiglie a loro volta comprendenti più gruppi: strumenti a fiato (legni o strumentini: flauto, oboe, clarinetto, fagotto; ottoni: corno, tromba, trombone, tuba, flicorni); strumenti a corda (ad arco: violino, viola, violoncello, contrabbasso; a corde pizzicate: arpa, chitarra, clavicembalo ecc.; a corde percosse: clavicordo, pianoforte ecc.); strumenti a percussione (a suono determinato: timpani, campane, celesta, glockenspiel ecc.; a suono indeterminato: tamburo , grancassa, gong, castagnette, tam tam, wood-block ecc.). Il nuovo criterio di classificazione si deve ai musicologi C. Sachs ed E. M. von Hornbostel che lo proposero nel 1913 pensando soprattutto alle esigenze dell'etnomusicologia. Esso prevede quattro classi e distingue gli strumenti secondo il rispettivo corpo sonoro (cioè la parte che, entrando in vibrazione, provoca il suono): idiofoni, nei quali l'intero corpo dello strumento entra in vibrazione (è il caso della maggioranza degli strumenti a percussione in legno o metallo); membranofoni, nei quali il corpo sonoro è costituito da una membrana messa in grado di vibrare mediante tensione (comprende gli strumenti a percussione, quali i timpani, i tamburi, la gran cassa ecc.); cordofoni, nei quali il corpo sonoro è costituito da corde tese, variamente poste in vibrazione; aerofoni, nei quali il corpo sonoro è costituito da una colonna d'aria posta in vibrazione in un tubo rigido e indeformabile. A queste quattro categorie si è sentito il bisogno di aggiungerne una quinta, quella degli strumenti elettrici ed elettronici, che comprende vari apparati nei quali il suono è prodotto da altoparlanti sollecitati da impulsi elettrici variamente prodotti e manipolati: dai complessi macchinari degli studi di fonologia utilizzati dai compositori di musica elettronica, ai più semplici apparecchi usati nella pratica musicale colta, come le onde Martenot, nella musica leggera e nella pratica dilettantistica, come i vari tipi di organi elettrici ed elettronici.

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