Cèrere

(latino Ceres-ěris), dea romana connessa con la crescita delle piante alimentari e dei cereali (così chiamati dal suo nome). Il culto di Cerere era abbinato a quello di Tellure (divinità del terreno coltivato) come abbinate erano le feste in loro onore, che cadevano in gennaio (feriae seminativae), in aprile (vedi Cerialia) e all'inizio del raccolto. È difficile ricostruire l'originaria essenza di Cerere – le cui funzioni non si limitavano alla protezione della agricoltura – in quanto la dea fu assai presto identificata con la greca Demetra, una divinità a lei affine. Si tendeva tuttavia a sottrarre Cerere a una realtà economica universale, quale poteva essere la produttività agraria, per trasferirla a una realtà politico-sociale strettamente romana. Diventò infatti la dea della plebe, in contrapposizione a Cibele, dea del patriziato. L'attività agricola della dea venne presa essa stessa a simbolo della parte plebea in un sistema che attribuiva ai patrizi un'attività economica del tutto diversa, la pastorizia. In questa funzione Cerere ebbe un tempio sull'Aventino (risalente agli inizi del sec. V a. C.), dove la dea era venerata con i suoi “figli” Libero e Libera, e attorno a esso prese forma l'organizzazione politica plebea. In un sistema di opposizioni significativo della cultura romana, l'Aventino, sede della dea “agraria” e dell'organizzazione plebea, veniva contrapposto al Palatino, sede della dea Pales, protettrice della pastorizia e di tutti i culti tradizionalmente patrizi. Secondo un'altra tradizione, la triade aventiniana, formata da Cerere, Libero e Libera, veniva contrapposta alla triade ufficiale, formata da Giove, Giunone e Minerva, venerata sul Campidoglio. Nell'iconografia classica Cerere appare, in statue, terrecotte e rilievi, come dea matronale, stante o seduta, con chitone, mantello e i consueti attributi della corona di spighe, del modio, delle fiaccole, ecc.

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