Filippo II (re di Spagna)

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re di Spagna (Valladolid 1527-El Escorial 1598). Figlio dell'imperatore Carlo V, educato severamente e nel culto religioso dell'autorità e dei doveri regali, succedette al padre nel 1556, alla testa dei domini di Spagna, d'Italia, delle Fiandre e d'America (non però nell'impero), e fu per oltre 40 anni il sovrano più severo, più odiato (fuori di Spagna) e più temuto, per l'inflessibile rigore con cui compì quelli che pensava essere i suoi doveri di re cattolico e spagnolo, compreso l'appoggio all'Inquisizione che divenne strumento essenziale del suo potere. Nel 1543, signore di Milano, reggente di Spagna, aveva sposato Maria Emanuela di Portogallo, che morì nel 1555, quattro giorni dopo aver dato alla luce don Carlos. Considerato dal padre strumento del proprio potere (matrimoni politici) ed erede al quale cedere con piena fiducia il grave compito che lo opprimeva, nel 1549 venne inviato nelle Fiandre per essere consacrato erede in quei domini. Riconosciuto dagli Stati fiamminghi (1549), poté tornare nel 1551 nell'amata Spagna, dove cominciò quell'opera che fece del suo regno un tormentato modello di burocrazia la cui eco è ancora viva. Fallito il tentativo di Carlo V di assicurargli la successione imperiale alla Dieta di Ratisbona (1550), Filippo II, per l'abdicazione del padre, ricevette il Regno di Sicilia (1554), i Paesi Bassi, la Franca Contea e Charolais (1555) e infine i regni spagnoli e la Sardegna (1556), mentre l'impero passava allo zio Ferdinando. Molti erano i problemi che Filippo II ereditò con la corona: la rivalità con la Francia nel gioco delle supremazie europee, la necessità di consolidare la monarchia assoluta in Spagna, il bisogno di affermare contemporaneamente alla sovranità spagnola la religione cattolica nelle Fiandre, l'indispensabilità di garantire la sicurezza interna minacciata dalla minoranza non assimilata dei Mori, e quella nel Mediterraneo, minacciata dai Turchi, l'impegno di organizzare i possedimenti spagnoli d'oltremare (America, Asia e Oceania); ed egli cercò di risolvere ogni cosa con la metodicità di un contabile. Il matrimonio con Maria I Tudor la Sanguinaria (1554; celebrato per volontà di Carlo V) fu il tentativo di isolare la Francia. Ma Filippo II, che, pur detestandola, aveva conquistato l'amore di Maria, non fu gradito agli Inglesi, che lo respinsero come re, lasciandogli la parte di consorte regale, ma senza un vero potere. Egli trascurò quindi i rapporti con l'Inghilterra, che andarono poi peggiorando con la morte di Maria (1558) e la proclamazione della nuova regina Elisabetta. Intanto l'incorporazione dei Paesi Bassi nel Regno di Spagna, togliendoli alla sfera di azione dell'impero, innescò una opposizione sempre più accanita che avrebbe tormentato la Spagna per oltre due secoli e che si sarebbe conclusa con l'inevitabile progressivo affrancamento. La continuazione della politica di supremazia nei riguardi della Francia lo portò a rompere la tregua di Vaucelles e a ricominciare la guerra con Enrico II appoggiato da Paolo IV. Ma la vittoria di San Quintino (1557) e la successiva Pace di Cateau-Cambrésis (1559) non gli recarono alcun vantaggio, se non il matrimonio con Elisabetta di Valois (chiamata Elisabetta della Pace), figlia di Enrico II, la donna che Filippo II forse amò più di ogni altra e che diventava garanzia di tregua in una lotta che aveva stremato il Paese. La fine delle ostilità in Francia consentì a Filippo II di affrontare il problema del Mediterraneo. Partecipò quindi alla Santa Lega (con Venezia, Genova e il papato) allestendo una grande flotta che al comando di Álvaro de Baron e di Don Giovanni d'Austria, suo fratellastro, sbaragliò a Lepanto (7 ottobre 1571) la flotta turca. Pacificato il Mediterraneo, la lotta tornò ad accendersi nelle Fiandre. Il nuovo matrimonio con Anna d'Austria (1570), invano proposta per il figlio Don Carlos, fatto nel tentativo di ottenere la neutralità dell'imperatore negli affari dei Paesi Bassi, non fu sufficiente a garantirgli la tranquillità dei domini. Il pessimo governo delle Fiandre demandato da Filippo II a Margherita d'Austria suscitò una guerra interminabile, in cui il re intervenne con mezzi crudeli e inutili come il “Tribunale del Sangue” e l'assassinio di Guglielmo d'Orange, che non impedirono alle province del Nord di respingere la sovranità spagnola e di proclamarsi indipendenti (1581). Nel frattempo Filippo II aveva preso possesso del Portogallo (1580) per diritto di successione alla morte di Sebastiano di Portogallo, e la minaccia inglese, specie ai commerci, si era andata acuendo per la politica della nuova regina, Elisabetta, che incitava alla guerra di corsa contro navi e possedimenti spagnoli. Il fallimento dell'Invincibile Armata allestita per distruggere la potenza inglese e annientata dalla tempesta e dalla tattica inglese (1588), fece svanire il sogno di Filippo II di conquistare l'Inghilterra (vantando un assurdo diritto di successione al trono), e di riconquistare le province perdute dei Paesi Bassi. Inseritosi, in appoggio ai Guisa e al partito cattolico, nelle lotte politiche e religiose che travagliarono la Francia dopo la morte di Enrico II (1559) e di Enrico III (1589), Filippo II tentò invano di ottenere il trono per la figlia Isabella Clara Eugenia, nipote di Enrico II; la conversione al cattolicesimo del pretendente Enrico il Bearnese, re di Navarra, pose fine alle sue ambizioni. Quando Filippo II firmò la Pace di Vervins (1598) e si ritirò all'Escorial, dopo aver lasciato il regno a Filippo III e parte dei possedimenti a Isabella, la Spagna era sull'orlo della bancarotta, paralizzata in ogni settore, persino nella cultura, oppressa e imbavagliata dai suoi rigidi controlli.

Bibliografia

M. Fernández Alvarez, Política mundial de Carlos V y Felipe II, Madrid, 1966; Y. Mizener, Philip II of Spain, Liverpool, 1980.

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