Garcilaso de la Vega

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Biografia

Poeta spagnolo (Toledo 1503-Nizza 1536). Di famiglia aristocratica e ricca, fu un esempio compiuto di cortegiano del Rinascimento. Soldato valoroso, seguì l'imperatore Carlo V in molte imprese: a Vienna e nei Balcani, a Tunisi, in Italia e infine in Provenza, dove, andando all'assalto di un forte, fu colpito e precipitò dalle mura. Trasportato a Nizza, vi morì poco dopo. A parte le imprese belliche, di cui il suo Canzoniere non reca traccia, Garcilaso de la Vega fu un umanista raffinato, poeta, musicista (“molto abile nella viola e nell'arpa”, attesta F. de Herrera, suo seguace e commentatore) e galante “servitore di dame”. A Napoli, dove visse a lungo ed ebbe molte amicizie, “era tanto stimato dai cavalieri e signori e dalle dame, che non vi fu mai spagnolo più benvoluto e amato” (Herrera). La tragica morte, dopo una breve e intensa vita d'armi e d'amori, e la pubblicazione postuma del Canzoniere a cura dell'amico Boscán (1543) fecero di Garcilaso de la Vega l'autentico mito poetico dell'intero Siglo de Oro spagnolo.

Il Canzoniere

Nessun poeta fu più ammirato, commentato, imitato di Garcilaso de la Vega. Ancora un secolo dopo, Cervantes lo chiamava “il nostro Poeta”, senza farne il nome. E in realtà, nel breve Canzoniere (una quarantina di sonetti, cinque canzoni, tre egloghe, due elegie e qualche composizione minore, fra cui tre odi latine), il peso della tradizione – da Teocrito a Virgilio, da Orazio a Tibullo, dall'amato Petrarca a Sannazaro – non si avverte come tale, giacché la cultura umanistica vivificata dal genio appassionato del poeta e i più noti luoghi comuni (l'amore cavalleresco, la tristezza per l'amata restia, il paesaggio “ameno”, lo stesso arcadismo dei falsi pastori) acquistano miracolosamente freschezza e novità, malinconica dolcezza e armonia senza pari. Persino quando è quasi tradotto dal Petrarca, l'endecasillabo di Garcilaso de la Vega diventa creazione originale, musica nuova e pura. In virtù di questo incomparabile magistero artistico, fatto di misura classica e apparente semplicità, Garcilaso de la Vega fu, ben più che Ronsard in Francia, l'autentico fondatore della poesia moderna in Spagna. E poeti di tempi e spiriti molto diversi, dal mistico S. Giovanni della Croce a J. R. Jiménez, P. Salinas e R. Alberti, oltre a innumerevoli altri, hanno inteso la lezione perenne del “primo cigno di Spagna” (così lo definì Baltasar Gracián).

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