cerimoniale

Indice

agg. e sm. [sec. XV; dal latino tardo caerimoniālis, che concerne le cerimonie].

1) Agg., di cerimonia, relativo a essa: libro cerimoniale, anche cerimoniale, come sm., libro che contiene le regole da seguire in una cerimonia liturgica; conforme al cerimoniale: precetti cerimoniali.

2) Sm., complesso di prescrizioni che regolano le cerimonie religiose o civili. Per estensione, l'insieme degli atti e delle formule di cortesia convenzionalmente impiegate nei rapporti sociali, in conformità a determinate situazioni: “Anche il cerimoniale è, in fondo, una difesa di noi stessi, come è l'educazione” (Ojetti). Cerimoniale laico, l'insieme di norme, riti e consuetudini, che regolano lo svolgimento di atti pubblici solenni. Il cerimoniale laico comprende: il cerimoniale di Stato, il cerimoniale diplomatico e il cerimoniale marittimo. Il cerimoniale di Stato (che nelle monarchie corrisponde al cerimoniale di corte) raggruppa tutte le regole che disciplinano l'attività pubblica del capo dello Stato, le udienze, i ricevimenti ufficiali, ecc. È particolarmente rigido e minuzioso nei Paesi di antica tradizione monarchica. Il cerimoniale di Stato, nato nelle corti romane e bizantine, acquistò massima autorità in Francia durante i regni di Luigi XIV e Luigi XV e in Spagna sotto Filippo III e IV. Il cerimoniale diplomatico si basa sugli accordi che i diversi Stati raggiungono per disciplinare l'attività diplomatica; esso regola le relazioni fra i capi di Stato, le prerogative e i privilegi dei diplomatici nello Stato in cui essi svolgono la loro missione, gli onori del loro grado, le reciproche relazioni e la forma degli atti diplomatici. Gli atti più importanti sono l'accreditamento, la partecipazione a cerimonie ufficiali, le visite, ecc. Il cerimoniale marittimo detta le norme da osservare a bordo della nave e in particolare: il saluto fra le navi, il saluto alla bandiera nazionale, il comportamento verso navi straniere, sia in mare sia nei porti, ecc.Cerimoniale ecclesiastico, complesso degli atti prescritti dall'autorità ecclesiastica per regolare la prassi dell'ufficiatura del culto divino. L'origine risale alle ordinazioni liturgiche (Ordines Romani, sec. VIII-XIV; Ordo officiorum Ecclesiae Lateranensis, sec. XII, ecc.) e agli antichi rituali (Rituales o Agendarum libri), che alla fine del sec. XVI furono coordinati e raccolti in volume. Nel 1600 si giunse alla pubblicazione del Cerimonialis Episcoporum (cerimoniale dei vescovi) da parte di Clemente VIII (revisionato nel 1886 da Leone XIII), imposto a tutta la Chiesa di rito latino. Esso regola le funzioni dell'insediamento del vescovo nella diocesi, il culto liturgico solenne nelle chiese cattedrali e collegiate e la prassi delle visite ufficiali (canoniche) del vescovo. Nel 1516 fu pubblicato il Cerimoniale Romano dal vescovo Patrizi Piccolomini. Ogni ordine religioso gode di un cerimoniale particolare (Proprium Ordinis, Caerimonialis Ordinis) che, approvato dalla Santa Sede, stabilisce varianti di liturgia e di cerimonie ufficiali. Per il ministero ordinario dei sacerdoti esistono raccolte ufficiali (Caerimonialis parochorum, Rito dei Sacramenti, Rubricae del Messale). Per i cerimoniali specifici riguardanti i Sacramenti. Anche le Chiese di riti diversi hanno cerimoniali propri in rapporto alla propria particolare liturgia, tra questi, l'Eucologio della Chiesa greca e i vari Rituali delle Chiese orientali. A differenza delle altre Chiese protestanti che non hanno elaborato norme fisse per il culto divino e la prassi ufficiale, la Chiesa anglicana, fin dal 1549 ha incluso un cerimoniale nel Book of Common Prayer (Libro della preghiera comune).

3) In psicologia, indica un insieme di atti che persone affette da gravi disturbi ossessivi sono costrette a compiere per tenere sotto controllo la propria angoscia. Spesso i cerimoniali hanno, nella mente del paziente, un significato magico, devono cioè essere compiuti per esorcizzare pericoli maggiori.