Il periodo "middle English" (XI-XV secolo)

La nascita del teatro

Anche in Inghilterra la rappresentazione drammatica trae origine dalla liturgia ecclesiastica, che inizialmente arricchita di dialoghi cantati dal celebrante e dal coro pervenne successivamente a rappresentazioni più complesse, con scene di più personaggi, soprattutto in occasione di grandi festività quali il Natale e la Pasqua. Queste rappresentazioni drammatiche della liturgia (tropi), lentamente elaborate e ampliate, divennero veri e propri drammi liturgici nel XII secolo. Dapprima erano tutte recitate in latino, ma la loro popolarità favorì l'introduzione di parti in volgare, fino a quando, uscite dalla chiesa sul sagrato o sulla piazza, esse adottarono il volgare al posto del latino. Anche i soggetti, per quanto sempre religiosi, cominciarono a staccarsi dalla liturgia per attingere a tutta la storia sacra, dalla creazione al giudizio universale. Con il nome di miracoli (miracle plays) esse cominciarono anche ad avere come scopo l'intrattenimento e il divertimento degli spettatori e a introdurre nelle pause anche numeri e spettacoli giullareschi. Elementi tecnici fondamentali divennero i carri (pageants) su cui venivano montate delle piattaforme, ognuna con una scena diversa, e che si spostavano in successione nelle diverse località dove si tenevano i drammi.

Il progressivo distacco dalla liturgia e l'inserimento di elementi profani contribuirono al cambiamento dei finanziatori e organizzatori, non più appartenenti all'ambiente religioso ma a quello laico delle corporazioni (guilds), che si incaricavano di organizzare cicli di rappresentazioni dei quali sono pervenuti quasi completi quelli di Chester (25), York (48) e Wakefield (32), oltre a due rappresentazioni incomplete del ciclo di Coventry.

Un altro genere drammatico sorto in questo periodo fu quello delle moralità (morality plays): gli argomenti non erano più le storie bibliche e ai personaggi vennero sostituite le astrazioni dei vizi e delle virtù in lotta per conquistare l'anima dell'uomo. Le due moralità più famose sono The castle of Perseverance (Il castello di Perseveranza, circa 1425) e soprattutto Everyman (Ognuno, circa 1485-95), incentrata sul dramma dell'umanità davanti alla morte.

Il teatro del tardo Medioevo

Il teatro del Quattrocento e del Cinquecento segue tre distinti filoni: quello dei masques di corte, cioè spettacoli fastosi pensati per il divertimento della corte, che godrà di largo successo soprattutto nel Cinquecento e nel Seicento; quello dotto delle università e degli "Inns of court" (i collegi per gli studenti di legge); quello di vere e proprie compagnie di attori professionisti. Questi ultimi si specializzarono nell'esecuzione degli "interludi", dialoghi comici e allegorici vicini nella struttura alle tarde moralità, ma in cui alle astrazioni personificate vennero gradualmente sostituiti personaggi reali e prevalse il tono comico-realistico. Va ricordata Magnificence (Magnificenza, 1516) di John Skelton (circa 1460-1529), la prima moralità scritta con intento secolare e non religioso. Della vera e propria fioritura del teatro di quel periodo si conservano circa ottanta testi teatrali, di toni vari ma con impianto ancora allegorico e concepiti per un'esecuzione al coperto da parte di piccole compagnie. Tra questi si ricordano Fulgens and Lucrece (Fulgenzio e Lucrezia, fine 1400) di Henry Medwall, la prima commedia inglese d'argomento non religioso, e Wit and science (Ingegno e scienza, circa 1535) di John Redford.

Ma i migliori interludi furono quelli di John Heywood (1497-1580): A dialogue concerning witty and witless (Il dialogo fra intelletto e follia, 1532), The play of love (La commedia dell'amore, 1533) e il celebre The four P's (I quattro P., 1544), disputa contro le donne, opere di intrattenimento più che di ammaestramento o edificazione.