Il periodo "middle English" (XI-XV secolo)

Periodizzazione e tematiche della letteratura medievale

Fin verso il 1250, l'inglese era parlato esclusivamente dalle classi più umili e quindi se ne trovano testimonianze scritte solo nei testi di ispirazione religiosa, aventi lo scopo di far conoscere al popolo le storie bibliche e di insegnare una corretta condotta di vita. Significative in tal senso sono l'Ormulum (circa 1250), scritta in settenari non rimati dal monaco agostiniano Orm con l'intento di spiegare i Vangeli; e il Poema morale (circa 1170), in settenari rimati, pensato dall'ignoto autore per indurre a riflettere sulla brevità della vita e a pentirsi prima che sia troppo tardi.

Una seconda fase, fino al 1350, vide l'adozione dell'inglese da parte delle classi sociali più elevate, con la produzione di una letteratura più varia con intenti non solo di edificazione ma anche di intrattenimento. Dopo il 1350 l'inglese si affermò come lingua del popolo e della corte, preparando la strada ai primi grandi scrittori, Chaucer, Gower, Wyclif, Langland. Nel Quattrocento, dominato dall'influenza di Chaucer, si manifestarono quelle tendenze che avviarono la grande rinascita letteraria del secolo successivo.

L'effetto più immediato della conquista normanna fu l'introduzione in Inghilterra del gusto e della letteratura francesi (al principio anglonormanni), dominanti nell'Europa del tempo, che fornirono agli scrittori inglesi una gran quantità di nuovi materiali e modelli da imitare. La lingua si arricchì di prestiti francesi e lo stesso metro allitterativo anglosassone fu in gran parte (ma non del tutto) sostituito dal metro rimato francese. Se il metro allitterativo dell'anglosassone costituiva il mezzo di espressione adatto per la poesia epica, la nuova sensibilità ­ che aveva sostituito all'antico ideale eroico il nuovo codice basato sulla nobiltà d'animo e sulla cortesia ­ richiedeva uno strumento più flessibile. Si verificò quindi la fusione di due importanti tradizioni letterarie, quella germanica, che legava l'Inghilterra alle altre nazioni nordeuropee, e quella romanza, la cui fonte primaria era la Francia.

Le caratteristiche generali della letteratura inglese del periodo non si discostarono quindi da quelle di tutta la letteratura medievale: impersonalità (le opere sono quasi tutte anonime), varietà di versioni dei manoscritti della stessa opera e differente idea di originalità (il riprendere storie già raccontate, l'essere parte di una tradizione conferiva un'aura di autorità e credibilità alla materia). Generi caratteristici, oltre a quelli di edificazione religiosa, sono il romance epico-cavalleresco, i lais bretoni e il fabliau.

Opera di valore come testimonianza di una lingua ormai profondamente diversa da quella utilizzata nel periodo anglosassone (con evidenti tracce "normanne", ma assolutamente duttile per i toni più diversi) è The owl and the nightingale (Il gufo e l'usignolo, circa 1200), un poemetto in forma di disputa in cui i due uccelli discutono per circa 1800 versi sulla piacevolezza e sui meriti del loro canto; molti i significati allegorici attribuibili al gufo e all'usignolo: vita ascetica e vita terrena, vecchiaia e giovinezza, poesia religiosa e poesia cortese.

Il "romance"

Storia di avventure cavalleresche, fittizie e spesso meravigliose o soprannaturali, in poesia o in prosa, il romance è un genere nato e fiorito in Inghilterra nel XIII e XIV secolo per lo svago dell'aristocrazia; poiché francese era la classe dominante, i primi testi furono scritti in francese. Anche se alcuni romances hanno trama semplice e abilmente pianificata, molti erano una serie di fatti collegati da un esile filo biografico, i protagonisti sono "tipi", più che personaggi caratterizzati (l'eroe era il cavaliere ideale), e l'azione stessa risulta poco variata. Il passaggio dalla poesia epica ­ con il suo tono austero nelle descrizioni, i suoi personaggi realmente esistiti, il suo realismo ­ ai poemi cavallereschi, nei quali prevale l'elemento fantastico e meraviglioso, è indicativo della trasformazione di sensibilità. Si è soliti suddividere i romances in quattro materie: la "materia di Roma", basata su storia e leggende classiche; la "materia di Francia", sulle imprese di Carlomagno; la "materia di Bretagna", per le vicende di re Artù; la "materia d'Inghilterra", che narra le vicende di eroi inglesi come King Horn (Re Horn) o Havelok the Dane (Havelok il danese).

Primo esempio del nuovo genere letterario può essere considerato il poema Brut (circa 1205) scritto da Layamon, un prete del Worcestershire: vi compare per la prima volta la storia di re Artù (King Arthur) e dei cavalieri della Tavola Rotonda; benché traducesse da fonte francese, l'autore è poeta totalmente inglese, che utilizza il verso allitterativo anglosassone pur servendosi della rima come ornamento.

La leggenda di re Artù, di origine celtica, conobbe una certa diffusione con l'opera latina di Geoffrey of Monmouth Historia regum Britanniae (Storia dei re della Britannia, 1137), che venne tradotta in francese da Wace (Roman de Brut), il quale vi aggiunse alcuni episodi derivati da altre fonti; a queste due opere si ispirò Layamon per il suo Brut.

I romances in lingua inglese su temi arturiani fecero la loro prima apparizione verso il 1300; non raggiunsero mai il livello dei modelli francesi, perché un secolo li separava e quindi era impossibile, tranne qualche eccezione, ricreare lo stesso spirito e la stessa spontaneità. Il migliore, Sir Gawain and the green knight (Galvano e il cavaliere verde, circa 1375), ispirato a un episodio arturiano, scritto da un ignoto autore in un dialetto del nord e composto di 2530 versi, narra la storia di Galvano, cavaliere esemplare per cortesia, coraggio e nobiltà d'animo, protagonista di un duello con un misterioso cavaliere verde. La sua unica colpa è quella di nascondere al castellano che lo ospita (lo stesso cavaliere verde) una magica cintura verde donatagli dalla castellana (la fata Morgana) che lo avrebbe preservato dalla morte. La lieve ferita ricevuta sul collo nel duello è il segno tangibile della sua mancanza di lealtà. Tornato alla corte di Artù, Galvano racconta la sua vicenda presentandola come un simbolo della fragilità umana; in suo onore, tutti i cavalieri della Tavola Rotonda decidono di indossare una cintura verde. L'opera fonde in modo interessante elementi anglosassoni, francesi e celtici inserendovi il motivo soprannaturale.

Il "lai" bretone e il "fabliau"

La maggior parte dei romances erano troppo lunghi per essere recitati in una volta sola e così richiedevano delle pause. Narrazioni poetiche più brevi chiamate lais (dalle omonime brevi composizioni bretoni accompagnate spesso dalla musica) vennero composte nel XIV secolo su materie ricavate dal folclore e ricche di elementi soprannaturali, ma i riferimenti ai lais bretoni sembrano essere una pura convenzione e, non essendoci alcun tratto caratteristico che li potesse identificare come tali, era l'autore stesso del romance a definire lai la propria opera.

Un'altra forma di poema narrativo proveniente dalla Francia, e avente sempre scopo di intrattenimento, era il fabliau: una breve storia umoristica generalmente in versi, in cui lo humour non derivava da giochi di parole ma dalle situazioni descritte, con frequenti ironie sulla natura umana. Anche questo genere si diffuse in Inghilterra, soprattutto nel Quattrocento, come conseguenza dell'affermarsi del nuovo ceto sociale dei mercanti e degli artigiani, la cosiddetta "classe media", i cui valori non erano certo quelli aristocratici dell'amor cortese e dell'onore. La sfida borghese all'ideale cavalleresco rifletteva la perdita d'importanza del sistema feudale, conseguenza delle profonde trasformazioni in atto nel passaggio da un'economia basata sui beni della natura a un'economia fondata sul denaro. I cittadini volevano conoscere la vita reale, non quella idealizzata nei romances, e incoraggiarono così la nascita di una narrativa realistica, arguta, satirica.