comune del Libero Consorzio Comunale di Trapani (52 km), 8 m s.m., 275,39 km², 50.046 ab. secondo una stima del 2021 (mazaresi), patrono: san Vito (terza settimana di agosto).

Generalità

Città della costa occidentale siciliana, situata alla foce del fiume Mazaro, che funge da porto-canale per la flotta peschereccia. Il centro storico, di forma quadrangolare, si estende sul lato orientale del fiume. Grazie alle sue vivaci attività economiche e in particolare alla pesca, la città ospita una folta comunità tunisina. È sede vescovile.

Storia

Fondata probabilmente dai Fenici e utilizzata come scalo, la città venne fortificata da Selinunte. Passata sotto il dominio cartaginese (409 a. C.) e poi romano (210 a. C.), conobbe una certa fioritura nel periodo imperiale. Occupata dagli Arabi (827), ebbe un notevole sviluppo urbanistico, accrescendo la sua importanza come emporio commerciale grazie alla posizione strategica al centro dei traffici con tutto il bacino del Mediterraneo. Dopo la conquista normanna (1072) divenne sede vescovile (1093) e del primo Parlamento regionale (1097). Fu feudo dei conti di Modica di Cardona e della Calabria.

Arte

Nel borgo antico sono ben conservati i tratti dell'antico insediamento islamico, con l'intricato tessuto viario caratterizzato da vicoli ciechi e cortili. La maggior parte dell'architettura cittadina è di epoca barocca. Testimonianze più antiche si rintracciano nei resti della doppia cinta muraria normanna; nella chiesetta di San Nicolò Regale (1124); in una porta rimasta del castello normanno; nel portale e nella torre circolare della casa Scuderi (sec. XV). Sulla piazza quadrangolare della Repubblica, al centro dell'abitato, si affacciano il Palazzo Vescovile con il seminario (sec. XVIII), e la cattedrale del Santissimo Salvatore, fondata nel sec. XI ma rifatta nel Seicento, che conserva tracce dell'impianto originale nella parte esterna dell'abside; l'interno, riccamente decorato con stucchi e affreschi, custodisce alcune urne cinerarie romane, sculture cinquecentesche di Antonello Gagini e altre settecentesche di Ignazio Marabitti, e, in una cappella, una croce del sec. XIII dipinta sui due lati in stile bizantino e islamico. Di epoca barocca sono anche la chiesa di San Michele (1637, su un impianto del sec. XI), che conserva un ciclo allegorico composto da venti statue di scuola del Serpotta (1697), la chiesa di Santa Veneranda (1714) e quella di Santa Caterina, con una statua della santa di A. Gagini. Nel Museo Civico, ospitato nell'ex collegio dei Gesuiti, si conservano reperti archeologici del Paleolitico superiore, d'età romana (sec. V-II a. C.), greca, araba (ceramiche) e bizantina, e dipinti dal Settecento ai giorni nostri.

Economia

Una fiorente industria ittica è collegata alla pesca, attività centrale nell'economia di Mazara del Vallo: la città è infatti uno dei maggiori porti di pesca italiani. L'industria opera anche nei settori vinicolo (mosti, vini, liquori e vermut), tessile (materassi e tende), dei cordami, dei materiali da costruzione (malta, intonaci e calcestruzzo) e della lavorazione della gomma. L'agricoltura produce uva, olive, cereali, agrumi e ortaggi. La città è collegata alle isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosa ed è punto di arrivo del gasdotto Algeria-Italia.

Curiosità e dintorni

In occasione della festa del santo patrono si svolgono diverse processioni: quella del corteo dell'annunzio, con personaggi in costume del Seicento, quella dei quadri viventi su carri allegorici, che rappresentano episodi della vita del santo, e, infine, quella del simulacro argenteo di San Vito. La città ha dato i natali allo scultore Pietro Consagra (1920). Nei fondali del canale di Sicilia antistanti la città furono scoperti nel 1997 otto relitti di navi, di cui cinque di epoca romana (una del sec. II-I a. C.), una di età islamica (sec. VIII-IX) e le altre due di età moderna (sec. XIX). L'anno seguente vennero portati alla luce i resti di una statua in bronzo raffigurante un satiro danzante, forse della fine del sec. IV a. C.

Archeologia

Nell'estate del 1997 lo statunitense Robert Ballard dava notizia della scoperta, nei fondali del canale di Sicilia antistanti Mazara del Vallo, di 8 relitti. L'annuncio ufficiale del ritrovamento veniva dato a Washington, presso la sede della National Geographic Society. Ballard si era avvalso dell'impiego del sommergibile a propulsione nucleare Nr-1 (messo a disposizione dalla Marina degli Stati Uniti), equipaggiato con un rivelatore sonar ad ampio raggio, e aveva localizzato i relitti a circa 800 m di profondità in un'area di circa 32 km². L'équipe di Ballard, grazie alla guida a distanza del sommergibile Jason, effettuava un campionamento di 115 reperti. Ed era l'analisi di questi oggetti a consentire una prima datazione delle navi. Cinque relitti erano di epoca romana (la loro cronologia abbraccia un arco temporale compreso fra i sec. II-I a.C. e il sec. V d. C.), uno risaliva all'età islamica (sec. VIII-IX) e gli ultimi due erano resti di navi moderne, affondate verosimilmente nel sec. XIX. Il relitto più interessante era quello della più antica delle navi romane, databile fra la fine del II e gli inizi del sec. I a. C. Lunga circa 30 m, giaceva sul fondale in eccellente stato di conservazione e doveva avere il carico suddiviso in due parti: una a prua e l'altra a poppa dell'albero maestro. Tra i manufatti che ne facevano parte ci sono stoviglie, vasellame in bronzo e almeno otto tipi diversi di anfore, destinate al trasporto di vino, olio, frutta conservata e salsa di pesce (il famoso garum, che andava di gran moda sulle tavole dei Romani). § Nel marzo 1998, ancora nelle acque antistanti Mazara del Vallo, le reti di una imbarcazione da pesca in alto mare hanno portato in superficie una statua di bronzo frammentaria che giaceva a quasi 500 m di profondità. Si tratta di un torso che è stato in un primo tempo ritenuto un ritratto del dio dei venti Eolo, ma del quale si è successivamente proposta una più credibile identificazione come satiro (soprattutto alla luce della forma appuntita delle orecchie), impegnato in una danza e forse facente parte di una più ricca scena, quale per esempio un corteo dionisiaco. Qualche tempo prima, lo stesso peschereccio, nella stessa area, aveva “pescato” una gamba in bronzo che si è rivelata essere l'arto inferiore sinistro della medesima opera. Dalla testa al tallone la statua misura 2,42 m e si tratta perciò di un ritratto a dimensioni maggiori del vero. Sulla base di osservazioni ancora preliminari (la statua deve essere ripulita, restaurata e studiata in dettaglio, eseguendo esami essenziali come l'analisi delle leghe e delle terre di fusione), sono state avanzate ipotesi diverse circa la data di esecuzione dell'opera: alcuni ritengono che il satiro danzante di Mazara del Vallo sia un originale della fine del sec. IV a. C., il periodo della grande bronzistica greca (e in questo caso, dato lo scarso numero di opere originali che ci sono giunte, si tratterebbe di un rinvenimento fra i più importanti mai avvenuti); altri, più prudentemente, ipotizzano che l'opera sia una copia di età tardo-ellenistica del sec. II a. C. Il satiro è stato ritratto nudo, nel momento in cui esegue una rapida piroetta da sinistra a destra; la gamba sinistra è flessa all'indietro e il peso del corpo poggiava sulla destra, ancora mancante; le braccia, anch'esse mancanti, dovevano seguire il movimento del corpo. Sulla schiena è stata rilevata la presenza di un foro, che doveva corrispondere all'attacco della coda, mentre il volto conserva ancora le pupille di avorio che erano state inserite nelle orbite secondo un uso tipico della bronzistica antica.

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