popolazioni note nel più alto Medioevo con il nome di Vichinghi.

Storia: generalità

Provenienti dalla Scandinavia, si diffusero in tempi successivi fin dai sec. VIII e IX per tutta l'Europa raggiungendo i punti più lontani del mondo allora conosciuto: dall'Islanda al Dnepr, dall'Irlanda alle coste dell'Inghilterra, dal Capo Nord al Mar Bianco. Un gruppo di questi Vichinghi risalì la foce della Senna, si attestò durante il sec. X nel territorio della Neustria carolingia e prese possesso delle province di Coutances, Avranches, Bayeux, Sées, Lisieux, Évreux, Rouen e Vexin. Capeggiati da Rollone, ottennero da Carlo il Semplice quella regione che con il Trattato di Saint-Clair-sur-Epte (911) fu elevata a ducato di Normandia e nei 150 anni successivi divenne uno degli Stati più potenti della cristianità latina. Fu infatti il sec. XI a vedere le più grandi imprese dei Normanni, latinizzati nella lingua e parzialmente nel costume, e ormai cristiani. La mancanza del senso dello Stato e il peculiare spirito migratorio, se ne poterono favorire le infiltrazioni nei vari Paesi, condizionandoli sensibilmente, di contro contribuirono all'estinzione politica di un elemento dalle caratteristiche medievali. L'affermarsi in Europa delle tematiche religiose e civili e il consolidarsi di stabili monarchie consentirono soltanto la presenza di minoranze degli “uomini del Nord” nel tempo inglobate nelle varie strutture nazionali.

Storia: l'unificazione dell'Italia meridionale

In Italia la presenza dei Normanni, per lo più pellegrini, è ricordata fin dai sec. IX e X, mentre le prime compagnie di ventura si trovano in azione nel 1017 durante la rivolta antibizantina di Melo di Bari. Nel 1030, con la donazione della contea di Aversa a Rainulfo Drengot da parte del duca di Napoli, Sergio IV, si ebbe il primo possesso stabile dei Normanni in Italia. Tuttavia le gesta più vistose furono compiute dai membri della famiglia di Tancredi d'Altavilla (Hauteville). Roberto il Guiscardo, figlio di Tancredi, ricevette da papa Niccolò II al Concilio di Melfi l'investitura del Ducato di Puglia e Calabria come feudi della Chiesa (1059) e dopo aver tolto ai Bizantini Reggio, Bari, Gaeta, Amalfi, Napoli e Salerno (1060-77), fece di quest'ultima la capitale del suo Stato. L'ambizione di Roberto non si fermò qui ma si estese al Vicino Oriente dove sconfisse i Bizantini a Tessalonica. Il fratello Ruggero mirò invece alla Sicilia occupata dagli Arabi. Prese Messina, espugnò Palermo (1072) e dopo vent'anni si fece proclamare conte di Sicilia. Alla morte di Roberto per febbre a Corfù (1085), i figli, Boemondo, principe di Antiochia, e Ruggero Borsa, duca di Puglia e Calabria, si divisero i beni paterni. Infine con Ruggero II (1103), nipote di Tancredi, il più avveduto e saggio dei sovrani normanni, incoronato a Palermo nel 1130, avvenne l'unificazione dell'Italia meridionale.

Storia: la conquista dell’Inghilterra

La conquista dell'Inghilterra fu la seconda grande impresa dei Normanni che vide in Guglielmo il suo ideatore e realizzatore. I legami tra la Normandia e l'Inghilterra, dove nel sec. XI regnava la casa di Danimarca, erano molteplici. Emma, figlia di Riccardo I, duca di Normandia, aveva sposato in prime nozze Etelredo II e poi Canuto. Edoardo il Confessore, figlio di primo letto, era stato allevato in Normandia. Guglielmo, a sua volta, vantava da parte della moglie Matilda discendenza da Alfredo il Grande. L'occasione gli si offerse quando alla morte di Edoardo (1066) il trono passò nelle mani di Aroldo II della casa di Godwin. Guglielmo allestì un esercito e con la benedizione pontificia sbarcò a Pevensey sulla costa inglese della Manica e nella memorabile battaglia di Hastings uccise Aroldo (ottobre 1066). Subito dopo Guglielmo, con i suoi vassalli, puntò alla conquista di tutto il Paese, che divise in vaste contee. A Londra sostituì l'antico Witenagemot (Consiglio dei saggi) con la curia regis. I Normanni instaurarono in Inghilterra il feudalesimo, impiegarono in guerra la cavalleria, curarono la giustizia e con il Domesday book (1085-87; Libro del giorno del giudizio) registrarono tutti i beni e le proprietà, rafforzando l'istituto della Chiesa di Roma. La loro lingua modificò profondamente le strutture e il lessico dell'inglese antico.

Bibliografia

C. Cahen, Le Régime féodal de l'Italie normande, Parigi, 1940; R. Allen Brown, The Normans and the Norman Conquest, Londra, 1969; J. J. Norwich, Il regno del sole, Milano, 1991.