Tertulliano e l'apologetica cristiana

Cipriano

Tascio Cecilio Cipriano (Catagine 200 ca-258) è una delle figure più rappresentative del cristianesimo delle origini. Ebbe una raffinata educazione scolastica. Professore di retorica, si convertì nel 246 al cristianesimo e nel 248-249 fu eletto vescovo di Cartagine. Nel 250, durante la persecuzione di Decio, lasciò Cartagine, pur continuando a dirigere la sua comunità. Rientrato in città nel 251, sostenne che si dovessero riammettere nella comunità cristiana i "lapsi", cioè i cristiani che, durante la persecuzione, avevano rinnegato la propria religione per salvarsi. La disputa iniziata successivamente con il vescovo di Roma Stefano, sulla dottrina del battesimo, venne interrotta dalla persecuzione di Valeriano del 257: arrestato ed esiliato a Curubis, fu in seguito richiamato a Cartagine dal proconsole Galerio, di nuovo processato, condannato e giustiziato il 14 settembre del 258. 

Le opere

Cipriano più che intervenire nelle dispute teologiche sui principi dottrinari così frequenti nel cristianesimo del III secolo, si occupò soprattutto dei propri fedeli, come mostrano le sue opere. Di Cipriano ci sono pervenuti 13 trattati e 81 lettere. Di carattere apologetico sono Ad Donatum del 246, dedicato all'amico Donato, forse un retore neoconvertito, al quale Cipriano racconta la sua conversione; Ad Demetrianum, contro un certo Demetriano che accusava i cristiani di essere i responsabili di tutti i mali che affliggevano il mondo. Nel De catholicae ecclesiae unitate (Sull'unità della Chiesa cattolica) l'autore ribadì la dottrina dell'unica Chiesa, fondata da Pietro e l'autorità dei vescovi come successori degli apostoli; nel De lapsis (I caduti, cioè gli apostati) affronta il problema della riammissione nella comunità ecclesiale dei cristiani che avevano rinnegato la fede sotto l'incalzare delle persecuzioni e che poi si erano pentiti. Ispirate a opere di Tertulliano sono De bono patientiae (Sulla pazienza), del 256, sulla virtù cristiana della pazienza, e De habitu virginum (Sull'abito delle vergini), sulle fanciulle consacrate a Dio. Conforta i cristiani colpiti dalla peste del 252 nel De mortalitate (Sulla Morte); nel De exhortatione martyrii (L'esortazione al martirio), opera scritta durante la persecuzione del 257, attraverso alcuni passi della Bibbia esorta i fedeli a sopportare con serenità il martirio di cui fa l'esaltazione. L'epistolario comprende 65 lettere ai suoi fedeli di Cartagine, scritte dal 248 al 258, e 16 di suoi corrispondenti: esse mostrano la personalità di Cipriano, la sua attività di vescovo, la vita e l'organizzazione della Chiesa africana del tempo. Il suo stile è semplice ed elegante, molto diverso da quello di Tertulliano.