(Royaume de Belgique; Koninkrijk België). Stato dell'Europa centroccidentale (30.528 km² compreso Baarle-Hertog, enclave nei Paesi Bassi). Capitale: Bruxelles. Divisione amministrativa: regioni (3). Popolazione: 11.376.070 ab. (stima 2018). Lingue principali: francese, neerlandese e tedesco (ufficiali). Religione: cattolici 60%, non religiosi/atei 31%, musulmani 4%, protestanti 2%, ebrei 1%altre religioni 2%. Unità monetaria: euro (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,916 (17° posto). Confini: Paesi_Bassi (N), Germania e Lussemburgo (E), Francia (SW), Mare del Nord (NW). Membro di: Benelux, Consiglio d'Europa, EBRD, NATO, OCDE, ONU, OSCE, osservatore OAS, UE e WTO.

Generalità

Il Belgio è costituito geograficamente da una ridotta porzione di territorio nell'Europa centroccidentale, stretta tra Francia, Lussemburgo, Germania, Paesi Bassi e Mare del Nord, priva di barriere naturali che demarchino il confine con i Paesi limitrofi. Questa assenza di precisi confini geografici trova riscontro anche nella storia del Paese, che fin dall'epoca romana è stato diviso tra i territori gallici del sud, di lingua francese, e quelli settentrionali occupati dai Franchi, di idioma ed etnia germanica. L'antica spartizione ha lasciato una traccia indelebile nella vicenda del Belgio, la cui popolazione risulta ancor oggi divisa nelle due etnie dei Fiamminghi e i Valloni, che partecipano rispettivamente della cultura germanica e di quella francese e differiscono per lingua e religione. La storia del Paese è infatti stata caratterizzata nei secoli più da un'unità di cultura e tradizione interna a ciascuno di questi due gruppi che da un vero e proprio sentimento di unità nazionale, malgrado il ruolo catalizzatore storicamente svolto dalla città di Bruxelles. Di fatto lo stesso regno del Belgio, indipendente dal 1830, ha avuto un'origine “artificiosa”, nascendo da un compromesso che ha risolto dispute secolari tra le grandi potenze europee. Tuttavia nel periodo successivo alla conquista dell'indipendenza, lo Stato belga ha dato prova di una intraprendenza organizzativa e commerciale capace di farlo stare al passo con gli Stati europei più potenti e prestigiosi. All'avanguardia nel commercio e negli sviluppi tecnici conseguenti alla seconda rivoluzione industriale, si è dimostrato all'altezza delle grandi potenze anche all'epoca dell'espansione coloniale (con l'occupazione del territorio africano del Congo Belga). L'intraprendenza e lo spirito d'iniziativa del piccolo Paese sono stati fondamentali anche nel secolo scorso, quando, dopo che il suo territorio era stato oggetto di conquista e distruzione in occasione delle due guerre mondiali, ha saputo riorganizzare interamente il sistema economico nazionale, dando vita, assieme a Lussemburgo e Paesi Bassi, a un'unione economico-politica (il Benelux) che ha costituito il modello di riferimento principale per la costituzione dell'attuale Unione Europea. A partire dal secondo dopoguerra il Belgio è stato infatti uno degli Stati alfieri dell'idea della necessità di una collaborazione economica a livello europeo e di una sintonia di intenti e di opinioni tra i Paesi membri, soprattutto in politica estera. Questo lo ha posto tra i fondatori delle varie associazioni di collaborazione sovranazionali costituitesi in Europa a partire dagli anni Cinquanta (la CECA, il MEC e in seguito la UE). L'attuale ruolo di Paese ospitante, nella sua capitale, degli organismi direttivi della UE, è la naturale conseguenza di questa filosofia.

Lo Stato

Il Belgio è una monarchia federale costituzionale ereditaria che si basa sulla Costituzione emanata nel 1831 e modificata nel 1993 con la creazione di tre Regioni (Bruxelles-capitale, fiamminga, vallona) e di tre Comunità: francese, fiamminga e germanofona (quest'ultima unita amministrativamente alla Vallonia), tutte dotate di ampie competenze e di propri organismi rappresentativi ed esecutivi. Il potere legislativo è esercitato dal re e dal Parlamento, composto dalla Camera dei rappresentanti (150 membri) e dal Senato (71 membri). I rappresentanti sono eletti a suffragio universale diretto, con un mandato di quattro anni. Capo dello Stato è il re, cui spetta, insieme al Consiglio dei ministri, il potere esecutivo. Nel 1998 si è costituito, per la prima volta in Europa, il Consiglio dei rappresentanti della comunità islamica, con funzione consultiva nei confronti del governo: tale organo è composto da 68 membri, eletti dai musulmani che risiedono nel Paese. Il Sistema giudiziario è di tipo europeo continentale. Nell'agosto 2003 è stata abrogata la legge del 1993 che attribuiva ai tribunali belgi competenza universale per i crimini contro l'umanità e il genocidio. La difesa, divisa in quattro corpi (Esercito, Marina, Aeronautica, Gendarmeria Nazionale), si basa interamente su personale di professione (la leva obbligatoria è stata abolita nel 1995). L'istruzione scolastica è gestita dalle comunità federali fiamminga e vallone. L'istruzione è obbligatoria dai 6 ai 16 anni a tempo pieno, e a orario ridotto nei due anni successivi. Nel 2002 una legge ha autorizzato il ricorso all'eutanasia in alcuni casi particolari. Nel 2003 è stata riconosciuta la validità dei matrimoni tra omosessuali e dal 2006 alle coppie omosessuali è stato anche riconosciuto il diritto di adottare figli.

Territorio: morfologia

Posto tra l'altopiano delle Ardenne e il Mare del Nord, il Belgio costituisce una porzione della fascia settentrionale dell'Europa centrale formata da massicci antichi – residuo variamente smembrato dei piegamenti paleozoici – che digrada al bassopiano costiero con ampie distese di più recenti depositi alluvionali. Il Paese è pertanto divisibile, dal punto di vista morfologico, in tre sezioni ben distinte: a S l'Alto Belgio, corrispondente all'altopiano delle Ardenne, estrema propaggine del Massiccio Scistoso Renano; al centro il Medio Belgio, che segna il passaggio dai rilievi alla pianura e che corrisponde alla regione storica del Brabante; a N il Basso Belgio, cioè la pianura costiera delle Fiandre. Le Ardenne sono una regione ondulata (massima elevazione il Botrange, 694 m, nelle Hautes Fagnes = Hohes Venn), che fu quasi interamente spianata dall'erosione e in seguito interessata dal ringiovanimento cenozoico del Massiccio Scistoso Renano, durante il quale si originarono solchi spesso profondi in cui scorrono i fiumi. In più punti affiorano le formazioni paleozoiche del Cambriano, del Devoniano e del Carbonifero; queste ultime costituiscono una fascia continua sui rilievi settentrionali, ospitando i giacimenti di carbone che rappresentano la maggiore ricchezza del Belgio. Ai margini dell'altopiano compaiono lembi di rocce mesozoiche, calcaree e marnose, testimonianza di sommersioni marine ripetute. A N del solco Sambre-Mosa i rilievi digradano con una serie di terrazze, attestanti le fasi di regressione marina verso la pianura, formata da arenarie e argille cenozoiche; al di sopra si hanno depositi pleistocenici, in parte eolici, fortemente limonitizzati. Verso il mare prevalgono le alluvioni quaternarie, interrotte da basse colline sabbiose, che lungo la costa assumono carattere continuo, con vistose formazioni di dune, paesaggio tipico del litorale delle Fiandre. La pianura costiera, affacciata per 65 km sul Mare del Nord, era anticamente acquitrinosa e difficilmente utilizzabile, ma è stata in seguito sottoposta a capillari interventi di bonifica, prosciugata e razionalizzata nella sua conformazione idrica. In alcune zone terreni posti sotto il livello del mare sono stati recuperati a un utilizzo agricolo attraverso il sistema dei polders, come avviene più capillarmente nei vicini Paesi Bassi.

Territorio: idrografia

Date le piogge regolari e abbondanti, i corsi d'acqua del Belgio hanno un regime piuttosto costante e, grazie al carattere pianeggiante del Paese, sono ampiamente navigabili. Le condizioni idro-morfologiche hanno inoltre facilitato la creazione di una rete di canali assai sviluppata che congiunge i fiumi tra loro e con la costa. I due maggiori fiumi del Paese sono la Mosa e la Schelda. Né l'uno né l'altro però svolgono interamente il loro corso in territorio belga: la prima scorre in direzione prevalentemente S-N, lungo il margine più esterno dell'altopiano; la seconda, con l'affluente Lys, attraversa invece la pianura delle Fiandre.

Territorio: clima

Il clima del Belgio è influenzato dalle masse d'aria provenienti dall'Atlantico e presenta quindi le manifestazioni proprie dei climi oceanici, con temperature pressoché costanti ed elevata piovosità ben distribuita nel corso dell'anno. La temperatura media annua è di ca. 9 ºC; le medie di gennaio non si abbassano mai oltre i 4 ºC, mentre quelle di luglio non superano i 19 ºC. Vi è naturalmente qualche differenza passando dalla pianura ai rilievi interni; ciò vale anche per le precipitazioni, che in media si aggirano sugli 800 mm annui, con valori più elevati nell'interno, dove il clima accenna a essere più continentale e si caratterizza per una notevole piovosità estiva; mentre sulla costa, per il prevalente influsso oceanico, si accentuano le precipitazioni del periodo autunnale.

Territorio: geografia umana

La caratteristica principale della geografia umana del Belgio è la compresenza sul suo territorio delle due comunità etnico-linguistiche di Fiamminghi e Valloni. La loro discriminazione ha origine in epoca romana (I sec. d. C.), quando popolazioni franche, di origine germanica, occuparono la parte del territorio posta a N della Schelda, costringendo i Celti e i Galli, stanziati sul territorio, a ritirarsi nelle zone più meridionali. Nella zona occupata dai Franchi si diffuse fin da allora la lingua antenata del moderno fiammingo, mentre presso le popolazioni galliche continuò lo sviluppo dell'odierno idioma francese. Le vicende storiche portarono poi, nel corso dei secoli a una crescente prevalenza della cultura francofona, cui tuttavia gli abitanti della Fiandra si opposero sempre con determinazione, dimostrandosi restii a subire l'integrazione in un milieu culturale percepito come estraneo. Dal 1993 la Costituzione federale sancisce la compresenza delle due etnie nel paese. Attualmente i Fiamminghi, corrispondenti a circa il 60% della popolazione occupano le province settentrionali di Fiandra, Anversa e Linburgo, mentre vallone sono le zone di Hainaut, Namur, Liegi, dove vive anche una minoranza di lingua tedesca. L'attenuazione della distanza etnica non sembra di prossima realizzazione, essendo poco frequenti le unioni tra Fiamminghi e Valloni. Altro fattore tipico della presenza dell'uomo sul territorio belga è la straordinaria densità abitativa: con 370,70 ab./km² il Belgio è uno dei Paesi più densamente popolati del mondo. La popolazione belga è concentrata in maggior misura nella Regione delle Fiandre, e in misura minore nella Vallonia; nella regione di Bruxelles risiede una percentuale molto piccola, accentrata soprattutto nella capitale. L'attuale popolazione rappresenta all'incirca il triplo di quella registrata alla fine del sec. XIX; nel 1830, anno dell'indipendenza, vi erano nel Belgio 3,7 milioni di abitanti. L'incremento demografico è stato quindi notevole, benché rallentato dalla prima guerra mondiale, che ha causato un elevato numero di morti; in compenso vi è stata, per le grandi richieste dell'industria mineraria, una forte immigrazione di manodopera straniera (francesi, olandesi, tedeschi e soprattutto italiani). Essa è continuata anche dopo la seconda guerra mondiale, ma si è trattato per lo più di una migrazione temporanea. Non si riscontrano variazioni di rilievo riguardo la dinamica demografica che rispecchia pienamente gli standard europei, soprattutto riguardo al bassissimo coefficiente di accrescimento annuo anche per effetto di un tasso di natalità molto ridotto. La parte più popolata del Paese è quella della Regione delle Fiandre, dove la popolazione è equamente divisa tra città e piccoli centri. Tra le forme d'insediamento rurale si trovano villaggi d'origine medievale, di derivazione germanica, a forma circolare o quadrata; numerosi sono, nella Vallonia, i piccoli centri dominati da un castello. Anche l'urbanesimo ha in Belgio origini antiche: anzi, si può affermare che la città medievale, con le sue attività mercantili, il fervore di vita comunitaria, la sua architettura prettamente civile, abbia avuto qui una delle sue terre d'origine. Bruges, Anversa, Gand sono in tal senso esempi mirabili per il loro aspetto ancora così ben conservato e per l'urbanistica centrata sulla “grande piazza” dominata dagli alti e fantasiosi beffrois (torri centrali), simboli stessi della città e della sua organizzazione comunale; e accanto alle torri fanno spicco i bei campanili dallo slancio gotico e le case fiamminghe della ricca borghesia che alle città diede lustro e dinamismo. Questo urbanesimo lo si trova, in forme meno antiche, anche a Bruxelles, la capitale, che è diventata, in seguito ai più recenti sviluppi industriali del Paese, la città più popolosa, mediatrice tra Fiandre e Vallonia, situata sull'asse viario, già esistente in età romana, che unisce la costa delle Fiandre (Bruges in particolare) con la valle del Reno. La sua area metropolitana accoglie numerosi centri periferici, che fanno di Bruxelles una conurbazione di ca. un milione di abitanti. Rilevante sviluppo hanno avuto anche Gand, Bruges e soprattutto Anversa, grande porto sulla Schelda, uno dei più attivi d'Europa. L'incremento di Liegi e di Charleroi è invece interamente dovuto alla valorizzazione mineraria e industriale del bacino della Mosa.

Territorio: ambiente

In Belgio la superficie di territorio non adibita a pascolo o coltura è molto estesa e pari a ca. il 33,57% del totale, con il 22,57% del territorio ricoperto da foreste, pertanto alcune regioni mantengono caratteristiche naturalistiche molto marcate. Nella zona delle Ardenne persistono luoghi incontaminati, ricoperti da foreste temperate di latifoglie (quercia, rovere, faggio) e e conifere, associate alla mitezza e piovosità del clima atlantico, o da brughiere ventose e ricoperte di erica, solcate da fiumi e ricche di flora e di fauna. Nelle regioni più settentrionali, di conformazione essenzialmente pianeggiante, prevale la foresta di querce e olmi. La fauna selvatica è composta da volpi, tassi, scoiattoli e, tra i mammiferi di più grossa taglia, daini e cinghiali. I problemi ambientali del Belgio sono comuni a quelli delle altre zone industrializzate d'Europa, e sono legati agli scarichi industriali e di rifiuti che causano l'inquinamento delle acque e dei terreni, oltre ad alimentare il fenomeno delle piogge acide. In Belgio solamente il 3,1% del territorio è occupato da parchi o riserve naturali. Le principali sono: la riserva naturale De Blankaart, a W, popolata di anatre e aironi cinerini e ricoperta di canne di palude e salici; la riserva naturale De Zegge, a E, caratterizzata da una torbiera (fagne, in francese) e da varie famiglie di piante acquatiche; l'esteso Parco Naturale delle Hautes Fagnes, nel quale la foresta di faggi, querce e abeti ospita una fauna composta da caprioli, cinghiali e altri mammiferi selvatici, nonché uccelli come picchi e civette.

Economia: generalità

Lo sviluppo economico del Belgio ha le sue radici nella frenetica attività mercantile che contraddistinse la popolazione borghese delle sue città sin dagli inizi dell'età moderna. Questa vocazione al commercio, in comune con i confinanti Paesi Bassi e in parte dovuta alla posizione strategica tra le aree francese, germanica e britannica, si manifestò nelle attività commerciali e manifatturiere e fece successivamente del Belgio un territorio particolarmente fertile per il diffondersi della rivoluzione industriale a partire dal Settecento. In questo contesto svolse un ruolo chiave la scoperta dei ricchi giacimenti di carbon fossile presenti sia al centro sia al nord del Paese, che diede l'avvio a un flusso migratorio di operai stranieri che si trasferirono in Belgio da tutta Europa per lavorare nelle miniere. Con l'avvento della seconda rivoluzione industriale infatti il Belgio divenne uno dei Paesi più importanti per la produzione metallurgica e assunse una posizione di avanguardia in Europa per quanto riguarda lo sviluppo del trasporto su rotaia. Negli stessi anni si affacciò anche alla ribalta coloniale, con la conquista del territorio africano del Congo Belga (1885), che contribuì allo sviluppo economico del Paese con l'afflusso di minerali e materie prime. Nello stesso periodo apparsero le prime attività delle banche e della finanza. La prima metà del Novecento segnò una violenta battuta d'arresto per l'economia belga che, sottoposta a rapina e distruzione del proprio territorio in occasione dei due conflitti mondiali, dovette aspettare la conclusione del secondo per riorganizzare tutto il proprio sistema produttivo. La fine della guerra vide infatti il Paese farsi promotore di un progetto di integrazione economica tra lo stesso Belgio e gli Stati vicini di Lussemburgo e Paesi Bassi, che a partire dal 1948, stringevano tra loro una unione politico-doganale (Benelux) volta a una maggiore integrazione sul piano politico, sociale e soprattutto economico. Con essa tre Paesi si impegnavano infatti a mantenere una comunione di intenti per quanto riguarda la politica estera e a garantire sul proprio territorio la libera circolazione di persone, merci e capitali, secondo una filosofia che sarà in seguito quella della nascitura Unione Europea. Il Belgio rientrava infatti anche tra i fondatori della CEE, e questa vocazione europeista veniva premiata dai Paesi membri con la designazione della sua capitale a sede degli organi direttivi dell'Unione. A partire dagli anni Settanta lo Stato risentì della crisi dell'industria estrattiva, dovuta all'ascesa internazionale dei Paesi produttori di petrolio, cui il governo reagì portando aiuti concreti all'economia nazionale e reindirizzandola verso una cospicua modernizzazione degli altri settori industriali (soprattutto meccanico, metallurgico e chimico). La riconversione industriale non fu priva di conseguenze: la chiusura degli impianti siderurgici danneggiò soprattutto l'economia della regione vallone (in particolare la chiusura delle ferriere di Clabecq nel Brabante vallone, con oltre 2000 addetti), per quanto anche in Fiandra si verificarono conseguenze negative sul piano economico e sociale. Allo stesso tempo la politica di intervento del governo provocava un inasprimento dei rapporti tra le due regioni del Paese, dovuto soprattutto alle rivendicazioni dei Valloni, convinti che il processo di industrializzazione guidato dallo Stato favorisse i Fiamminghi, comportando per contro la creazione di sacche di depressione sul loro territorio. Negli anni Novanta l'aumento dell'inflazione portava a un incremento della disoccupazione, soprattutto nei grandi centri e nel settore industriale (con una perdita netta di più di 50.000 posti di lavoro). Già a partire dal 1994, però, si verificava un forte recupero. D'altra parte, la progressiva importanza assunta dall'Unione Europea (con i trattati di Maastricht e Schengen prima, poi con l'adozione della moneta unica e, nel 2004, con l'allargamento dell'Unione Europea), accresceva il ruolo internazionale di Bruxelles, con un conseguente sviluppo delle attività gestionali e legate al terziario della capitale, popolatasi di diplomatici e burocrati.  A partire dal 2001 l'economia ha risentito della fase di rallentamento internazionale e la crescita del PIL ha fatto attestare tra il 2002 e il 2003 un modesto incremento dello 0,8% con un lieve aumento della disoccupazione nazionale (mentre l'inflazione si mantiene su livelli contenuti). Nel commercio internazionale di beni il Belgio si mantiene al 10° posto mondiale. Nel 2018 il PIL si è attestato a 533.153 ml $ USA costituito per lo 0,8% dal settore primario, per il 22% dal secondario e per il 77,2% dal terziario. La crescita dell'1,4% nel 2018 è calata all'1,2% nel 2019. Altri possibili rallentamenti potrebbero derivare dalla Brexit, oltre che dalla pandemia di Covid-19 che ha duramento colpito la maggior parte delle economie mondiali. 

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

Totalmente pianeggiante a N e caratterizzato a S dai modesti rilievi delle Ardenne, il territorio del Belgio è in gran parte adibito a colture, soprattutto a N, dove gli insediamenti abitativi e lo sfruttamento agricolo hanno sensibilmente modificato il paesaggio naturale. Nei territori meridionali, la conformazione collinare ha favorito lo sviluppo di prati e pascoli, utilizzati per l'allevamento bovino. L'agricoltura, condotta intensivamente e altamente meccanizzata, ha i suoi territori migliori nelle pianure delle Fiandre, occupate da cereali (frumento, segale, orzo, avena) e da barbabietole da zucchero, accanto a colture di minor importanza come il tabacco, il lino, il luppolo ecc. Diffusa ovunque è la patata e notevole importanza hanno anche le colture frutticole (mele, pere) e orticole (prodotti tipici i cavolini e l'indivia). L'allevamento ha la sua maggior diffusione nelle Ardenne, ricche di pascoli e prati. È condotto anch'esso con tecniche moderne e utilizzato, come in tutto il Paese, per alimentare industria casearia; rilevante la presenza di bestiame da carne (bovini e suini). Un allevamento prestigioso, benché privo ormai dell'importanza di un tempo, è quello dei cavalli da tiro del Brabante. L'allevamento avicolo ha subito negli ultimi anni una flessione causata dallo scandalo della diossina presente nei mangimi distribuiti da alcune grandi aziende produttrici. Complessivamente secondaria è invece la pesca, che ha i suoi porti principali a Ostenda, Zeebrugge e Nieuwpoort. Lo sfruttamento forestale per la produzione di legname è relativamente rilevante, data l'estensione che hanno ancora le foreste nelle Ardenne.

Economia: risorse minerarie e industria

Le più importanti risorse minerarie del Paese consistono nei suoi giacimenti di carbone, collocati in due zone principali: una nel Belgio nordorientale (Campine), l'altra nel centro del Paese (zona di Liegi, Charleroi e Namur). Essi hanno costituito, a partire dalla prima rivoluzione industriale, la fonte primaria dello sviluppo economico, ma l'attività mineraria è in fase di esaurimento. Infatti, a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, il costo elevato dell'attività estrattiva e l'impoverimento qualitativo del materiale estratto, unitamente alla generale riconversione del settore energetico a favore del petrolio, hanno determinato la chiusura delle miniere meno produttive. I primi anni Novanta hanno segnato l'abbandono pressoché definitivo della produzione mineraria che tanto ha caratterizzato nel passato l'economia e la stessa società belga: l'ultima miniera di carbone della zona Mosa-Schelda è stata chiusa nel 1992. Restano attive solamente le miniere della Campine, a regime ridotto, e paradossalmente, il fabbisogno di carbone viene soddisfatto col ricorso alle importazioni. Data la ricchezza di carbone, e per contro la scarsità di risorse idriche, la produzione di energia elettrica è quasi interamente d'origine nucleare. Le centrali di Mol coprono i due terzi del fabbisogno nazionale. Lo sviluppo dell'industria belga trova le sue radici nel mercantilismo medievale e nell'intraprendenza della sua borghesia, che già negli ultimi secoli del Medioevo aveva avviato in Fiandra un vivace artigianato tessile (nelle città di Gand, Kortrijk, Brugge), preparando così il terreno per quella rivoluzione industriale che nel sec. XIX trovò proprio nel Belgio uno dei terreni più favorevoli. Naturalmente allo sviluppo industriale contribuirono la ricchezza mineraria, le buone vie di navigazione fluviale e la presenza di una costa aperta verso gli attivi commerci che dal Mare del Nord si ramificavano in tutto il mondo, in particolare in quei Paesi coloniali a cui anche il Belgio mirò, conquistando il ricco e vasto territorio del Congo (il ruolo avuto nello sfruttamento minerario di questo Paese non è stato secondario nello sviluppo dell'economia belga). Il settore industriale ha registrato sin dalle origini notevole impulso, acquisendo tra l'altro un prestigio mondiale nel campo delle produzioni metallurgiche e meccaniche (soprattutto ferroviarie). Lo sviluppo è poi proseguito anche nei primi decenni del sec. XX. Dopo le rovinose distruzioni provocate dai due conflitti mondiali, l'industria nazionale ha saputo comunque risollevarsi a partire dagli anni Cinquanta, puntando su una poderosa industria metallurgica che produce rame, piombo, zinco e altri metalli pregiati, ricavati da minerali importati, e sulla tradizionale industria siderurgica. L'economia ha conosciuto una seconda allarmante crisi in seguito alle difficoltà del settore carbonifero, secondo un fenomeno che ha interessato tutti gli Stati industrializzati. Ma l'intervento del governo ha contribuito in modo determinante al suo superamento, sia favorendo l'ammodernamento degli impianti, sia sollecitando con un'opportuna politica d'incentivazione industriale l'apertura di nuove imprese, anche con capitale straniero. Infatti, nonostante la difficoltà congiunturale dei decenni trascorsi, il Belgio è un Paese altamente industrializzato e con un'economia molto avanzata. L'industria meccanica nazionale è specializzata nella produzione di materiale ferroviario e, in minor misura, nelle costruzioni navali; il settore automobilistico è limitato al montaggio di pezzi, per lo più importati. Di notevole consistenza sono anche le industrie chimiche (ammoniaca, solfati, fertilizzanti, gomma sintetica) e petrolchimiche, con grandi raffinerie ad Anversa e Gand che lavorano grezzo d'importazione (non mancano però giacimenti di gas naturale), e quella cartaria (carta per libri e giornali, da parati, da gioco ecc.). In espansione l'industria elettronica, elettrotecnica e delle telecomunicazioni. Vantano antiche tradizioni l'industria tessile, che produce lana, lino, fibre artificiali ma è rinomata soprattutto nel settore cotoniero (Gand), quella dell'abbigliamento, dei pizzi e merletti (Bruges, Bruxelles) e quelle del vetro e delle cristallerie; Anversa è uno dei massimi centri mondiali per la lavorazione dei diamanti. Il settore alimentare, relativamente meno sviluppato, annovera zuccherifici e conservifici di ortaggi. Negli ultimi trent'anni la percentuale di popolazione impiegata nell'industria e il reddito generale del settore sono sensibilmente diminuiti, segno delle difficoltà connesse alla riconversione industriale dopo le crisi degli ultimi anni. Tuttavia l'industria belga, caratterizzata da una notevole diversificazione dei prodotti e da una continua ricerca per lo sviluppo tecnologico, si mantiene ampiamente competitiva in campo internazionale.

Economia: servizi

La vocazione commerciale del Belgio ha radici nella storia mercantile dell'Europa dell'età moderna e nella vocazione alla navigazione e ai commerci marittimi tipica del Paese. Altro fattore fondamentale, la sostanziale assenza di ostacoli naturali sul territorio ha favorito fin dai tempi passati l'allestimento di un capillare e avanzato sistema di comunicazione, che ha svolto un ruolo chiave nello sviluppo delle varie attività produttive e commerciali. L'inclinazione marittima è rappresentata dal porto di Anversa, il secondo in Europa dopo Rotterdam, situato in buona posizione sull'estuario della Schelda e collegato dalla fitta ed efficiente rete di canali (Canale Alberto, canale Charleroi-Bruxelles, canale del Centro, canale Leopoldo) con la zona mineraria e industriale della Mosa. Il Belgio vanta inoltre il primato assoluto in campo ferroviario, essendo il Paese con più alta densità di linee del mondo: i treni della SNCB (Société Nationale des Chemins de Fer Belges) si estendono su un percorso di ca. 3602 km (dato 2017). Nodo principale è Bruxelles, che raccorda Anversa con i centri industriali dell'altopiano ed è inoltre crocevia internazionale tra la regione renana e la Francia settentrionale; direttrici analoghe segue la ben sviluppata rete stradale (tutte le maggiori autostrade dell'Europa centroccidentale attraversano il paese). Il principale aeroporto del paese è Bruxelles-Zaventem. Il trasporto aereo nazionale ha risentito pesantemente negli ultimi anni della crisi congiunturale del settore, acutizzatasi dopo l'attentato dell'11 settembre 2001, e l'avvenimento emblematico di tale crisi è stata la scomparsa della Sabena, storica compagnia di bandiera. Imponente è stato negli ultimi anni lo sviluppo del settore dei servizi, che costituisce la voce di gran lunga principale sul totale del PIL ( più del 77%), avendo superato il settore industriale dopo le varie crisi e riconversioni verificatesi negli anni Settanta e Novanta. Le cause di tale crescita sono da ricercarsi, oltre che nello sviluppo delle vie di comunicazione, nel forte inurbamento della popolazione belga e nella presenza sul territorio nazionale dei principali organismi direttivi dell'Unione Europea, che ha portato nella capitale una massiccia affluenza di politici e burocrati, con il conseguente fiorire di una vasta gamma di imprese di servizi. In Belgio sono attivi circa 140 istituti di credito, oltre alla Banque nationale de Belgique, che ricopre il ruolo di banca centrale. Bruxelles è una piazza borsistica molto attiva. Sempre in conseguenza della profonda integrazione nella UE e della tradizionale propensione del Paese alla cooperazione internazionale fin dalla nascita del Benelux, il Belgio si mostra molto disponibile al commercio con l'estero (che costituisce una importante voce del PIL). Infatti è costretto a consistenti importazioni di minerali ferrosi e metalliferi, di cotone, di autoveicoli, di macchinari vari e di petrolio, mentre le esportazioni sono complessivamente meno diversificate e comprendono soprattutto i più vari manufatti industriali nonché prodotti metallurgici e minerari. Importazioni ed esportazioni tendono tuttavia da diversi anni a mantenersi in parità; l'interscambio si svolge per la grande maggioranza con gli altri Stati membri della UE e con gli Stati Uniti. Il turismo costituisce una voce cospicua nell'economia nazionale, dato che il Paese, con le sue città d'arte (Bruxelles, Bruges), le località balneari e le valli delle Ardenne dall'aspetto incontaminato, attira ogni anno milioni di turisti.

Preistoria

Le industrie più antiche sono rappresentate dalla sequenza dell'Acheuleano inferiore, medio (ca. 450.000 anni) e recente di Spiennes (Hainaut). L'Acheuleano superiore è stato rinvenuto anche in altre località, come nella grotta dell'Hermitage (Liegi) e a Sainte-Welburge (Liegi), dove è anche presente un Musteriano di tradizione acheuleana. L'industria precedentemente considerata clactoniana di Mesvin (Hainaut) è attribuita all'Acheuleano recente, con datazioni radiometriche tra 200.000 e 300.000 anni. All'ultimo interglaciale eemiano (Riss/Würm) risale l'industria di Sclayn (Namur). Diverse facies musteriane sono state riconosciute vicino a Liegi e Namur: a questo periodo appartengono inoltre i resti scheletrici di cinque individui neandertaliani, rinvenuti a Spy, La Naulette ed Engis. Del Paleolitico superiore sono venuti alla luce sia manufatti, da alcune grotte nelle province di Namur e di Liegi, sia manifestazioni d'arte rupestre e mobiliare, tra cui una Venere scolpita in avorio raccolta a Throu-Magrite, presso Pont-à-Lesse. Interessanti le vestigia risalenti al Mesolitico, tra le quali anche resti di capanne, provenienti dalla provincia di Liegi (per esempio, l'Ahrensburgiano di Remouchamps datato a 10.380 anni fa). Le prime manifestazioni neolitiche sono documentate verso la fine del V millennio a. C. e si innestano su tradizioni autoctone mesolitiche che perdurano ancora a lungo. Solo nel corso del IV millennio si afferma ovunque l'economia produttiva; in questo periodo il Belgio è collegato alla facies della Francia settentrionale di Cerny. Alla fine del Neolitico sono databili le miniere di selce recentemente individuate a Spiennes. Copiose le testimonianze delle successive età dei metalli, tra cui notevoli quelle dell'Età del Bronzo durante la quale le sepolture a tumulo con deposizione vengono gradualmente sostituite da altre con rito incineratorio, e la diffusione delle urne del tipo detto di Drakenstein, che preludono alla cultura dei Campi d'Urne introdotta nella prima Età del Ferro.

Storia: dalle origini alla fine della dominazione spagnola

Il Belgio, come Stato politico, esiste solo a partire dal 1830, quando, in seguito alla rivolta di Bruxelles e di alcune province contro la dominazione olandese, venne costituita una nazione indipendente sotto il nome di Regno dei Belgi. Lo studio della storia del Paese riguarda tuttavia la regione delimitata dai fiumi Senna, Marna e Reno, oltre che dal Mare del Nord, una regione cioè i cui confini non coincidono più con quelli odierni. Difficile e insoddisfacente è ogni tentativo di ricostruzione del passato prima dell'occupazione romana (sec. I a. C.). La regione fu abitata in prevalenza da Celti: si conoscono i nomi delle popolazioni degli Aduatuci, dei Nervi e degli Eburoni, ecc., che opposero una forte resistenza a Giulio Cesare. Questi si impegnò infatti dal 57 al 51 a. C. per riuscire a sconfiggere quelle comunità. Così nacque il Belgium, designazione data dai Romani alla parte settentrionale della Gallia, e già nel sec. I, dopo l'unificazione romana, si profilarono le caratteristiche fondamentali di questa regione e della sua storia: nessuna vera unità territoriale, nessuna unità razziale, legami più commerciali che culturali (fenomeni tuttora presenti e riscontrabili nel bilinguismo dei Valloni, di tipo gallo-romano, e dei Fiamminghi, Thiois, di discendenza franca). Il Belgium creato da Cesare fu diviso nel sec. III, sotto Diocleziano, in Belgica prima (capitale Treviri) e in Belgica secunda (capitale Reims). Va notato che l'influenza dell'occupazione romana (dal 50 a. C. al 450 d. C. ca.) fu più sensibile a sud che a nord dove premevano i Franchi, i quali d'altronde invasero numerose volte il Belgium a partire dal 250 d. C., riuscendo quindi a occuparlo interamente nel sec. V d. C. (sarà un re franco, Clodoveo, a estendere l'occupazione all'intera Gallia, 486-507). Alla morte di Clodoveo, nel 511, le regioni conquistate furono divise tra i suoi figli: la Belgica prima entrò così a far parte del Regno di Austrasia e la Belgica secunda del Regno di Neustria. Dal sec. VI all'VIII la storia del Belgio coincide con quella delle casate dei re merovingi e carolingi; questi ultimi consolidarono proprio in questa regione la loro grande potenza. Diviso in due da Carlo Magno, il Belgio fu di nuovo diviso nell'843, con il Trattato di Verdun, quando dopo la morte di Ludovico il Pio (840) venne ripartito tra i figli di questo imperatore; il fiume Schelda diventò la frontiera interna che separava la parte toccata a Carlo il Calvo, e comprendente la Fiandra, da quella toccata a Lotario, e chiamata Lotaringia. Quest'ultima, in un periodo di complicate contestazioni tra la Francia e la Germania, passò tra l'870 e l'880 alla Germania, per diventare nel 925 un possedimento tedesco sempre più legato, soprattutto durante il regno di Ottone I dopo la vittoria di Andernach (939), ai destini dell'Impero teutonico, di cui per centocinquant'anni costituì una provincia. Infatti solo dopo la lotta delle investiture (1076-1122) poté ridiventare indipendente, liberandosi sia dalla supremazia dell'Impero (il suo duca infatti non si chiamò più da allora governatore imperiale), sia dalla supremazia dei vescovi. A partire da quest'epoca si assiste in tutto il Paese, così come nelle vicine regioni olandesi, al nascere di vari principati – risultato di una complessa frammentazione feudale dei poteri – che diventeranno sempre più autonomi. Per la Lotaringia i due più importanti furono il Ducato di Brabante e la Contea dell'Hainaut, che scomparvero però nel sec. XV, dopo che già nel secolo precedente si erano estinte le linee maschili delle rispettive dinastie di Brabante e di Hainaut-Olanda con Giovanni III di Brabante (m. 1355) e Guillaume d'Avesnes (m. 1345). Quanto alla regione comprendente la Fiandra, essa si consolidò dapprima sotto Carlo il Calvo (823-877), ma soprattutto a partire dal matrimonio contratto da Baldovino I (detto Braccio di Ferro) con la figlia di Carlo il Calvo, Giuditta, quando il Paese divenne una contea. La dinastia regnante fondata da Baldovino governò il Paese fino al 1127, data della morte di Carlo il Buono, ultimo discendente della famiglia. La Fiandra quindi diventò il teatro di sanguinose lotte protrattesi per vari decenni, alle quali pose fine il Trattato di Melun (1226) che regolò i rapporti dei conti di Fiandra con i re di Francia. Si ebbero in seguito le guerre tra le famiglie dei d'Avesnes e dei Dampierre e la guerra dei Cent'anni, finché l'intera regione passò nel 1384 sotto il dominio dei duchi di Borgogna dopo la morte di Luigi di Male. A partire da questa data, la storia della Fiandra si confonde con quella del Ducato di Borgogna e si assiste alla fondazione dei cosiddetti Paesi Bassi – la Belgica degli umanisti a partire dal sec. XV – che si fa risalire al matrimonio della figlia di Carlo il Temerario, Maria di Borgogna, con Massimiliano I d'Asburgo. A questo insieme di Paesi, uniti da complessi vincoli, Carlo V, nipote di Massimiliano d'Asburgo, aggiunse, durante il suo regno sul Belgio, la regione di Groninga, il vescovato di Utrecht e l'Overijssel. La dominazione spagnola, iniziatasi durante il regno di questo imperatore, lascerà profonde tracce nella storia dei Paesi Bassi; fu sotto Filippo II di Spagna che scoppiarono le prime rivolte nazionalistiche che ebbero i loro eroi nelle figure di Lamoraal Egmont e del conte di Hornes, giustiziati a Bruxelles nel 1568 per ordine del re. Sempre sotto Filippo II avvenne la rivolta contro la dominazione spagnola, essenzialmente motivata dalle lotte interne tra protestanti e cattolici, che si risolse con la divisione dei Paesi Bassi in due parti (1579): le province settentrionali diventarono “Province Unite” e furono indipendenti, mentre le province meridionali, i cosiddetti Paesi Bassi spagnoli (o cattolici), con l'Unione di Arras favorirono il protrarsi dell'occupazione spagnola fino al Trattato di Utrecht del 1713 con cui vennero restituite alla casa d'Austria, eccetto i possedimenti francesi conquistati da Luigi XIV e la regione ceduta all'Olanda (Trattato della barriera). A questo complesso sistema di interferenze e conquiste esteriori sfuggì uno Stato indipendente, il Principato vescovile di Liegi (sorto nel sec. VIII) a cui va affiancato il Ducato di Bouillon, che conservò la sua sovranità per lunghi secoli, finché nel 1791 fu annesso alla Repubblica Francese, nel 1815 al Regno dei Paesi Bassi, per diventare infine parte integrante del Belgio nel 1830.

Storia: dal Regno dei Belgi alla seconda guerra mondiale

I moti che dovevano portare alla proclamazione del Regno dei Belgi iniziarono alla fine del sec. XVIII, e più particolarmente quando i Belgi si sollevarono per protestare contro le riforme religiose, giuridiche e amministrative attuate dall'imperatore Giuseppe II senza tenere conto delle esigenze locali né del contesto sociale. Si ebbe così la rivoluzione brabantina (1789) che riuscì a scacciare gli Austriaci, proclamando, dopo aver riunito gli Stati Generali l'11 gennaio 1790, l'indipendenza degli États Belgiques Unis. Gli Austriaci però ben presto rioccuparono il Paese, per venire di nuovo scacciati dall'esercito francese, vittorioso a Jemappes nel 1792 e a Fleurus nel 1794. Dopo la caduta dell'Impero francese (1814), si ebbe la creazione di un Regno dei Paesi Bassi (composto dalle ex Province Unite, dagli ex Paesi Bassi austriaci, dall'ex Principato di Liegi), che fu governato da Guglielmo I d'Orange, a partire dal 16 marzo 1815, e che durò quindici anni. L'avvenimento fondamentale per la storia del Belgio, in quanto Stato indipendente autonomo, fu la rivoluzione scoppiata il 25 agosto 1830 a Bruxelles e alimentata dall'ostilità dei cattolici verso la casa regnante e dalle preferenze francofile della borghesia. A essa seguì una breve, vittoriosa guerra contro l'Olanda, quindi un congresso nazionale proclamò il 18 novembre 1830 l'indipendenza del Belgio e redasse (1831) una Costituzione che istituiva la libertà d'espressione, di insegnamento, di confessione, attribuiva al Parlamento il potere legislativo, stabiliva un regime elettorale secondo il censo, scegliendo la monarchia ereditaria e costituzionale a rappresentare il nuovo Stato. Dopo una crisi durata alcuni mesi, la scelta di un re cadde su Leopoldo di Sassonia-Coburgo, il quale prestò giuramento il 21 luglio 1831, unendosi quindi in matrimonio, l'anno successivo, con Luisa d'Orléans, figlia del re di Francia Luigi Filippo. Attaccato dall'Olanda, il Belgio si trovò per alcuni anni in guerra contro questo Paese, finché Guglielmo I, re dei Paesi Bassi, non riconobbe nel 1839 l'indipendenza del nuovo Stato. A partire da questa data la vita politica del Paese è caratterizzata dall'opposizione tra i due grandi partiti politici, liberale e cattolico; alla morte di Leopoldo I, nel 1865, succedette al trono il figlio Leopoldo II (1835-1909). Durante il suo regno il Belgio fu neutrale nella guerra franco-prussiana del 1870; inoltre per iniziativa del re si costituì nel 1876 l'Associazione Internazionale Africana e cominciò l'esplorazione dell'Africa centrale che segnò l'inizio dell'epoca colonialista del Belgio. Queste iniziative si concretarono alla Conferenza di Berlino in cui si costituì lo Stato indipendente del Congo (1885), sotto la sovranità del re dei Belgi, che diventò nel 1908 colonia del Belgio. Sul piano politico in questi decenni va segnalato l'alternarsi al potere dei liberali e dei cattolici, mentre nel 1893, in seguito alle pressioni della sinistra, fu votata la revisione della Costituzione del 1831, ammettendo tra l'altro il suffragio universale a voto plurimo. A Leopoldo II succedette nel 1909 il nipote Alberto, sotto il cui regno venne istituito il servizio militare obbligatorio. Durante la prima guerra mondiale il Belgio oppose un'accanita, coraggiosa resistenza alle truppe tedesche. Quanto alla storia interna, va segnalato che nel 1930, anno del centenario della creazione del regno, furono votate le leggi che sancirono il bilinguismo del Belgio con la creazione delle due regioni linguistiche. Nel 1934, in un momento in cui il Paese attraversava una grave crisi economica, Alberto I morì accidentalmente; gli succedette il figlio Leopoldo III, sotto il cui regno vennero concessi – a causa della pressione delle sinistre determinata dalla formazione in Francia del fronte popolare (1936) – diversi vantaggi ai lavoratori (vacanze pagate, settimana di 40 ore, ecc.). Sul piano internazionale, Leopoldo III adottò una politica d'indipendenza, sperando di riuscire a mantenersi neutrale in caso di conflitto. Per questo nel 1936 rinunciò all'alleanza con la Francia; ma il 10 maggio 1940 il Belgio fu invaso dall'esercito tedesco e dovette capitolare dopo otto giorni.

Storia: dalla liberazione al federalismo

Alla liberazione, nell'agosto 1944, il re fu fatto prigioniero dai Tedeschi e fu il fratello, principe Carlo, ad assumere la reggenza, in un Paese in condizioni economiche non sfavorevoli, ma in preda a gravi difficoltà politiche. Un referendum, nel 1950, riconfermò la monarchia; però, in seguito a vari tumulti, Leopoldo III preferì abdicare in favore del figlio Baldovino che salì al trono nel 1951. Nel frattempo il Belgio, ammesso all'ONU nel 1945, forte della sua posizione economica, assunse sempre più un ruolo internazionale, per impulso specialmente di Paul-Henri Spaak, primo ministro nel 1946 e poi dal 1947 al 1949. Nei decenni successivi il Paese attraversò profonde crisi, dovute all'abbandono della politica coloniale in Africa (indipendenza accordata al Congo il 30 giugno 1960) e alle persistenti tensioni create dal frazionamento etnico-linguistico. L'acuirsi dei contrasti etnici tra Valloni e Fiamminghi determinava, negli anni Ottanta, l'avvio di un processo di trasformazione dello Stato belga che si sarebbe concluso nel 1993 con la nuova Costituzione federale. Iniziato nel 1980 con un programma di regionalizzazione (Fiandra, Vallonia, Bruxelles), questo percorso subiva un'accelerazione otto anni dopo per volontà del governo di coalizione tra i cristiano-sociali e i socialisti, che trasferiva alla gestione diretta delle tre Regioni il 70% del bilancio dello Stato, investendole di poteri rilevanti anche in tema di istruzione, ricerca scientifica, economia, commercio estero, lavori pubblici ivi compresi la viabilità e i porti. Ma nemmeno questo si dimostrava sufficiente ad attenuare un contrasto etnico di antica memoria e ciò incideva negativamente sulla stabilità politica con la coalizione che entrava in crisi determinando la convocazione di nuove elezioni legislative (novembre 1991). Il responso delle urne evidenziava un ridimensionamento dei socialisti e degli stessi cristiano-sociali contestualmente a un progresso dei Verdi e all'avanzata del Partito linguistico di destra Vlaams Blok (fiammingo). Tramontava, in tal modo, l'astro di Wilfred Martens, il cristiano-sociale alla guida di numerosi governi per ben 12 anni, e la premiership veniva assunta da un uomo dello stesso partito, Jean-Luc Dehaene, a capo di una rinnovata coalizione con i socialisti. Il nuovo governo dimostrava una maggiore decisione nel condurre in porto il progetto di trasformazione del Belgio in una vera entità federale che il Parlamento approvava definitivamente il 14 luglio 1993. A questa grande novità costituzionale faceva seguito l'improvviso decesso del re Baldovino I (31 luglio) cui succedeva (9 agosto) il fratello Alberto di Liegi con il nome di Alberto II. Ma mentre grazie al nuovo assetto istituzionale si abbassava il tasso di conflittualità dovuto a risentimenti etnici, la vita politica belga era scossa da nuovi problemi. Alcuni esponenti socialisti francofoni erano accusati (1994) di aver riscosso in passato tangenti dalla società italiana Agusta per la fornitura di elicotteri. Uno scandalo destinato ad allargarsi anche ai socialisti fiamminghi e a esponenti delle stesse Forze armate. In questo clima si determinavano le condizioni per i nuovi successi delle formazioni di destra alle elezioni amministrative del 1994 (ottobre). Il fatto che la questione lambisse anche esponenti del governo convinceva Dehaene a indire nuove elezioni (maggio 1995); ma queste non modificavano il quadro politico, con le forze della coalizione che mantenevano saldamente la maggioranza dei seggi parlamentari. Un successivo scandalo, relativo alla diossina, non poteva non influenzare le elezioni legislative del 1999, che relegavano, per la prima volta dal dopoguerra, il Partito del centro all'opposizione. A Dehaene succedeva il liberale Guy Verhofstadt, posto alla guida di un governo di coalizione tra Liberali, Socialisti e Verdi. Nelle elezioni legislative del 2003 vincevano i socialisti e i liberali, della coalizione di governo, ma arretravano i Verdi, mentre si affermava il partito di destra Vlaams blok. Successivamente il leader del partito Liberale, Guy Verhofstadt, formava un governo composto da un'allanza tra Socialisti e Liberali. Nel giugno 2007 si svolgevano le elezioni che venivano vinte dai cristiano-democratici con il 31% dei consensi, mentre i liberali di Verhofstadt calavano al 18,5% e anche i socialisti ottenevano solo il 15,5%. Il Paese rimaneva senza esecutivo a causa delle difficoltà che i partiti avevano incontrato nella formazione di un governo, fino a marzo 2008, quando veniva creata la coalizione guidata da Yves Leterme, che si dimetteva però a fine anno per uno scandalo finanziario. Nel gennaio 2009 il nuovo esecutivo, guidato dal cristiano-democratico Herman Van Rompuy otteneva la fiducia del parlamento. Tuttavia in novembre Rompuy veniva nominato presidente del Consiglio europeo e sostituito da Y. Leterme, fino ad aprile del 2010, quando quest'ultimo rassegnava le dimissioni ad Alberto II, dopo che il partito separatista fiammingo VLP usciva dalla coalizione di governo. In giugno le elezioni legislative vedevano la netta vittoria della N-Va (Nuova alleanza per le Fiandre) nel Nord del Paese e il Partito socialista francofono, guidato da Elio Di Rupo, nel Sud. Dopo l'interruzione delle trattative per la formazione del nuovo governo, in settembre il re incaricava i presidenti di camera e senato a riprenderle, ma questi non riuscivano a formare un esecutivo. Nel novembre del 2011 Elio Di Rupo riusciva a formare una coalizione di governo composta da sei partiti (tre fiamminghi e tre francofoni), formando un esecutivo in accordo sul programma e sul bilancio pubblico. Nel luglio 2013 il re abdicava in favore di suo figlio Filippo. Nel luglio del 2014 dopo gli incerti risultati delle elezioni di giugno, il re affidava a Charles Michel, dei liberali francofoni e al fiammingo Kris Peeters l'incarico di formare un nuovo governo. A marzo del 2016 Bruxelles veniva sconvolta da una serie di attentati di stampo islamista, tra cui quello all'interno della metropolitana e dell'aeroporto che causavano la morte di oltre 30 persone. La politica adottata dal governo in tema di immigrazione ha costretto il premier Michel a rassegnare le dimissioni, restando però in carica ad interim per volontà del sovrano fino alle elezioni europee del maggio 2019.  Queste consultazioni hanno visto l'affermazione del partito di estrema destra Vlaams Belang, che ottenendo l'11,9% dei consensi è diventato il secondo partito del paese. Nell'ottobre 2019 S. Wilmès è subentrata nella guida del Paese al premier Michel, nel frattempo nominato presidente del Consiglio europeo. 

Cultura: generalità

Collocato sia geograficamente sia politicamente al centro del continente europeo, il Belgio mostra nella sua tradizione culturale visibili tracce della prossimità sia francese sia germanica, elaborate nei secoli in una sintesi profondamente originale e propria, chiaramente riconoscibile in tutte le discipline artistiche. In architettura gli influssi più importanti del romanico e del gotico arrivati dall'area francese, sono stati assorbiti e ripensati dai belgi, soprattutto nell'architettura civile (municipi, piazze e beffrois), dando vita allo stile universalmente riconosciuto come fiammingo. Ancora più evidente l'originalità del contributo belga all'evoluzione della pittura. La scuola fiamminga nasce nel XV secolo a Brugge con l'opera dei fratelli Van Eyck, il cui modello influenzerà il modo di dipingere nelle più importanti corti europee, e raggiunge la propria perfezione nell'età barocca con l'opera di Peter Paul Rubens, attivo soprattutto ad Anversa. In epoca otto-novecentesca il Paese si mantiene all'avanguardia nelle arti figurative e architettoniche, con l'Art Nouveau di Horta e van de Velde, l'impressionismo di James Ensor; e in seguito con il magico surrealismo di Renè Magritte. In ambito letterario la storia culturale del Belgio è segnata attraverso i secoli dal fenomeno del bilinguismo fiammingo-vallone. I maggiori autori del secolo scorso, il drammaturgo Maurice Maeterlinck (Premio Nobel per la Letteratura) e il romanziere Georges Simenon, scrivono in francese. D'altronde il Belgio presenta una importante tradizione anche dal punto di vista scolastico: le prime scuole comunali furono create nel periodo di fioritura delle città commerciali fiamminghe; e nel 1425 fu fondata la famosa Università cattolica di Lovanio, che divenne un centro culturale a cui affluivano studenti da tutta l'Europa. Per quanto riguarda le usanze tradizionali, il Belgio è un Paese ricchissimo di folclore, che si manifesta soprattutto nelle varie feste sia fiamminghe sia valloni legate alle principali ricorrenze dell'anno (Natale, Pasqua, carnevale ecc.), oltre che nelle numerose produzioni dell'artigianato (pizzi, merletti, arazzi, ceramica e vetro).

Cultura: tradizioni

Numerosissime sono in Belgio le manifestazioni popolari di lunga tradizione. Tra le feste di grande richiamo spiccano il carnevale vallone di Binche, la festa fiamminga del Santo Sangue di Bruges, che si impernia su una processione di gruppi raffiguranti scene della Passione al seguito di una reliquia (goccia del sangue di Cristo), e, sempre nelle Fiandre, la processione dei penitenti di Furnes. Alcune tradizioni fiamminghe si rifanno alla cultura celtica, come la festa dei gatti di Ypres, che culmina nel lancio, a opera del cosiddetto “folle”, di gatti, ora finti, dall'alto della torre civica. Altra singolare festa fiamminga di origine pagana è quella del lancio dei dolci detti krakelingen, che si tiene a Grammont la prima domenica di Quaresima. Tra le ricorrenze dei Valloni, una delle più singolari, dopo il già menzionato carnevale di Binche, è la processione di Mons, imperniata sull'evocazione della lotta fra San Giorgio e il drago; molto diffuse sono pure le cavalcate militari in costume, con benedizione delle cavalcature. Tra i personaggi tipici, che sono assai numerosi, oltre al già citato “folle” di Ypres si ricordano i celeberrimi Gilles, che dominano il carnevale di Binche e costituiscono il simbolo del carnevale belga. Maschere tipiche sono gli Haguettes di Malmédy, i Blancsmoussis di Stavelot, i Chinels di Fosses; molto in uso sono ancora i “giganti”, enormi figure di cartapesta. Altro indiscusso protagonista del costume della nazione belga, tanto da essere diventato il simbolo del Paese anche a livello sovranazionale, è il Manneken-Pis. Si tratta della statua del fanciullo ignudo che, posto a decorazione di una fontana nel centro di Bruxelles, fa ininterrottamente la pipì al suo interno. Un'usanza particolare sopravvive infine a Geel (tra Anversa e il confine olandese), dove, secondo una consuetudine medievale, sono ospitati presso famiglie circa tremila alienati mentali. Residui medievali si trovano anche nelle numerose associazioni (gilde in fiammingo; serments in vallone) di tiratori d'arco e balestra; altro interessante aspetto della tradizione popolare fiamminga è la sopravvivenza dei carillons, concerti di campane ancora in funzione su una sessantina di campanili. Anche l'artigianato belga gode di vasta fama a livello europeo. Tra le produzioni più rinomate quella dei pizzi e dei merletti; l'arte della cristalleria, della ceramica e del vetro. Una menzione particolare meritano le arazzerie fiamminghe e in particolare quelle di Bruxelles, la cui fama si diffuse a partire dal XIV secolo, per le raffinate produzioni di arazzi raffiguranti scene religiose e per i preziosi tapis d’or, intessuti con fili d'oro e seta. Curiosa l'usanza di realizzare sculture di ghiaccio nel periodo invernale. § La gastronomia conta fra i cibi più caratteristici la salade liègeoise (fagiolini e cotiche in salsa d'aceto), il Waterzoie di Gand (pollo alla casseruola), i boudins (sanguinacci variamente preparati secondo le località), gli jambons fumés delle Ardenne. Facendo riferimento all'ingente consumo di pollame, gli abitanti di Bruxelles vengono scherzosamente denominati kiekefretter (mangiapolli). Tipica anche la cucina di pesce: anguille, cozze e ostriche vengono servite con contorno abbondante di patatine fritte (frites) in numerosi ristoranti. La pasticceria è assai varia (noti sono i coeurs di Bruges), i gaufres/wafels e le crepes/pannekoeken sono i dolci tipici del Paese. Per quanto riguarda la cioccolata il Belgio è il primo produttore al mondo di pralines, raffinati cioccolatini ripieni. Bevanda nazionale è la birra, di cui si producono più di cinquanta varietà nel Paese. Tra le più rinomate le bières blanches, a base di frumento, di colore lattiginoso, le lambic, a fermentazione spontanea e spesso aromatizzate o fruttate, le birre d'abbazia e le trappiste, prodotte nelle abbazie del Belgio secondo ricette tradizionali tramandate da generazioni di monaci.

Cultura: lingue

Il Belgio presenta un accentuato pluralismo linguistico . Una linea orizzontale, che passa a sud di Bruxelles, divide la parte settentrionale, etnicamente e linguisticamente germanica, da quella meridionale romanza. L'insieme dei dialetti di tipo germanico parlati nella parte settentrionale viene comunemente indicato col nome di fiammingo. Il termine è linguisticamente improprio, perché dall'originaria designazione della varietà dialettale delle Fiandre è stato esteso a indicare anche altri dialetti, come il brabantino e il limburgheseoccidentale, parlati entro i confini politici del Belgio, che appartengono all'area del basso-tedesco, di cui costituiscono la varietà occidentale, e hanno la loro matrice nel basso-franco. Tali dialetti hanno molta affinità con l'olandese, la lingua parlata nei vicini Paesi Bassi, e infatti, in questa zona del Belgio, la lingua ufficiale e letteraria è il neerlandese od olandese. La parte meridionale del Belgio, linguisticamente romanza, presenta uguale complessità. Il termine vallone, usato comunemente per designare tutta l'area neolatina del Belgio, è esso stesso linguisticamente impreciso, perché propriamente si addice solo a un'ampia regione dell'intero territorio belga romanzo, che comprende anche la varietà dialettale piccarda a W di Charleroi, quella lorenese nella zona di Virton e frange di dialetti della Champagne in alcune località della Basse-Semois. Su tutte queste varietà dialettali si è facilmente affermato come lingua ufficiale e comune il francese così come nella zona fiamminga l'olandese. Vi è infine, lungo il confine orientale del Paese, una minuscola zona di lingua tedesca, che comprende soprattutto le regioni annesse dopo la prima guerra mondiale. Dalla formazione del Regno dei Belgi (1830), il francese assunse il ruolo di lingua ufficiale dell'intero Paese, non senza provocare violente reazioni della parte fiamminga della nazione che si organizzò efficacemente per far riconoscere i propri diritti in campo linguistico, ottenendo alla fine notevole successo. Se, infatti, nella Costituzione del 1831 il fiammingo era ammesso unicamente nelle scuole elementari delle regioni fiamminghe, gradualmente esso fu esteso anche alle scuole secondarie e superiori e nel 1930 l'Università di Gand fu trasformata in università fiamminga. Nel 1898 il fiammingo era divenuto anche la lingua della giustizia: le leggi furono da allora promulgate sia in francese sia in fiammingo. Altre leggi conferirono pieno diritto di cittadinanza al fiammingo anche in sede amministrativa. Più particolareggiatamente sul piano territoriale, all'interno dei confini politici, la situazione linguistica si presenta così articolata: una regione fiamminga che ha come lingua ufficiale l'olandese, comprendente le province della Fiandra occidentale, Fiandra orientale, Anversa, Limburgo e Brabante, con ca. il 50% della popolazione; una regione vallona che ha come lingua ufficiale il francese, comprendente le province di Hainaut, Namur, Lussemburgo, Liegi e il distretto di Nivelles nel Brabante, con ca. il 30% della popolazione; una regione di lingua tedesca, comprendente i cantoni di Eupen, Sankt-Vith e alcuni comuni nel cantone di Malmédy, con meno dell'1% della popolazione; una regione mista bilingue, costituita dalla capitale Bruxelles e dai comuni limitrofi con ca. il 19% della popolazione (si noti che Bruxelles, pur essendo in territorio linguisticamente fiammingo, è una città di lingua e cultura prevalentemente francesi). In una situazione linguistica così varia e complessa è naturale che una buona parte della popolazione sia praticamente bilingue o a volte anche trilingue.

Cultura: letteratura: generalità

La persistenza di alcune caratteristiche originali permette di parlare di due letterature belghe: una di lingua francese e l'altra di lingua neerlandese (nella lingua più comunemente detta, meno esattamente, fiamminga). Dalle vicende storiche si vedono il formarsi, il progredire, il declinare, il risorgere di due letterature sul medesimo suolo patrio e con caratteri evidentemente comuni. Due culture quindi coesistono a cominciare dalla capitale Bruxelles, perfettamente bilingue in ogni sua manifestazione ufficiale. Molti Fiamminghi hanno scelto di scrivere in francese. Alcuni poi, come Philippe Marnix de Sainte-Aldegonde (1540-1598), scrissero nelle due lingue con grande perfezione. I mutamenti, che si riscontrano nelle due letterature anche in relazione a fatti storici (a cominciare, per l'età moderna, dall'indipendenza dei Belgi nel 1830), indicano affinità che non si possono sottovalutare, anche se, dalla prima alla seconda guerra mondiale, i dissidi fra le due comunità linguistiche non si sono ancora attenuati.

Cultura: letteratura di lingua francese

Alle origini delle due letterature stanno la Cantilène de Sainte Eulalie (Cantilena di Santa Eulalia) e il Ludwigslied (Canto di Ludovico) vergati dalla mano di un copista del sec. IX a Saint-Amand. Nell'ambito della letteratura francese delle origini anche la Vie de Saint Léger (Vita di San Léger) e la Vie de Saint Alexis (Vita di Sant'Alessio) si trovano in documenti valloni. Grande diffusione ebbero anche la letteratura didattica e cavalleresca. Nelle terre belghe si trovano testimonianze relative alla letteratura sacra e profana del Medioevo. Interessa considerare nel territorio del Ducato di Borgogna (con Bruxelles capitale) la fortuna di storici e di poeti cortigiani: Froissart (ca. 1337-ca. 1405), Châtelain (1405-1475) e soprattutto Commynes (ca. 1445-1511), che passò al servizio del re di Francia, sono autori di tipica formazione borgognona e, quindi, belga. Anche le canzoni popolari e le tradizioni locali mostrano nelle testimonianze letterarie vallone una caratteristica tutta particolare: un realismo descrittivo e a volte un'esuberanza (mistica negli autori sacri) affine alla grande creazione pittorica della scuola fiamminga. Il passaggio dall'epoca borgognona all'impero di Carlo V e, quindi, al dominio spagnolo e poi a quello austriaco è contraddistinto da alcune opere letterarie e da scritti vari: in modo particolare bisogna tener conto della riforma protestante, sia per la figura di Ph. Marnix de Sainte-Aldegonde, autore efficace nelle due lingue e magnanimo antagonista del principe Alessandro Farnese alla resa di Anversa (1585), sia per la divulgazione di scritti filologici e storici nell'atmosfera dell'Umanesimo e del Rinascimento con speciale riguardo alla tipografia dei Plantin ad Anversa. Peraltro una decadenza connessa con le vicende storiche si nota tanto nella letteratura vallona quanto in quella neerlandese fino alla Rivoluzione francese e al periodo napoleonico. Una sola figura di rilievo internazionale si trova nelle lettere francesi: il principe Charles-Joseph de Ligne (1735-1814), feldmaresciallo dell'impero, morto durante il Congresso di Vienna; sono importanti le sue pagine sulla douceur de vivre o sulle bellezze dei suoi giardini. È stato detto che, dal 1830 al 1880, il Belgio, acquistata l'indipendenza e organizzata la sua società, non mostra appieno le proprie capacità letterarie rispetto ad altri popoli d'Europa; ma è anche vero che, esaminato da un grande storico delle lettere belghe, Gustave Charlier, il periodo romantico dal 1815 al 1850 rivela notevoli figure di polemisti e di trattatisti e una buona impostazione per le future battaglie letterarie. Comunque l'intento patriottico, specie dal 1830, ha la meglio sull'ispirazione poetica. Si citano fra i migliori autori André Van Hasselt e Octave Pirmez. Caratteristico è l'influsso del realismo, che si mostra spesso con elementi romantici perfino in campo religioso. Ma si può dire che la letteratura squisitamente belga si manifesti profondamente con Charles De Coster, nato a Monaco di Baviera nel 1827 da padre fiammingo e da madre vallona. C'è quasi un preannuncio di unità in questo narratore che canta, nella saporosa lingua del suo Till Ulenspiegel (1868), la rivolta contro lo straniero e contro i dogmi religiosi. Un risveglio letterario belga comincia dunque con questo libro originale e si manifesta con rinnovato interesse intorno al 1880 con la rivista La Jeune Belgique (di cui fu animatore Max Waller), che mise in evidenza nuovi temperamenti d'artisti con interessi parnassiani. Si ricordi in particolare Camille Lemonnier (1844-1913) che con la sua divisa “Nous mêmes ou perir” (Essere noi stessi o perire) preparò quella battaglia letteraria cui non fu estranea la generazione di simbolisti stretta intorno alla rivista La Wallonie, ma che fu condotta tra verismo e decadentismo. Un posto originale ebbero i Fiamminghi di lingua francese, densi di immagini sensuali e anche talora mistici, come G. Eckhoud, G. Virrès, E. Demolder; mentre più intimi e sognatori apparivano i narratori valloni: L. Delattre, M. Des Ombiaux, E. Glesener, H. Krains. Anche il teatro rispecchiò una duplice tendenza. Del resto già le rappresentazioni medievali sacre e profane avevano rivelato molteplici atteggiamenti, fra sensualità e intelligenza, istinto e raffinatezza, ma la vena si era esaurita. E se nobili furono i tentativi di Charles Potvin di costituire un teatro nazionale, se forse un maggior impulso si trovò tra i Fiamminghi con Julius Hoste e Frans Gittens, in realtà bisogna aspettareMaurice Maeterlinck, premio Nobel, e i suoi drammi simbolisti perché il dramma belga abbia quella risonanza mondiale la cui eco ha già trovato origine nello stesso simbolismo di Fernand Séverin, Georges Rodenbach, celebre anche per la narrazione di Bruges la morte (Bruges la morta) e di Le carillonneur (Il campanaro), Charles Van Lerberghe, Grégoire Le Roy, Max Elskamp ed Èmile Verhaeren. E, ancora, nel surrealismo e nella poesia intimista oltre che nel teatro contemporaneo, gli scrittori belgi hanno dato contributi notevoli: Henri Michaux nella lirica; Georges Simenon (nato a Liegi) nel romanzo poliziesco, con la creazione di un genere nuovo che rompe con la tradizione; Michel de Ghelderode nel teatro, con i suoi drammi religiosi vissuti nell'arco grottesco e assurdo di una festa popolare; e infine Charles Plisnier il quale, nella ricerca di un'assoluta libertà, ha pubblicato un libro di fama mondiale, Faux passeports (Passaporti falsi). La poesia contemporanea conserva una propria identità, un gusto del concreto e dell'umano espresso in forme pacate che trova in Marcel Thiry (1897-1977), rigoroso cantore del mondo moderno, la figura di maggior rilievo. Accanto a lui l'esuberante Robert Goffin (1898-1984), Maurice Carême, Fernand Verhesen, autore di Franchir la nuit (1970) di ispirazione barocca, Jean Mogin (1921-1986) che è anche drammaturgo, Gérard Prévot (n. 1922), Georges Linze (1900-1993), poeta e romanziere, Hubert Juin (1926-1987), romanziere e saggista, Jean Tordeur (n. 1920) e André Gascht (n. 1921). Alla tradizione appartengono Roger Bodart (1910-1973) e Géo Librecht, mentre più sensibili a preoccupazioni moderne sono Pierre Dellafaille, Liliane Wouters (n. 1930), Roland Busselen (n. 1932). Il mistero della campagna vallona risuona invece in Voix, vêtements, saccages di Jacques Izoard (n. 1936). Nella narrativa sono presenti alcuni filoni: quello regionalista con Marie Gevers (1883-1975) e Hubert Juin; quello avventuroso e fantastico con Jean Ray (1887-1964); quello psicologico impersonato soprattutto da scrittrici come Dominique Rolin (n. 1913) e Françoise Mallet-Joris (n. 1930); quello storico con Francis Walder (1906-1997). Si accentua la coscienza della belgitude di fronte allo strapotere della letteratura francese che ha consacrato, assorbendoli, autori famosi come Michaux e Simenon; di essa sono portavoci Pierre Mertens (n. 1939) e Jean-Pierre Verheggen (n. 1942). Nella poesia, alla generazione di Norge Géo (1898-1990) succede quella di Werner Lambersy (n. 1942), Frans de Haes (n. 1948), Karel Logist (n. 1962). Il teatro regge sull'opera a carattere storico di Herman Closson, di Jean Mogin e Suzanne Lilar, interpreti di preoccupazioni religiose e metafisiche, di Georges Sion (n. 1913), convincente nella commedia leggera, di Charles Bertin (n. 1919) e Jean Sigrid.Tra i narratori contemporanei di fama internazionale si segnalano Amelie Nothomb (n. 1967) e Henri Bauchau (n. 1915).

Cultura: letteratura di lingua neerlandese

Se per la letteratura neerlandese già abbiamo citato quel Ludwigslied che è il capolavoro d'origine, non vanno tuttavia taciute altre composizioni medievali che spiccano per vivacità di rappresentazione, come Lancelot van Danemarken (Lancillotto di Danimarca) e Beatrijs, così come va ricordato, per i suoi scritti mistici, Jan Ruysbroeck (1293-1381). Ma bisogna giungere fino al Rinascimento per trovare una vigorosa figura di umanista come quella di Giusto Lipsio (1547-1606), che scrisse in latino, o un drammaturgo come Joost van den Vondel (1587-1679). Poi, per due secoli, la letteratura fiamminga non esiste quasi più. Solo alla metà del sec. XIX si assiste a un rinnovamento che cominciò a manifestarsi nelle opere di Hendrik Conscience (1812-1883), ispirate a un primo sentimentale nazionalismo che preparò la maggior limpidezza di Guido Gezelle, un sacerdote che arricchì la lingua letteraria con elementi del suo dialetto fiammingo occidentale, trovando un accento delicato per il suo drammatico mondo religioso. Intanto si andava rivelando in Belgio attorno alla rivista Van Nu en Straks (Di oggi e di domani), fondata da August Vermeylen, una nuova generazione di scrittori, partecipi della cultura europea. Tra essi emersero Stijn Streuvels e Karel van de Woestijne, cui presto fecero da contrappunto esperimenti espressionisti e dadaisti – basti citare il poeta Paul van Ostaijen – che tuttavia non riuscirono a far dimenticare la tradizione, entro cui si colloca Felix Timmermans, autore delle avventure di Pallieter (1916). La letteratura contemporanea, nata coi romanzi di Herman Teirlinck (1879-1967) e sanzionata dall'opera di Willem Elsschot (1882-1960), Gerard Walschap (1898-1989), Marnix Gijsen (1899-1984) e Louis Paul Boon (1912-1979), conosce un rinnovamento grazie a Hugo Claus (n. 1929), Ward Ruyslinck (n. 1929), Hugo Raes (n. 1929), Jef Geeraerts (n. 1930), Piet van Aken (1920-1984), Hubert Lampo (n. 1920), Ivo Michiels (n. 1923), Jos Vandeloo (n. 1925) e Paul de Wispelaere (n. 1928). Tutti questi autori non hanno niente a che vedere con la tradizione letteraria considerata come tipicamente fiamminga, vale a dire essenzialmente narrativa e rurale e angustamente aderente ai temi della vita quotidiana. Al contrario, le nuove generazioni si preoccupano di tutti i temi che travagliano l'uomo moderno, congiungendo all'interesse umano problematiche politiche e sociali. Per ciò che riguarda il clima culturale, il livello della critica letteraria e quello dell'organizzazione editoriale, persiste anche nel periodo del dopoguerra un divario notevole tra l'Olanda e il Belgio neerlandofono. Infatti, il mercato librario nelle Fiandre continua ad essere dominato dai prodotti dell'editoria dei Paesi Bassi, mentre allo stesso tempo gran parte della produzione letteraria fiamminga non riesce a conquistarsi un posto sul mercato olandese. Inoltre, i lavori di autori fiamminghi di fama, come per esempio L. P. Boon e H. Claus, sono di solito pubblicati da case editrici olandesi. L'assenza, poi, di grossi editori e la mancanza di riviste letterarie e di critici autorevoli sono la causa di non poche frustazioni degli autori belgi di lingua neerlandese. Non mancano, però, delle reazioni a questo vuoto culturale, come risulta dalle opere della generazione degli scrittori maturati negli anni Settanta e dal recente movimento di poeti detti “Maximalen”. La situazione di precarietà culturale ha comunque delle forti ripercussioni sulla tecnica della letteratura fiamminga. Spinta da un forte disagio oltre che sociale e politico anche culturale, la prosa finisce per essere dominata dalla tendenza soggettivistica di trasformazione ed elaborazione di un proprio linguaggio. È il caso dei romanzi e delle opere teatrali di Paul Koeck (n. 1941), ma anche della narrativa di Piet van Aken (1920-1984) e di Lucien Stassaert (n. 1939) e infine dei romanzi e dei saggi di Walter van den Broeck (n. 1941), che testimoniano un impegno politico-sociale ad un alto livello letterario. Nella poesia domina la figura di Hugo Claus, ma si ricordano anche Paul Snoek (1933-1981), Hugues C. Pernath (1931-1975), Herman de Coninck e il succitato gruppo dei “Maximalen”. In questo campo il contrasto tra l'Olanda e il Belgio è molto più netto che nella prosa. Mentre i poeti dei Paesi Bassi privilegiano l'intelletto, la costruzione e la distanza, nella poesia fiamminga si privilegiano il sentimento, l'emozione e uno stile prevalentemente barocco.

Cultura: arte: dall'età carolingia al manierismo

Numerose sono le tracce dell'architettura carolingia nella valle della Mosa: vennero costruite chiese a pianta basilicale (Nivelles), ottagonale, quadrata. Il tipo carolingio a due transetti e due cori (Westwerk) continuò anche nei sec. X e XI: l'esempio maggiore è la ricostruzione della chiesa di S.te-Gertrude di Nivelles (sec. XI). Nel periodo romanico la zona della Mosa risente dell'influenza renana, sia nell'architettura sia nella scultura. Al sec. XII risalgono il coro orientale su cripta a tre navate di S.te-Gertrude a Nivelles e la chiesa di St.-Pierre a Saint Trond, del tipo renano a Westwerk. Invece nella valle della Schelda prevale l'influenza del romanico normanno, visibile nell'uso della torre-lanterna, nella semplicità della decorazione (è assente la grande scultura), talvolta nella presenza delle torri in facciata (cattedrale di Tournai, iniziata nel 1141; St.-Jacques di Gand). Lo stile gotico di provenienza francese si diffonde nel Belgio lungo la via della Schelda, da Tournai a Gand, a Oudenaarde: dopo un primo periodo di contaminazione di forme romaniche e gotiche, vi si afferma definitivamente intorno alla metà del Duecento. Tra i primi esempi sono la chiesa di St.-Nicolas a Gand e quella di Notre-Dame de Pamele a Oudenaarde (1234-42). Nel 1242-55 maestranze educate in Francia erigono il coro della cattedrale di Tournai, ispirato a Soissons; seguono il coro di St.-Bavon a Gand (ca. 1273), il coro di S.te-Walburge a Furnes (1230-80), la navata di St.-Rombaut a Malines (Mechelen), Notre-Dame di Kortrijk (1300), St.-Sauveur di Bruges. Dalla fine del sec. XII, intanto, erano sorti monasteri cistercensi in uno stile gotico più severo, con coro a chiusura rettilinea, senza deambulatorio, e cappelle sui transetti (Orval, Villers-le-Ville). Mentre nella valle della Schelda il gotico segue gli esempi di Soissons e Laon, nel Belgio centro-meridionale prevale l'influenza della Champagne (Notre-Dame di Dinant: coro 1227-47, navata 1247-79). Nelle Fiandre vengono costruite chiese in mattoni e, per influenza tedesca, si diffondono le Hallenkirchen. Nel Trecento un'architettura tardo-gotica con caratteri locali ben definiti si sviluppa nel Brabante, che acquista ora una grande importanza, mentre decade la zona mosana. Il gotico brabantino è caratterizzato da pilastri cilindrici, scarso verticalismo, stile disadorno e severo: coro di St.-Rombaut a Malines, a sette cappelle con deambulatorio, iniziato nel 1340 ca. da Jean d'Oisy, e coro di Notre-Dame du Lac a Tirlemont (Tienen), dello stesso d'Oisy (1360). Caratteristici sono pure gli edifici pubblici, come i mercati e i palazzi municipali con alta torre centrale (beffroi), ali laterali merlate, torricine agli angoli. Fra il sec. XIV e il XVI quasi ogni città del Belgio (Gand, Bruges, Bruxelles, Lovanio, Mons, Anversa) costruisce il proprio palazzo municipale. Mentre l'architettura resta legata a queste forme fino al Cinquecento inoltrato, intorno al 1430 la pittura si rinnova clamorosamente per l'opera di Jan van Eyck, attivo nelle Fiandre al servizio del duca di Borgogna, del cui ducato dal 1419 Bruges era la capitale. Da van Eyck deriverà non soltanto la scuola di Bruges (Petrus Christus), ma anche la pittura del primo Rinascimento in Provenza (Maestro d'Aix, Nicolas Froment), in Spagna (P. Berruguete, J. Baço, L. Dalmau), in Portogallo (N. Gonçalves); inoltre, attraverso Antonello da Messina, avrà ripercussioni notevoli sulla pittura del secondo Quattrocento nell'Italia settentrionale. Una diversa accentuazione drammatica è presente nelle opere di Rogier van der Weyden, attivo a Tournai e a Bruxelles. La sua influenza è sensibile soprattutto nei pittori tedeschi (M. Schongauer, Dürer), oltre che nello spagnolo Bermejo e nei ferraresi C. Tura, F. del Cossa ed E. de' Roberti (Rogier fu in Italia nel 1449-50). Nella seconda metà del Quattrocento i maggiori pittori fiamminghi sono D. Bouts a Lovanio, H. Memling a Bruges, H. van der Goes a Gand. Mentre i primi si attengono alla tradizione, van der Goes anticipa col suo realismo la pittura fiamminga e olandese del Cinquecento: inoltre il suo Trittico Portinari (1476) ha vasta risonanza nell'ambiente fiorentino dell'ultimo Quattrocento. Grande importanza ha nel sec. XV la miniatura; fioriscono le arazzerie, soprattutto a Tournai e Bruges, e, nella zona mosana, la lavorazione dell'ottone, in pieno sviluppo già nei sec. XIII e XIV soprattutto a Dinant (da cui il nome di dinanderies dato più tardi ai piccoli oggetti d'ottone), ma attiva anche in altri centri (Malines, Bruxelles) nella produzione di fonti battesimali, lastre sepolcrali incise, ecc. La scultura lignea è largamente influenzata dalla pittura (R. van der Weyden). Il Cinquecento vede il declino dei vecchi centri commerciali di Gand, Bruges, Tournai e l'ascesa di Anversa, Bruxelles, Malines (sede della corte di Margherita d'Austria). Pittori come Gérard David a Bruges (ma è significativo il suo spostamento ad Anversa e forse a Genova) e Quentin Metsys ad Anversa assimilano le novità della pittura italiana pur mantenendo una piena autonomia, mentre i pittori della generazione successiva dipenderanno interamente dall'Italia. I primi “romanisti” sono Bernart van Orley, autore di celebri cartoni per arazzi e per vetrate (pittore ufficiale a Malines e Bruxelles, dove ripete Raffaello e Michelangelo), e Jan Gossaert, detto Mabuse, che della pittura italiana dà una versione inquietante. Verso la metà del secolo Anversa diviene uno dei principali centri del manierismo europeo (Lambert Lombard, Michiel Coxie, Frans Floris). Nell'atelier dell'editore Hieronymus Cock lavorano Bruegel e incisori italiani e si forma Cornelis Cort, che rinnova la tecnica dell'incisione a bulino. L'ultima generazione dei manieristi fiamminghi ha un'importanza decisiva nella diffusione del manierismo internazionale tra Cinque e Seicento: Bartholomaeus Spranger è attivo a Praga e a Vienna; Pieter de Witte, detto Candid, è protagonista del manierismo bavarese; gli incisori Sadeler hanno stamperie a Praga, Vienna, Francoforte, Colonia, Monaco, Venezia. Altri artisti restano legati alla tradizione del realismo fiammingo (anche se si tratta di un realismo sui generis, estremamente aristocratico e distaccato): P. Bruegel, attivo ad Anversa; i ritrattisti J. van Cleve, A. Moor, W. Key; i paesaggisti J. Patinier, Coninxloo, Civetta. In architettura, allo stile tardo-gotico del Brabante si alternano contaminazioni con elementi decorativi italianeggianti (castello di Breda, 1515-21; casa del Salmone a Malines, ca. 1530), innesti classicistici ortodossi ma isolati, soprattutto nelle sedi dell'aristocrazia e della corte (palazzo del cardinale Granvelle a Bruxelles, 1550), e in un secondo tempo un manierismo fantastico e decorativo, che si appropria dei motivi animistici delle grottesche e li applica alla tradizione nordica nei caratteristici frontoni “a fasce”. Questo decorativismo è superato da Cornelis Floris nel municipio di Anversa (1564-66), che applica correttamente le proporzioni classiche e la sovrapposizione degli ordini. Per tutto il sec. XVI non è possibile distinguere tra un'arte dei Paesi Bassi meridionale (Fiandre, Brabante) e settentrionale (Olanda). Ma in seguito alle guerre di religione e alla divisione politica tra l'Olanda indipendente, protestante e borghese, e le Fiandre spagnole, aristocratiche e cattoliche, il distacco si fa nettissimo.

Cultura: arte: dal Seicento all'età contemporanea

Nel Seicento l'arte della restaurazione cattolica si ispira alle forme del barocco italiano e francese (S. Carlo Borromeo ad Anversa, chiesa della Trinità a Bruxelles). Dalla seconda metà del secolo si svilupperà un barocco locale con spiccato gusto per le facciate fastosamente decorate (edifici nella Grand' Place a Bruxelles). Anversa rimane il maggiore centro artistico e culturale, oltre che economico, delle Fiandre. Qui è attivo P. P. Rubens e al suo ambiente appartengono i maggiori artisti del tempo: C. de Vos, C. de Crayer, F. Snyders, J. Jordaens, J. Fyt, J. Bruegel; gli incisori A. e S. Bolswert, P. Pontius, L. Vorsterman; gli scultori L. Faydherbe e F. Duquesnoy. Dalle influenze dell'atelier rubensiano si stacca Van Dyck, il cui nome rimarrà legato alla ritrattistica inglese. Se nel Seicento l'arte belga guarda in modo decisivo alla cultura artistica italiana allora dominata dal Caravaggio e dal Bernini, nel Settecento, prima del rinnovamento neoclassico, agirono influenze provenienti da Vienna, al cui gusto decorativo aderì l'architettura delle Fiandre. Nelle arti figurative i più attivi furono gli artisti della scuola di Anversa, specie per la scultura (M. Vervoort, W. Pompe, i membri della famiglia Gillis, particolarmente Jean-Baptiste, e L. Godecharle, che lavorò a Bruxelles, per il palazzo del Parlamento e per il castello di Laeken). Un senso di impoverimento per l'inaridirsi del filone della tradizione denuncia invece la pittura (A. Lens, P. J. Verhagen, G. J. Herreyus, I. B. Guffin, B. Ommeganck, B. van der Bosche, J. Horemans il Vecchio). Le sopravvivenze neoclassiche e i vari ricuperi dagli stili tradizionali caratterizzano l'arte della prima metà dell'Ottocento, periodo in cui vengono attuati ampi programmi urbanistici che interessano Anversa e il suo porto e Bruxelles (1818-40). Mentre in architettura dopo il 1850 alcuni artisti – J. Polaert, A. Balat (1818-1895) e H. Beyaert (1823-1894) – operano nuovi ricorsi al passato, riproponendo forme fastose del barocco, nel campo della pittura e della scultura si manifestano fermenti nuovi in opposizione al gusto ufficiale del tempo rappresentato da F.-J. Navez, G. Wappers, H. Leys. A parte deve considerarsi il pittore Ch. de Groux, che rappresenta un aspetto di transizione tra la pittura accademica e quella libera dei pittori nuovi. Tra questi sono da ricordare L. De Winne (1821-1880), J. e A. Stevens, H. Boulenger (1837-1874), L. Dubois (che diresse la rivista L'art libre sorta nel 1871); nonché l'acquafortista F. Rops e lo scultore C. Meunier, che parteciparono anche nel 1883 al gruppo di artisti più giovani della “Société des Vingt” (trasformatasi nel 1893 in “Libre Esthétique”) che raggruppava orientamenti diversi ispirati alle correnti degli impressionisti, puntinisti e ad altre tendenze dell'arte francese. Ne fecero parte anche J. Ensor, F. Khnopff e Th. van Rysselberghe, che sullo scorcio del secolo costituirono le personalità di punta per il maturarsi di quella rigogliosa stagione artistica che fu il simbolismo, attraverso il quale il Belgio si pose tra le forze più vive della cultura europea. Non vanno dimenticati in questo senso i contributi dello scultore G. Minne e del pittore J. Toorop. Sensibile interprete di quest'epoca fu V. Horta, che con le sue architetture della Maison Tassel (1892-93) e dell'Hôtel Solvay (1895-1900) gettò le fondamenta dell'Art Nouveau, anticipandone forme e motivi, assieme alla stessa ricerca di sintesi tra funzione e ornamento che sarà poi perseguita da H. van de Velde e da P. Hankar, con i quali si sviluppò l'architettura razionale. Nelle correnti dell'espressionismo belga risaltano la vigorosa pittura di C. Permeke e quella di G. de Smet e di F. van der Berghe (mentre al fauvismo appartiene R. Wouters). Con altra vitalità di fermenti l'espressionismo ritornò nel secondo dopoguerra col gruppo internazionale “Cobra”, la cui ricerca si muove nell'ambito degli impulsi dell'inconscio con una figurazione favolosa (Corneille, M. Wijckaert e P. Alechinsky). Un posto a sé negli sviluppi del surrealismo occupa l'opera di R. Magritte e di P. Delvaux. Nelle correnti dell'astrattismo vanno ricordati V. Servrancks, R. Ubac, V. Gentils. A partire dagli anni Settanta la corrente affermatasi con maggiore originalità è stata quella dell'iperrealismo, svolta dagli artisti belgi (A. De Clerck, R. Nellens, ecc.) con una particolare accentuazione surrealista. Nella seconda metà del sec. scorso la città di Bruxelles si è inoltre arricchita di nuovi palazzi, parchi e architetture prima in occasione dell'Esposizione Universale del 1958 (Palazzo del Centenario, Atomium), e poi dell'elezione a capitale dell'Unione Europea (Palazzo del Parlamento Europeo, in ferro e acciaio, terminato nel 1997). Per quanto riguarda le arti figurative più moderne, è inoltre doveroso ricordare la tradizione fumettistica belga. Alfiere del fumetto nazionale è indubbiamente Georges Rémi, in arte Hergé, celebre creatore dell'acuto investigatore Tin Tin; origini belga vantano pure i Puffi, Spirou e Lucky Luke.

Cultura: teatro

Comune ai due gruppi etnici del Paese è, con le inevitabili varianti, una robusta tradizione di teatro popolare, le cui origini risalgono al Medioevo e le cui manifestazioni, in coincidenza con feste religiose, affiancano cortei di fedeli in appositi costumi alla rappresentazione di testi sovente antichissimi, come il Jeu de Saint-Evermar di Russon, che si ripete ininterrottamente ogni 1º maggio dal 969, o la famosa processione del Santo Sangue di Bruges. Diffuso in tutto il Belgio è anche il teatro dei fantocci, marionette o burattini, con repertori che vanno dal dramma sacro alla fiaba e dal romanzo cavalleresco alla narrativa d'appendice e con protagonisti comici, diversi per ogni località, che si esprimono nel dialetto del posto. Per quanto concerne il teatro colto, nelle province vallone le consuete forme del dramma medievale, sacro e profano, sfociarono nelle elaborate sacre rappresentazioni allestite alla corte dei duchi di Borgogna. Dal Seicento invece, fino alla rinascita drammatica del sec. XIX, fecero teatro solo le compagnie francesi in tournée o gli allievi dei collegi dei gesuiti: la Vallonia resta tuttavia, pur sviluppando anche un repertorio autonomo, tributaria della Francia, fornendo quadri e ricevendo opere e compagnie. A Parigi, per esempio, trovarono la loro consacrazione autori belgi come M. Maeterlinck, F. Crommelynck, M. de Ghelderode e F. Marceau e registi come R. Rouleau. Bruxelles, tuttavia, dispone dal 1782 di un teatro di prosa permanente, il Théâtre Royal du Parc, e dal 1945 è sede di un Teatro Nazionale, fondato da Jacques Huysmans. Nella regione fiamminga il teatro ebbe carattere edificante e didascalico fino al sec. XVI, con spettacoli presentati dalle Camere di Retorica, centri di attività letteraria e drammatica. Soltanto con il distacco dall'Olanda sorsero i primi teatri permanenti (a Gand nel 1847, ad Anversa nel 1853). Importante fu però soprattutto l'attività del Teatro Popolare Fiammingo, fondato nel 1919 da J. de Gruyter, che presentò notevoli messinscene del repertorio contemporaneo. La situazione rimase più o meno immutata sino alla fine degli anni Sessanta. Poi iniziò anche qui la contestazione del teatro ufficiale, rivolta contro la sclerosi delle principali istituzioni e la banalità dei repertori delle compagnie commerciali. Particolarmente significativo fu l'operato del gruppo Nuova Scena Internazionale, fondato nel 1973 ad Anversa, che, seguendo la lezione di Dario Fo, presentò in tendoni da circo spettacoli politicamente impegnati ma realizzati secondo tecniche della commedia dell'arte. Si devono infine ricordare, negli anni Ottanta, gli esperimenti di Jan Fabre, un artista visivo che agisce nell'ambito del teatro d'avanguardia.

Cultura: cinema

Belga fu uno dei pionieri del cinema, J. A. F. Plateau, inventore del fenachistoscopio nel 1832, e belgi di nascita furono diversi cineasti e attori noti che passarono però a lavorare in Francia. Contemporaneamente molti francesi lavorarono in Belgio, a partire da Alfred Machin, che vi girò Maudite soit la guerre nel 1913. Una cultura cinematografica nazionale fiorì negli anni Trenta grazie alla scuola “visuale” e documentaria di cineasti come Henri Storck e Charles Dekeukeleire, André Cauvin e Paul Haesaerts: il primo specialista del film di montaggio, gli altri del film sull'arte. Il gruppo agì al di fuori delle suggestioni commerciali, per un cinema puro, in certo senso aristocratico, di grande pregio formale, più volte premiato in festival internazionali (talora ospitati anche in patria). Storck giunse al lungometraggio a soggetto soltanto nel 1951, con Le banquet des fraudeurs, sceneggiato da Charles Spaak e interpretato da Françoise Rosay, entrambi belgi. Più recente la rivelazione, con L'homme au crâne rasé (1966), di André Delvaux, successivamente regista di Un soir, un train (Una sera... un treno, 1968) e di Rendez-vous à Bray (1971), di Belle (1973), di Benvenuta (1983) e de L'Œuvre au noir (L'opera al nero, 1988), tutti legati a temi esistenziali, ambiguamente surrealisti e fantastici. In questo campo si pone anche Harry Kümel (Monsieur Hawarden, 1968; Malpertuis, 1972), mentre nel settore del film sociale si sono distinti Benoît Lamy con Home Sweet Home (1973), su un ospizio per vecchi e la loro rivolta, e Marian Handwerker con La cage-aux-ours (1974). Ma, dopo Delvaux, la personalità più forte è quella di Chantal Akerman, legata allo sperimentalismo americano underground e alfiere in patria di un cinema "al femminile" provocatorio quanto intenso (Je tu il elle, 1974; Jeanne Dielman, 23 Quai du Commerce, 1080 Bruxelles, 1975; Golden Eighties, 1985; Histoires d'Amérique, 1988; Un divan à New York (Un divano a New York, 1996). Quanto all'avanguardia d'assalto, attiva negli anni Settanta, si può ricordare il delirante Vase de noces (1974) di Thierry Zeno, un “anarchico religioso” che nel 1979 è tornato alla carica con Des morts, documentario sulle esecuzioni capitali. E per quanto nel Belgio fiorisca un cinema d'animazione dipendente in larga misura dalle mode commerciali, va comunque dato atto della maturità raggiunta nei cortometraggi da artisti quali Raoul Servais (Opération X-70, 1971; Pegasus, 1973), Gérald Frydman (Scarabus, 1971; Agulana, 1975) e Dominique Deruddère (Crazy Love, 1986; Aspetta primavera, Bandini, 1989). Ma è soprattutto negli anni Novanta che la cinematografia belga si impone con nuovi registi sulla scena internazionale. Basti citare Jaco Van Dormael con Toto le héros (1991) e Le huitème jour (L'ottavo giorno, 1996), il trio Rémy Belvaux, André Bonzel e Benoît Poelvoorde autori de C'est arrivé près de chez nous (Il cameraman e l'assassino, 1992), Frank Van Passel, regista del poetico Manneken Pis (Le scarpe d'oro, 1995), e Alain Berliner con il delicato Ma vie en rose (La mia vita in rosa, 1997). La crescente vitalità del cinema belga, comunque, viene confermata dai fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne, che nel 1999 trionfano a Cannes con Rosetta (1999), opera insignita della Palma d'Oro. Tra gli attori belgi noti a livello internazionale occorre citare Jean-Claude Ven Damme. 

Cultura: musica

L'età aurea della musica in Belgio coincise con la fioritura della cosiddetta scuola fiamminga (1400-1550 ca.), che interessò una vasta unità storica comprendente anche l'Olanda e alcune parti della Francia settentrionale (Paesi Bassi). Quando tale unità si spezzò, in seguito alla conquista dell'indipendenza dalla Spagna (1579) da parte della Repubblica delle Province Unite (l'Olanda attuale), nei Paesi Bassi meridionale, rimasti sotto il dominio spagnolo, la vita musicale risentì della più generale decadenza politica ed economica. Essa rimase tuttavia intensa, sia nel campo della musica vocale sacra, dove predominarono ancora il repertorio e lo stile della grande scuola fiamminga fin verso la metà del sec. XVII (mentre si facevano sempre più sensibili gli influssi italiani e francesi), sia nel campo della musica strumentale, che ricevette nuovo impulso dall'immigrazione di compositori inglesi (in particolare J. Bull e P. Philips), costretti dalle persecuzioni contro i cattolici a lasciare il proprio Paese. Tra i più significativi autori di musiche per organo o clavicembalo furono P. Cornet, C. Guillet, A. Van den Kerckhoven. Anche nel sec. XVIII fiorì un'importante scuola clavicembalistica, molto influenzata da quella francese, con J. B. Loeillet, J. H. Fiocco e C. J. Van Helmont, autori anche di altra significativa musica strumentale. Alla tradizione musicale francese si ricollegarono anche i melodrammi di A. M. Grétry. Il legame con la Francia restò uno degli aspetti fondamentali della musica belga anche dopo il riconoscimento dell'indipendenza del Paese (1830), almeno per quanto riguarda i compositori valloni. Grazie a H. Vieuxtemps si formò a Liegi una scuola violinistica, poi continuata da E. Ysaÿe, e nella stessa città nacque C. Franck, la cui influenza sulla musica francese della fine del sec. XIX fu di notevole rilievo. Tra i suoi allievi fu G. Lekeu, prematuramente scomparso. Nel corso del sec. XIX sorse anche una scuola nazionale fiamminga, a opera di P. Benoit, che intendeva assumere un'intonazione popolare con le cantate di grande mole, caratterizzate da una robusta vena melodica e da un vigoroso realismo. Tale scuola, che opponeva al gusto dei Valloni, prevalentemente rivolto alla musica strumentale, una predilezione per il grande affresco corale delle cantate spesso a soggetto storico, fu proseguita da J. Blockx, E. Tinel e altri, fino quasi agli anni della seconda guerra mondiale. Solo la più giovane generazione fiamminga ha ripreso i contatti con le avanguardie europee. Tra i compositori belgi del sec. XIX vanno ricordati soprattutto J. Absil (1893-1974) e H. Pousseur (n. 1929), che è stato tra i protagonisti della Neue Musik negli anni di Darmstadt (avanguardia). Nel campo della storiografia musicale vanno ricordati alcuni insigni studiosi: F.-J. Fétis, F. A. Gevaert e C.-E.-H. de Coussemaker nel sec. XIX; C.-J.-E. van den Borren e Suzanne Clercx nel sec. XX. Tra i talenti più recenti si ricordano il compositore di musica elettronica Stromae e la cantante pop Lara Fabian. 

Bibliografia

Per la geografia

G. Sartoni, L'emigrazione italiana in Belgio. Studio storico e sociologico, Roma, 1962; P. George, R. Severin, Belgique, Pays-Bas, Luxembourg, Parigi, 1967; Autori Vari, Das Bild unserer Welt, Stoccarda-Monaco, 1989.

Per la preistoria

E. Saccasyn Della Santa, La Belgique préhistorique, Bruxelles, 1946; D. De Sonneville-Bordes, Le paléolithique supérieur en Belgique - L'Anthropologie, Parigi, 1961.

Per la storia

H. Pirenne, Histoire de Belgique, 7 voll., Bruxelles, 1902-32; J. Dhondt, Histoire de la Belgique, Parigi, 1963; A. Belanger, Belgique. Wallons et Flamands, Lovanio, 1982.

Per le lingue

F. Périn, La Belgique au défi: Flamands et Wallons à la recherche d'un Ètat, Huy, 1962.

Per la letteratura

A. Mor, J. Weisgerber, Storia delle letterature del Belgio, Milano, 1958; A. Jans, Lettres vivantes. Deux générations d'écrivains français en Belgique (1945-1975), Bruxelles, 1975; Autori Vari, Regards sur les lettres françaises de Belgique, Bruxelles, 1976; R. Frick, M. Joiret, La poésie française de Belgique de 1880 à nos jours, Parigi-Bruxelles, 1977; M. Otten, Etudes de littérature française en Belgique, Bruxelles, 1978; M. T. Puleio, Realités magiques dans la nouvelle belge, Cagliari, 1988.

Per l'arte

C. Sterling, La peinture flamande. Rubens et son temps, Parigi, 1936; R. De Maeyer, De Romeinsche villa's in België, Antwerpen, 1937; J. Helbeig, De Glasschilderkunst in België, 2 voll., Anversa, 1943; S. Brigode, Les églises gotiques de Belgique, Bruxelles, 1944; P. Bautier, La peinture en Belgique au XVIIIe siècle, Bruxelles, 1945; E. Panofsky, Early Netherlandish Painting, Cambridge, 1953; P. Fierens, L'art en Belgique du Moyen-Age à nos jours, Bruxelles, 1957; M. Dacky (a cura di), Magritte e il surrealismo in Belgio, Roma, 1982.

Per il cinema

C. Vincent, Paesi del Nord-Europa, in “Venti anni di cinema a Venezia”, Roma, 1952; P. Davay, Petite planète du cinéma: Belgique, in “Cinéma 67”, 119, Parigi, 1967.

Per la musica

E. Closson, Ch. van den Borren e altri, La musique en Belgique du Moyen-Age à nos jours, Bruxelles, 1950; R. Wangermee, La musique belge contemporaine, Bruxelles, 1959; A. Bassi, Cesar Frank, Pordenone, 1988.

Per il teatro

L. André, Le théâtre contemporain de Belgique, Bruxelles, 1969; R. Kalisky, J. Louvet, J. Sigrid, Teatro belga contemporaneo, Genova, 1984.

Per il folclore

E. Peters, Folklore en Belgique, Bruxelles, 1950; idem, Connaissez-vous la Belgique?, Bruxelles, 1953; C. Leirens, Belgian Folklore, New York, 1958.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora