Lessico

(toscano àngiolo; ant. àgnolo), sm. [sec. XIII; dal greco ángelos, messaggero, tramite il latino cristiano angĕlus].

1) Essere sovraterreno, creatura incorporea fungente da intermediario tra Dio e l'uomo, rappresentato generalmente in figura di bellissimo giovane alato: pane, mensa degli angeli, l'Eucarestia; lunedì dell'angelo: lunedì che segue la Pasqua, popolarmente denominato Pasquetta e festeggiato secondo la tradizione con colazioni all'aperto in campagna; l'angelo del male, delle tenebre, il diavolo. Fig.: discutere sul sesso degli angeli, perdersi in discussioni inutili. Angelo custode, secondo la dottrina cristiana, quello incaricato da Dio di vegliare su ciascun uomo; fig., protettore, frequentatore assiduo; iron., carceriere, poliziotto: il ladro apparve ammanettato tra due angeli custodi. Fig., persona dotata di virtù fisiche o morali d'eccezione, al limite del soprannaturale: un viso d'angelo; un angelo di dedizione; mia madre è un angelo; suonare, cantare come un angelo, con bravura inarrivabile; frequente anche il dim. angiolétto, specialmente riferito a bambini bellissimi o buonissimi. § È noto come angelo bell'angelo un gioco infantile in cui i bambini si dispongono in fila indiana, meno due (l'angelo e il diavolo), posti di fronte alla fila a una certa distanza. L'angelo dice al primo bambino: “angelo, bell'angelo, vieni da me!”. Il bambino risponde: “Non posso. C'è il diavolo che mi tenta”. E l'angelo: “Spicca il volo e vieni da me”. Il bambino corre verso l'angelo inseguito dal diavolo. Alla fine del gioco tutti coloro che sono stati fatti prigionieri devono fare una penitenza per essere liberati.

2) Antico proiettile navale, formato da due mezze palle collegate da una sbarra o da una catena, che si scagliava contro le alberature delle navi nemiche.

3) In numismatica, moneta d'oro così denominata perché recante su una delle facce l'immagine dell'arcangelo Michele. Fu coniata per la prima volta da Filippo VI di Francia nel 1341 (ange d'or), in oro puro, in origine del peso di 7,42 g e uguale a 75 soldi tornesi; successivamente fu ridotta di peso e di valore. Con il nome di angeli si designano anche una moneta d'oro di 2,32 g coniata da Enrico VI d'Inghilterra in Francia (angelot) e una moneta d'oro coniata in Inghilterra dal 1470 ca., che ebbe grande diffusione da Enrico VIII a Elisabetta.

4) Nel gioco dei tarocchi, una delle 22 figure che fanno parte degli “arcani maggiori” o “trionfi”.

Storia delle religioni

Gli angeli ricorrono nelle diverse religioni (assiro-babilonese, iranica, greco-romana, giudaica, cristiana), ma il loro modulo ideologico dottrinario si è formato durante il Medioevo cristiano; di conseguenza gli elementi specifici di altre culture religiose rivelano l'influenza esercitata sull'angelologia cristiana. In particolare gli elementi che emergono da questo confronto sono: l'esistenza di un fondo mitologico, in cui si muovono creature intermedie fra il divino e l'umano (antropomorfizzate o teriomorfizzate) con funzioni di messi divini o di membri della corte di specifiche divinità; l'esistenza di un fondo mitologico, con tendenze a personificare le anime dei morti o alla personificazione d'istinti, impulsi, sentimenti nelle figure di spiriti custodi, di dáimones; l'assorbimento di questi elementi mitologici nelle religioni monoteistiche, riducendoli, attraverso demitizzazioni e spersonificazioni, a epifanie o a funzioni del dio unico. Nella religione assiro-babilonese molti dei hanno al loro servizio dei sukkal da inviare presso gli uomini: Anu ha come sukkal la moglie Ninshubur e una lunga schiera di figli e figlie; Ilbaba ha come messaggero Papsukkal; Nabû è il sukkal di tutti gli dei; Nusku è “il sublime messaggero di Bêl”. In tutti questi casi il sukkal è messaggero, ministro e membro di una corte celeste. Esiste anche l'angelo protettore di singoli individui, visto però sotto il profilo di “dio protettore”, che segue l'uomo dalla nascita e lo abbandona quando pecca. Pure presenti sono i kuribu (spiriti protettori), posti a protezione delle case e dei templi e rappresentati con le ali e le mani alzate in preghiera, come i cherubini della religione ebraica. Nella religione iranica si trovano gli Ameša Spenta, che, secondo alcune ipotesi (G. Dumézil e G. Widengren), sarebbero “il residuo evidente di una religione delle funzioni”. In realtà gli Ameša Spenta si collocano in posizione intermedia fra le emanazioni di Ahura Mazdā e le personificazioni mitiche, oggetto di culti peculiari; da un lato essi corrispondono a spiriti o geni benefici, che presiedono agli elementi buoni della natura (acqua, luce, fuoco); dall'altro sono presentati come ipostasi o manifestazioni della divinità. Nel mazdeismo posteriore molte divinità antiche diventano yazata (adorabile, venerabile), collocati su una scala gerarchica, che si accomuna sensibilmente alla gnosi e al tardo giudaismo. Nella mitologia greco-romana il dáimon impersonifica frequentemente le forze oscure, che ostacolano l'uomo nella sua piena affermazione. Figura ambigua, il dáimon presenta tuttavia alcuni aspetti che lo avvicinano all'angelologia cristiana: in Omero è frequente l'analogia fra dáimon e theòs, obbedendo alla tendenza di divinizzazione delle forze demoniache, con esclusione del valore di potenza malefica. Più tardi i dáimones diventano: antenati divinizzati, protettori degli uomini; esseri semidivini o divini, intermediari fra gli dei e gli uomini (per esempio Fetonte, custode del santuario di Afrodite); energie personificate, agenti nell'intimo dell'uomo come angeli custodi. Questi elementi comuni al tipo dell'angelologia ebraica facevano ipotizzare a Filone un'identificazione fra dáimones e angeli del Pentateuco. Nella Bibbia gli angeli obbediscono ancora allo schema assiro-babilonese, continuato nelle religioni semitiche di Canaan, e formano la corte celeste di Yahwèh, suoi messaggeri presso gli uomini, antropomorfizzati e come tali nettamente distinti da Yahwèh (Esodo 33); talora invece gli angeli s'identificano con Yahwèh fino quasi a diventare sue ipostasi o manifestazioni (Genesi 16, 7); gli angeli sono anche manifestazione della potenza distruttrice e punitrice di Yahwèh (Esodo 12, 23); gli angeli sono membri della corte di Yahwèh (Esodo 25, 18 e seguenti). I due tipi fondamentali di figure angeliche, personificazioni individuali e ipostasi di Yahwèh, hanno portato la critica moderna a ipotizzare che Yahwèh, manifestandosi all'uomo, usi un intermediario sensibile, il mal'ākh o angelo, e che, in un'evoluzione posteriore, intensificandosi la trascendenza di Yahwèh, l'angelo sia diventato l'intermediario normale dei contatti con l'uomo. Nell'islamismo l'angelologia è il frutto della confluenza di diversi strati mitologici: mitologia preislamica beduina dei ginn; sostrato giudaico-cristiano, sensibilmente elaborato e travisato dalle dottrine gnostiche e dai testi apocrifi. § La dottrina cattolica definisce gli angeli creature spirituali, fornite d'intelligenza, di libertà, d'immortalità. In essa è continuata, con maggiore sobrietà, la credenza espressa nella Bibbia sugli angeli come membri della corte di Dio e suoi messaggeri verso gli uomini. Il Nuovo Testamento usa sull'argomento lo stesso linguaggio vetero-testamentario, ma sottolinea la funzione angelica nella rivelazione di Gesù Cristo e nell'opera di salvezza, assurgendo a un'alta significazione simbolica nell'Apocalisse. § Fuori del cattolicesimo diedero grande sviluppo all'angelologia Filone e gli gnostici in generale, gli scritti apocrifi dei pensatori ebraici. Il protestantesimo tende a evitare ogni definizione e speculazione sull'argomento. In campo filosofico hanno ammesso l'esistenza degli angeli Talete, Eraclito, Democrito, Platone e Aristotele.

Iconografia

La prima figurazione di un angelo, come un giovane in costume iranico, compare nella sinagoga di Dûra Europos (sec. III), mentre la prima rappresentazione nell'iconografia cristiana occidentale è in corrispondenza col significato del nome nell'affresco dell'Annunciazione nelle catacombe di Priscilla a Roma (inizio sec. III). In esso viene definito il tipo fondamentale della figura giovanile con tunica e pallio, privo ancora di nimbo, ali e attributi. Tra il sec. IV e V si aggiunge l'angelo con nimbo e ali, derivato dal tipo classico delle Vittorie (mosaici di S. Maria Maggiore in Roma). Dal sec. V, seguendo lo schema dato dal De coelesti hierarchia dello Pseudo-Dionigi, si costituisce la tipologia delle gerarchie angeliche. Dal Trecento in poi gli angeli sono sempre più frequenti nelle sacre figurazioni, e si fissano iconografie particolari (l'arcangelo Michele in armatura e con la spada, spesso in atto di pesare le anime; Gabriele nell'Annunciazione col bastone del messaggero o il ramo d'ulivo, ecc.). Nel Cinquecento appare un nuovo tipo di angelo: il putto alato, ricordo degli amorini pagani, che si riduce poi a una semplice testina alata, usata frequentemente nel barocco come elemento decorativo.

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