La crisi dell'Impero Romano e l'affermarsi del Cristianesimo

L'Impero di Costantino e la diffusione del Cristianesimo

Dopo l'abdicazione di Diocleziano e Massimiano sembrò funzionare il meccanismo della tetrarchia: i due Cesari divennero Augusti e nominarono altri due Cesari. Alla morte di Costanzo Cloro si scatenò la lotta alla successione. Tra tutti i pretendenti prevalsero in Occidente il figlio di Costanzo Cloro, Costantino (che sconfisse il rivale Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio a Roma nel 312) e in Oriente Licinio (nominato da Diocleziano, intervenuto per calmare i contrasti). Nel 313 i due imperatori, incontratisi a Milano, emanarono un Editto, con il quale concedevano libertà di culto ai cristiani e promulgavano leggi in loro favore. Quando Licinio prese a perseguitare di nuovo i cristiani, Costantino gli mosse guerra e nel 324, sconfittolo, divenne unico imperatore e trasferì la capitale a Bisanzio, chiamandola Costantinopoli. Rese quindi più efficiente l'esercito e ampliò l'apparato burocratico; inoltre la figura dell'imperatore fu definitivamente assimilata a quella del sovrano assoluto di stampo orientale, circondato da un'aura sacrale. Dopo aver sconfitto i Goti nel 332, Costantino morì nel 337 mentre si preparava ad affrontare i Persiani. Nei confronti del Cristianesimo egli aveva adottato una politica sempre più favorevole, arrivando a esortare i sudditi orientali ad abbracciare questa religione e affidando ai cristiani incarichi nell'esercito e nella pubblica amministrazione.