Lessico

sm. [sec. XIII; latino Adām, dall'ebraico ādām, uomo].

1) Il primo uomo, il capostipite del genere umano: figlio, seme d'Adamo, l'uomo; il vecchio Adamo, l'uomo che, in seguito al peccato originale, è incline al male; Nuovo Adamo, il Cristo; peccato di Adamo, di superbia; da Adamo in poi, da sempre, fin dai tempi antichi.

2) In anatomia umana: pomo d'Adamo, rilievo della regione centrale del collo, di forma carenata e della dimensione d'una piccola noce, dovuto alla prominenza della cartilagine tiroidea della laringe. È più evidente nell'uomo che nella donna.

Il racconto biblico

Secondo il racconto biblico della Genesi (1, 26-4, 1) è il primo uomo creato da Dio (hāwāh), colui che con Eva ha dato origine al genere umano . Formato di terra e vivificato dal soffio creatore di Dio, Adamo costituisce il momento culminante della creazione, per cui il nuovo cosmo è l'abitazione preparata per lui, il regno dove egli potrà governare alla sola condizione di mantenere l'ordine stabilitovi da Dio. Fatto a “immagine di Dio”, ha la piena libertà di godere di ogni bene; unica limitazione è il divieto di gustare i frutti dell'albero della scienza del bene e del male. Ma Satana lo tenta sotto forma di serpente ed egli cede alla presunzione di diventare simile a Dio. Adamo viene quindi punito da Dio e ridotto alla sua vera statura d'uomo e d'ora in poi si scontrerà in una lotta quotidiana con la fatica, il dolore, la morte (Genesi 3, 14-19). Il racconto genesiaco ha interessanti riscontri in antichissime tradizioni precedenti e contemporanee e sarà ripreso anche dal Corano. Nel Nuovo Testamento, e specialmente in San Paolo, Adamo diventa “figura di Colui che doveva venire” (Lettera ai Romani 5, 14), cioè del Cristo, ma su due piani diametralmente opposti, perché “in Adamo tutti gli uomini muoiono; in Cristo tutti saranno vivificati” (I Corinti 15, 22). Per la teologia cattolica Adamo è alla base di alcune verità di fede: con Adamo, creato dalla polvere della terra, l'uomo entra a far parte della storia naturale; l'uomo deriva da un'unica coppia originaria (monogenismo); i doni preternaturali non erano dovuti ad Adamo, perché non pertinenti alla sua natura umana; quindi Dio, togliendoglieli dopo la sua disobbedienza, non gli ha tolto nulla di quello che competeva alla sua natura; il peccato originale consiste proprio, come pena, nella privazione di questi doni e quindi i discendenti di Adamo partecipano del peccato del loro progenitore solo in quanto sono privi di questi doni, ma non ne portano una responsabilità personale; la riunione dell'uomo a Dio può essere riconquistata dall'uomo attraverso l'opera salvifica del Cristo.

L'iconografia

Durante il Medioevo le figure di Adamo ed Eva sono rappresentate frequentemente, talvolta isolate, più spesso negli episodi della Genesi. I soggetti non hanno un tipo iconografico fisso, per cui gli artisti possono raffigurarli liberamente. I vari episodi e le figure stesse di Adamo ed Eva erano interpretati generalmente in relazione a episodi dei Vangeli (il matrimonio di Adamo ed Eva prefigura l'unione di Cristo con la Chiesa; la tentazione si contrappone all'Annunciazione, la cacciata, fra l'altro, si contrappone al perdono al buon ladrone; Adamo è una delle prefigurazioni del Cristo ed Eva della Vergine, quando non le viene invece contrapposta, come colei che ha introdotto il peccato nel mondo, ecc.). Le raffigurazioni altomedievali sono soprattutto scultoree: sarcofago di Giunio Basso (Grotte Vaticane), rilievi di Wiligelmo sulla facciata del duomo di Modena. Gli episodi del peccato e della cacciata dei progenitori dall'Eden compaiono in tutte le cosmogonie rinascimentali (affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina) o ritornano in raffigurazioni isolate che rappresentano spesso la possibilità per l'artista di introdurre il nudo nell'arte religiosa: affreschi di Masolino e Masaccio nella Cappella Brancacci del Carmine (Firenze), incisioni di A. Dürer. Sono numerose pure le raffigurazioni di Adamo ed Eva nell'arte fiamminga (Rubens: La Cacciata, chiesa dei Gesuiti ad Anversa).

Teatro

I personaggi di Adamo ed Eva ispirarono anche numerosi drammaturghi. Rievocato come peccatore nei misteri medievali, Adamo è il protagonista di una sacra rappresentazione secentesca di G. B. Andreini (Adamo, 1613), che forse offrì a John Milton l'ispirazione per il poema Il Paradiso perduto (1663), del dramma preromantico di F. KlopstockLa morte di Adamo (1757) e del pessimistico dramma dell'ungherese Imre MadáchLa tragedia dell'uomo (1860). Alla stessa figura è assegnato un ruolo fondamentale nel Caino di G. Byron (1821).

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