Giròlamo o Geròlamo

Indice

Biografia

Santo, dottore della Chiesa latina (Stridone, Istria, ca. 347-Betlemme, Palestina, 419 o 420). Studiò a Roma sotto la guida di E. Donato, approfondendo gran parte dello scibile di allora e ricevendo il battesimo. Dopo un breve periodo a Treviri per trascrivere le opere di autori cristiani, sentendo l'impulso verso la vita monastica si ritirò nel deserto della Calcide presso Antiochia e si applicò allo studio dell'ebraico. Fu poi a Berea e a Costantinopoli, dove continuò lo studio delle Sacre Scritture. Nel 382 andò con San Paolino a Roma e fu segretario di papa Damaso, ma continuò la sua opera di divulgazione della vita monastica e si cimentò con i primi lavori biblici, curando la revisione della traduzione latina dei Vangeli. Fatto oggetto di calunnie alla morte di papa Damaso, si ritirò definitivamente a Betlemme, dedicandosi alla costruzione di monasteri e alla corrispondenza con gli ecclesiastici più illustri del suo tempo, fra cui Sant'Agostino. Festa il 30 settembre.

Opere letterarie

Girolamo è, tra i padri della Chiesa, quello più legato alla tradizione classica per spirito e cultura. Anzi la letteratura profana e quella religiosa furono due diverse attrattive del suo animo inquieto e combattivo (celebre la sua disputa con Sant'Agostino a proposito delle versioni delle Sacre Scritture). Immensa l'orma da lui lasciata negli studi cristiani, ma anche, per alcuni suoi lavori, negli studi profani. Sue opere principali sono: la traduzione e continuazione fino al 381 della Chronica di Eusebio di Cesarea, testo tuttora fondamentale per stabilire la cronologia antica, anche letteraria; De viris illustribus, composto da brevi biografie di 135 scrittori cristiani, compreso lo stesso Girolamo , e modellato sull'omonima raccolta di Svetonio; varie Vite di monaci, assai belle per il tono favoloso e la delicata poesia che le pervade; la revisione delle antiche versioni latine del Nuovo Testamento e la traduzione di tutto l'Antico Testamento dall'ebraico in latino (l'edizione Vulgata delle Sacre Scritture, dichiarata “autentica” dal Concilio di Trento e adottata ufficialmente dalla Chiesa); numerosissime opere esegetiche sui libri dei Profeti, sui Salmi, sul Vangelo di Matteo, su 4 lettere di San Paolo; altre opere di violentissima polemica contro gli avversari (Adversus Helvidium, Adversus Iovinianum, Contra Vigilantium, Contra Ioannem, Apologia adversus Rufinum, Contra Pelagianos); omelie e un epistolario di 150 interessantissime lettere, in cui si riflettono il carattere impetuoso ma anche generoso del santo e gli avvenimenti drammatici di quegli anni, come il sacco di Roma da parte di Alarico, nel 410. Lo stile di Girolamo è di grande eleganza e ispirato a quello che egli riconosceva come il proprio modello: Cicerone; Girolamo fu anzi detto il “Cicerone cristiano”.

Iconografia

Nelle rappresentazioni artistiche più antiche il santo appare giovane e imberbe (Roma, mosaico di S. Clemente, sec. XII). Successivamente subentrò il tipo del vegliardo, spesso con lunga barba, che fu molto raramente abbandonato sia nelle raffigurazioni di San Girolamo nel deserto (Cosmè Tura, Londra, National Gallery; Leonardo, Pinacoteca Vaticana; L. Lotto, Parigi, Louvre; Tiziano, Milano, Brera; P. P. Rubens, Dresda, Gemäldegalerie; A. van Dyck, Dresda, Gemäldegalerie), sia in quelle dove il santo è nella sua cella piena di libri, intento a studiare (V. Carpaccio, Venezia, S. Giorgio degli Schiavoni; A. da Messina, Londra, National Gallery; L. Cranach, Museo di Darmstadt). Accucciato ai suoi piedi, nel deserto o nella cella, compare spessissimo il leone a cui il santo avrebbe tolto una spina dal piede, altro episodio rappresentato da vari artisti, fra cui Giovanni Bellini (Birmingham, Barber Institute) e Colantonio (Napoli, Galleria Nazionale di Capodimonte). San Girolamo è sovente raffigurato anche con la porpora cardinalizia (P. Berruguete), spesso insieme agli altri dottori della Chiesa. Tra le opere di scultura si ricordano la statuetta in terracotta del Verrocchio (Londra, Victoria and Albert Museum), le statue del Bernini (Siena, Cappella Chigi) e di A. Vittoria (Venezia, S. Maria Gloriosa dei Frari).

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