capoluogo dell'omonima Città Metropolitana e della regione Piemonte, 239 m s.m., 130,01 km², 848.196 ab. secondo una stima del 2021 (torinesi), patrono: san Giovanni Battista (24 giugno).

Generalità

La città si estende prevalentemente sulla sponda sinistra del Po, nella piana debolmente inclinata formata dai sedimenti portati dalla Dora Riparia, che qui confluisce nel Po (mentre a N e S la città è delimitata da altri due corsi d'acqua, la Stura di Lanzo e il torrente Sangone). Sorta nel punto in cui la Pianura Padana si restringe fra le Alpi e le colline del Po, allo sbocco della valle di Susa, storico passaggio verso la Francia, divenne nel sec. XVI la capitale dei Savoia e nell'Ottocento la seconda città industriale d'Italia. L'origine della sua importanza storica ed economica è dovuta alla sua posizione geografica alla convergenza di alcune fra le più importanti vie di comunicazione provenienti da valichi alpini assai frequentati, alla sua funzione di capitale dei Savoia e alle sue attività industriali. L'abitato si distingue per l'aspetto geometrico del suo tracciato urbanistico con lunghissimi ampi viali, spesso alberati, che si intersecano ad angolo retto, per le lunghe suggestive sequenze dei portici, per l'aspetto barocco e ottocentesco dei suoi edifici. La costruzione delle autostrade per Savona, Piacenza, Genova, Milano e Aosta e l'apertura delle gallerie stradali del Monte Bianco, del Gran San Bernardo e del Fréjus hanno migliorato sensibilmente l'accessibilità del capoluogo piemontese, che andrà a incrementarsi ancora con il completamento delle ferrovie ad alta velocità per Milano e Lione-Parigi. Come traffico passeggeri, l'aeroporto di Torino-Caselle si colloca soltanto al nono posto in Italia, risentendo della concorrenza dei vicini scali milanesi. La città è sede universitaria e vescovile.

Urbanistica

Come molte altre città di fondazione romana, Torino conserva nel nucleo centrale l'ordinata struttura a scacchiera, tipica degli accampamenti militari, con il decumano corrispondente all'odierna via Garibaldi. Una porta della cinta muraria romana è tuttora conservata (porta Palatina). A differenza che in altre città italiane, dove lo sviluppo al di fuori della cinta romana si è svolto secondo assi radiali oppure in modo disordinato, a Torino tutte le espansioni successive hanno prolungato la maglia viaria ortogonale, cosicché oggi la città si presenta come un grande ordinato reticolato. Questa peculiarità è dovuta al fatto che Torino, prima che Emanuele Filiberto di Savoia vi trasferisse da Chambéry la capitale del ducato (1563), era una città di non grande importanza, rimasta contenuta nella cerchia delle mura romane. Quando nel sec. XVII la città prese a espandersi, si era ormai nell'epoca degli interventi pianificati: il forte potere centrale dei Savoia poté imporre, anche per motivi di prestigio, che la città si sviluppasse secondo un modello ispirato a quello romano. Nel Seicento e nel Settecento si ebbero così tre grandi interventi di espansione pianificata, diretti dai maggiori architetti dell'epoca; il primo fra il 1630 e il 1637, realizzato da Carlo di Castellamonte, con il quale l'abitato si estese verso S; il secondo iniziato nel 1673, dovuto ad Amedeo di Castellamonte, che estese la città verso SE dando origine a un nuovo sistema difensivo; il terzo a opera di Filippo Juvara, che interessò a partire dal 1714 la zona a W dell'antico quadrilatero romano. Ancora agli inizi del sec. XIX la città occupava una superficie relativamente modesta, ma lo smantellamento in età napoleonica delle fortificazioni e l'afflusso di immigrati dalle campagne portarono a un'intensa espansione urbana: sorsero nuovi rioni, che assorbirono alcune borgate esterne, e nuove strade e piazze vennero aperte nel centro. Particolarmente intenso fu lo sviluppo nel periodo dell'industrializzazione postunitaria e poi negli anni del cosiddetto “miracolo economico” (1955-70), quando il generale innalzamento dei consumi consentì all'industria torinese di aumentare notevolmente i suoi volumi produttivi e nella periferia della città e nei comuni vicini sorse una miriade di piccole e medie aziende, mentre la massiccia immigrazione dal Meridione portò la città a estendersi a macchia d'olio, con una crescita edilizia mai prima d'allora conosciuta, fino a saldare Torino con numerosi centri circostanti, quali Venaria Reale, Settimo Torinese, Collegno, Grugliasco, Rivoli, Nichelino e Moncalieri, che costituiscono i principali poli dell'area metropolitana torinese. Mentre le zone periferiche sono caratterizzate da un'edilizia alquanto monotona, la città presenta nelle zone centrali e semicentrali un aspetto piacevole con ampi viali, lunghe e suggestive sequenze di portici, edifici barocchi e ottocenteschi e numerosi parchi che si estendono fino alla collina. Negli anni Ottanta del sec. XX, all'interno di un programma di riqualificazione urbanistica, trovò spazio l'iniziativa di una riutilizzazione del Lingotto di G. Mattè Trucco. Il concorso, indetto nel 1983, fu vinto da R. Piano, e ha offerto alla città la possibilità di una nuova politica di intervento di pianificazione. In occasione delle Olimpiadi invernali del 2006 è stato ristrutturato lo stadio comunale "Vittorio Pozzo", dove si sono svolte le manifestazioni di inagurazione e di chiusura.

Storia

Abitata dai Taurini, popolo costituito da tribù liguri e celtiche, fu conquistata sul finire del sec. III a. C. da Annibale. Passata ai Romani, assunse il nome di Julia Augusta Taurinorum, connotandosi per la sua posizione strategica come centro militare. Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476) fu occupata militarmente dai Bizantini e divenne una delle più importanti diocesi subalpine. Con i Longobardi divenne capitale di ducato (568) e di contea con i Franchi (774). Dopo essere stata governata dai Supponidi, passò agli Arduinici. A metà del sec. X Berengario II d'Ivrea costituì la Marca di Torino (chiamata anche Marca d'Italia), organizzata poi da Arduino Glabrione e ampliata da Manfredi I (975). Il figlio Olderico Manfredi la resse con molta abilità, così come, alla sua morte, la figlia Adelaide. Nel 1091 si scatenò la lotta per la successione tra i conti di Moriana-Savoia, Bonifacio del Vasto, i marchesi di Romagnano e i conti d'Albon. Nel sec. XII si stabilì un sodalizio, che avrebbe dato origine al comune, tra i vescovi e un gruppo di famiglie di origine cittadina, ma sempre sotto la minaccia dei Moriana-Savoia. Con l'arrivo di Federico Barbarossa il vescovo conquistò la supremazia, che perse a favore dei Savoia nel 1168. Le lotte per il controllo del comune continuarono fino al 1251, quando i Savoia ottennero da Federico II il diritto di feudo. Ritrovata l'indipendenza nel 1255 con una violenta rivolta popolare, la città passò poi agli Angioini (1270) e a Guglielmo VII di Monferrato, finché non ritornò ai Savoia (1280), che la ressero stabilmente con la linea degli Acaia fino alla sua estinzione (1418). Torino passò allora ad Amedeo VIII di Savoia, detto il Pacifico, l'ultimo antipapa della storia, che ne fece il centro della sua attività politica e militare al di qua delle Alpi. Occupata dai francesi nel 1536, fu ripresa nel 1562 da Emanuele Filiberto, che la elevò a capitale del ducato. Conferita a Cristina di Francia per la reggenza dello stato, fu assediata ed espugnata dai Savoia (1639), ma tornò effettivamente ai Savoia solo nel 1657. Nel 1706 fu a lungo assediata dai francesi che tuttavia non riuscirono a prenderla per l'arrivo delle truppe ducali di Vittorio Amedeo II e dell'esercito imperiale guidato da Eugenio di Savoia-Soissons. Nel 1713 divenne capitale del Regno di Sardegna, ma, riconquistata dai francesi all'indomani della Rivoluzione, fu unita alla Francia con un governo provvisorio (1798-99). In età napoleonica, dal 1800 al 1814, fu capoluogo del Dipartimento del Po. Tornata ai Savoia nel 1814, divenne, anche per la strategia politica adottata da Carlo Alberto, dapprima il nucleo propulsivo del liberalismo moderato (Vincenzo Gioberti, Cesare Balbo, Massimo D'Azeglio) e in seguito uno dei poli dell'agitazione patriottica italiana, propugnata da gruppi di esuli provenienti dagli altri stati della penisola. Le riforme politiche e sociali e l'opera di rinnovamento di Camillo Benso di Cavour posero le premesse per l'indirizzo del movimento risorgimentale e del processo di unificazione nazionale. Capitale del nuovo Regno d'Italia (1861), perdette tale ruolo in favore di Firenze nel 1865. Si trasformò allora in un importante centro industriale e agli inizi del Novecento vide, insieme allo sviluppo della FIAT, la nascita della Confederazione dell'Industria e di un forte movimento operaio (costituzione della Federazione Impiegati Operai Metallurgici e della Confederazione Italiana dei Lavoratori). Dopo gli scioperi del 1913-14 e le manifestazioni popolari contro la guerra dell'agosto 1917, divenne polo nevralgico delle lotte sociali nel dopoguerra, culminate nell'occupazione delle fabbriche del 1920, che prepararono il terreno (con Antonio Gramsci, Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti) alla nascita del Partito Comunista Italiano. Il fascismo represse duramente l'opposizione operaia con le stragi del dicembre 1922, ma nelle fabbriche continuarono ad agire fino all'inizio degli anni Trenta gruppi clandestini antifascisti. L'opposizione operaia torinese al fascismo sfociò nel marzo 1943 nel grande sciopero che si estese ad altre parti del paese e affrettò la fine del regime. Il movimento comunista e socialista, insieme al Partito d'Azione e a nuclei democratico-cristiani e liberali, fecero di Torino una delle città protagoniste della Resistenza armata contro il nazifascismo. Durante la seconda guerra mondiale fu duramente colpita dai bombardamenti alleati. A guerra conclusa, la città fu amministrata dal 1946 al 1951da una giunta formata dal Partito Comunista Italiano (PCI) e dal Partito Socialista Italiano (PSI). Le elezioni amministrative del 1951 videro lo spostamento dell'elettorato su posizioni centriste. Fino al 1964 la città ebbe infatti una giunta composta dai partiti di centro, guidati dai sindaci democristiani A. Peyron (1951-1962) e C.G. anselmetti (1962-1964). Negli anni Cinquanta, il grande sviluppo industriale garantito dalla presenza della FIAT, ma anche da altre grandi realtà industriali come la RIV, la Venchi Unica e la GFT, fece di Torino un polo di immigrazione, soprattutto dal Veneto e dal Mezzogiorno. Dal 1965 al 1975 Torino ebbe invece giunte di centrosinistra. La forte presenza di immigrati, principalmente operai, fece crescere le tensioni sociali che, sul finire degli anni Sessanta, si sommarono alle proteste del Movimento Studentesco. Le amministrative del 1975 videro l'elezione a sindaco dell'esponente del PCI D. Novelli che, a capo di giunte di sinistra, guidò la città fino al 1984. Le amministrative del 1985 videro la vittoria di una colazione formata da DC, PSI, PSDI, PRI, PLI, e guidata dai socialisti D. cardetti (fino al 1987) e poi M. Magnani Noja. Nella seconda metà degli anni Settanta la città fu attraversata da scioperi e tensioni sociali dovuti alla fine del boom economico e alla crisi economica innescata dallo shock petrolifero. Gli scioperi operai proseguirono anche negli anni Ottanta a seguito di nuovi licenziamenti attuati dalla FIAT, ma ebbero esito fallimentare, anche perchè impiegati e quadri presero le distanze dalle istanze degli operai che dovettero accettare il licenziamento di 23000 persone. Sul finire degli anni Ottanta, la progressiva affermazione del settore terziario, trasformò Torino da città operaia a città improntata al settore dei servizi. Dal 1990 al 1993 la città ha avuto un giunta pentapartito. Le elezioni del 1993 hanno visto la nascita di una giunta di centrosinistra, guidata dall'indipendente V. Castellani, riconfermato nel 1997. Le amministrative del 2001 vedevano di nuovo l'affermazione del centrosinistra con il sindaco S. Chiamparino, riconfermato nel 2006 per un secondo mandato. Nel 2006 le Olipiadi Invernali ospitate da Torino sono state un'occasione di rinnovamento urbanistico della città. Il centrosinistra vinceva anche le elezioni del 2011, che videro l'elezione a sindaco dell'esponente del PD Piero Fassino. Le elezioni del 2016 hanno visto la vittoria di Chiara Appendino, esponente del Movimento Cinque Stelle. Le amministrative del 2021 hanno portato invece alla vittoria di Stefano Lo Russo, esponente del Partito Democratico.

Arte

La città conserva scarse tracce monumentali del periodo precedente alla sua elevazione a capitale del ducato sabaudo (1563). In alcuni punti sono tuttavia visibili resti delle mura romane, sul cui lato N è ben conservata la cosiddetta “porta Palatina”: le due torri poligonali che ne fiancheggiano i passaggi sono collegate da un corpo centrale a due ordini di finestre. Del vicino teatro, riscoperto nel 1899 durante i lavori di costruzione della Manica Nuova di Palazzo Reale, sono visibili pochi resti, tra cui alcuni pilastri. Romanico, di tipo lombardo, è il campanile della Consolata (sec. XI). Gotici, invece, nella chiesa di San Domenico, sono il campanile e gli affreschi dell'interno, opera di Giacomo Jaquerio, massimo esponente piemontese del gotico internazionale. Gotica è anche la parte orientale di Palazzo Madama, edificio simbolo della storia di Torino, sorto inglobando la romana porta Pretoria. Trasformato in castello nei sec. XIII-XIV, fu ampliato nel sec. XV da Ludovico di Savoia-Acaia, ma la facciata barocca è dovuta a F. Juvara (1718-21); è parte, con i palazzi Carignano e Reale e il castello del Valentino, del patrimonio dell'umanità dell'UNESCO. Rinascimentale è il sobrio duomo del toscano Meo del Caprina (1491-98). Vi fu aggiunta, nel sec. XVII, l'originale cappella della Sacra Sindone, opera di Guarino Guarini (iniziata nel 1668), vero capolavoro dell'architettura barocca, purtroppo danneggiata nel 1997 da un incendio. Emanuele Filiberto avviò, sul finire del sec. XVI, una straordinaria opera di ingrandimento che fece di Torino una delle maggiori città europee. In questo quadro Ascanio Vitozzi ridisegnò piazza Castello, via Nuova (ora via Roma), in collaborazione con Carlo di Castellamonte, e le chiese del Corpus Domini, della Trinità e dei Cappuccini. Sul modello dei castelli rinascimentali francesi, tra il 1620 e il 1660, Carlo di Castellamonte rimaneggiò profondamente, con il figlio Amedeo, il bel castello del Valentino e curò, inoltre, la sistemazione dell'elegante piazza San Carlo. La facciata del Palazzo Reale, completato nel sec. XVIII e congiunto al duomo attraverso la cappella della Sacra Sindone, si deve ad Amedeo di Castellamonte. All'interno del palazzo sono gli affreschi di Carlo Francesco Beaumont (sec. XVIII) e l'ardita “scala a forbice” dello Juvara. Nella seconda metà del sec. XVII, all'intensa attività del Guarini si devono la chiesa di San Lorenzo dei Teatini (1668-80), con un'originalissima cupola, la severa Accademia delle Scienze (1678) e il grandioso palazzo Carignano (iniziato nel 1679). Sempre nel Seicento operarono a Torino architetti come Andrea Costaguta, che realizzò la chiesa di Santa Teresa, e pittori come il Morazzone e Tanzio da Varallo. Notevole per la fisionomia cittadina fu l'opera dello Juvara che, oltre agli interventi già citati, realizzò in città le chiese di Santa Cristina, di Santa Croce (a pianta ellittica) e del Carmine, numerosi palazzi e, nei dintorni, la grandiosa basilica di Superga (1717-31) e la palazzina di Stupinigi (oggi nel comune di Nichelino). Il passaggio al gusto neoclassico è opera di un gruppo di architetti, tra i quali emerge la personalità di Benedetto Alfieri. Nel sec. XIX sorsero alcuni dei più noti monumenti della città: il parco del Valentino (aperto nel 1856); la chiesa neoclassica della Gran Madre di Dio, di Ferdinando Bonsignore (1818-31); il monumento a Emanuele Filiberto in piazza San Carlo, di Carlo Marocchetti (1838); la celebre Mole Antonelliana (1863-97), di Alessandro Antonelli, sede del Museo Nazionale del Cinema; il finto borgo medievale realizzato per l'Esposizione Generale Italiana del 1884. Al sec. XX risalgono gli stabilimenti industriali FIAT del Lingotto (1916-22, con la pista di collaudo sul tetto) e di Mirafiori (1939) e il complesso dell'Esposizione “Italia '61”, con il monumentale Palazzo del Lavoro di Pierluigi Nervi. Tra la fine del sec. XX e l'inizio del sec. XXI si colloca il recupero urbano di vaste aree industriali dismesse, con ampi spazi verdi e architetture spesso ardite e innovative.

Ceramiche

Torino fu un centro ceramico attivo fin dal sec. XVI. La prima impresa di rilievo fu la manifattura del Regio Parco, fondata nel 1649 da G. Bianchi di Genova che, sotto la direzione di Nicola Corrado di Albisola, produsse maioliche decorate con motivi stilizzati di foglie, girali, cavalli, uccelli e figure umane d'ispirazione orientale filtrate attraverso un gusto di derivazione ligure. La fabbrica più importante fu quella dei Rossetti, fondata nel 1725 da Giorgio che si avvalse della collaborazione dei nipoti Giovanni Battista e Giorgio Giacinto. La produzione di maioliche si caratterizzò sino al 1750 per la decorazione “alla Bérain” in monocromo turchino, che si rifaceva al gusto di Moustiers-Sainte-Marie e di Delft, e successivamente, per l'ornato policromo, a motivi di figure cinesi, paesaggi, scenette auliche, di caccia e mitologiche.

Musei

Numerosi sono i musei torinesi. All'interno di Palazzo Madama ha sede il Museo Civico d'Arte Antica, con numerose opere, tra cui il celebre Ritratto d’ignoto di Antonello da Messina, il Medagliere con oltre centomila monete antiche, arazzi di Bruxelles, terrecotte piemontesi del Settecento, maioliche (arabo-moresche, cinesi, persiane ecc.), la più importante collezione del mondo di vetri graffiti a oro e dipinti e infine una ricca raccolta di porcellane assai preziose. Il palazzo dell'Accademia delle Scienze ospita la Galleria Sabauda, il Museo Egizio e il Museo d'Antichità. La Galleria Sabauda raccoglie notevolissime opere, soprattutto di scuola fiamminga e olandese, ma anche italiana (opere di J. van Eyck, R. van der Weyden, H. Memling, A. van Dyck, H. Rembrandt, Beato Angelico, Pollaiolo, A. Mantegna, Veronese, Tintoretto). Il Museo Egizio, fra i più importanti d'Europa, conserva sarcofagi, vasi, statue, armi, il ricostruito tempietto di Ellesija (sec. XVI a. C.) e altro materiale archeologico, soprattutto dei sec. XVI-XIII a. C. Tra i musei artistici torinesi sono da ricordare anche la Galleria dell'Accademia Albertina, che ha sede nell'Accademia Albertina di Belle Arti fondata nel sec. XVII (con opere di D. Ferrari, L. Cambiaso, G. C. Procaccini e cartoni di G. Ferrari), e la Galleria d'Arte Moderna (riaperta nel 1993 dopo dodici anni di chiusura durante i quali si è provveduto al restauro di numerose opere e all'ampliamento degli spazi espositivi), che offre una vasta documentazione della pittura piemontese, lombarda e toscana del sec. XIX e notevoli testimonianze del Novecento, fino alle più recenti esperienze (vi si trovano opere di G. De Chirico, F. De Pisis, A. Soffici, C. Carrà, O. Rosai, A. Tosi, M. Campigli, F. Casorati, M. Sironi, oltre a sculture di M. Marini, A. Martini, G. Manzù, U. Mastroianni, L. Fontana; conserva inoltre dipinti di autori stranieri, tra cui M. Chagall, P. Picasso e P. Klee). Nel Palazzo Reale si trova l'Armeria Reale, una delle più ricche d'Europa. Di grande interesse il Museo Nazionale del Risorgimento, che ha sede nel palazzo Carignano, dove è conservata la maggiore collezione di documenti e materiale illustrativo di quel periodo storico. Unico nel suo genere è poi il Museo dell'Automobile “Carlo Biscaretti di Ruffia”. Nel 1985 si è concluso il restauro del Castello di Rivoli (progetto di A. Bruno), allestito a Museo d'Arte Contemporanea (contiene opere di M. Pistoletto, G. Paolini, M. Merz, J. Beuys, L. Fontana, E. Cucchi, E. Vedova). Di grande rilevanza, sia per l'ampiezza della collezione che per l'originalità dei criteri espositivi, sono il Museo Nazionale del Cinema ospitato nella Mole Antonelliana, inaugurato nel 2000, e soprattutto, la pinacoteca “Giovanni e Marella Agnelli” al Lingotto, inaugurata nel 2002, che contiene 25 capolavori di varie epoche (dalla prima metà del Settecento al primo Novecento), più tre opere dello statunitense L. Rivers. Il progetto dell'edificio, costruito in ferro e acciaio, è stato realizzato da R. Piano. Sul monte dei Cappuccini è il Museo Nazionale della Montagna, il più importante del genere in Italia.

Biblioteche

Le maggiori biblioteche di Torino sono la Nazionale universitaria e la Civica. La Civica sorse nel 1869 per volere di G. Pomba; fu ricostituita dopo la quasi totale distruzione durante la seconda guerra mondiale da cui si salvarono gli importantissimi fondi risorgimentali. Possedeva nel 2008 più di 500.000 fra volumi e opuscoli, incunaboli e manoscritti.

Archivistica

L'Archivio di Stato ha origine dagli archivi della monarchia sabauda riuniti nel 1734 da Carlo Emanuele III; assunse la denominazione e le piene funzioni di Archivio di Stato nel 1850. È suddiviso in quattro grandi sezioni: nella prima sono l'archivio della casa reale, i fondi di politica estera, di vari dicasteri, l'archivio segreto di C. Benso di Cavour e di alcune famiglie piemontesi; nella seconda sono gli archivi finanziari e quelli notarili; nella terza l'Archivio Camerale, quello del Senato piemontese e dell'Ufficio di controllo generale; la quarta è sostanzialmente costituita dagli archivi dell'esercito.

Astronomia: osservatorio astronomico

Il primo osservatorio astronomico di Torino fu quello di G. B. Beccaria che nel 1759 sistemò sul palazzo dell'Accademia delle Scienze i suoi strumenti astronomici e geodetici. Il vero fondatore dell'istituto è però da ritenersi G. Plana, che curò il trasferimento alla sede di Palazzo Madama (1822). La sede attuale sulla collina di Pino Torinese, a pochi chilometri dalla città, fu fatta costruire dall'astronomo G. Boccardi (1912).

Spettacolo

Le prime tracce di attività teatrale sono attestate dai ruderi di un teatro romano, mentre per il Medioevo sono documentate feste, mascherate e processioni a cura di varie società, come quelle degli Stolti, degli Asini e degli Scolari. La città divenne però teatralmente importante a iniziare dal Seicento, soprattutto per merito di L. d'Aglié e del nipote Filippo, allestitore il primo di tornei fastosi e di azioni per la musica di Sigismondo d'India, il secondo di raffinati balletti di corte. Il primo teatro permanente fu il Ducale, costruito da Juvara nel 1733 e rifatto nel 1740 come Teatro Regio. Questa sala, fino all'incendio del 1936 che la distrusse (fu ricostruita solo nel 1973), rimase al centro della vita musicale cittadina per due secoli, ospitando stagioni d'opera e di concerti di grande rilievo e molte prime nazionali o assolute (dalla Bohème alla Walchiria). Oggi il Teatro Regio è uno dei tredici Enti lirici riconosciuti dallo Stato. Per la prosa la sala più importante era, ed è tuttora, il Carignano, aperto nel 1711, che ospitò le più prestigiose compagnie italiane e straniere e fu dal 1821 al 1855 la sede della Reale Sarda, il più rilevante esempio di teatro stabile italiano del sec. XIX. Tra gli altri teatri si ricordano il Gianduja (già d'Angennes), dove agivano le marionette dei fratelli Lupi; il Rossini, sede delle maggiori compagnie dialettali; il Gerbino, autorevole teatro di prosa del secondo Ottocento; il Balbo, che vide nel 1921 il famoso ritorno alle scene di E. Duse; l'Alfieri, destinato a rappresentazioni a grande spettacolo. È poi da segnalare l'iniziativa del Teatro di Torino che, tra il 1925 e il 1930, promosse concerti, opere, balletti e spettacoli di prosa di alto livello artistico, facendo conoscere in Italia alcune delle personalità più rilevanti del teatro e della musica del sec. XX. Degno di menzione infine il Piccolo Teatro di Torino, fondato nel 1955 da N. Pepe e che fu trasformato nel 1957 in Teatro Stabile. Ne sono stati direttori G. de Bosio, F. Enriquez, A. Trionfo e M. Missiroli.

Economia

Torino iniziò a emergere sulle altre città della regione soltanto in età moderna: diventata capitale del ducato, vide svilupparsi i commerci e sorgere i primi opifici. I provvedimenti protezionistici, adottati da Vittorio Amedeo II e mantenuti anche dai suoi successori, e le commesse militari favorirono lo sviluppo dell'attività industriale nei settori tessile, dell'abbigliamento e della produzione di armi da fuoco e polvere da sparo. Dopo il trasferimento della capitale a Firenze e poi a Roma, Torino avviò un deciso potenziamento delle sue attività industriali, che si insediarono soprattutto a N della città, per utilizzare come forza motrice le acque dei canali derivati dalla Dora Riparia. Un ulteriore impulso all'industria venne dato all'inizio del sec. XX dalla disponibilità di energia idroelettrica, che valorizzò la posizione di Torino, essendo ancora difficile la trasmissione dell'elettricità a distanza. Notevole slancio ebbe l'industria meccanica e in particolare quella automobilistica (è del 1899 la fondazione della FIAT), in cui Torino raggiunse ben presto una posizione di assoluto predominio nazionale. Una seconda fase di forte sviluppo industriale si ebbe fra il 1955 e il 1970, negli anni del cosiddetto “miracolo economico”. Oggi il ruolo industriale di Torino va riducendosi, sia per il fenomeno generale di spostamento verso il settore terziario che caratterizza tutte le economie avanzate, sia per fattori specifici come il diminuito peso della FIAT nel mercato automobilistico mondiale. Tuttavia, Torino resta saldamente il secondo polo industriale italiano, dopo Milano, e possiede una gamma di industrie pressoché completa, in cui il settore meccanico resta quello prevalente. A fronte del ridimensionamento dell'industria manifatturiera tradizionale, Torino reagisce con il potenziamento delle industrie e dei servizi a tecnologia avanzata, favorito dalla disponibilità di centri di studio e di ricerca di altissimo livello. Un discreto sviluppo ha il turismo, sostenuto da un'attiva politica di promozione che ha consentito alla città di vincere la corsa per l'assegnazione delle Olimpiadi Invernali del 2006.

Curiosità

La più importante manifestazione torinese è la Fiera del Libro, che si svolge ogni anno a maggio, richiamando editori, autori e visitatori da ogni parte d'Europa. Di rilievo internazionale è anche il Torino Film Festival, dedicato soprattutto a giovani registi, cui si affiancano altre due rassegne riservate al cinema femminile e a quello omosessuale. Alla fine dell'estate ha luogo Settembre Musica, con concerti di musica classica, moderna ed etnica. Ogni anno si tiene la rassegna Opere d'Inchiostro, dedicata alla letteratura giovanile, con manifestazioni, eventi e concorsi. Frequentatissimi sono il Salone del Gusto (ottobre; con prodotti alimentari, piatti e sapori dall'Italia e dal mondo) e il Salone del Vino (novembre). Ogni seconda domenica del mese si tiene il popolarissimo mercato dell'antiquariato Gran Balôn. La città ha dato i natali, tra gli altri, allo statista Camillo Benso di Cavour (1810-1861), agli scrittori e uomini politici Massimo D'Azeglio (1798-1866) e Piero Gobetti (1901-1926), al matematico Beniamino Segre (1903-1977), agli scrittori Elémire Zolla (1926-2002) e Carlo Fruttero (1926), al poeta Guido Gozzano (1883-1916), allo storico Carlo Ginzburg (1939), ai filosofi Ludovico Geymonat (1908-1991) e Norberto Bobbio (1909-2004), al violinista Salvatore Accardo (1941), al critico letterario Carlo Dionisotti (1908-1998), alla neurobiologa Rita Levi Montalcini (1909); all'attore Renato Rascel (1912-1991), al cantante Fred Buscaglione (1922-1960) e all'editore Giulio Einaudi (1912-1999).

Bibliografia

Per la geografia

G. Dematteis e altri, Studi geografici su Torino e il Piemonte, Torino, 1965; G. Dematteis, Le località centrali nella geografia urbana di Torino, Torino, 1966; Autori Vari, Torino-Vercelli. Note illustrative della Carta geologica d’Italia alla scala 1:100.000, Roma, 1969; A. Cassone, D. Ciravegna, A. Tasgian, Mutamento e riorganizzazione della struttura produttiva. Il caso dell’area metropolitana di Torino, Milano, 1987.

Per la storia

M. Grosso, M. F. Mellano, La controriforma nella Arcidiocesi di Torino, Roma, 1957; P. Capello, Torino nel tempo, Torino, 1965; R. Gervasio, Storia aneddotica descrittiva di Torino, Torino, 1966-70; C. Promis, Storia dell’antica Torino, Torino, 1969; P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista, Torino, 1972; A. Lostia, Storia di Torino, Roma, 1988.

Per l’economia

P. Gabert, Settimo Torinese: naissance d’une banlieue industrielle de Turin, in “Bulletin de l'Association de Géographes Français”, Paris, 1960; idem, Turin ville industrielle. Ètude de géographie économique et humaine, Parigi, 1964; G. Lusso, La distribuzione territoriale dei “pendolari” della FIAT in Piemonte, in “Cronache Economiche”, Torino, 1970; P. Perulli (a cura di), Piccole imprese metropolitane. Regolazione sociale e relazioni di lavoro nell’impresa minore a Milano, Torino e Genova, Milano, 1990.

Per l’arte

S. Solero, Il duomo di Torino, Pinerolo, 1956; M. Bernardi, Torino e i suoi dintorni, Roma, 1957; F. Cappelletti, E. Margiotta, Le ville reali a Torino, Roma, 1988.

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