(Crna Gora). Stato dell'Europa Balcanica (13.812 km²). Capitale: Podgorica. Divisione amministrativa: municipalità (21). Popolazione: 627.000 ab. (stima 2008). Lingua: serbocroato (uff.), albanese. Religione: ortodossi (70%), musulmani (21%), cattolici (4%), altri (5%). Unità monetaria: euro (100 centesimi). Confini: Serbia (NE), Kosovo (SE), Albania (S, SE), mare Adriatico (SW), Bosnia ed Erzegovina (NW). Membro di: Consiglio d'Europa, ONU e OSCE.

Generalità

Già parte della Iugoslavia, quindi già membro dal 1992, con la Serbia, della Repubblica federale di Iugoslavia (trasformatasi nel 2003 in Confederazione di Serbia e Montenegro), questa regione ha raggiunto la piena sovranità solo nel giugno del 2006 in seguito a un referendum che l'ha separata definitivamente dalla Serbia. Il territorio del Paese è formato da due regioni storiche molto dissimili dal punto di vista sia morfologico sia economico: a W il Montenegro vero e proprio; a E la Brda, ricca di boschi e pascoli. Si affaccia sul mare Adriatico con una costa rocciosa, che si articola nelle Bocche di Cattaro.

Lo Stato

Il Montenegro è una Repubblica di tipo parlamentare. Dopo al scissione dalla Serbia, avvenuta nel giugno del 2006 è allo studio una nuova costituzione. Il parlamento è formato da 75 membri. La pena di morte non è in vigore. L'analfabetismo colpisce il 2,3% della popolazione.

Territorio

L'area del Montenegro vero e proprio è una zona calcarea interessata da vistosi fenomeni carsici e con scarsa vegetazione; a E, oltre il corso del fiume Zeta, si trova la Brda, regione di alteterre (monte Durmitor, 2522 m) ricca di boschi e pascoli. Il Montenegro è dunque essenzialmente montuoso, tranne nella sezione meridionale, occupata dalla bassa valle del fiume Morača , immissario del lago di Scutari; altri importanti fiumi sono la Piva, la Tara, la Čeotina e il Lim, che scorrono verso NW incidendo profonde vallate. Il clima è mite sulle coste e nell'immediato entroterra, per l'influenza del mare Adriatico; nell'interno assume caratteristiche continentali con estati calde ed inverni freddi, con una rigidità accentuata nelle valli di montagna e sui rilievi, dove in inverno sono abbondanti le precipitazioni nevose. La densità media di popolazione è di 45 ab. per km². La popolazione del Montenegro tende ad addensarsi sulle coste che, offrendo maggiori possibilità occupazionali grazie al turismo, hanno fatto registrare, insieme alla capitale Podgorica, una netta crescita demografica dagli anni Novanta del Novecento. Le maggiori componenti nazionali registrate con il censimento del 2003, sono quella montenegrina (43,2%), maggioritaria nel “cuore” della repubblica tra Nikšić, la vecchia capitale Cetinje e Podgorica, quella serba (32%) prevalente soprattutto nei comuni montani del N, quella bosniaco-musulmana (7,8%) diffusa particolarmente nella regione interna orientale, quella albanese (5%) concentrata nell'estremo meridione della repubblica, presso la città di Ulcinj (Dulcigno). I restanti centri costieri (Herceg Novi, Kotor, Tivat, Budva, Bar) hanno perlopiù una popolazione equamente ripartita tra le nazioni serba e montenegrina, che spesso in questa repubblica risultano difficilmente distinguibili tra loro se non per le dichiarazioni degli abitanti stessi, essendo entrambe caratterizzate dalle medesime lingua, religione e cultura. Il quadro demografico del Montenegro si completa con la menzione di circa 30.000 profughi dalle altre repubbliche della ex Jugoslavia, che non avendo ancora potuto (o non intendendo) rientrare nelle proprie sedi originarie, mantengono uno status giuridico incerto per quanto attiene alla loro cittadinanza e alla residenza. Per l'ambiente si veda la voce Serbia e Montenegro.

Territorio: ambiente

Il Montenegro con le sue coste, il lago di Scutari alla frontiera con l'Albania e le montagne nell'interno solcate da profonde valli fluviali, è un Paese di grande interesse naturalistico. A W prevale una vegetazione povera di boschi, con macchie e querceti, mentre a E la copertura vegetale è fitta e perlopiù costituita da piante d'alto fusto. Lungo la costa si sviluppa una vegetazione rigogliosa caratterizzata da una flora tipica della macchia mediterranea: aranci, olivi, limoni, cipressi e fichi. Gli animali che popolano questo territorio sono: orsi, lupi e cinghiali; mentre nelle zone montuose vivono molti uccelli rapaci come falchi, aquile e avvoltoi. Il Paese possiede quattro parchi nazionali (5,9% di aree protette), fra cui il Parco nazionale del Durmitor dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO nel 1980.

Economia

La nuova riconfigurazione dello stato federale che si era realizzata tra 2002 e 2003, aveva accentuato il contenzioso economico tra le due repubbliche costitutive, che in quel periodo mantennero due diverse banche centrali e differenti monete. Non vi era accordo neppure sulle tariffe doganali: il Montenegro, infatti, repubblica importatrice per eccellenza di beni di consumo, non adottava le tariffe protettive di cui si avvaleva la Serbia per tutelare la propria fragile produzione dalla minaccia della concorrenza internazionale. Risorse economiche della popolazione sono l'agricoltura (cereali, barbabietola da zucchero, vite, olivo), l'allevamento del bestiame (ovini, bovini), la pesca, lo sfruttamento forestale e del sottosuolo (bauxite a Podgorica e Nikšić); le industrie (alimentari, metalmeccaniche, del legno) sono ubicate nella capitale e nelle città di Nikšić, Pljevlja e Cetinje. Estrazione di salmarino a Ulcinj. Numerose le centrali idroelettriche e termoelettriche. La situazione economica del Montenegro si era gravemente deteriorata negli anni Novanta, in conseguenza dall'embargo sancito dall'ONU contro la federazione, con pesanti effetti sulla già debole struttura del Paese (oltre la metà degli attivi nel 1994, era senza lavoro). In presenza di un'inflazione catastrofica, erano state quasi esclusivamente le risorse agricole e il mercato nero a consentire la sopravvivenza della popolazione. La sospensione delle sanzioni economiche internazionali (22 novembre 1995) ridette fiato all'economia della repubblica, che si è attivata per ristabilire le relazioni commerciali con i vicini balcanici (Bulgaria, Romania e Macedonia) e con la maggior parte dei Paesi dell'Europa centrale e orientale. Il reinserimento nella sfera occidentale si è avviato nuovamente da quando, sul finire degli anni Novanta, il governo locale si è accordato con la Banca centrale tedesca per introdurre in Montenegro l'uso del marco, sostituito poi dall'euro dal I° gennaio 2002. Per la popolazione, malgrado il coinvolgimento anche per il Montenegro nella generale stagnazione dell'economia internazionale, la situazione è migliorata nettamente nei primi anni del Duemila, grazie soprattutto allo stretto controllo sull'inflazione e ai proventi derivati dal settore turistico, in piena espansione.

Storia

Anticamente popolato dagli Illiri e più tardi (sec. VII) da tribù slave dalla cui unione sorse il principato di Duklja (sec. IX), poi conosciuto col nome di Zeta, il Montenegro, vassallo dei Serbi (1215), fu poi sottomesso a Venezia (1421) e il suo territorio rimase, fino alla fine del sec. XV, l'unico dei Balcani da cui fossero assenti i Turchi che se ne impadronirono nel 1499. L'influenza dei Turchi però, così come precedentemente quella veneziana, si fece sentire solo sulle coste e sui territori periferici, mentre l'interno e le montagne rimanevano inaccessibili. Gli abitanti, rifugiatisi nell'interno, furono governati dall'autorità religiosa e politica del vescovo di Cettigne. Danilo Petrovic-Njegos, vescovo dal 1697 al 1735, rese ereditario all'interno della propria famiglia il potere religioso e il Montenegro divenne una specie di monarchia teocratica. L'efficacia nel respingere gli attacchi turchi e il soffocamento delle rivolte dei Musulmani locali irrobustirono il Montenegro, consolidando la sua indipendenza; la sua posizione internazionale si avvantaggiò grazie all'alleanza con la Russia (1711). Pietro I riorganizzò l'amministrazione del Paese e ne ordinò la legislazione, facendo pubblicare nel 1796 il primo codice di leggi; al contempo, quale alleato della Russia, combatté con successo una guerra con la Turchia e la Francia napoleonica. Uno dei suoi successori, Danilo II (1851-60), secolarizzò il Paese nel 1852, si dichiarò principe e introdusse un esercito regolare. Dopo la guerra russo-turca del 1877-78 il Montenegro, alleato della Russia, ebbe alcuni vantaggi territoriali, ottenendo anche l'accesso al mare e il riconoscimento internazionale. Nel 1905 divenne principato costituzionale e nel 1910 il principe Nicola si proclamò re del Montenegro, prese parte alla I guerra balcanica e durante la I guerra mondiale fu apertamente favorevole all'Austria. Questo atteggiamento costò a Nicola il trono, dopo il conflitto e la caduta dell'Impero austro-ungarico e il 1º dicembre 1918 il Montenegro entrò a far parte del nuovo Regno di Serbia, Croazia e Slovenia (dal 1929, Iugoslavia). Durante la II guerra mondiale fu occupato dall'esercito italiano (aprile 1941) contro il quale il Paese insorse il 13 luglio 1941; liberato nel maggio 1945 dall'armata iugoslava, con la Costituzione del 1946 il Montenegro entrò a far parte della Repubblica Popolare Federativa di Iugoslavia come una delle sei repubbliche popolari. Dopo la disgregazione della Repubblica Federativa, determinatasi in seguito alle proclamazioni di indipendenza della Croazia, della Slovenia (1990) e della Bosnia-Erzegovina (1992), nello stesso anno il Montenegro strinse con la Serbia un nuovo patto federale riconosciuto internazionalmente solo con gli accordi firmati a Parigi alla fine del 1995. Le elezioni del 1998 videro prevalere la coalizione riformista anti Milošević, guidata dal vittorioso candidato alla presidenza Milo Djukanović, ponendo le premesse per un “affrancamento” da Belgrado e un'evoluzione democratica del sistema politico nella ex Iugoslavia. Nei primi mesi del 1999, coinvolto suo malgrado nel conflitto scoppiato nei Balcani tra la Serbia e i Paesi aderenti alla NATO a seguito dell'acuirsi della crisi nel Kosovo, il Montenegro si dissociò dalla politica del leader iugoslavo Milošević, accogliendo nel suo territorio migliaia di profughi kosovari. Dopo la fine della guerra i rapporti tra le due repubbliche andarono nettamente peggiorando. Milošević infatti respinse la proposta di trasformazione della Federazione iugoslava in una “unione di Stati” avanzata dal Montenegro, che sembrava perciò puntare sempre più decisamente verso l'indipendenza, introducendo il marco come moneta parallela a quella corrente e creando una forza di polizia autonoma. Un contrasto gravido di rischi per la già tormentata area balcanica, attenuato dalla caduta di Milošević (ottobre 2000), ma non scomparso, e che divise le stesse forze politiche montenegrine: nel dicembre 2000 si dimise infatti l'esecutivo guidato da Milo Djukanović per il dissenso del piccolo Partito popolare, uscito dalla coalizione al potere in seguito all'approvazione di un progetto per una maggiore indipendenza dalla Serbia. Il partito di Djukanović ottenne una risicata vittoria sul movimento indipendentista alle elezioni dell'aprile 2001 e il governo di minoranza scaturito da questa consultazione elettorale si trovò stretto tra le spinte separatiste e l'ancora forte opposizione filoiugoslava. Le cose, per Djukanović, andarono decisamente meglio alle elezioni legislative dell'ottobre 2002, in cui il partito del presidente otteneva la maggioranza assoluta in Parlamento. Le elezioni presidenziali del dicembre 2002 furono invece annullate per non aver raggiunto il quorum, secondo le indicazioni date dall'opposizione, situazione che si ripetè alle elezioni presidenziali del 2003. Il 14 marzo 2002, Serbia e Montenegro stipulavano un accordo di federazione. L'accordo includeva il mantenimento del seggio unico alle Nazioni Unite e la futura adesione all'UE. Nel gennaio 2003 il parlamento montenegrino approvava la costituzione della nuova unione Serbia e Montenegro che sostituirà la Federazione Iugoslava. Nel maggio dello stesso anno si svolgevano nuove elezioni presidenziali, nelle quali, grazie anche all'abolizione della soglia minima di votanti prevista dalla vecchia legge elettorale, vinceva Filip Vujanović, prendendo il posto del presidente uscente Djikanović, non più rieleggibile per incompatibilità costituzionale. Questi, tuttavia, rimase ai vertici istituzionali della repubblica, assumendo la carica di capo del governo. Nel maggio 2006 si svolgeva il referendum che ha sancito la separazione del Montenegro dalla Serbia con il 55,5% dei consensi, mezzo punto percentuale in più della soglia stabilita dall'Unione Europea per riconoscere la validità del voto. In settembre si svolgevano le elezioni legislative vinte da Milo Djukanović. Nell'aprile 2008 si sono svolte le elezioni presidenziali vinte dal presidente uscente Vujanovic con il 51.9% dei consensi, mentre sia nel 2009, sia nel 2012 la coalizione guidata dal primo ministro Djukanović ha vinto le elezioni legislative, mentre nel 2013 il presidente Vujanović veniva riconfermato.

Cultura: generalità

Si veda la voce Serbia e Montenegro.

Cultura: musica

Il Montenegro possiede tradizioni musicali antiche che sono, come hanno rilevato gli studiosi della materia, di impossibile trascrizione, nonostante gli sforzi compiuti da M. A. Vasiljević che raccolse 568 melodie popolari. § Vi prevale il canto epico accompagnato dalla gusla, uno strumento ad arco di origine arabo-persiana, diffuso soprattutto tra gli slavi meridionali, divenuto un simbolo, quasi un culto. § Anche per il Montenegro l'occupazione turca non permise il fiorire di una tradizione musicale colta, che solo con la liberazione e il regno di Danilo I e del nipote Nicola I poté imporsi grazie alla fondazione di un'orchestra e di scuole a Cettigne. La produzione musicale, dapprima affidata per lo più a musicisti dilettanti, vide emergere nella seconda metà del sec. XIX musicisti quali J. Ivanisević (1860-1889), A. Ivanović (1880-1940), J. Milošević (1895-1959). § Per Danza e balletto, Spettacolo, Cinema (prima dell'indipendenza), vedi alla voce Iugoslavia (ex Stato europeo).

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