Pòrto Tòrres

Indice

comune in provincia di Sassari (19 km), 5 m s.m., 102,62 km², 21.064 ab. (portotorresi o turritani), patrono: santi Gavino, Proto e Gianuario (lunedì dopo Pentecoste).

Generalità

Cittadina del Sassarese settentrionale, situata sulla costa, nella parte più interna del golfo dell'Asinara. L'abitato e il porto, quasi interamente artificiale, si dispongono alla destra della foce del Riu Mannu di Porto Torres, mentre alla sinistra si è sviluppata una zona industriale. Il territorio comunale comprende anche le isole Piana e Asinara.

Storia

Fondata nel sec. I a. C., si sviluppò rapidamente come colonia romana (Turris Libisonis) diventando un importante emporio. Collegata con gli altri centri romani dell'isola e in rapporti commerciali con Roma (come testimonia un mosaico a Ostia Antica), raggiunse il massimo sviluppo in epoca imperiale, diventando municipio sotto i Flavi. Il disgregarsi dell'impero diede il via alla sua decadenza, accelerata nel sec. V dalle invasioni vandaliche. In seguito, le incursioni saracene e l'avanzare della malaria indussero la popolazione ad abbandonare la colonia e a rifugiarsi nell'interno, dove nacquero Sassari e Sorso. La città rifiorì nel sec. XI, grazie alla ripresa dei commerci con Genova e Pisa, che se ne contesero a lungo il possesso. Divenuta capoluogo del Giudicato di Torres, fu munita di castello e di mura; risale a questo periodo la penetrazione monastica e la fioritura delle più belle cattedrali romaniche del Logudoro. La ripresa tuttavia non durò a lungo e già nel secolo successivo la sede del giudicato fu spostata ad Ardara, al riparo dalle incursioni barbaresche. Il nuovo processo di decadenza si compì nel corso del Trecento, quando la città fu coinvolta nelle lotte fra i Doria, i Malaspina, i giudici d'Arborea e gli Aragonesi, questi ultimi rivendicanti il possesso della Sardegna di cui erano stati investiti nel 1297 da Bonifacio VIII. Nuovamente spopolata, nel 1441 Porto Torres vide trasferire la sede vescovile a Sassari, città di cui seguì le sorti nei lunghi periodi delle dominazioni spagnola e piemontese, e da cui si rese autonoma solo nel 1842.

Arte

I resti monumentali delle Terme Centrali costituiscono la più importante testimonianza della città romana, di cui è noto l'impianto urbano; il complesso termale, conosciuto anche come “Palazzo di Re Barbaro”, comprende diversi locali, fra cui un frigidario, con due piscine laterali con rivestitura a mosaico, tepidari e calidari. All'età romana risale anche il poderoso ponte in blocchi di calcare (sec. I), a sette arcate, allo sbocco del Riu Mannu. La basilica di San Gavino, uno dei più significativi monumenti sardi del romanico pisano, fu eretta nella seconda metà del sec. XI su un sepolcreto pagano e paleocristiano; l'interno è diviso in tre navate, di cui la centrale si conclude a oriente e a occidente con due absidi contrapposte. Nella cripta si trovano tre sarcofagi romani (sec. III-IV), che secondo la tradizione conservano le reliquie dei tre martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario. L'Antiquarium Turritano raccoglie i reperti provenienti dagli scavi di Turris Libisonis, tra cui ceramiche di età repubblicana e imperiale, frammenti scultorei e un mosaico policromo.

Economia

L'economia si basa sull'industria petrolchimica e sulle attività connesse alla presenza del porto, il maggiore scalo della Sardegna settentrionale, che registra un notevole movimento di passeggeri e di merci. L'industria opera anche nei settori metalmeccanico, chimico, estrattivo, alimentare, dei materiali da costruzione e degli imballaggi in carta e polistirolo. È rilevante il turismo, soprattutto all'Asinara. L'agricoltura produce in prevalenza cereali e ortaggi; è discreto l'allevamento (bovini, ovini e suini).

Dintorni

A poca distanza dall'abitato si trova la necropoli di Su Crucifissu Mannu (datata tra il tardo Neolitico e gli inizi dell'Età del Bronzo), con più di venti sepolcri a camera scavati nella roccia.

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