piazza

Indice

Lessico

sf. [sec. XIII; latino platĕa, che risale al greco platêia, f. sostantivato di platýs, largo].

1) Area più o meno vasta all'interno di un centro abitato, delimitata da edifici e punto d'incontro di più strade. Nelle loc. fig.: scendere in piazza, organizzare pubbliche dimostrazioni; mettere in piazza i propri affari, farli conoscere a tutti. Per estensione, area, spazio libero, spiazzo: in mezzo ai cespugli si apriva una piazza erbosa;piazza d'armi, estensione di terreno, detta anche campo di Marte, di notevoli dimensioni, posta fuori delle mura della città e destinata, un tempo, alle esercitazioni militari; essere, sembrare una piazza d'armi, di ambiente molto grande. Scherzoso, zona della testa priva di capelli: andare, restare in piazza, cominciare a diventare calvo; far piazza pulita, sgomberare, eliminare tutto ciò che dà fastidio, che intralcia; anche fig.: far piazza pulita dei vecchi pregiudizi. Nel diritto penale, piazze pubbliche, luoghi pubblici al pari delle vie pubbliche, della campagna, dei fiumi, dei laghi. L'accesso a esse, in quanto luoghi pubblici, è libero ed è permesso a chiunque. Per questo motivo alcuni reati (per esempio istigazione a delinquere, atti osceni) possono avere come elemento costitutivo del fatto il loro compimento in piazze pubbliche. Le distanze da osservarsi per le costruzioni confinanti con piazze pubbliche sono indicate da leggi e regolamenti speciali al di fuori delle norme generali del Codice Civile sulle distanze.

2) La gente radunata in piazza: la piazza approvò con un applauso. In particolare, per lo più con tono spregiativo, le masse popolari, viste come qualche cosa di irrazionale e violento: manifestazioni di piazza; cercare l'approvazione della piazza.

3) Centro di attività commerciale, luogo materiale o ideale in cui si svolgono determinati affari, in particolare con riferimento alle possibilità di smercio di un prodotto: la piazza di Milano; una ditta molto affermata sulla piazza; il meglio che si trova sulla piazza, i migliori prodotti esistenti in commercio; rovinare la piazza a qualcuno, intralciare la sua attività, agire in modo da pregiudicare l'esito di una sua azione; nel gergo teatrale, ogni località dotata di teatro. In economia, piazza bancabile, località o zona considerata area di attività commerciale, in quanto provvista di sportelli bancari (sedi d'istituti di credito, filiali, ecc.) che permettono l'effettuazione delle diverse operazioni bancarie. Per quanto riguarda le operazioni su effetti le piazze bancabili sono distinte per categorie e raccolte in un apposito elenco. Piazza di cambio, località dove è possibile effettuare operazioni su cambi. La piazza di cambio può essere: calcolatrice, dove risiede la parte contraente che ha la scelta della via più conveniente per svolgere un'operazione di cambio; calcolata, dove si trova colui che subisce tale scelta, intermediaria, che agisce da tramite tra le due precedenti. È detta pensata se l'operazione si svolge direttamente tra piazza calcolatrice e calcolata, ma in moneta della piazza intermediaria; è detta operante quando invece interviene nell'operazione.

4) Posto: letto, coperta a una piazza, a due piazze, per una o per due persone. In particolare, nel gioco del golf, sinonimo di piazzamento, anche se più propriamente indica l'area di ca. 18 m di diametro intorno a una buca. In altri sport indica un posto d'onore: seconda, terza o quarta piazza indicano il secondo, terzo e quarto classificato.

5) Nel linguaggio militare, luogo, zona fortificata: piazza forte, vedi piazzaforte.

Urbanistica

Organizzata originariamente per attività pubbliche, la piazza, elemento fondamentale e continuamente presente nella storia della città occidentale, ha costituito, insieme alle strade e ai parchi, il sistema legante degli spazi pubblici e di relazione rispetto agli spazi di uso privato, il sistema organizzato dei “vuoti” urbani rispetto ai “pieni” degli edifici. In questo senso la piazza ha svolto una parte molto importante nella forma e nell'organizzazione della città: sede di volta in volta di pubbliche assemblee, fiere e mercati, cerimonie e rappresentazioni religiose, ha comunque costituito uno degli elementi formativi delle comunità urbane, una componente fondamentale, attraverso il suo disegno, le sue dimensioni, i suoi edifici, nella definizione della forma dell'ambiente collettivo. Anticamente un'unica piazza concentrava in sé le varie funzioni politiche, commerciali, religiose, come l'agorá greca e il forum romano, legati a momenti evolutivi, di crescita democratica e di partecipazione alla vita associata, della storia urbana occidentale. Alla complessità delle funzioni della vita associata nel Comune, la città medievale rispose con una moltiplicazione degli spazi pubblici e una specializzazione delle loro funzioni. Nacquero così le piazze civili, o del Comune, a prevalente funzione politico-amministrativa, dominate dal palazzo pubblico (broletto, palazzo dei Priori, del Podestà, della Ragione, del Capitano del popolo, dei Consoli, ecc.), in posizione centrale e con strade in tangenza per consentire le grandi assemblee popolari (piazza del Campo a Siena; piazza Sordello a Mantova); le piazze del mercato, spesso accanto a quelle del Comune (piazza delle Erbe a Verona; piazza delle Erbe e piazza dei Frutti a Padova) o costituite da allargamenti della strada principale (Maria Theresienstrasse a Innsbruck); le piazze religiose, articolate intorno al duomo ed espansioni funzionali dello stesso, dove si componevano le processioni e si rappresentavano i “misteri”, spesso collegate ad altre piazze lungo le fiancate della chiesa (piazza della Legna, piazza Grande, piazza Torre attorno al duomo di Modena). A iniziare dal Quattrocento gli spazi pubblici della città non ebbero più come elemento di riferimento il palazzo comunale, ma il palazzo del “principe” e servirono sempre meno alle assemblee popolari e sempre più alle cerimonie di corte e alle parate militari. Le realizzazioni, tuttavia, furono scarse e i nuovi ideali rinascimentali di regolarità, unità spaziale e controllo prospettico (i cui modelli formali sono elaborati nei trattati e nei progetti di città ideali di L. B. Alberti, del Filarete, di Francesco di Giorgio Martini, ecc.) poterono essere attuati solo raramente: piazza Pio II a Pienza di Bernardo Rossellino (1459-62), piazza Ducale a Vigevano, piazza della chiesa della Casa Santa a Loreto. Gli interventi più felici furono quelli che, inserendosi nella struttura medievale, ne portarono a compimento alcune virtualità spaziali: con nuovi edifici (piazza S. Marco a Venezia con le Procuratie Vecchie e la torre dell'Orologio del Coducci, la Libreria, la Zecca e la Loggia del Sansovino, le Procuratie Nuove dello Scamozzi); con elementi scultorei (piazza del Santo a Padova con monumento al Gattamelata di Donatello; piazza SS. Giovanni e Paolo a Venezia con monumento a Colleoni di Verrocchio; piazza della Signoria a Firenze con David di Michelangelo, oggi in copia). Le realizzazioni più importanti delle nuove teorie urbane avvennero nelle colonie spagnole e portoghesi in America, dove i conquistadores applicarono estensivamente uno schema urbano a scacchiera con un grande vuoto centrale (plaza major e “atrio” della chiesa), derivato, oltre che da Vitruvio e dalla pratica militare della castramentatio, dalla forma della capitale azteca Tenochtitlán (Città di Messico, 1521; Santo Domingo, Bogotá, Santiago, La Paz, Lima). In Europa, dal sec. XVI fino alla città barocca il significato degli spazi pubblici mutò profondamente: da espressione variata e molteplice dei valori della comunità le piazze divennero, attraverso il controllo prospettico e l'uniformità delle quinte, l'immagine del potere assoluto, la “scena urbana” in cui esso si rappresentava e da cui era esclusa ogni partecipazione dello “spettatore”. Tra le realizzazioni più importanti si ricordano a Roma piazza del Campidoglio (Michelangelo), piazza del Popolo (1589, nell'ambito del piano di Sisto V), piazza S. Pietro (Bernini, 1656-67), piazza Navona, piazza di Spagna e Trinità dei Monti (1723-26); a Parigi gli spazi chiusi delle places royales di Enrico IV (place des Vosges, 1607-12; place Dauphine, 1607) e di Luigi XIV e J. H. Mansart (place des Victoires, 1684-87; place Vendôme). Sotto Luigi XV si manifestò la tendenza (pianta di Parigi di P. Patte 1765) ad aprire le places royales e a collegarle con assi geometrici e visivi: place Royale a Bordeaux (A.-J. Gabriel, 1729), place du Palais e place de la Mairie a Rennes (J.-J. Gabriel, 1721-30), la sequenza delle tre piazze di Nancy (Héré de Corny, 1752-57), place de la Concorde a Parigi (A.-J. Gabriel, 1755). A questi modelli si ispirarono tutte le soluzioni del classicismo europeo: le piazze di Ch. Wren nel piano di Londra (1666), gli squares residenziali londinesi, i crescents di Bath; le piazze di Mannheim, Ludwigsburg, Karlsruhe (1715); la Pariser Platz (rettangolare), Leipziger Platz (ottagonale), Belle Alliance Platz (circolare) di Berlino; l'Amalienborg (1749) di Copenaghen; la piazza del Plebiscito (1817) di Napoli; la piazza Vittorio Veneto (1820-30) di Torino. Nel sec. XIX la rivoluzione industriale, la crescita abnorme di popolazione nei centri urbani, il crearsi delle periferie operaie fecero esplodere la dimensione fisica e sociale della città e a tale crisi corrispose la crisi della piazza come tipo urbano. Nonostante l'aumento delle dimensioni, il collegamento geometrico con assi stradali e monumenti, la piazza europea perse ogni capacità di riassumere il tessuto urbano, di esprimerne i valori collettivi. Le piazze della stazione, le piazze a giardino, i larghi di traffico della città dell'Ottocento e del primo Novecento manifestano chiaramente la loro subordinazione ad alcune precise esigenze del funzionamento del centro urbano, i cui luoghi pubblici più importanti sono ormai i corsi, le gallerie, i boulevards. Concepita come centro di convergenza di numerosi boulevards fu appunto la famosa place de l'Étoile a Parigi, uno dei più celebri esempi di piazze circolare di tipo aperto, realizzata nell'ambito del grandioso piano di ristrutturazione urbanistica di Haussmann (1853-69). Nel sec. XX, singolarmente trascurato dalle avanguardie architettoniche e dal razionalismo, solo a partire dagli anni Ottanta il tema degli spazi pubblici urbani tende a porsi in modo più ampio che nel passato: alla piazza della città preindustriale si va sostituendo il sistema degli spazi di relazione, rigorosamente separati dai percorsi automobilistici, che collegano in un continuum spaziale e funzionale i centri della vita pubblica e associata, i servizi, le residenze, il verde.

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