Il consolidamento del potere in Germania

Re di Germania, della dinastia sassone, imperatore del Sacro Romano Impero, detto il Grande (? 912-Memleben 973). Figlio di Enrico I l'Uccellatore e di Matilde, eletto a succedere al padre nel regno di Germania con una solenne cerimonia in Aquisgrana (936), risoluto a dare alla corona la massima autorità e il massimo prestigio, si impegnò subito in una serie di azioni contro la grande feudalità riottosa. Represse una rivolta promossa dal fratellastro Tancmaro, pretendente al trono, e una successiva e più grave, una vera guerra, che coinvolse contro di lui un altro suo fratello, Enrico, insieme coi duchi Eberardo di Franconia e Giselberto di Lorena, Luigi IV re di Francia e l'arcivescovo Federico di Magonza (939-941). A questi successi Ottone I fece seguire un rimaneggiamento dei grandi feudi ducali, assegnandoli ai propri familiari: avocò a sé la Franconia, assegnò la Lorena a Corrado il Rosso di Lorena (divenuto poi suo genero e capostipite della dinastia reale e imperiale salica), la Baviera al fratello Enrico, riconciliatosi con lui, la Svevia al figlio Liudolfo, designato a succedergli al trono. Oltre i confini del regno, pose un'ipoteca sul regno di Borgogna assumendosi la tutela del giovane re Corrado, privato di ogni potere da Ugo di Provenza (943), e con una spedizione in Francia difese Luigi IV dalle sopraffazioni di Ugo il Grande (946). Ottone I volle consolidare la sua ingerenza in Francia mediante i matrimoni di due sue sorelle con Luigi IV e con Ugo e riuscì a ottenere il controllo della sempre controversa Lorena. Iniziò ben presto, e portò avanti per tutta la vita, un'intensa politica di espansione verso est, basata sull'azione militare, l'evangelizzazione delle popolazioni ancora pagane e la colonizzazione; vi impegnò i marchesi Ermanno Billung e Gero, sottomettendo i Vendi fino all'Oder e i Polacchi fino alla Warta. In quest'area sorsero numerosi episcopati (Havelberg, Brandeburgo, più tardi Meissen, Magdeburgo, ecc.). L'influenza politica ed ecclesiastica di Ottone I si estese, oltre che alla Polonia, alla Danimarca e alla Boemia. Sin dagli inizi del regno egli dovette affrontare le continue incursioni degli Ungari, che sconfisse definitivamente nella battaglia di Lechfeld (presso Augusta, 955), dopo la quale gli Ungari abbandonarono il loro bellicoso nomadismo, presero stabile sede sul medio Danubio e verso il 970 cominciarono ad accogliere missionari cristiani inviati dalla Germania. In Italia, Ottone I intervenne per la prima volta nel 951, per porre fine alla condizione d'incertezza e di turbolenza di quel regno da oltre mezzo secolo oggetto di aspirazioni e di conflitti tra grandi signori feudali italici, tedeschi e borgognoni. Dal 945 al 950 vi aveva regnato Lotario, figlio di Ugo di Provenza, sotto l'infida tutela di Berengario II marchese d'Ivrea. Morto prematuramente Lotario, Berengario II s'era subito fatto coronare re (950), mentre prendeva corpo il sospetto che egli lo avesse fatto assassinare; si era associato al trono il figlio Adalberto e aveva relegato in un castello la vedova di Lotario, Adelaide di Borgogna, allo scopo di impedirle di passare a nuove nozze e di suscitargli contro qualche nuovo pretendente al trono. La preoccupazione di Berengario II era fondatissima, potenti aspiranti alla sua mano non mancavano; ma Adelaide si rivolse a Ottone I, interessato più di ogni altro alla vicenda, il quale venne in Italia, raggiunse facilmente Pavia, capitale del regno, prese senza elezione il titolo di re e sposò Adelaide (951). L'anno dopo Berengario II, che aveva debolmente resistito, fece atto di sottomissione a Ottone I e ricevette da lui ad Augusta il regno d'Italia come feudo, privato però delle marche di Verona, Trento e Aquileia, che furono annesse al ducato di Baviera, tenuto da Enrico, fratello di Ottone. Dopo la sua fugace venuta in Italia, Ottone I dovette affrontare in Germania le nuove ribellioni dei grandi feudatari gelosi dell'accresciuta potenza sua e del fratello Enrico: il figlio Liudolfo di Svevia, Corrado il Rosso di Lorena, l'arcivescovo Federico di Magonza e altri minori si valsero contro di lui delle bande degli Ungari, portando la guerra per tutto il Paese, finché, per non essere sopraffatti dagli Ungari stessi, si arresero a Ottone I (954); Liudolfo fu diseredato. La fine dell'insurrezione consentì a Ottone I di stroncare definitivamente gli Ungari con la predetta battaglia di Lechfeld (955). Intanto in Italia Berengario II lo tradiva, perseguitandone gli alleati e i fedeli e minacciando i domini del papa. Ottone I mandò dapprima contro di lui Liudolfo (che morì durante la spedizione, 957).

L'affermazione del potere imperiale in Europa

Successivamente, chiamato dallo stesso papa Giovanni XII, venne personalmente in Italia (961) e, senza scontrarsi né con Berengario II né con Adalberto, giunse a Roma, dove il papa lo incoronòimperatore (2 febbraio 962); il 13 emanò il celebre privilegio (privilegium Othonis), col quale riconosceva i domini della Chiesa, ma subordinava la legittimità dell'elezione del papa all'approvazione dell'imperatore. Allontanatosi l'imperatore per indurre alla resa Berengario II e Adalberto, Giovanni XII, insofferente della supremazia impostagli, intrigò con questi e cercò di sollevargli contro quella parte dei Romani che considerava il Papato come un proprio appannaggio e la tutela imperiale su di esso come un'usurpazione. Ma Ottone I, tornato a Roma, mentre Giovanni XII se ne allontanava, riunì un concilio, che lo fece deporre ed elesse un fedele dell'imperatore, Leone VIII (963). Allorché Giovanni XII e il suo successore Benedetto V, eletto senza il consenso imperiale, osarono attentare a Leone VIII, Ottone I, assente da Roma, non esitò a sostenere con la forza il pontefice da lui voluto, come sostenne, alla sua scomparsa, un'altra sua creatura, Giovanni XIII (965-972). La politica romana di Ottone I si inquadra in una più vasta politica imperiale, ispirata al modello di Carlo Magno: la sottomissione del Papato aveva il duplice fine di sottrarre il vertice della cristianità al gioco politico delle grandi famiglie romane, che se lo disputavano, e di restituirgli, sotto la tutela imperiale, quella posizione di prestigio universale che era il supporto indispensabile di un impero conquistatore e missionario. Alla medesima concezione si rifà l'istituzione ottoniana dei vescovi-conti che, creati dall'imperatore, assommavano il potere spirituale e quello temporale, espressioni dell'unità inscindibile dell'impero cristiano, realtà terrena ma sacra, le cui ultime finalità sono ultraterrene. Ottenuta la resa di Berengario II (964), fuggito Adalberto, Ottone I, signore della Germania e dell'Italia settentrionale e centrale, arbitro della Borgogna, tutore del papa, sopravanzava tutti gli altri sovrani dell'Occidente cristiano, e tale superiorità gli era universalmente riconosciuta. Non però nel mondo bizantino, dove Ottone I era veduto con diffidenza, sia perché considerato usurpatore, come già Carlo Magno, del titolo d'imperatore romano, riservato al basileus di Bisanzio, sia perché la sua posizione in Italia appariva minacciosa per i domini bizantini del Mezzogiorno della penisola. Una crisi si aprì quando Ottone I fece suo vassallo e colmò di favori Pandolfo Testa di Ferro, potente principe longobardo di Benevento e Capua, e associò all'impero suo figlio Ottone II (967): fallito un compromesso con l'imperatore bizantino Niceforo II Foca, si ebbero vari scontri in Puglia e in Calabria, ai quali fu presente lo stesso Ottone I, senza risultati decisivi. Ma, morto Niceforo, il suo successore Giovanni Zimisce aderì a un accordo, col quale riconobbe Ottone I come imperatore a patto che rinunciasse a ogni pretesa sull'Italia meridionale; Ottone II ebbe la mano di una principessa bizantina, Teofano, e le nozze furono celebrate a Roma da papa Giovanni XIII (972). L'anno dopo Ottone I morì a Memleben e fu sepolto a Magdeburgo, da lui fatta erigere a sede arcivescovile nel 968. § Si attribuisce tradizionalmente a Ottone I la fondazione del “Sacro Romano Impero della nazione germanica”, sopravvissuto fino al 1806; l'espressione è imprecisa e più tarda, ma resta il fatto che dal 962 per quasi otto secoli e mezzo la dignità imperiale fu prerogativa di dinastie tedesche. L'impero ottoniano si resse meno sulla collaborazione dei grandi signori laici (duchi, marchesi, conti) che su quella dei grandi signori ecclesiastici (vescovi e abati, alcuni con titoli di conte), chiamati a occupare le posizioni-chiave dell'amministrazione e a contribuire anche largamente alle imprese militari, in cambio di privilegi e concessioni di ogni genere. Ottone I, sebbene poco colto, tenne in gran conto la vita spirituale: favorì la rifioritura della cultura ecclesiastica e monastica tedesca, protesse dotti anche italiani (come Liutprando, vescovo di Cremona) e francesi (come Gerberto d'Aurillac, il futuro papa Silvestro II) e appoggiò il movimento riformatore cluniacense. Alla sua corte ebbero grande influenza donne eccezionali, quali la madre Matilde, la seconda moglie Adelaide e più tardi la nuora Teofano.

Bibliografia

H. Beumann, H. Buttner, Das Kaisertum Ottos der Grosse, Costanza, 1963; R. Folz, La naissance du Saint-Empire, Parigi, 1967; H. Zimmermann, Das dunkle Jahrhundert, Graz-Vienna-Colonia, 1971; G. Capuani, Ottone a Orta, Milano, 1982.

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