Generalità

Fiume dell'Italia centrale, tributario del mar Tirreno . Per lunghezza di corso (405 km) è il terzo in Italia dopo il Po e l'Adige, per ampiezza del bacino imbrifero (17.169 km²) è secondo solo al Po. In latino Tiberis; anticamente Albula.

Percorso e affluenti

Nasce in Romagna, in provincia di Forlì-Cesena, dal monte Fumaiolo (Appennino Tosco-Emiliano); la sua sorgente, detta “le Vene”, si trova a 1268 m s.m. Scorrendo verso S, attraversa l'estremo lembo orientale della Toscana (provincia di Arezzo), dove bagna Pieve Santo Stefano e lambisce Sansepolcro; percorre quindi la pianeggiante val Tiberina entrando in territorio umbro (provincia di Perugia). In questo tratto del suo corso incide un lungo solco vallivo longitudinale, cioè parallelo all'orientamento della catena appenninica, bagna Città di Castello e Umbertide e lambisce Deruta e Todi. Qui il fiume si immette in un tronco vallivo trasversale finché, dopo la confluenza in esso del fiume Paglia, si inserisce nuovamente in un lungo solco vallivo longitudinale. Segna per un lungo tratto il confine tra l'Umbria (provincia di Terni) e il Lazio (provincia di Viterbo), toccando Orte; entra infine in territorio laziale (province di Viterbo, di Rieti e di Roma) con direzione SE, finché, giunto in Sabina, si dirige a SSW, attraversa Roma e sfocia nel Tirreno con un vasto delta che il fiume attraversa con i due rami di Fiumara e di Fiumicino, fra i quali si stende l'Isola Sacra. Nel suo lungo corso il Tevere riceve le acque di vari affluenti, fra i quali i fiumi Chiascio (poco a valle di Perugia), Nera (presso Orte) e Aniene (alla periferia di Roma), da sinistra; Paglia (presso Orvieto), da destra. Su gran parte del bacino imbrifero il regime pluviometrico è pressoché uniforme, caratterizzato da due massimi in autunno (il più marcato) e in primavera e con un minimo nei mesi estivi. Strettamente connesso con la quantità e la distribuzione delle precipitazioni nel corso dell'anno, nonché con la natura dei terreni, è il regime idrologico, che è tipicamente torrentizio dalle sorgenti fino alla confluenza con il fiume Nera, il maggiore fra tutti gli affluenti perché arricchito anche dalle abbondanti acque del fiume Velino, e poi molto più regolare, dato che la Nera e il Velino scendono da regioni calcaree che assorbono buona parte delle acque piovane, restituendole poi gradualmente attraverso copiose sorgenti. La portata d'acqua media a Roma è di 240 m3/s. Le sue acque trasportano in sospensione una grande quantità di materiale detritico (ca. 10 milioni di t all'anno) che dà al fiume una colorazione giallastra che gli è valsa l'appellativo di “biondo”.

Economia e navigabilità

Il Tevere è navigabile per soli 34 km dal porto di San Paolo, presso Roma, fino alla foce. Le sue acque sono utilizzate per l'irrigazione, per l'approvvigionamento idrico e anche per la produzione di energia elettrica: alcuni vasti laghi artificiali sono stati creati sbarrando il suo corso (lago di Montedoglio in Toscana, laghi di Corbara e di Alviano in Umbria a valle di Todi).

Bibliografia

V. Di Martino, M. Belati, Qui arrivò il Tevere, Roma, 1980; U. Mariotti Bianchi, Il fumo sul Tevere, Roma, 1986; E. Van Waveren, Ecologia del paesaggio nell'alta valle del Tevere, Firenze, 1986; C. Nardi, Il Tevere e la città, Roma, 1989.

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