Generalità

Settore del mar Mediterraneooccidentale, compreso tra l'Arcipelago Toscano a N, la penisola italiana a E e NE, la Sicilia a S, la Corsica e la Sardegna a W. Il Tirreno comunica con i mari adiacenti mediante passaggi abbastanza stretti, salvo che a SW dove è ampiamente aperto verso il Mediterraneo: il canale di Piombino, tra il promontorio di Piombino e l'isola d'Elba; il canale di Corsica, tra quest'isola e l'Elba; le Bocche di Bonifacio, tra la Corsica e la Sardegna; lo stretto di Messina, tra la Sicilia e la Calabria.

Geografia fisica

Morfologicamente si presenta come un solo grande bacino, che va digradando in misura relativamente regolare verso il centro, dove raggiunge una profondità massima di 3758 m. Le caratteristiche morfologiche dei fondali, la presenza di grandi fratture lungo estesi tratti costieri e il vulcanesimo avvalorano l'ipotesi che l'area sia emersa dal Paleozoico al Cenozoico e costituisse la cosiddetta “Tirrenide”. La temperatura media delle acque superficiali varia da 13-14 ºC in inverno a 24-25 ºC in estate; la salinità media si aggira intorno al 37,5‰; di scarso rilievo sono le maree, le cui ampiezze non superano i 50 cm. Nella circolazione delle acque prevale una corrente in senso antiorario, ma localmente si hanno correnti assai varie, di cui particolarmente interessante è quella dello stretto di Messina. Le coste sono in Toscana, Lazio e nella Campaniasettentrionale costituite perlopiù da ampie falcature pianeggianti, interrotte da promontori salienti sul mare (talvolta antiche isole saldate alla terraferma, come l'Argentario e il Circeo) o da tratti in cui i rilievi interni raggiungono la costa (punta Ala, monti dell'Uccellina, monti della Tolfa, monti Aurunci, monti Lattari). Dal Cilento in poi la costa si fa più alta e montagnose sono anche le coste tirreniche della Sicilia e della Sardegna, pur se orlate a volte da una stretta cimosa costiera pianeggiante. Il litorale orientale corso è invece diritto e pianeggiante, salvo che nella sua porzione più meridionale e nella penisola di Capo Corso. Si trovano nel Tirreno quasi tutte le isole minori italiane: l'Arcipelago Toscano, l'Arcipelago Campano (Ischia, Procida, Capri e le isole Ponziane), le Eolie o Lipari, le Egadi, Ustica, La Maddalena e Caprera. I maggiori fiumi che sfociano nel Tirreno sono il Tevere, il Garigliano, il Volturno, il Sele e il Flumendosa.

Popolazione ed economia

L'insediamento costiero si presenta assai discontinuo, con le massime concentrazioni nei golfi di Napoli e di Palermo, su cui gravano agglomerazioni urbane congestionate e, sotto il profilo dell'impatto ambientale, piuttosto problematiche; l'area romana invece, essendo centrata su uno spazio non litoraneo, ha determinato effetti di occupazione della fascia costiera legati, perlopiù, al fenomeno delle seconde residenze balneari, in taluni casi trasformatesi peraltro in quartieri-dormitorio. A parte l'area di Caserta-Napoli-Salerno, quella romana e quella palermitana, le coste tirreniche, spesso alte e inospitali e flagellate in passato dalle scorrerie saracene e dalla malaria, si presentano complessivamente come poco popolate: è significativo che vi si trovino soltanto tre città con oltre 100.000 abitanti (Napoli, Salerno e Palermo) contro le nove dell'Adriatico. Le attività industriali si concentrano soprattutto nell'area napoletana (dove, tuttavia, lo stabilimento siderurgico di Bagnoli ha cessato la produzione) determinandovi un intenso movimento portuale per quanto riguarda le merci; notevole anche il centro siderurgico di Piombino. Al di fuori di queste due zone, non si affacciano sul Tirreno vere e proprie regioni industriali, ma solo stabilimenti isolati (come a Follonica, Civitavecchia, Termini Imerese, Arbatax). I principali porti commerciali sono Napoli, Salerno, Gioia Tauro, Milazzo, Palermo, Olbia e Bastia; fra gli scali passeggeri, molti hanno un intensissimo movimento grazie alla navigazione interna per le isole, sia sulle più lunghe rotte per la Sicilia, la Sardegna e la Corsica (Civitavecchia, Napoli, Palermo, Olbia, Bastia) sia per il traffico fra le isole minori e la terraferma (Piombino, Portoferraio, Pozzuoli, ancora Napoli, Ischia, Capri, Milazzo, Lipari, La Maddalena). La pesca è meno importante che nell'Adriatico e nel canale di Sicilia, e non si trovano infatti nel Tirreno porti pescherecci o mercati ittici paragonabili a quelli delle altre coste italiane; ha comunque una discreta diffusione un po' dovunque, ma la sua redditività è limitata dalla scarsità di aree dedicate alla vallicoltura o mitilicoltura specializzata (presenti solo nel golfo di Napoli, nella laguna di Orbetello e negli stagni costieri corsi). Una risorsa economica fondamentale delle coste tirreniche è il turismo: pur non essendo presenti “megalopoli balneari” come quelle della riviera romagnola o della Versilia, si può dire che tutto il litorale, con l'eccezione di poche zone troppo scoscese (come alcuni tratti della costa orientale sarda), sia punteggiato di centri turistici, alternandosi tratti con una maggior vocazione al turismo di massa (come il Lido di Ostia, o il litorale domiziano a N di Napoli) ad aree famose in tutto il mondo orientate verso un turismo di élite (Capri, Penisola Sorrentina, Costa Smeralda). Anche le isole minori costituiscono una meta turistica sempre più ricercata.

Storia

Fin dalla più remota antichità il Tirreno è stato un importante crocevia di traffici: manufatti in ossidiana di Lipari sono stati rinvenuti in molti luoghi d'Europa, fino in Inghilterra, segno di un movimento commerciale già sviluppato in età preromana e prepunica. Prima dell'unificazione sotto Roma, il Tirreno era percorso dalle navi fenicie, cartaginesi, greche e romane, che si incrociavano cariche di derrate e manufatti destinati alle rispettive colonie, o di minerali estratti dai giacimenti della Toscana e della Sardegna. Diventato nel sec. II a. C., dopo la seconda guerra punica, il primo mare nostrum romano, tale rimase per sette secoli; nel Medioevo la mancanza di un forte potere statale – malgrado l'influenza esercitata dalle repubbliche marinare di Amalfi, Pisa e Genova – fece del Tirreno un “mare di nessuno” in cui potevano scorrazzare liberamente i pirati saraceni e barbareschi, flagello eliminato definitivamente solo all'inizio del sec. XIX. Il pericolo saraceno e la diffusione della malaria portarono in questo periodo allo spopolamento della costa, salvo che in corrispondenza delle maggiori città (Gaeta, Napoli, Amalfi, Salerno, Cefalù, Palermo). Nel Cinquecento e nel Seicento il Tirreno era diventato in gran parte un mare spagnolo, circondato com'era dai tre regni di Napoli, di Sicilia e di Sardegna, dipendenti dalla corona di Madrid, e presidiato a Nord dal piccolo Stato detto appunto “dei Presidi”, comprendente l'Argentario, l'isola del Giglio e un lembo dell'Elba, anch'esso spagnolo. Nel Settecento il dominio spagnolo cessò, e dopo un breve periodo di supremazia austriaca il Tirreno divenne nuovamente un mare internazionale, con l'indipendenza del Regno di Napoli e l'affacciarsi sulle sue coste di nuove potenze (i Savoia che ottengono nel 1720 la Sardegna, la Francia che acquista da Genova la Corsica nel 1768). Invariato da secoli resta l'affaccio costiero dello Stato della Chiesa, di poca importanza peraltro nella storia politica ed economica del Tirreno data la scarsa vocazione marittima del governo pontificio. Dopo l'effimero predominio francese in età napoleonica e il ripristino della situazione precedente dopo il Congresso di Vienna, con l'Unità d'Italia e l'annessione di Roma (1870) il Tirreno torna nuovamente a essere un mare quasi “nazionale”, restando fuori dai confini solo la Corsica.

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