Lessico

(antico o poetico scòla), sf. [sec. XIV; latino schola, dal greco schole, tempo libero da occupazioni pratiche, quindi attività e luogo di studio].

1) Attività avente lo scopo di far apprendere una o più discipline mediante un insegnamento metodico e organizzato: fare, tenere scuola; frequentare, seguire la scuola di un bravo insegnante; i compagni di scuola; la scuola occupa tutta la sua giornata. Per estensione, periodo di tempo in cui si svolge l'attività scolastica: ha cinque ore di scuola tutti i giorni; ti vengo a prendere dopo la scuola; domani non c'è scuola, è vacanza; in particolare, anno scolastico: la scuola si chiude in giugno.

2) Istituzione, per lo più organizzata e gestita dallo Stato, che persegue fini educativi attraverso l'insegnamento sistematico di una o più discipline: scuola materna, elementare, media, superiore, universitaria; scuola artistica, tecnica. Scuola musicale, vedi musica (scuole musicali). Per estensione, il complesso delle istituzioni scolastiche di un Paese: la crisi della scuola italiana. Più in genere, riferito a organizzazioni che si propongono l'insegnamento di varie attività pratiche: scuola di taglio, di disegno, di nuoto; scuola guida, che insegna a guidare gli autoveicoli; scuolemilitari, istituti, accademie, collegi che hanno lo scopo di preparare il personale alla vita militare. Con valore di agg. inv. posposto: nave scuola, unità attrezzata per l'istruzione del personale della marina. Per tradizione la nave scuola è un veliero, ma oggi in quasi tutte le marine si fa ricorso anche, o esclusivamente, a navi scuola con sola propulsione meccanica. Soprattutto fuori d'Italia navi scuola a vela sono state realizzate per accogliere persone desiderose di acquisire conoscenze a riguardo del mare e dei velieri.

3) Metodo d'insegnamento, indirizzo pedagogico: scuola autoritaria, moderna; la scuola montessoriana. Fig., insegnamento, ammaestramento, esempio; esercizio, pratica: la scuola della vita, della miseria, del dolore; è cresciuto alla scuola di sua madre; le esperienze sono la scuola più efficace.

4) Ciascuna delle sedi in cui si svolge l'attività scolastica: accompagnare i bambini a scuola; la scuola resterà chiusa nel mese di agosto. Per estensione, il complesso degli alunni e degli insegnanti: la gita annuale della scuola.

5) Insieme di coloro che in una scienza o in un'arte professano gli stessi principi: la scuola stoica; un quadro della scuola veneta; i poeti della scuola siciliana. In particolare, l'insieme dei discepoli che direttamente o idealmente si richiamano a un grande maestro: la scuola di Leonardo; “Così vid'i' adunar la bella scola / di quel segnor de l'altissimo canto” (Dante); quindi: far scuola, suscitare una corrente di seguaci e imitatori o più in genere servire da esempio, incontrare successo. Talora con valore limitativo: un quadro della scuola di Tiziano, eseguito non da lui ma dai suoi allievi; una scultura, una poesia che sa troppo di scuola, priva di originalità.

6) Nel Medioevo, associazione di artigiani, corporazione; confraternita. Per estensione, la sede di tali associazioni: la scuola di San Rocco a Venezia. § Scuola attiva nuova, v. attivismo.

Cenni storici: dalle origini

La scuola nasce come insegnamento sacerdotale di credenze e di cerimoniale in Oriente e in Occidente (scuole druidiche menzionate da G. Cesare) e si allarga a insegnamenti pratici (Fenici) ed etici (Ebrei). La prima scuola volta esclusivamente allo sviluppo della personalità sorge in Grecia (Atene) con specializzazione delle funzioni di insegnamento scrittorio (grammatistés), musicale (kitharistés), ginnastico (paidotríbes) e si sviluppa in età alessandrina in complesse istituzioni di cultura (Museo, Biblioteca). A Roma un analogo processo di insegnamento elementare (ludus) e culturale generico (grammatica) e superiore (retorica), sorto privatamente (sec. I a. C.), viene statalizzato all'inizio del sec. IV privilegiando il clero cristiano. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente l'istruzione scolastica resta appannaggio della chiesa (parrocchiale, cattedrale, claustrale) che la regola nel VI Concilio di Costantinopoli (680-681). L'insegnamento è codificato nelle 7 arti liberali del trivio (grammatica, retorica, dialettica) e del quadrivio (aritmetica, geometria, musica, astronomia) particolarmente in età carolingia (scuola palatina). Ne nasce la Scolastica (sec. XI-XV) che trova nella deduzione aristotelica il fondamento della teologia cristiana soprattutto a opera di San Tommaso. Si fondano le università (Bologna, 1088; Napoli, 1224; Parigi, 1257) con patenti imperiali o papali che privilegiano l'organizzazione comprendente “nazioni” di studenti e, in seguito, distinte facoltà. Il sorgere dei comuni sviluppa la scuola laica che si emancipa progressivamente dalla licentia docendi ecclesiastica (sec. XIV). L'umanesimo produce una scuola conforme ai nuovi ideali del sec. XV (imitazione classica, esaltazione dell'individuo, equilibrio psicofisico) ma generalmente a carattere d'élite: le scuole-convitto fondate da Guarino Veronese o da Vittorino da Feltre sono rivolte ai figli del ceto signorile. In Germania accanto alla Fuerstenschule (scuola dei principi) si crea anche il Gymnasium cittadino come quello di Johannes Sturm a Strasburgo (1537) fondato sugli studi classici; in Inghilterra John Colet fonda la scuola di San Paolo (1512): la figura di Erasmo da Rotterdam (1466-1536) è emblematica della scuola umanistica. La Riforma protestante introduce il concetto dell'educazione universale sotto controllo statale: massima espressione di questa corrente è Filippo Melantone (1497-1560), il primo ordinamento di questo tipo si ebbe nel Württemberg (1565). La Controriforma cattolica reagisce con la ratio studiorum della Compagnia di Gesù (1599) cui si ispirano le scuole autoritarie gesuitiche, ordinate su 3 classi di grammatica, retorica, umanità. A tale indirizzo dogmatico si oppongono le scuole giansenistiche di Port-Royal (Francia). I gesuiti curarono la scuola secondaria per la formazione della classe dirigente, i “fratelli delle scuole cristiane” (Giovanni Battista de la Salle, 1651-1719) l'istruzione elementare. L'indirizzo scientifico sorse in Germania con la scuola economico-matematica di Häcker (Berlino, 1747) origine della Realschule di Wiese (1859), che solo nel 1900 consentì l'accesso universitario. La rivolta contro l'istruzione autoritaria e nozionistica venne caldamente propugnata da J.-J. Rousseau (1712-1778) nell'Emilio e applicata in Svizzera nella scuola di J. H. Pestalozzi (1746-1827). Il principio della scuola primaria obbligatoria, universale e gratuita venne proclamato dalla Rivoluzione francese, quello della scuola preelementare da J. F. Oberlin (1740-1826), imitato nel secolo seguente in Francia e Inghilterra. In Germania sorse il “giardino d'infanzia” di F. W. Fröbel (1782-1853), in Italia l'“asilo infantile” di F. Aporti (1829) rinnovato con l'asilo di Mompiano da R. Agazzi (1895) e con la “casa del bambino” di M. Montessori (1907), oggi diffusa in tutto il mondo per la sua innovatrice pedagogia liberale e spontaneistica.

Cenni storici: ordinamento scolastico

In Italia il principio della scuola obbligatoria, universale, uniforme e gratuita venne assunto dal rinnovamento civile del sec. XVIII (V. Cuoco) e nel sec. XIX costituì il centro del pensiero e dell'azione rivoluzionaria di G. Mazzini (“educazione nazionale”) come strumento di emancipazione sociale: fu attuata legislativamente per la scuola elementare triennale dopo l'unità (legge Coppino, 1877). La scuola italiana di ogni ordine e grado, affidata negli stati preunitari a ordini religiosi, nacque come organizzazione pubblica (municipale-statale) con la legge piemontese Boncompagni-Casati (1859) poi estesa al nuovo regno: l'ordinamento postelementare si imperniava sul ginnasio-liceo umanistico (8 anni) che concedeva l'accesso universitario, a differenza dell'istituto tecnico e dell'istituto magistrale. La scuola elementare fu rinnovata con i programmi positivistici di A. Gabelli (1830-1891) e idealistici di G. Lombardo-Radice (1879-1938) contribuendo alla riduzione del tasso di analfabetismo (1861, 74,7%; 1911, 37,9%; 1971, 5,2%; 1990, 2,9%). L'ordinamento del 1859 subì una profonda riforma nel 1923 in virtù delle innovazioni proposte da G. Gentile (creazione del liceo scientifico, introduzione dell'esame finale di stato), fu ritoccata nel 1930 (creazione della scuola di avviamento professionale) e nel 1940 (riforma Bottai della scuola media). Nel 1962 la scuola media unica diventò obbligatoria, assorbì tutti i tipi di scuola postelementare inferiore e il suo triennio componeva col quinquennio elementare (diviso in 2 cicli, 2+3) l'istruzione ottennale obbligatoria prevista dalla Costituzione (art. 34). La Costituzione repubblicana (1948) rappresenta il punto di riferimento di tutta la legislazione, poiché a differenza del precedente “Statuto fondamentale del regno” (1848) dedica alcuni articoli all'istruzione (fondamentali 33-34). La statalizzazione della scuola suscitò il problema dell'insegnamento religioso: in Francia la scuola fu laicizzata nel 1866, in Gran Bretagna rimase l'insegnamento del solo testo biblico, in Germania fu adottato un “catechismo unitario”, in Belgio scuola cattolica e scuola pubblica furono parificate, in Italia l'insegnamento religioso cattolico dopo l'accordo di revisione del Concordato (18 febbraio 1984), è diventato facoltativo. Un dissidio rimane in Italia a proposito dell'art. 33 che stabilisce il diritto per enti e privati di istituire scuola “senza oneri per lo stato”: la dizione è contestata dai cattolici e l'articolo non ha ancora avuto traduzione legislativa. La legge n. 62 del 10 marzo 2000 sancisce che lo Stato adotti un piano straordinario di finanziamento alle regioni autonome e alle province di Trento e di Bolzano da utilizzare a sostegno della spesa sostenuta e documentata dalle famiglie per l'istruzione, mediante l'assegnazione di borse di studio. La novità rilevante sta nella previsione di questa possibilità per gli alunni delle scuole statali e paritarie. In altri casi, per esempio nella regione Lombardia, sono stati previsti dei rimborsi, almeno parziali, per la retta scolastica degli istituti non statali a favore delle famiglie che scelgono questo tipo di istituzione. L'istruzione preelementare (facoltativa), prima in massima parte a gestione confessionale, è dal 1968 statale o affidata agli enti locali. L'università, particolarmente dopo la legge (1970) che ha aperto l'accesso a tutte le facoltà per i possessori di qualsiasi diploma di scuola secondaria quinquennale, non sembra in grado di fornire strutture adeguate all'aumento del numero degli iscritti. In Italia, con legge delega 30 luglio 1973, n. 477, è stata introdotta l'amministrazione collegiale della scuola (elementare, media e secondaria) affidata a una serie di organi elettivi e rappresentativi: consigli di circolo (elementari) e di istituto (medie e secondarie), comitati di valutazione (insegnanti) e coordinati da consigli provinciali e da consigli distrettuali (i distretti sono compartimenti completi di tutte le scuola di ogni ordine e grado all'interno delle Regioni); organi culminanti in un “Consiglio Nazionale” presieduto dal ministro della Pubblica Istruzione. Tutte queste istituzioni collegiali, in cui a livello provinciale e distrettuale figurano anche rappresentanti delle amministrazioni locali e del mondo dell'economia e del lavoro, hanno competenze direttive e consultive: i consigli di circolo e di istituto sono presieduti da un genitore. Dopo una prima riforma della scuola che ha interessato, nel giugno 1990, l'istruzione elementare, alla fine dell'ultimo decennio del Novecento, in Italia, si è dato avvio a un rinnovamento del sistema scolastico. Tra il 1998 e il 1999 sono stati effettuati interventi riformatori come: l'autonomia scolastica, il nuovo esame di stato, il prolungamento dell'obbligo scolastico, il diritto all'istruzione e alla formazione fino a 18 anni. In particolare, il regolamento dell'autonomia delle istituzioni scolastiche prevede che ogni scuola predisponga il Piano dell'offerta formativa (POF), documento che definisce l'dentità culturale e progettuale dell'istituto ed esplicita le attività educativo-didattiche che la scuola offre all'utente sulla base delle sue esigenze e di quelle della realtà territoriale. Il POF viene elaborato dal Collegio dei docenti in collaborazione delle famiglie e degli enti locali. Fermato il progetto di riforma organica del sistema di istruzione proposto dal ministro L. Berlinguer e approvato dal governo di centrosinistra agli inizi del 2000, la legge n. 53 del 28 marzo 2003 (che abroga interamente la precedente legge n. 30 del 2000) delega l'esecutivo a realizzare la nuova riforma scolastica, proposta dal Ministro L. Moratti, attraverso l'emanazione di più decreti attuativi nei 24 mesi successivi all'entrata in vigore della legge stessa. Le linee guida della legge assicurano a tutti il diritto all'istruzione e alla formazione per almeno dodici anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età, così ampliando i limiti previsti dall'art. 34 della Costituzione. I cicli scolastici sono divisi in scuola dell'infanzia, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e quella secondaria di primo grado, e in un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei e il sistema dell'istruzione e della formazione professionale. Il decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004 ha disciplinato la materia in riferimento alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo di istruzione: la scuola dell'infanzia non è obbligatoria e dura tre anni. Il primo ciclo d'istruzione dura otto anni ed è suddiviso in scuola primaria (cinque anni di durata) e scuola secondaria di primo grado (tre anni di durata). Il terzo anno della scuola secondaria di primo grado si conclude con un esame di Stato. La legge n. 53 del 2003 disciplina le linee generali del secondo ciclo scolastico che si divide tra il sistema dei licei (artistico, classico, economico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, tecnologico, delle scienze umane), di durata quinquennale, e sistema di formazione professionale, di durata quadriennale, al termine dei quali è previsto un esame di stato. È prevista la possibilità di cambiare indirizzo di studi o all'interno del sistema liceale o passando dal sistema dei licei a quello professionale e viceversa. Sono previsti piani di studio personalizzati che devono contenere un nucleo omogeneo su base nazionale e che prevedono una quota, riservata alle regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali. È, infine, prevista la possibilità di svolgere la formazione tra i 15 e i 18 anni di età attraverso l'alternanza di periodi di studio e di lavoro, sotto la responsabilità dell'istituzione scolastica o formativa, sulla base di convenzioni con imprese o con enti pubblici e privati disponibili ad accogliere gli studenti per periodi di tirocinio che non costituiscono rapporto individuale di lavoro. Per la formazione scolastica secondaria vedi università. Con il termine riforma Gelmini si identificano tutti i provvedimenti scolastici voluti dal Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Mariastella Gelmini, iniziati ufficialmente con la legge 6 agosto 2008, n. 133 e proseguiti con la legge 30 ottobre 2008, n. 169, il cui scopo principale è quello di riformare il sistema scolastico italiano. La riforma è entrata in atto il 1° settembre 2009 per la scuola primaria e secondaria di primo grado, mentre per la scuola secondaria di secondo grado è in vigore dal 1° settembre 2010. Nella scuola primaria, dall'anno scolastico 2009/2010, viene reintrodotta la figura del maestro unico al posto dei tre docenti per due classi, con orario di 24 ore settimanali. Viene introdotta la valutazione numerica decimale, accompagnata da un giudizio sul livello di maturazione raggiunto. Anche nella scuola secondaria di primo grado viene reintrodotta la valutazione numerica decimale; possibilità di aumentare le ore settimanali di inglese (passando da 3 a 5) oppure di usare queste ore per corsi di italiano per studenti stranieri. Si introduce la prova nazionale dell'Invalsi (Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione di italiano e matematica nell'esame finale di licenza media). Nella scuola secondaria di secondo grado sono stati apportati alcuni cambiamenti, attivati dall'anno scolastico 2010/2011, che entreranno in pieno regime per l'anno scolastico 2014: i licei diventano sei. Accanto ai quattro già esistenti (artistico, classico, scientifico, linguistico) ne sorgono due nuovi: liceo delle scienze umane e liceo musicale e coreutico. I licei nati dalla conversione degli istituti magistrali (liceo socio-psico-pedagogico, liceo delle scienze sociali, liceo delle scienze della formazione) sono stati assimilati dal nuovo liceo delle scienze umane, che comprende due indirizzi: uno tradizionale, dove si studia anche il latino, e uno economico-sociale. Gli indirizzi del liceo artistico sono stati rivisitati per trattare anche l'arte multimediale e scenografica. Il liceo musicale e quello coreutico sono stati unificati nel liceo musicale e coreutico, che presenta due indirizzi, uno musicale e uno coreutico. Nei due nuovi licei si studiano due lingue straniere. L'inglese viene studiato obbligatoriamente per i 5 anni. Tutti i licei sono suddivisi in un biennio e un triennio per una durata complessiva di 5 anni. Le ore settimanali per il biennio sono 27, mentre per il triennio variano dalle 30 alle 35 dell'artistico. Il riordino degli istituti tecnici prevede la riduzione da 39 indirizzi a 11 divisi in due settori: tecnologico ed economico; la diminuzione delle ore settimanali a 32, l'eliminazione delle sperimentazioni e dei cosiddetti “doppioni”; spazi di flessibilità (sull'orario annuale) riservati agli istituti: 20% al primo biennio, 30% al secondo biennio, 35% all'ultimo anno; insegnamento di Scienze Integrate (scienze della terra e biologia, fisica e chimica); rapporto più stretto con il “ mondo del lavoro”. La riorganizzazione degli istituti tecnici viene avviata con gradualità a partire dalle classi prime funzionanti nell'anno scolastico 2010/2011. Il monte ore viene suddiviso tra un'area di istruzione generale e le distinte aree di indirizzo. Nel primo biennio per l'istruzione generale sono dedicate 20 ore settimanali e per l'area di indirizzo 12 ore settimanali, mentre nel successivo triennio rispettivamente 15 ore settimanali e 17 ore settimanali. Oltre a un comitato scientifico-didattico si prevede la possibilità di stipulare, per specifiche attività didattiche, contratti d'opera con esperti del “mondo del lavoro e delle professioni”. Si riconferma l'Esame di Stato. Si prevede la ridenominazione del titolo finale: da “Diploma di perito” a “Diploma di istruzione tecnica”. Le ore degli istituti professionali vengono ridotte a 32 per settimana. Rispetto agli istituti tecnici hanno però maggiore autonomia: 25% nel primo anno, fino al 40% nel quinto. Il quinquennio è strutturato in due bienni e un quinto anno singolo. Sono disponibili più ore di laboratorio e stage esterni. Gli istituti d'arte sono assimilati in parte ai licei artistici e in parte agli istituti professionali, nel settore industria e artigianato.

Istruzione: obbligo scolastico

Sancito dalla Costituzione repubblicana, il cui art. 34 afferma che “l'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita”, è un dovere giuridico il quale prescrive la frequenza scolastica stabilendone il periodo minimo. Anche il R.D. del 1928 stabiliva un periodo di pari durata, ma in esso l'obbligo scolastico aveva carattere più programmatico che prescrittivo. Solo con la legge istitutiva della scuola media statale unica si sono realizzate le condizioni minime fondamentali capaci di attenuare, se non di cancellare, gli ostacoli di una reale adempienza del dettato costituzionale. Il dibattito attuale punta sul riconoscimento dell'estensione dell'obbligo scolastico fino a 15 anni (primo biennio della scuola secondaria) e dell'obbligo formativo fino a 18 anni.

Istruzione: orario scolastico

Periodo di tempo giornaliero dedicato all'insegnamento. Esso varia secondo gli ordini e i gradi di scuola, ma anche della classe. Ai fini della salute mentale e fisica degli scolari non è solo necessaria una razionale distribuzione quotidiana del tempo di insegnamento-apprendimento ma anche un'attenta osservazione della curva dell'attenzione, indispensabile per pianificare i tempi ottimali della lezione.

Cenni storici: organismi internazionali

Tra gli organismi internazionali che si occupano dei problemi scolastici vanno ricordati la Ligue Internationale de l'enseignement, de l'éducation et de la culture populaire (Parigi) particolarmente volta alla difesa della laicità della scuola e, per il progresso educativo, il BIE (Bureau International de l'Éducation) di Ginevra, che è un'agenzia dell'UNESCO (United Nations Educational Scholastical Cultural Organization), massima organizzazione per tutti i problemi della scuola a ogni livello. In campo europeo si occupano del problema scolastico il Consiglio d'Europa (Strasburgo) e l'Unione Europea (Bruxelles) che vi dedica un'apposita Direzione Generale (XII), particolarmente interessata alla scuola per i figli dei lavoratori emigranti nell'area europea.

Istruzione: scuola europea

Istituti scolastici a ciclo completo (elementare, medio, secondario) gestiti direttamente con carattere sovranazionale dall'Unione Europea a Lussemburgo, Bruxelles, Karlsruhe, Bergen, Varese e Culham; rilasciano una “maturità europea” riconosciuta da tutte le università dell'Unione Europea. L'insegnamento viene impartito secondo le discipline nelle principali lingue dell'Unione.

Istruzione: scuola parallela

Espressione che si riferisce (art. II della Carta di Bruxelles) alla vasta informazione extrascolastica fornita indirettamente ai fanciulli e ai giovani dai moderni mezzi di diffusione: stampa, radio, televisione, cinema, circoli giovanili, case di cultura, incontri internazionali. Il problema è diverso dall'uso didattico della radio, del cinema e dei vari mezzi audiovisivi di dotazione scolastica.

Istruzione: scuola serale

Scuola che svolge corsi normali per studenti, operai e impiegati; segue i regolamenti e i programmi delle corrispondenti scuole statali diurne.

Istruzione: scuole speciali

Scuole nelle quali vengono applicati metodi didattici particolari (per esempio le scuole montessoriane). Prima dell'inserimento nelle scuole dell'obbligo di personale specializzato e dell'apporto di servizi socio-psico-pedagogici adeguati (fine anni Settanta), tale termine indicava gli istituti destinati ad alunni che, per minorazioni fisiche o psichiche, non erano in grado di seguire i programmi e i metodi delle scuole normali.

Istruzione: scuola-città

Istituzione educativa finalizzata alla formazione sociale e civile degli alunni attraverso la pratica organizzata dell'autogoverno. Aderendo a una concezione democratica dello stato e della vita associata, la scuola riproduce gli ordinamenti della città: sindaco, giunta esecutiva, tribunale ecc. Sorta dapprima in Germania nella prima metà del sec. XIX e diffusasi soprattutto negli Stati Uniti con denominazioni analoghe (Repubblica dei ragazzi, Città dei ragazzi ecc.), l'istituzione ha vissuto in Italia un'esperienza originale. La scuola-città “Pestalozzi”, aperta nel 1945 da E. Codignola a Firenze nel quartiere popolare di Santa Croce, infatti, pur conservando le “virtù” dell'idealismo pedagogico italiano, come ha scritto R. Laporta che ne fu direttore, reagì alla sottomissione della scuola al potere esecutivo e tentò di rinsaldare i vincoli tra scuola e città, tra comunità scolastica e corpo sociale. È riconosciuta dal Ministero della pubblica istruzione come scuola sperimentale. Sono state create inoltre altre scuole-città come la Repubblica dei ragazzi di Signa.

Istruzione: scuole carcerarie

Scuole istituite nelle case di pena che prevedono i corsi della scuola dell'obbligo e anche di altro tipo. Per le elementari le prime disposizioni compaiono nella legge Daneo-Credaro (1911), mentre un ruolo speciale per insegnanti è stato istituito nel 1963. Con la legge 26 luglio 1975, n. 354, art. 19, è stata ribadita la normativa per l'attuazione del diritto all'istruzione e alla formazione culturale e professionale, mediante l'organizzazione dei corsi di addestramento professionale. Con le procedure previste dagli ordinamenti scolastici possono inoltre essere istituite scuole di istruzione secondaria di secondo grado.

Istruzione: medico scolastico

Dipendente dall'ufficiale sanitario che ha l'incarico dell'assistenza sanitaria degli alunni nelle scuole elementari e medie. Ha il compito di provvedere ad almeno una visita annuale di controllo degli alunni e di avviare a visita specialistica i soggetti che richiedono particolari accertamenti, segnalando eventuali malattie infettive, di visitare gli alunni che sono stati assenti per malattia, di compilare schede sanitarie per ogni singolo allievo, di controllare l'efficienza e la pulizia degli ambienti scolastici, di compilare statistiche, effettuare rilievi epidemiologici e svolgere opera di educazione sanitaria.

Edilizia

La definizione di scuola come spazio fisico, a partire dall'Ottocento, si è via via evoluta con lo sviluppo sempre più ampio della scolarizzazione di massa che ha imposto una politica relativa al diritto allo studio, in cui l'edilizia scolastica occupa un posto di grande rilievo sia come struttura specifica, sia come componente del tessuto urbano e, più in generale, del territorio. In questo senso, l'evoluzione stessa dei problemi relativi alla localizzazione e alla caratteristica costruttivo-distributiva dei complessi scolastici ha assunto nel tempo contenuti nuovi e comprensivi di una vasta problematica sociale, quali le condizioni ambientali e sociali, l'età e il numero degli allievi, l'integrazione tra diversi tipi di scuola, i rapporti con le strutture produttive e la residenza, i problemi del pendolarismo ecc. La cellula primaria della scuola è stata identificata per molto tempo con l'aula, locale di dimensioni variabili secondo la popolazione scolastica e l'uso cui viene adibita (per esempio aula di scienze); alle varie aule si accede mediante un corridoio lungo il quale sono dislocate altre aule. Questa distribuzione sta perdendo gradatamente la caratteristica originaria all'interno di un contesto più organico di attività didattiche che comprende, da un punto di vista quantitativo, un maggior numero di attrezzature (laboratori, aule di riunioni, biblioteche, palestre e campi sportivi) e, da un punto di vista qualitativo, l'introduzione di nuove tecniche pedagogiche come il lavoro di gruppo, l'interdisciplinarietà, il rapporto con l'esterno della scuola, che tendono a modificare lo spazio fisico in cui queste attività si svolgono. Così i locali specializzati all'effettuazione di determinate operazioni (laboratori scientifici, tecnici, grafici ecc.) vengono a integrarsi in una concezione delle comunicazioni che tende ad allargare lo spazio che risulta adibito a più complesse attività sociali-educative. La tipologia e i caratteri distributivi degli edifici scolastici sono evidentemente determinati dal tipo di scuola e dalle particolari funzioni formative che è chiamata ad assolvere. La prevalenza delle funzioni educative di carattere generale, tipiche dei primi gradi della formazione scolastica (scuola materna, elementare, media unica) rispetto alle funzioni caratterizzate da un indirizzo specializzato in senso professionale (licei, istituti tecnico-professionali), richiede un complesso di soluzioni specifiche ai problemi didattico-pedagogici. Così, per esempio, nelle scuole materne prevalgono aule spaziose e locali centrali ampi adatti alla libertà di movimento e all'attività comune dei bambini. Tuttavia negli ultimi anni si è ampiamente sviluppata una tendenza a modificare il concetto della centralità dell'aula di lezione attorno a cui raccogliere, in ordine subordinato, gli altri spazi fisici (palestra, laboratori ecc.). Tale tendenza, unitamente all'applicazione di nuovi standard urbanistici che ampliano lo spazio educativo assegnato a ogni alunno, concorre a determinare una diversa concezione e organizzazione delle strutture scolastiche che non influisce esclusivamente sugli spazi interni dell'edificio, ma interagisce con il loro esterno, in una dimensione più dinamica dell'intero complesso scolastico. Questa impostazione che tende a integrare, o quanto meno a sviluppare, una relazione più diretta tra le diverse attività e gli spazi fisici in cui vengono esercitate, viene ulteriormente accentuata dalla realizzazione di complessi scolastici comprensivi di istituti di diverso ordine e grado. Alla struttura tradizionale costituita da un edificio a più piani il cui schema distributivo si compone di un atrio centrale da cui si dipartono una o più rampe di scale che immettono in corridoi lungo i quali sono disposte le aule di lezione, si è passati a una struttura costituita prevalentemente da corpi bassi, collegati tra loro e distribuiti su un'area più vasta, generalmente attrezzata a verde, con campi da gioco e impianti sportivi. Ciò realizza uno schema più articolato in cui le aule di lezione sono integrate in un complesso più ampio di funzioni e di spazi fisici, modificabili mediante lo scorrimento di pannelli mobili che consentono la trasformazione di un sistema di aule in uno spazio collettivo e viceversa, e di uno spazio chiuso in uno aperto verso la porzione di giardino prospiciente, inteso dunque non come puro accessorio, ma, soprattutto nelle scuole materne e nelle elementari, come parte integrante dell'educazione e della formazione degli alunni dove svolgere attività di studio o ricreative. Lo studio e la realizzazione di nuove tipologie si sono sviluppati in base alla possibilità di impiegare nuovi materiali, metodi e tecniche di costruzione: infatti, agli edifici prevalentemente in muratura, caratterizzati da un'insufficiente illuminazione e aerazione, si vanno sostituendo edifici costituiti in notevole misura da componenti prefabbricati con una più vasta distribuzione di superfici vetrate

Teatro

Con teatro scolastico si intende propriamente una drammaturgia di tipo generalmente didattico sviluppatasi nelle università europee a cominciare dall'umanesimo. I testi, generalmente in latino, erano scritti dai docenti per essere recitati dagli allievi: esempi illustri sono il teatro goliardico dell'Italia quattrocentesca e il teatro gesuitico che fiorì in vari Paesi sino al sec. XVIII. All'uso del latino cominciò poi a sostituirsi, nei diversi Paesi, l'impiego del volgare, con conseguenze rilevanti prima sullo sviluppo della commedia erudita, poi su quello dei vari teatri nazionali, quando il dramma uscì dalle aule accademiche per approdare nelle piazze e negli edifici pubblici e agli interpreti legati al mondo della scuola cominciarono a sostituirsi attori professionisti; e quando, come avvenne soprattutto in Inghilterra e in Spagna tra il sec. XVI e il XVII, la nuova lezione umanistica andò a fecondare una fiorente e mai spenta tradizione di teatro popolare. Ma il rapporto tra teatro e scuola non si esaurisce in questo lontano e importante fenomeno. Nel mondo moderno si manifesta in varie forme, per esempio a livello universitario, con l'istituzione, in diversi Paesi, di dipartimenti o istituti specificamente dedicati allo studio del teatro, della sua storia e delle sue forme; la rappresentazione in sedi scolastiche di spettacoli recitati da attori professionisti, particolarmente dedicati al pubblico scolare (favole per le elementari, testi classici o comunque di impegno culturale per le medie); la costituzione di compagnie amatoriali tra gli studenti che, sempre nell'ambito della scuola, presentano spettacoli di rilevante interesse culturale (celebri, per esempio, le rappresentazioni di J. Racine da parte delle allieve di Saint-Cyr nel sec. XVII o, più recentemente, il Groupe du Théâtre Ancien della Sorbona, i vari teatri sperimentali delle università americane e, in Italia, il teatro di Ca' Foscari); l'utilizzazione di tecniche proprie del teatro come ausilio didattico, vale a dire come metodo per rendere più vivi e più immediatamente comunicabili, drammatizzandoli, momenti ed episodi delle materie in programma, così da creare veri e propri spettacoli i cui primi destinatari sono gli stessi che vi partecipano e ai quali è generalmente affidato il compito, sotto la guida di uno o più insegnanti, di preparare un testo, di recitarlo, di provvedere a scene, costumi ecc. previa l'indispensabile opera di documentazione; l'uso del teatro non più nell'accezione che ha prevalentemente assunto nella cultura occidentale, ma nel suo significato archetipo, come mezzo cioè per liberare le energie represse, per sollecitare le spontaneità creative e per favorire un processo di socializzazione. Si parla in questo senso di animazione teatrale (più propriamente che di drammatizzazione) o di teatro dei ragazzi contrapposto al teatro per i ragazzi nel quale questi ultimi agiscono come meri fruitori. L'animazione teatrale ha avuto particolare sviluppo in Italia a partire dall'ultimo scorcio degli anni Sessanta e ha trovato terreno particolarmente fecondo nella fascia della scuola dell'obbligo. Numerosi e spesso importanti sono i suoi precedenti in altri Paesi, illustri gli antecedenti culturali (a partire dalla Lettera sugli spettacoli di J.-J. Rousseau). Si tratta di recuperare i valori del gioco collettivo, attraverso un'attività mimetica fondata soprattutto sulla conoscenza e sull'utilizzazione del corpo. Il fine, benché il luogo d'azione sia ancora la scuola, non è più direttamente didattico, almeno nel senso che non porta a un diverso modo di insegnare o apprendere le singole materie, ma, più ambiziosamente, quello di aiutare il ragazzo a chiarire e sviluppare la propria personalità, a rendersi conto del mondo che lo circonda, a stabilire rapporti di collaborazione feconda con i compagni e con gli animatori, a far uso di tecniche e conoscenze solitamente escluse dal curriculum scolastico, a funzionalizzare insomma l'istinto ludico e farne veicolo di apprendimento e di creatività.

Sociologia

La scuola costituisce per i sociologi l'esempio di un'istituzione formale – retta cioè da regole, codici e da un sistema di vincoli (a cominciare dall'obbligo legale della scolarizzazione, presente in tutti i Paesi civili) relativamente rigidi e coercitivi – preposta a compiti di socializzazione primaria. I compiti di socializzazione primaria di cui la scuola è investita – e che secondo uno schema tradizionale divide con le altre due classiche agenzie di formazione educativa (la famiglia e l'istituzione religiosa) – hanno carattere non utilitario. La graduale formazione culturale, civile e morale dell'individuo – perseguita attraverso moduli pedagogici ed esperienze di socialità sin dalla primissima infanzia – è cioè finalizzata allo sviluppo della consapevolezza e della criticità. La scolarizzazione realizza così un valore in sé, sottratto alla logica strumentale e alle leggi di mercato che dominano le istituzioni della socializzazione secondaria (economia, lavoro, rappresentanza politica e sociale, istituzioni). Ma, nel concreto dispiegarsi della civilizzazione occidentale, la scuola ha assunto un ruolo di supplenza nei confronti della famiglia, sede degli affetti e della solidarietà (e perciò veicolo principale dell'integrazione), ma incapace di assolvere ai compiti formativi funzionali di una società tecnicamente progredita. Di qui una complessa, instabile e talvolta difficile convivenza di scuola e famiglia, esposte entrambe – come agenzie multifunzionali e sistemi di relazione – agli effetti indotti dal mutamento sociale e dalla progressiva differenziazione di competenze, ruoli, abilità e sensibilità richiesti dalle società complesse. Studiosi come D. Riesman e R. Collins hanno sottoposto l'intero sistema educativo delle società industriali avanzate contemporanee a una radiografia per alcuni aspetti impietosa. Infatti, se la scuola deve a un tempo trasmettere e rielaborare valori, modelli di riferimento e stili di vita e fornire competenze e conoscenze tecnico-strumentali, è chiaramente presente il pericolo di un sovraccarico di domanda sull'intera istituzione. Con effetti sociali giudicati da alcuni pensatori assai preoccupanti: diffusione del conformismo di massa, dequalificazione di un'offerta formativa permanentemente in ritardo rispetto all'evoluzione tecnologica, incapacità di soddisfare la domanda sociale di un'utenza assai più ampia e diversificata di quella della tradizionale scuola di élite. Ma la vera critica al sistema educativo e all'istituzione scuola proviene oggi piuttosto dalla crisi di legittimità che li investe, in conseguenza dell'incapacità (particolarmente evidente in una realtà sociale come quella italiana) di garantire un credibile destino professionale a un'utenza che coincide ormai tendenzialmente con l'intero universo demografico della popolazione giovanile.

Bibliografia

M. Montessori, La scoperta del bambino, Milano, 1952; S. Hessen, Struttura e contenuto della scuola moderna, Roma, 1962; L. Volpicelli, T. Valdi, Prospettive europee della scuola, Milano, 1968; E. J. King, Insegnanti e società in evoluzione, Roma, 1970; S. Valitutti, Scuola e libertà, Firenze, 1974; C. Rannucci (a cura di), La scuola nei decreti delegati, Milano, 1975; G. Broccolini, Utopia e realtà. Le istanze disattese della scuola di base, Napoli, 1990.

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