(Islas Baleares). Comunità autonoma della Spagna insulare mediterranea, 4992 km², 983.131 ab. (stima 2005), 197 ab./km², capoluogo: Palma di Maiorca. Isole: Cabrera, Formentera, Ibiza, Maiorca, Minorca.

Generalità

Arcipelago del Mediterraneo occidentale, che amministrativamente costituisce una comunità autonoma della Spagna. È composto da due isole maggiori (Maiorca e Minorca), due medie (Ibiza e Formentera) più Cabrera, che è la più grande isola disabitata del Mediterraneo, e altre minori in gran parte spopolate. Le Baleari rappresentano una fondamentale risorsa turistica per la Spagna.

Territorio

Le isole dell'arcipelago, emerse durante l'orogenesi alpina, presentano grandi affinità morfotettoniche con la Cordigliera Betica della Penisola Iberica, di cui sono il prolungamento nordorientale; hanno forma compatta e coste poco articolate. . Il parco nazionale dell'Archipiélago de Cabrera, istituito nel 1991, ha lo scopo di tutelare l'ambiente marittimo dall'eccessivo sfruttamento turistico del territorio delle Baleari. Il clima è di tipo mediterraneo, mite in ogni stagione, con temperature medie di 10 ºC in gennaio e di 25 ºC in luglio e scarse precipitazioni (450 mm annui) per lo più autunnali, che nelle zone più elevate dell'isola di Maiorca (monte Puig Mayor, 1445 m) raggiungono i 1000 mm. La popolazione è in crescita, come in generale nelle regioni dell'area mediterranea spagnola. La disoccupazione si mantiene inferiore alla media nazionale grazie ai positivi effetti della crescita del comparto turistico. Centri principali sono Palma di Maiorca, Manacor e Inca, nell'isola di Maiorca; Mahón e Ciudadela, in Minorca; Ibiza nell'isola omonima. Al paesaggio rurale, caratteristico per le huertas e per i terrazzamenti coltivati lungo le pendici collinari, si è affiancata pertanto una diffusa urbanizzazione, legata alle attrezzature ricettive (alberghi, villaggi, residenze private) e ai servizi di supporto alle attività turistiche. Le vie di comunicazione sono ben sviluppate e dispongono fra l'altro di tre aeroporti situati a Ibiza, nell'omonima isola, a Minorca (Sant Climent) e il principale a Palma de Maiorca. I collegamenti navali con Barcellona sono frequenti, come pure tra le isole dell'arcipelago.

Economia

Tradizionali risorse degli abitanti sono l'agricoltura (mandorle, cereali, patate, olive, ortaggi, frutta, uva), l'allevamento (bovini, suini), la pesca (tonni, aragoste) e l'estrazione del salmarino; le industrie, per lo più a carattere artigianale, operano nei settori alimentare, calzaturiero, del legno e meccanico. I contributi più importanti all'economia sono però dati dal turismo, favorito dalle bellezze naturali e dalla mitezza del clima e valorizzato da rapide comunicazioni aeree e marittime. I flussi più consistenti provengono, tradizionalmente, dall'Europa occidentale e risultano ben distribuiti nell'arco dell'anno.

Storia

Numerosi e importanti resti archeologici, fra cui i famosi talayots di Maiorca e Minorca, evidentemente imparentati con la cultura sarda dei nuraghi, attestano che le Baleari furono colonizzate almeno a partire dal primo periodo dell'Età del Bronzo. Nel sec. VII a. C. i Cartaginesi s'impadronirono di Ibiza e poi delle altre isole, fondando varie città (Mahón porta ancora il nome di Magone, suo fondatore nel 205 a. C.) e traendone, fra l'altro, i famosi frombolieri balearici che accompagnarono Annibale in Italia. I Greci le chiamarono Gimnasie e anche Pitiusse (Ibiza e Formentera) e Baleari (Maiorca, Minorca e Cabrera; il nome deriva forse dal termine ballein, lanciare, ma forse anche da un precedente nome indigeno). Nel 125 a. C. Quinto Cecilio Metello le conquistò a Roma, annettendole alla provincia Tarraconense. I Romani fondarono diverse città, fra cui Palma di Maiorca e Pollensa, altre ne ampliarono e favorirono l'agricoltura, le comunicazioni e i commerci fra le isole, la Spagna e l'Italia. Il cristianesimo vi si diffuse molto presto, portato, secondo una tradizione, dallo stesso San Paolo. Conquistate dai Vandali nel 455, fecero poi parte, dopo una breve riconquista bizantina a opera di Belisario, della Spagna visigota. Dal 768 al 1229 le Baleari rimasero in potere dei Mori. Dapprima semplice rifugio di pirati che infestavano il Mediterraneo, esse formarono, all'inizio del sec. XI, un regno indipendente sotto l'energico Mudjeid. Più tardi una ripresa della pirateria provocò la reazione di vari Stati costieri, fra cui la contea di Barcellona e le repubbliche marinare italiane; Berengario III di Barcellona le conquistò per breve tempo (sec. XII); più tardi (sec. XIII) Giacomo I d'Aragona le conquistò creando un regno autonomo affidato al proprio figlio Giacomo, ma nel 1343 le Baleari furono definitivamente riunite da Pietro IV d'Aragona alla corona aragonese. A Giacomo I succedettero Giacomo II (1276-1311), Sancio I (1311-24) e Giacomo III (1324-49); il figlio di quest'ultimo, marito della regina Giovanna di Napoli, tentò invano la riconquista del trono paterno. Unite alla Spagna, le Baleari tornarono alla ribalta della storia nel sec. XVIII, quando, in seguito alle vicende della guerra di Successione, Minorca passò, con il Trattato di Utrecht (1713), agli Inglesi che la tennero fino al 1782, rioccupandola nel 1799 e restituendola alla Spagna con la Pace di Amiens (1802). Durante la guerra civile del 1936, infine, le isole caddero fin da principio nelle mani degli insorti, eccetto Minorca, con l'importante base navale di Mahón, che rimase ai repubblicani fin quasi alla fine. Nell'agosto del 1936 un corpo di spedizione repubblicano, formato da Catalani e Valenzani, riuscì a riconquistare Ibiza e a sbarcare a Porto Cristo (Maiorca); ma una violenta controffensiva franchista, appoggiata da aerei italiani, fece fallire il tentativo.

Bibliografia

G. Colom, Biogeografía de las Baleares, Palma di Maiorca, 1957; G. Sabater, Historia de las Baleares, Palma di Maiorca, 1959; M. De Teran, L. Solé Sabarís, Geografía Regional de España, Barcellona, 1968; J. B. Horst, Baleari, Milano, 1988.

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