regione dell'Italia settentrionale, 5422 km², 1.609.822 ab. (stima 2007), 297 ab./km², capoluogo di regione: Genova. Comuni: 235. Province: Genova, Imperia, La Spezia, Savona. Confini: Piemonte ed Emilia-Romagna (N), Toscana (E), Mar Ligure (S, 349,3 km di costa), Francia (W).

Generalità

La Liguria, la meno estesa, dopo la Valle d'Aosta, fra le regioni dell'Italia settentrionale, si presenta come uno stretto arco di territorio montuoso affacciato sul Mar Ligure. Si stende dalla foce del fiume Roia a quella del fiume Magra, comprendendo il versante meridionale delle Alpi Liguri e dell'Appennino Ligure, separati dal colle di Cadibona, nonché le testate di quasi tutte le valli del corrispettivo versante padano. Proprio la compresenza di montagna e mare, così come l'assenza di pianure, se non di scarsa estensione, costituiscono la caratteristica principale della regione e determinano gran parte dei suoi problemi. Genova storicamente ha rappresentato uno dei poli più attivi del commercio mediterraneo, coinvolgendo nelle sue imprese marinare, come fornitore di materie prime per la costruzione delle navi, di derrate alimentari e di manodopera, l'entroterra. Con lo sviluppo industriale del secondo dopoguerra Genova è divenuta uno dei vertici del famoso triangolo Genova-Milano-Torino, non solo come “porta” per le materie prime e i prodotti finiti, ma anche ospitando impianti industriali di base. Nel contempo la diffusione del turismo ha fatto delle coste di tutta la regione una delle mete più frequentate d'Italia. A partire dall'inizio degli anni Ottanta del Novecento, la crisi dell'industria pesante, la concorrenza di altri porti mediterranei e la saturazione del turismo hanno ridimensionato il ruolo economico della Liguria, che punta oggi sullo sviluppo di un'agricoltura di qualità, su un turismo più consapevole ed ecocompatibile, e sul tentativo di fare del capoluogo regionale un polo di servizi e un centro di cultura a livello europeo.Il nome Liguria, di origine antichissima, deriva dai Liguri, che furono i primi abitatori non solo dell'odierna regione amministrativa, ma anche di un vastissimo territorio esteso tra il Rodano e l'Arno. Nella divisione dell'Italia fatta in età augustea, la IX Regio Liguria ebbe un'estensione assai maggiore di quella attuale, in quanto comprendeva anche il versante settentrionale dell'Appennino fino al Po. Anche in seguito il termine fu impiegato a lungo a indicare una regione più vasta dell'attuale, come è attestato dalla presenza di toponimi con l'apposizione “ligure” al di fuori degli odierni confini amministrativi.

Territorio: morfologia

Il territorio è prevalentemente montuoso o collinare, con stretti lembi pianeggianti lungo alcuni tratti costieri o nei tratti inferiori di alcune valli, dove si aprono piccole piane alluvionali (le maggiori sono quelle di Albenga e della foce della Magra). I rilievi più elevati sorgono nel settore occidentale della regione (monte Saccarello, 2200 m, nelle Alpi Liguri), dove il paesaggio assume aspetti decisamente montani; procedendo verso E, le altitudini diminuiscono e nel paesaggio prevalgono sempre più profili morbidi, interrotti di tanto in tanto da sproni rocciosi: la cima più elevata dell'Appennino Ligure (che per consuetudine si considera separato dalla catena alpina dal colle di Cadibona) è il monte Maggiorasca, 1799 m.Per quanto riguarda le coste emerse, l'alternanza di scogliere e piccole spiagge comporta una grande ricchezza e varietà sia paesaggistica sia naturalistica. Relativamente alla costa sommersa, il Mar Ligure presenta una notevole varietà ambientale, concentrata in una ristrettissima piattaforma continentale. La fascia delle acque costiere è infatti molto esigua e la sua estensione, che non supera la profondità massima di 50 m, è occupata da fondali rocciosi, detritici, fangosi e sabbiosi e da praterie di piante marine superiori, cioè costituite da un apparato radicale, fusto, foglie, fiori e frutti, che costituiscono ambienti di fondamentale importanza per l'ecosistema marino.Numerose valli incidono i rilievi montuosi. Sono in gran parte trasversali all'orientamento del rilievo, che segue il profilo costiero; ma le maggiori (valli dell'Arroscia, della Bormida di Spigno e di Millesimo, della Scrivia, del Lavagna, del Vara) hanno invece uno sviluppo longitudinale.I corsi d'acqua liguri del versante marittimo hanno in genere percorso breve, pendenze sensibili, bacini di modesta ampiezza e alimentazione idrica quasi esclusivamente pluviale; il regime è perciò molto variabile, con accentuate magre estive (con l'eccezione del Roia, che ha in Francia un ampio bacino montano). I maggiori come portata d'acqua sono il Roia, il Centa (formato dall'unione dell'Arroscia e del Neva), il Lavagna, il Vara e la Magra; mentre quelli del versante padano hanno in Liguria portate ancora modeste, salvo la Scrivia. Gli unici laghi della Liguria sono qualche piccolo laghetto montano e alcuni bacini artificiali: il maggiore è il lago del Brugneto, costruito alla fine degli anni Sessanta del Novecento per garantire alla città di Genova una grande riserva d'acqua.

Territorio: clima

L'esposizione a Mezzogiorno di buona parte del territorio, la disposizione dei rilievi montuosi a protezione contro gli influssi continentali padani e il lungo sviluppo della fascia costiera, con conseguente riduzione delle escursioni termiche, sono i fattori principali che rendono particolarmente mite il clima di buona parte della Liguria. Sul versante meridionale le condizioni del clima sono tipicamente mediterranee, con limitate escursioni termiche, inverni dolci ed estati fresche e ventilate; nelle aree più elevate dell'interno e sul versante padano il clima assume caratteri montani. Le precipitazioni vanno crescendo da W a E: negli alti bacini della Trebbia e dell'Aveto superano i 2000 mm annui.

Territorio: demografia

La popolazione ligure negli ultimi decenni ha registrato un costante decremento. Come in altre regioni italiane, tale calo è dovuto al saldo naturale negativo, non più compensato dai movimenti migratori. L'immigrazione interna è, infatti, praticamente cessata, mentre anche quella straniera (composta in maggioranza da marocchini, romeni e albanesi, e indirizzata soprattutto verso la città di Genova) è inferiore a quella delle altre regioni del Nord, data la minore dinamicità economica della Liguria (nel 2002 il numero degli stranieri residenti era pari al 2,1% della popolazione regionale). Degna di nota è l'elevata età media della popolazione: la Liguria presenta, infatti, la percentuale più alta di ultrasessantacinquenni in Italia e il più basso tasso di natalità. La densità demografica è molto elevata, la più elevata fra le regioni italiane dopo la Campania, la Lombardia e il Lazio; ma tale valore non fornisce informazioni sulla distribuzione della popolazione, che si addensa soprattutto nel capoluogo e nei più grossi centri urbani, lungo la Riviera di Ponente, la Riviera di Levante e le valli, che costituiscono le vie privilegiate verso la Pianura Padana. Sui rilievi dell'interno la densità demografica si assottiglia sensibilmente.

Territorio: struttura urbana e vie di comunicazione

La struttura urbana della regione è fortemente influenzata dalla sua morfologia; infatti i maggiori centri abitati si succedono lungo la costa, dando luogo a vere e proprie conurbazioni lineari, di cui la più importante, centrata attorno al capoluogo ligure, si estende da Arenzano a Camogli. Due diramazioni si staccano da quest'area costiera urbanizzata e risalgono le valli del Bisagno e del Polcevera che, tagliando l'Appennino, costituiscono le vie verso la Pianura Padana. Al di sotto di Genova, i centri urbani di secondo livello non coincidono con le province, poiché oltre a Imperia, Savona e La Spezia svolgono funzioni di coordinamento subregionale anche San Remo, Albenga, Rapallo e Chiavari.La morfologia influisce anche sulla conformazione della rete dei trasporti. Le ferrovie, le autostrade e le strade statali corrono, spesso parallele, o lungo la costa o lungo i maggiori fondivalle. In particolare sono individuabili cinque direttrici principali: quella costiera, che vede autostrada, ferrovia e strada statale (SS 1 Aurelia, divenuta provinciale in alcuni tratti), seguendo il profilo costiero, dirigersi a W in Francia (A10 Genova-Ventimiglia) e a E in Toscana (A12 Genova-Livorno); quella del passo dei Giovi, che collega il capoluogo ligure a Torino e Milano (A7); quella del passo del Turchino, che collega Voltri alla Pianura Padana presso Alessandria (A26); quella del colle di Cadibona, che unisce Savona a Torino (A6); e, infine, quella del passo della Cisa, che unisce La Spezia a Parma (A15). La mancanza di spazi pianeggianti ha costretto a ubicare l'aeroporto di Genova su di un terrapieno ricavato sottraendo spazio al mare. Questa situazione rende la viabilità in Liguria particolarmente difficile; per questo motivo sono stati stanziati ingenti finanziamenti atti al potenziamento della rete preesistente così come alla riqualificazione della rete ferroviaria.In considerazione dell'importanza dei porti liguri di Genova, Savona e La Spezia, conseguente alla loro posizione strategica nel Mediterraneo, sono previsti interventi di ampliamento e ristrutturazione delle aree portuali considerate “porte dell'Europa”. Oltre che con diverse mete mediterranee (tra cui la vicina Corsica), il porto di Genova è collegato da traghetti di linea con vari porti della Sardegna.

Territorio: ambiente

La Liguria è una delle regioni d'Italia più interessanti e più belle dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, caratterizzata da una ricca varietà di ambienti che spaziano dai suggestivi panorami della costa, con spiagge, scogliere, baie e promontori, al rigoglioso entroterra, dove la catena delle Alpi si congiunge con quella degli Appennini.Il territorio ligure è storicamente soggetto a gravi eventi alluvionali a causa della particolare conformazione idrografica e dei processi di urbanizzazione avvenuti sul territorio, che determinano, in caso di precipitazioni di elevata intensità, l'inondazione di vaste aree in ambiente urbano, specie in corrispondenza dei tratti più vicini alle foci dei corsi d'acqua, i cui alvei sono stati molto spesso cementificati per ottenere spazio per l'urbanizzazione. Per le sue caratteristiche geologiche, geomorfologiche e climatiche, il territorio è inoltre esposto in modo significativo a fenomeni di instabilità dei versanti. Le piogge, spesso torrenziali, e le conseguenti piene dei torrenti contribuiscono a innescare, sia sulla costa sia all'interno, fenomeni di erosione accelerata, di frane e di brusche oscillazioni delle falde acquifere sotterranee. Periodicamente, specialmente nel periodo estivo, tutta l'area montana è interessata a incendi boschivi, che danneggiano pesantemente il notevolissimo patrimonio silvano e che hanno portato la Regione alla stesura di un Piano Regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi.Il patrimonio costiero è stato spesso influenzato e modificato dalla presenza umana, che ha determinato problemi ambientali, quali l'erosione delle spiagge e il generale degrado della costa, dovuto anche all'intenso flusso turistico, e ha causato un sensibile ridimensionamento della vegetazione sottomarina con la conseguente alterazione ecosistemica, determinata anche dall'introduzione accidentale di alghe invasive.La regione è sede di numerosi parchi naturali regionali, aree marine protette, giardini botanici, oltre che del Parco Nazionale delle Cinque Terre che, insieme a Portovenere e alle isole Palmaria, Tino e Tinetto, è stato inserito dall'UNESCO nell'elenco dei siti dichiarati patrimonio dell'umanità. Si viene così a determinare un'area protetta pari all'11,5% del territorio regionale. Appartengono alla provincia di Genova l'Area Marina Protetta di Portofino e l'omonimo parco regionale; mentre la provincia di La Spezia, oltre al Parco Nazionale delle Cinque Terre, ospita l'omonima area marina protetta, il Parco Regionale di Portovenere e quello di Montemarcello-Magra. La provincia di Savona condivide con quella di Genova il Parco Naturale Regionale del Beigua, che è il più vasto della regione e presenta ambienti e paesaggi diversificati, edifici di culto di epoca romanica, incisioni rupestri, torbiere e zone forestali. Il mare che bagna l'intero territorio regionale costituisce l'Area Marina Protetta “Santuario internazionale per i mammiferi marini”.Dislocate fra le diverse province liguri si trovano anche molte comunità montane, particolarmente impegnate nello sviluppo delle attività produttive legate al ricco patrimonio naturale. Ne è un esempio la Comunità Montana Valli Stura e Orba: vicina al capoluogo regionale, cerca di mantenere e valorizzare quelle iniziative produttive (cartiere, lavorazioni tessili e del ferro) che tra l'Ottocento e il Novecento permisero di limitare i flussi migratori verso le Americhe. Tutte le comunità montane sono attive nella promozione turistica, cui si lega anche lo sviluppo di produzioni agricole, gastronomiche e artigianali tradizionali. In provincia di La Spezia particolare cura è dedicata alle colture di castagni, viti e olivi, mentre in provincia di Savona hanno rilievo alcune attività artigianali tipiche, quali la lavorazione della ceramica, del legno d'olivo e l'estrazione della “pietra del Finale”, presente in molti monumenti liguri, oltre che la coltivazione di specie arboree quali faggi, querce, aceri, frassini, castagni e ciliegi selvatici.

Economia: generalità

La conformazione del territorio ligure ha sempre spinto l'economia locale a orientarsi prevalentemente verso il mare, ovvero al commercio, e secondariamente alla valorizzazione intensiva dello spazio utile dell'immediato entroterra, ottenuta, nei tempi più recenti, attraverso una forte specializzazione nelle colture pregiate. Nel sec. XX anche l'industria è riuscita ad avere sviluppi significativi, tanto da individuare nella regione uno dei vertici del cosiddetto “triangolo industriale” italiano delineatosi nel dopoguerra, andando però incontro, in ultimo, a fenomeni recessivi. Pieno e continuo sviluppo ha conosciuto il turismo, la cui capillare presenza nei centri costieri contribuisce a fare della Liguria una delle realtà socio-economiche italiane a più forte predominanza terziaria. Malgrado gli indubbi punti di forza del sistema produttivo, la crisi che ha colpito negli anni Ottanta e Novanta del sec. XX alcuni comparti (industria pesante e trasporti in primo luogo) e, più in generale, la congestione del capoluogo regionale, hanno limitato la dinamica di crescita dell'economia ligure rispetto a quella di altre parti del Paese, pure tradizionalmente meno sviluppate.

Economia: agricoltura e pesca

Il settore primario ha conosciuto un esodo rurale molto intenso dalle aree montuose interne, costituenti il 65% ca. della superficie territoriale, ed è giunto negli anni Novanta del sec. XX a svolgere un ruolo particolarmente ridotto. Le zone montane interne sono anche quelle più fortemente penalizzate dagli effetti dell'ammodernamento dell'agricoltura: un processo che ha comportato di fatto il graduale abbandono delle colture marginali, tradizionali e non orientate né riorientabili al mercato, che erano appunto praticate sui versanti collinari e nelle valli interne sulle caratteristiche “fasce”, terrazze sostenute da muri a secco. Il sistema agricolo della Liguria ha così visto, da un lato, quasi scomparire le colture cerealicole e, dall'altro, allinearsi quelle specializzate a una gamma di produzioni semplificata e dettata dalle richieste del mercato: le produzioni ortofrutticole e floricole, prevalentemente in serra, unitamente a quelle viticole e olivicole, caratterizzano con ampiezza crescente la fascia costiera, dove talvolta (province di Imperia e Savona) raggiungono ormai livelli di specializzazione di tipo industriale. Degna di attenzione è la ricerca di standard qualitativi elevati, che consentano la conservazione delle posizioni di vertice ottenute nel tempo sui mercati di questi prodotti; dalla fine del sec. XX sono state fortemente sviluppate le coltivazioni cosiddette “biologiche”. Nella fascia interna, invece, si tenta di avviare processi di riconversione produttiva (ma finora con scarsi risultati) o almeno di preservare la funzione ambientale dell'agricoltura; in quest'ultima direzione, soprattutto, si registrano iniziative dei poteri pubblici locali (Regione, Comunità Montane) allo scopo di ristrutturare le aziende e migliorare i livelli di infrastrutturazione, specialmente per quanto riguarda la possibilità di commercializzare i prodotti in condizioni di competitività. Non va trascurato, infine, il sostegno alle operazioni di recupero e manutenzione del manto boschivo (oltre la metà del territorio regionale è coperta da boschi) e alla riconversione di aziende agricole in strutture agrituristiche. Di rilievo, non per volumi produttivi, ma per qualità, sono infine le tradizionali colture dell'olivo (Riviera di Ponente) e dell'uva da vino (Cinque Terre). La zootecnia è presenza marginale, così come sottodimensionata in relazione all'estensione costiera rimane la pesca, disincentivata dall'attrazione della forza lavoro da parte di altre occupazioni marinare e penalizzata da varie e prolungate forme di inquinamento.

Economia: industria

Il settore secondario ha subito un sensibile ridimensionamento, a causa di fenomeni di deindustrializzazione e delocalizzazione. Ruolo limitato hanno le attività estrattive, riguardanti il manganese, in val Graveglia, l'ardesia, in val Fontanabuona, e i materiali da costruzione. Significativa è la specializzazione nell'industria energetica, che basandosi su centrali termiche alimentate da combustibili che giungono nei porti della regione, riesce a esportare elettricità pari al doppio del consumo interno. Fra le attività manifatturiere prevalgono, anche se in crisi, le branche fornitrici di prodotti di base: siderurgia (polo a ciclo integrale di Cornigliano), metallurgia e petrolchimica, concentrate fra Genova e Savona, dopo essere state elementi di forza della struttura produttiva regionale ne costituiscono però ormai fattori di debolezza, ostacolandone la riconversione. In crisi è pure la grande cantieristica; sono altresì presenti aziende che operano nella meccanica (La Spezia), nell'elettromeccanica e nella trasformazione alimentare (oleifici, pastifici, dolciumi, prodotti da forno).

Economia: servizi

Nel settore terziario essenziale, anche per il ruolo storico svolto, è la funzione portuale, rispetto sia ad altre attività di servizio (assicurazioni, finanza, trasporti ecc.) sia a quelle industriali: fulcri ne sono i bacini di Genova e Savona, naturali sbocchi al mare dell'industria padana. Il porto di Genova è il secondo fra quelli italiani per movimento complessivo, qualificandosi anche come uno dei maggiori in Europa, mentre quello di Savona, più legato all'area torinese, risulta specializzato nell'importazione di combustibili: entrambi risentono, comunque, della concorrenza di altri porti mediterranei (soprattutto di quello di Marsiglia, e di Livorno per quanto riguarda la movimentazione dei container), non potendo contare su adeguate infrastrutture di trasporto, ostacolate dalla stessa morfologia del territorio, e non avendo goduto di tempestivi interventi di ammodernamento organizzativo e delle attrezzature. Il porto di La Spezia, dopo essere stato a lungo esclusivamente militare, si è aperto al traffico commerciale, soprattutto petrolifero e trova il proprio entroterra nell'industria dell'Emilia. Elemento trainante nell'economia regionale è anche il turismo, favorito dalla bellezza dei paesaggi e dalla mitezza del clima; caratterizzato dall'estendersi più del fenomeno della seconda casa che della ricettività alberghiera, tendenzialmente di alto livello, esso ha sfruttato oltre misura le risorse ambientali, fino a creare situazioni di degrado lungo quasi l'intero litorale (eccezione è la zona delle Cinque Terre, a causa dell'isolamento da vie di traffico). Un'inversione di tendenza è però rappresentata dallo sviluppo di forme di turismo più sostenibile, come l'agriturismo, il turismo ecologico, l'escursionismo e il “bed and breakfast”.

Economia: distretti industriali

Non molti sono i distretti industriali attivi in Liguria. Il distretto di Cicagna-Val Fontanabuona raggruppa le attività di estrazione e lavorazione dell'ardesia. Il distretto di Genova-Sestri Ponente, relativo al settore dell'elettronica e dei servizi, è costituito da imprese diverse nel profilo organizzativo, che vanno da quelle facenti capo a gruppi multinazionali a piccole e medie imprese, anche appartenenti in passato ad aziende a partecipazione statale. Il distretto di La Spezia per il settore della cantieristica e dell'allestimento navale è nato come conseguenza della presenza dell'Arsenale Militare, ma si è evoluto anche verso la produzione civile. Nel distretto florovivaistico di San Remo si produce e si commercializza quasi l'80% della produzione del settore in Liguria e quasi la metà di quella italiana; la specializzazione è quella dei fiori recisi e delle fronde verdi. Sconfina in Liguria, infine, dalla vicina Toscana, il distretto marmifero apuano.

Preistoria

Le più antiche testimonianze della presenza umana nell'attuale Liguria provengono dalla grotta del Principe ai Balzi Rossi, nel territorio comunale di Ventimiglia, dove nel corso di campagne di scavo sono state rinvenute industrie dell'Acheuleano superiore, associate a faune costituite da cervo, stambecco, capriolo, ippopotamo, lupo e renna. Dagli stessi livelli proviene un frammento di osso iliaco umano, attribuito a Homo erectus, al quale la datazione assoluta, stabilita con il sistema di spettrometria gamma, attribuisce un'età superiore a 230.000 anni. L'industria litica e questo resto umano sono stati riferiti al Riss II, in un periodo compreso tra 280.000 e 240.000 anni fa. Si conoscono in Liguria poche altre segnalazioni di industrie così antiche, mentre è assai meglio rappresentato il Paleolitico medio. Industrie musteriane sono presenti sulle spiagge tirreniane della grotta della Madonna dell'Arma, a Taggia, databili con il metodo uranio/torio a 95.000±5000 anni fa, del Baousso da Torre e della Barma Grande, ai Balzi Rossi, mentre alle prime fasi del Würm sono riferiti i complessi litici rinvenuti alla Barma Grande, nei livelli superiori della grotta del Principe, nella caverna delle Fate, presso Finale Ligure, e nella grotta del Colombo a Toirano. Industrie musteriane provengono anche dal Riparo Mochi e dall'Arma delle Manie, presso Finale Ligure, mentre altre, attribuite a fasi più recenti, dal Riparo Bomprini e dal sito di San Francesco (San remo). Fasi arcaiche del Paleolitico superiore (Protoaurignaziano) sono note al Riparo Mochi, mentre più frequenti sono i livelli aurignaziani in diverse grotte dei Balzi Rossi, da alcune delle quali (grotta dei Fanciulli) provengono sepolture attribuite a questi livelli o a quelli successivi. Industrie gravettiane si sovrappongono nel Riparo Mochi e nella grotta dei fanciulli ai livelli aurignaziani; esse sono, a loro volta, seguite da complessi di varie fasi dell'Epigravettiano, che si riscontrano in particolare, oltre che nelle grotte citate, anche nella caverna delle Arene Candide, presso Finale Ligure, all'Arma dello Stefanin e all'Arma di Nasino, nella valle del torrente Pennavaira. Manifestazioni artistiche (un cavallo inciso nella grotta del Caviglione, alcuni ciottoli dipinti alle Arene Candide) sono riferibili a questo periodo, mentre non è nota la provenienza stratigrafica di circa quindici statuette femminili scolpite in steatite e rinvenute alla Barma Grande. Una sepoltura con eccezionale corredo, cosiddetta “del giovane principe”, è stata rinvenuta da L. Cardini nei livelli dell'Epigravettiano antico delle Arene Candide, mentre, nella stessa caverna, quindici sepolture, i cui inumati sono spesso forniti di corredo (macine e pestelli di pietra) e di acconciature (mantelline ricavate da code di scoiattolo), sono attribuite ai livelli dell'Epigravettiano finale e costituiscono una delle più antiche necropoli paleolitiche. Resti del Neolitico provengono specialmente dalle numerose cavità del retroterra di Finale Ligure. A questo periodo appartengono alcune delle statue-stele della Lunigiana, mentre altre si datano fino all'Età del Ferro. Nel corso dell'Età del Bronzo compaiono gli insediamenti su altura, alcuni dei quali (Zignago, Castellaro dell'Uscio) sono stati esplorati sistematicamente. All'Età del Ferro appartiene l'importante necropoli di Chiavari.

Storia

All'inizio dell'epoca storica i Ligyes o Ligures occupavano una vasta zona estesa dalla Francia meridionale ai corsi dei fiumi Serchio, Po e Ticino, lungo tutto l'arco dell'Appennino settentrionale fino al mar Tirreno e sui due versanti delle Alpi Occidentali. Venuti in contatto nel sec. III a. C. con Etruschi, Fenici e Greci si divisero in due blocchi: i Genuates, che si allearono con Roma, e le tribù della Riviera di Ponente, che si schierarono con Cartagine. L'occupazione di Clastidium (oggi Casteggio) nel 222 a. C., la sottomissione dei Liguri Friniati (187 a. C.), le spedizioni contro gli Ingauni (181 a. C.), gli Statielli (173 a. C.) e altre tribù ribelli, la costruzione delle grandi vie Postumia, Aemilia Scauri e Iulia Augusta furono le principali tappe della colonizzazione romana della regione che, con parte del Piemonte, formò la IX regione augustea. Centri principali furono Genova, Vado Ligure, Portofino, Sestri Levante, Ventimiglia, Albenga e Luni. Dopo la caduta dell'Impero Romano, la Liguria divenne prima terra di dominio degli Eruli e dei Goti, poi provincia bizantina (538) con il nome di Provincia Marittima Italorum. Intorno alla metà del sec. VII fu sottomessa dai Longobardi di Rotari e si fecero frequenti, soprattutto lungo le coste, le scorrerie dei Saraceni e dei Normanni. Verso la metà del sec. X Berengario II creò le marcheObertenga, a E (Torino, Alba, Ventimiglia), Aleramica, al centro (Monferrato, Acqui, Savona), e Arduinica, a W (Genova, Tortona, Bobbio, Pavia, Milano), che nei due secoli successivi si frazionarono a loro volta in un gran numero di feudi più o meno estesi. In età comunale risorsero i grandi centri costieri, prima fra tutti Genova, che nel tentativo di sottomettere tutto il retroterra e le due riviere, riuscì a stabilire propri capisaldi a Taggia, a San Remo (979), a Portovenere (1113), a Ventimiglia (1140), a Porto Maurizio (1184) e a Diano (1195). Nel corso del sec. XIII si piegarono anche Lerici, Trebbiano, Oneglia, Sarzana e Pietrasanta. Nel 1284 la “Superba” Genova sconfisse alla Meloria la flotta pisana. La lotta per la supremazia non fu però facile: i centri della Riviera di Ponente si allearono contro Genova prima con Federico II e poi con Carlo d'Angiò. Nel 1313 le rivalità tra guelfi e ghibellini portarono alla lotta civile all'interno di Genova; i ghibellini, espulsi dalla città (1317), si ritirarono a Savona a organizzare l'opposizione, trovando alleate in Albenga, Lerici, Chiavari e Finale Ligure, e la lotta fra le due fazioni continuò con sorti alterne fino al 1528. Nel frattempo a Genova, dopo l'istituzione del dogato di Simone Boccanegra (1339), si susseguirono le dominazioni di Giovanni Visconti (1353), di Carlo VI di Francia (1396), del marchese del Monferrato e poi, di nuovo, dei Visconti (1421) e dei francesi e si inasprì la rivalità con Venezia. Nel 1528, infine, Genova trionfò su Savona e la Liguria trovò la sua quasi completa unità sotto l'energico governo di Andrea Doria (1528-60), che inaugurò una politica filospagnola. Attaccata nel 1648 dai francesi e occupata nel 1746 dagli austriaci (cacciati dalla città dalla rivolta popolare di “Balilla”), nel 1797, in seguito alla Rivoluzione francese, la Repubblica di Genova scomparve e venne creata la Repubblica Ligure, che nel 1805 fu aggregata all'Impero francese e divisa nei dipartimenti di Montenotte (con capoluogo Savona), di Genova e degli Appennini (con capoluogo Chiavari). Nel 1815 il Congresso di Vienna deliberò l'annessione della Liguria, con il nome di Ducato di Genova, al Regno di Sardegna. Grande parte ebbe il popolo ligure nel movimento risorgimentale, grazie a uomini come Giuseppe Mazzini, Goffredo Mameli, Nino Bixio e i fratelli Ruffini (Agostino, Giovanni e Jacopo). Da Genova prese il via la sfortunata impresa di Carlo Pisacane nel Regno di Sicilia (1857) e dalla vicina Quarto, nel 1860, mosse la spedizione dei Mille, giudata da Garibaldi, alla conquista del Mezzogiorno d'Italia; nello stesso anno la regione fu annessa al Regno d'Italia. La storia della Liguria postunitaria, pur fondendosi con quella d'Italia, conserva notevoli particolarità. La stessa Genova, divenuta, dopo l'annessione al Regno di Sardegna, la porta naturale del Piemonte e ricevendo dalle grandi riforme economiche del decennio cavouriano un impulso straordinario verso il rinnovamento della sua antica tradizione navale e cantieristica, acquistò una funzione di guida dello sviluppo economico nazionale divenendo, nello stesso tempo, il centro di nuovi fermenti sociali e politici; non a caso nel capoluogo ligure si terrà nel 1892 il congresso dal quale nacque il Partito Socialista Italiano. Sono testimonianza di questa nuova situazione l'incremento demografico e l'espansione urbana. La politica del regime fascista, nel primo dopoguerra, volle dare incremento e sistemazione urbanistica alla città, cui aveva affidato il ruolo di polo principale dell'industria pubblica, con la creazione della “Grande Genova”, mutando così irrimediabilmente un paesaggio naturale e urbanistico fra i più belli d'Italia. Terzo vertice, con Milano e Torino, del cosiddetto “triangolo industriale”, nella ricostruzione postbellica, la città vide ulteriormente sviluppata e potenziata la sua attività portuale, come sbocco delle zone manifatturiere dell'Italia centrosettentrionale.

Archeologia

La necropoli ligure rinvenuta a Chiavari e risalente all'Età del Ferro (con tombe a cassetta entro recinti di pietra e grande varietà di urne funerarie) e il sepolcreto di Genova, dei sec. V-III a. C. (con vasi figurati importati dalla Grecia), smentiscono in parte gli autori classici che menzionano spesso l'arretratezza dei Liguri. In età romana la Liguria, attraversata da importanti vie di comunicazione (vie Postumia, Aemilia Scauri e Iulia Augusta), fu un'importante zona di passaggio tra Roma e le province galliche e iberiche. Tra i centri archeologici più importanti si annoverano Albium Intemelium o Albintimilium (l'antica Ventimiglia) e soprattutto Luni, presso Ortonovo, la più antica colonia romana in territorio ligure (177 a. C.).

Arte

Al sec. V risale probabilmente il più importante edificio paleocristiano della regione, il battistero di Albenga, che conserva un prezioso mosaico coevo. Nel periodo romanico la Liguria non ebbe una scuola regionale autonoma. Dapprima prevalse l'influenza lombarda (chiesa di San Paragorio, a Noli, sec. XI), poi quella provenzale (volta a botte della chiesa di San Donato, a Genova), borgognona (torri nolari delle chiese di San Donato, a Genova, e di San Fruttuoso, a Camogli) e soprattutto pisano-lucchese, cui si deve il diffondersi del paramento murario a fasce bianche e nere e il prevalere della struttura basilicale (chiesa di Santa Maria di Castello e l'originaria cattedrale di San Lorenzo a Genova). Si formò così nella regione uno stile che, pur accogliendo elementi gotici, restò nella sostanza tardoromanico (chiese di Santo Stefano e San Giovanni di Prè, a Genova; basilica di San Salvatore dei Fieschi, a Cogorno; chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, ad Andora, tutte del sec. XIII). La facciata della cattedrale di Genova, con le due torri, i tre portali e il nartece interno, è un esempio di architettura gotica di tipo francese (seconda metà del sec. XIII). Assai ricca è l'architettura civile dei sec. XIII-XV, caratterizzata da edifici a paramento bicromo e logge aperte a pianterreno (Genova, Taggia, Chiavari) e da torri (Noli, Albenga, Savona), spesso coronate da più ordini di archetti (Genova, Lerici). La storia della scultura gotica in Liguria è fatta prevalentemente di apporti esterni: francesi (portali della cattedrale di Genova, sec. XIII), pisani (tomba di Margherita di Brabante, di G. Pisano, 1313, conservata nel Museo di Architettura e Scultura Liguri di Sant'Agostino, a Genova; tomba di Guarnerio degli Antelminelli, opera di G. di Balduccio, ca. 1325, conservata nella chiesa di San Francesco, a Sarzana,) e lombardi (i Magistri Antelami). Lo stesso si può dire della pittura. Alla fine del sec. XIII operò a Genova il pistoiese M. d'Alberto, alla fine del sec. XIV il senese Taddeo di Bartolo (da cui dipende il maggior pittore locale, Niccolò da Voltri) e, agli inizi del sec. XV, il pisano T. Vanni. Nel sec. XV l'architettura restò legata alle forme tradizionali. Il Rinascimento si affermò, invece, nella scultura, grazie ai maestri lombardi (cappella di San Giovanni Battista nella cattedrale di Genova, di D. ed E. Gaggini, iniziata nel 1451) e toscani (Benedetto di Rovezzano, M. Civitali, A. Sansovino), e nella pittura, dove tennero il campo i fiamminghi (Annunciazione di G. d'Alemagna, 1451, nella chiesa di Santa Maria di Castello, a Genova) e i lombardi (il pavese D. de' Bardi; il bresciano V. Foppa, attivo a Genova e a Savona; il milanese C. Braccesco; L. Baudo). Influenze fiamminghe giunsero indirettamente anche dalla Provenza (L. Brea). Nei primi decenni del sec. XVI fu attivo ancora a Genova il pavese P. F. Sacchi, mentre furono legati all'ambiente genovese i fiamminghi G. David e J. van Cleve. Ma nel 1528 il governo di Andrea Doria segnò la fine della tradizione lombardo-fiammingo-provenzale e insieme il rapido aggiornamento sulla cultura artistica romana e l'accentramento a Genova di ogni attività artistica. L'opera princiale promossa da Andrea Doria fu la decorazione del palazzo del Principe a Fassolo, la cui direzione artistica fu affidata a Perin del Vaga insieme all'esecuzione della decorazione interna (affreschi e stucchi); con Gerolamo da Treviso, il Pordenone e D. Beccafumi, il Del Vaga fu anche artefice del ciclo decorativo del prospetto sud del palazzo (distrutto nel corso dell'ultima guerra), da cui deriverà in Liguria il gusto per le facciate dipinte, che diventeranno tipiche dell'architettura genovese. Le realizzazioni più importanti del Cinquecento furono commissionate dal governo della Repubblica, che potenziò anche nei suoi domini in terraferma gli apparati difensivi con la costruzione di mura e fortificazioni: Genova venne nuovamente protetta da una cinta muraria (opera di G. M. Olgiati e di Antonio da Sangallo il Vecchio) e alcune città rivierasche furono dotate di possenti fortezze, come Savona (il Priamar, costruito nel 1542-43) e Portovenere (il castello di San Giovanni). Nel campo delle arti applicate la produzione continuò sempre più ricca e qualitativamente elevata, sino alla grande fioritura sei-settecentesca, anche negli altri centri della regione (ceramiche di Savona e Albisola Marina; argenti di Savona e Campo Ligure; damaschi di Zoagli; merletti di Rapallo e Santa Margherita; “mezzari” di Sampierdarena, teli in cotone stampato con un campo centrale e un bordo, usati come copricapo; mobili intarsiati, scolpiti e dorati ecc.). Il nuovo stato sociale ed economico raggiunto durante il Cinquecento dall'aristocrazia con le attività commerciali spinse molte famiglie nobili ad autocelebrarsi con un palazzo “moderno”. Iniziò quindi, dalla seconda metà del secolo, un'intensa attività in tutto il centro antico di Genova per realizzare sulle fondamenta di case medievali nuove unità abitative affacciate su piccole piazze ricavate nella zona antistante per ragioni di decoro (il palazzo Brignole-Sale con la piazza Embriaci, il palazzo Peirano con la piazza Valoria, il palazzo di Stefano Squarciafico con la piazza Invrea, il palazzo Grimaldi, poi Spinola, con la piazza Pellicceria). Si diffuse, inoltre, nell'ambito della nobiltà genovese nel corso del Cinquecento, fino a diventare fenomeno generalizzato, la moda di costruirsi una villa nei dintorni della città: vennero privilegiate le zone di Sampierdarena e di Albaro, dove i terreni, degradanti verso il mare, resero possibile la realizzazione di giardini di ampio respiro. Quasi tutti i nuovi palazzi di città e le ville di campagna ebbero facciate completamente affrescate, in cui si cimentarono vari pittori sulla scia delle novità apprese nel cantiere di Fassolo: oltre a L. Cambiaso e a G. Castello, considerati i capiscuola, L. Tavarone, i fratelli Calvi e i fratelli Semino. Insieme ai pittori, anche vari scultori (i Della Porta, i Carlone e gli Orsolino) ricevettero l'incarico di fornire per i palazzi, per le cappelle gentilizie sorte nelle varie chiese e per i giardini arredi marmorei (portali, camini, altari, monumenti funerari, fontane ecc.) di scenografica ricercatezza. Tra la fine del Cinquecento e il primo Seicento la presenza in Liguria di opere e di artisti italiani di varia provenienza (l'urbinate Barocci, il lucchese B. Brandimarte, il senese P. Sorri e il pisano A. Lomi) diede un apporto determinante alla scuola pittorica genovese. I lombardi Morazzone e G. C. Procaccini, venuti in Liguria intorno al 1617-18, contribuirono a divulgare, con la loro pittura fatta di pennellate rapide e dense di colore, una tecnica artistica che avrà a Genova particolare fortuna nella pittura del Seicento, soprattutto grazie a Rubens (Circoncisione e Miracolo di Sant’Ignazio nella chiesa gesuitica di Sant'Ambrogio), che nel 1607 raggiunse Genova. Tra il 1621 e il 1627 soggiornò più volte nel capoluogo ligure A. van Dyck, la cui pittura preziosa e ricercata piacque a tal punto da fargli raggiungere un successo forse maggiore di quello ottenuto da Rubens. Tutti questi artisti concorsero alla formazione della grande scuola pittorica del Seicento, in cui si distinsero B. Strozzi, A. Ansaldo, D. Fiasella, i Carloni, G. Assereto, G. A. De Ferrari, O. De Ferrari e il Grechetto, precursore dell'arte del Settecento. Dalla metà del secolo e nel primo Settecento grandi pittori genovesi come D. Piola, B. Guidobono e G. De Ferrari si dedicarono soprattutto alla grande decorazione dei palazzi, continuando la tradizione precedente, ma trassero ispirazione più dalle opere parmensi del Correggio e dal Parmigianino che da quelle romane. Il barocco genovese, quindi, caratterizzato da una sottile raffinatezza e da un'estrema eleganza, assunse una fisionomia del tutto diversa da quella del barocco romano. Il gusto per gli ambienti riccamente decorati, diffusosi soprattutto nella seconda metà del Seicento, non risparmiò neanche le antiche chiese romaniche e gotiche della regione, che vennero in grandissima parte ristrutturate e completamente affrescate. Nel corso del Settecento si verificò in tutta la Liguria uno straordinario fermento edilizio innovatore, dovuto alla committenza locale laica ed ecclesiastica. Venne così eretta nel territorio anche una serie di edifici residenziali ricalcanti nell'impianto architettonico i modelli genovesi, ma arricchiti da maioliche e da splendide decorazioni in stucco, spesso policromo, che conferirono ai palazzi e alle ville un aspetto straordinariamente festoso e pittoresco. Notevole la villa Della Rovere-Gavotti ad Albisola Superiore, di primaria importanza nella storia del rococò in Italia per l'originale rapporto tra il suo organismo architettonico, con la relativa decorazione, e il giardino. Anche l'architettura religiosa fu caratterizzata nel sec. XVIII da uno stile estremamente elegante, divulgato in tutta la Liguria da famiglie di architetti provenienti dalle valli ponentine, come i Ricca, ai quali si deve l'abbandono dello schema basilicale a colonne per quello a unica navata di forma poligonale, con cappelle poste in diagonale. Nel Settecento alla grande maniera decorativa barocca, rappresentata, tra gli altri, da artisti quali D. Parodi, S. Galeotti, G. B. Natali e A. M. Maragliano, reagì A. Magnasco, che trasse ispirazione da vari aspetti della vita dei suoi tempi. L'architettura neoclassica ebbe come assoluto protagonista a Genova C. F. Barabino, architetto del Comune, che realizzò tracciati viari per rendere più razionali i collegamenti, sacrificando però antichi complessi architettonici, come il convento di San Domenico; a lui si deve anche la progettazione di numerose opere sociali, come il Teatro Carlo Felice, il palazzo dell'Accademia, il cimitero di Staglieno ecc. A cominciare dalla seconda metà dell'Ottocento iniziò a verificarsi in tutta la Liguria un rivoluzionario cambiamento nell'assetto territoriale, dovuto all'apertura della linea ferroviaria e, circa cent'anni dopo, dell'autostrada che corre lungo tutto il litorale collegando centri prima isolati o difficilmente raggiungibili (come i borghi delle Cinque Terre). A questi due interventi si devono ricondurre sia la diffusione del turismo nella regione (San Remo, per esempio, scoperta dal turismo internazionale come stazione climatica assunse l'aspetto di ricca città borghese) sia l'industrializzazione massiccia di alcune città (come La Spezia) e la repentina urbanizzazione di tutta la costa. L'espansione dei centri urbani, inoltre, causò modifiche o ristrutturazioni del patrimonio architettonico e ambientale per far posto a quartieri popolari. Emblematici in tal senso sono Sampierdarena e Cornigliano, destinati dall'aristocrazia genovese a zone di villeggiatura per la loro bellezza paesaggistica e totalmente trasformati, a cominciare dall'inizio del sec. XX, in quartieri industriali della “Grande Genova”, con la conseguente distruzione degli splendidi giardini e dei parchi che circondavano le ville, a loro volta modificate e adattate a un diverso uso. Tra la prima e la seconda guerra mondiale giunsero anche in Liguria gli echi dell'avanguardia futurista e dell'art déco, ma furono recepiti in maniera non sufficientemente incisiva. Dopo l'ultimo conflitto mondiale la città di Genova provvide a ricostruire alcuni quartieri andati distrutti con i bombardamenti e a risolvere i problemi relativi alla conservazione e alla riqualificazione del centro storico. Negli anni Cinquanta e Sessanta venne realizzato l'allestimento e l'apertura al pubblico di alcuni importanti musei, originali nelle soluzioni architettoniche adottate; tra questi il Museo d'Arte Orientale “Edoardo Chiossone”, progettato da M. Labò, ma soprattutto la serie di interventi firmati da F. Albini e F. Helg (restauro e sistemazione a museo civico dei barocchi Palazzo Bianco e Palazzo Rosso; il museo ipogeo del Tesoro di San Lorenzo; il complesso monumentale di Sant'Agostino e la sua trasformazione in spazio museale). I Mondiali di Calcio del 1990 e soprattutto la celebrazione delle Colombiadi nel 1992 sollecitarono una serie di iniziative, portate avanti nel corso degli anni Ottanta, che hanno modificato a fondo alcuni luoghi fondamentali della città di Genova, primo fra tutti il porto antico. Qui R. Piano, tra il molo vecchio e la darsena, progettò (1984-92) una serie d'interventi per realizzare quel ricongiungimento tra la città e il mare da tempo impedito da barriere architettoniche e funzionali. In quest'area portuale così rinnovata sorse l'emblema delle Colombiadi, il Bigo, un sistema di alberi, pennoni e cavi – ispirato alle strutture delle navi da carico – che sorregge la copertura della piazza delle Feste e un ascensore panoramico che arriva a 45 m di altezza. Tutt'intorno sono stati recuperati e riconvertiti importanti edifici di archeologia industriale. La nuova capitaneria di porto e il grande acquario sul prolungamento di Ponte Spinola completano il colpo d'occhio sul porto. Nel 2001 una nuova scenografica struttura espositiva, una bolla di vetro sull'acqua, progettata sempre da R. Piano in occasione del summit del G8, è andata a integrare la zona del porto antico. Per quanto riguarda la città storica, la realizzazione della nuova sede della Facoltà di Architettura (1975-89, opera di I. Gardella) e soprattutto il rinnovamento del Teatro Carlo Felice (1982-90), su progetto dello stesso Gardella e di A. Rossi, hanno toccato alcune delicate tematiche, come quella dell'inserimento del nuovo in un contesto storico. Nuove iniziative di rinnovamento, infine, sono state avviate nella città per le celebrazioni di Genova 2004, Capitale Europea della Cultura. In particolare, sono stati ideati nuovi interventi nell'area portuale, questa volta nell'ambito della darsena, con la realizzazione di un esteso polo ludico-culturale nello storico quartiere Galata, dove è stato allestito il Museo del Mare.

Cultura: generalità

Il ruolo di primo piano che Genova ricopre in Liguria dal punto di vista culturale è frutto della sua storia di Repubblica Marinara e dell'essere sempre stata uno dei poli principali dei commerci del Mediterraneo. La sua università è la maggiore della regione, e le tante istituzioni culturali e le fondazioni hanno avuto un decisivo impulso dalla ricchezza proveniente dal porto e dalla funzione di scalo a mare del cosiddetto "triangolo industriale" prima e della Pianura Padana occidentale nel suo complesso poi. Di secondo piano è il ruolo degli altri capoluoghi di provincia. Fa parte della riscoperta della cultura locale il recupero dei tantissimi borghi appenninici, che con la fine della seconda guerra mondiale erano stati progressivamente abbandonati, e dei centri storici dei borghi sul mare. Si ritrovano così i tanti influssi della cultura provenzale nella zona di Ventimiglia e viene rivalutata l'architettura spontanea, che spazia dalle case con i tetti di ardesia dell'interno a quelle dai prospetti vivacemente colorati del litorale, al dedalo di vicoli (carugi) e gradinate (arpaie) che rappresentano il volto tipico non solo di Genova, ma di tutti i borghi della costiera ligure. Un ulteriore esempio in questa prospettiva è costituito dal riuso intelligente dei grandi spazi urbani industriali e portuali abbandonati, in cui rientra la risistemazione dell'area del porto antico di Genova a opera di R. Piano, genovese di nascita. Proprio qui, nel 2004, anno di nomina per Genova a capitale europea della cultura, è stata allestita la prima grande mostra italiana sull'opera del famoso architetto. A valorizzare il rapporto fra ambienti naturali, intellettuali e artisti è volta la creazione dei numerosi parchi letterari, luoghi della memoria dove fra le bellezze del paesaggio si ripercorrono le tracce di personaggi illustri della cui presenza tutta la regione è andata sempre più arricchendosi; quello nelle Cinque Terre dedicato a E. Montale è in ricordo del grande poeta, anch'egli nativo di Genova. Inseparabile dall'immagine della regione è anche il nome di G. Govi, grande interprete del teatro dialettale di cui la Liguria è uno dei massimi esponenti, così come lo è nel campo della musica leggera, legando il proprio nome a quello del Festival della Canzone Italiana di San Remo e alla scuola di cantautori fiorita a Genova a partire dagli anni Sessanta del Novecento, che ha avuto i suoi esponenti principali in G. Paoli, L. Tenco, B. Lauzi e F. De André.

Cultura: tradizioni

Aperti agli scambi e agli influssi di culture esotiche, specie orientali, nella fascia costiera, e ristretti per secoli nelle tradizioni di un'economia agricola e silvo-pastorale basata sull'autosufficienza nella fascia montana, i liguri hanno tuttavia conservato nelle manifestazioni della propria vita sociale un carattere alquanto unitario e un forte sentimento religioso. La chiusa economia contadina si riflette nelle forme stesse dell'architettura spontanea, di cui un esempio caratteristico è costituito dai barchi (capanni per il fieno, con il tetto mobile di paglia sorretto da quattro pali) rintracciabili ancora soprattutto nella bassa val d'Aveto; nelle reminiscenze dei Maggi drammatici (Varese Ligure); nelle favole e nei canti epico-lirici (ormai noti quasi solo attraverso i libri); nelle danze popolari. Testimonianze del secolare rapporto con il mare si possono trovare nelle canzoni che parlano di antiche paure e di naufragi; nelle leggende cristiane legate a sante reliquie, che si dicono portate o miracolosamente arrivate dall'Oriente; a immagini ritenute miracolose; nella devozione verso santi protettori invocati dai marinai durante la tempesta (soprattutto la Vergine, ricorrente con varie denominazioni in affreschi e tabernacoli su porte e case di tutta la regione: oltre 47.000 soltanto a Genova) e celebrati in una serie innumerevole di santuari, ricchi di oggetti, raffigurazioni di scampati naufragi e modelli di navi offerti in ex voto; infine nelle grandi feste marinare, che comprendono processioni e gare di barche, fiaccolate e la benedizione delle onde. Le principali di queste si svolgono ad Alassio, Noli, Savona, Camogli, nell'abbazia San Fruttuoso – dove si pratica la devozione al Cristo degli Abissi –, a Sestri Levante, Portovenere, La Spezia – base del Palio del Golfo – Lerici, Genova – che ospita anche, ogni quattro anni, la Regata delle Repubbliche Marinare). All'attività peschereccia si ricollega la moderna sagra del paese di Camogli, con distribuzione di pesce fritto in un gigantesco padellone; all'attività floricola è legata, con funzioni promozionali, la Battaglia dei Fiori di Ventimiglia, così come lo sono le diverse infiorate (Diano Marina, Sassello). In disuso sono invece le manifestazioni che un tempo accompagnavano il Carnevale, ricordato a Genova dalle maschere locali di Geppin, di Nena e del Marchese. Tra le ricorrenze religiose dell'arco annuale conservano particolare rilievo le celebrazioni della Settimana Santa (soprattutto nelle processioni di Savona, Triora, Pigna e nei rituali di Borghetto d'Arroscia e Ceriana), mentre forme di drammaturgia popolare permangono nella rappresentazione annuale, a Varazze, di scene della vita di Santa Caterina da Siena. A dare impulso alla conservazione e organizzazione delle feste tradizionali, soprattutto di quelle religiose, molto contribuiscono le numerose confraternite chiamate "casacce". Tipiche della regione sono anche la festa della Madonna di Montallegro (1-3 luglio), che si tiene a Rapallo (caratterizzata da una suggestiva processione per le vie del centro) e la festa di san Giacomo (24-25 luglio), che si svolge a Levanto, nel corso della quale viene organizzata una grande rappresentazione in costume, che sintetizza tradizioni folcloriche liguri. Nel canto popolare, peculiare della Liguria e, in modi molto elaborati, dell'area genovese, è il trallallero, una forma particolarmente complessa di polivocalità eseguita da vere e proprie “squadre di canto”. Una cospicua attività artigianale caratterizza, con varie specialità, tutta la regione: capitale della filigrana è Campo Ligure; a Lorsica, in val Fontanabuona, si tessono damaschi, broccati e lampassi secondo tecniche importate dalla Spagna e dall'Oriente già nel sec. XIII; Savona e Albisola sono famose dal sec. XVI per la ceramica dalla caratteristica colorazione bianco-azzurra; a Chiavari si tesse il macramè (tradizione proveniente dal mondo arabo) e si producono le celebri sedie campanine; a Rapallo si creano pizzi al tombolo e a Santa Margherita merletti. Alcune produzioni, inoltre, sono davvero particolari, come quella di orologi da torre o da campanile, a Uscio, e quella di campane, ad Avegno. Punto d'incontro tra l'antico artigianato tradizionale e le forme innovative dell'arte contemporanea è il lungomare degli Artisti ad Albissola Marina, la cui pavimentazione è composta da riquadri policromi, in grès, opera di alcune delle più note personalità dell'arte italiana del Novecento (come G. Capogrossi e A. Sassu).

Cultura: enogastronomia

Il carattere dominante della cucina ligure è dato dall'olio di oliva, unico prodotto DOP della regione. Tipico è anche l'impiego di molte erbe aromatiche, di funghi, pinoli e noci, che danno sapore e profumo spiccato alle vivande. Legata all'antica necessità di avere cibo che si conservasse facilmente durante la pesca e i viaggi in mare è la focaccia: la più semplice è quella condita con il solo olio, mentre tra le versioni più classiche si segnalano la focaccia alla cipolla e quella alla salvia. Quella con il formaggio, tipica di Recco, è una sottile sfoglia di pasta che racchiude un formaggio morbido, di solito crescenza. Anche le torte salate vengono preparate con vari tipi di ortaggi: la pasqualina, che apre il pranzo di Pasqua, è a base di carciofi. Minestroni e paste ripiene, come i pansoti, vengono conditi con salse celeberrime come il pesto, l'agliata, il sugo di noci o il tocco, variante del ragù di carne. Tra le paste secche si segnalano le trofie e i corzetti. Su tutta la Riviera si fa grande consumo di pesce, sia in frittura sia nelle zuppe di pesce e crostacei, che presentano varianti secondo le località: dalla bouillabaisse di Ventimiglia, Bordighera e San Remo, di chiara ispirazione francese, al ciuppin di Savona, fino alla buridda. Preparazione molto particolare è il cappone magro, che ha come ingrediente base il pesce cappone. Ricercatissimo dai gourmet è il mosciame, prodotto con filetti di tonno messi sotto pressa, essiccati al sole o in ambienti appositamente predisposti, e consumato a fette molto sottili, marinato in olio extravergine locale o conservato anche sotto vuoto. Poca parte ha invece la carne in genere, rappresentata dalla cima ripiena, e quasi assenti sono i piatti a base di carne suina. Alcune specialità conservano gli stessi semplici ingredienti di un tempo: è il caso, per esempio, della farinata, a base di farina di ceci, delle focaccine di farro e delle torte di castagne. Tra i dolci più diffusi si ricordano i ravioli, il pandolce, i biscotti all'anice e il latte dolce fritto. La morfologia del territorio ligure non permette una viticoltura su vasti appezzamenti, ma i vigneti “arrampicati” sui versanti scoscesi delle colline producono vini molto famosi, come il vermentino e lo sciacchetrà, prezioso vino liquoroso delle Cinque Terre. Fra i DOC si segnalano il Cinque Terre, il Colline di Levanto, il Rossese di Dolceacqua e il Riviera Ligure di Ponente.

Bibliografia

Per la geografia

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Per l'economia

E. Scarin, Memoria illustrativa della Carta della utilizzazione del suolo della Liguria, Roma, 1971; M. Carlucci, Il sistema industriale della Liguria, Bologna, 1987.

Per la storia

U. Formentini, Genova nel Basso Impero e nell'Alto Medioevo, Milano, 1941; V. Vitale, Breviario della storia di Genova. Lineamenti storici ed orientamenti bibliografici, Genova, 1955; G. Airaldi, Genova e la Liguria nel Medioevo, Torino, 1986; A. M. Nada Patrone, Comuni e signorie nell'Italia settentrionale: il Piemonte e la Liguria, Torino, 1986.

Per l'archeologia

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Per il folclore

A. A. Bernardy, Forme e colori di vita regionale: Liguria, Bologna, 1926; A. Pescio, Terre e vita di Liguria, Milano, 1927; A. M. Raggi, Italia nostra: manifestazioni popolari e turistiche, Milano, 1964; A. Schmucker, Canti popolari liguri, Genova, 1970; A. Arecco, Il folklore dell'infanzia in Liguria, Savona, 1982.

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