Periodo blu

Pittore, scultore e incisore spagnolo (Málaga 1881-Mougins 1973). La vicenda artistica di Picasso, svoltasi lungo oltre mezzo secolo, si può identificare in gran parte con quella dell'arte moderna per la molteplicità delle esperienze da lui maturate, per il suo vastissimo lavoro di rielaborazione della cultura antica e contemporanea, per la ricchezza dei contributi e delle indicazioni di ricerca offerti alla cultura artistica in ogni suo campo. Dal padre José Ruiz Blasco, professore di disegno alla Escuela de Artes Oficios di Málaga, egli trasse i primi insegnamenti; dalla madre, Maria Picasso y López (di origine italiana), derivò il cognome. Del primo anno di studi all'Accademia La Lonja di Barcellona è la giovanile opera Scienza e carità (Barcellona, Museu Picasso) eseguita nel 1896-97 secondo le rigorose esigenze del “saggio” accademico. Nel 1897 Picasso si legò all'ambiente artistico-letterario del cabaret Els Quatre Gats (che accolse poi, nel 1900, la sua prima mostra personale di ritratti) e iniziò a svolgere attività di illustratore per alcune riviste (Catalunya artistica, Joventut). Nel medesimo anno frequentò l'Accademia di Madrid e compì il suo primo viaggio a Parigi. Nei quattro anni successivi l'artista bruciò le tappe della sua formazione e condusse a fondo le sue prime e positive esperienze artistiche operando, già con individuabili caratteri personali, nel filone del realismo spagnolo, il superamento del quale si attuò con il secondo viaggio a Parigi nel 1901, anno in cui tenne la sua prima personale da A. Vollard con pitture ispirate ad aspetti della condizione umana, alla cui resa drammatica contribuirono ricordi di Spagna e l'essenzialità di visione di Toulouse-Lautrec. Nel rappresentare la tristezza e la solitudine dell'uomo, temi cari all'artista in questi anni, egli ricorse all'uso di una contenuta monocromia azzurra che ben si adatta alle sue dolorose e malinconiche immagini e che caratterizza quello che fu definito il “periodo blu”, protrattosi fino alla primavera del 1904. Le opere di questo momento si distinguono, oltre che per i colori lividi e freddi, anche per il disegno più sobrio e sicuro e per la semplificazione delle forme (Ritratto di Jaime Sabartés, 1901, Mosca, Museo Puškin; Bevitrice d'assenzio, 1901, San Pietroburgo, Ermitage). Alla fine del 1902 ritornò per la terza volta a Parigi, esponendo da Berthe Weill e nuovamente da Vollard. All'inizio del 1903 Picasso lavorò a Barcellona, condividendo lo studio di A. F. Soto. Tra i numerosi capolavori (oli, guazzi, pastelli, acquerelli) di questo periodo spiccano Il vecchio ebreo (1903, Mosca, Museo Puškin) e Il vecchio chitarrista cieco (1903, Chicago, Art Institute), dove il ricordo più forte di El Greco dissipa ogni influenza di Toulouse-Lautrec.

Periodo azzurro e periodo rosa

Nella primavera del 1904 l'artista lasciò la Spagna per trasferirsi definitivamente a Parigi, dove trovò studio presso Paco Durio, a Montmartre, nell'edificio divenuto poi famoso come Bateau-lavoir, dove fu attivo uno dei primi gruppi del cubismo. A Parigi Picasso rinsaldò precedenti amicizie (Max Jacob) e ne fece di nuove (Apollinaire, Gertrude Stein e il fratello Léo, il russo Schukin), ottenendo una crescente stima per la sua opera, che fin da quest'epoca diede il via al collezionismo. Il mondo del circo (in particolare quello offerto dall'allora famoso Medrano) fu tema ricorrente della maggior parte delle opere di quegli anni: saltimbanchi, giocolieri, acrobati e arlecchini sono un po' i fantasmi delle sue immagini pittoriche “azzurre” e di quelle successive realizzate con quel morbido color di incarnato che caratterizzò, tra il 1905 e il 1906, il “periodo rosa” (La famiglia dell'acrobata, 1905, Göteborg, Göteborgs Konstmuseum; La toilette, 1906, Buffalo, Albright-Knox Art Gallery). Abbandonata l'amarezza delle prime visioni, Picasso sostituì alle linee severe un dolce modellato, più solido, che esprime un lirismo plasticamente organizzato. A questa trasformazione non fu estraneo l'influsso della scultura; essa si realizzò dopo il viaggio dell'artista in Olanda, a Schooridam, nell'estate del 1905, dove fu ospite dell'amico scrittore Tom Schilperoort, e dove maturarono i presupposti della prima autentica prova scultorea di Picasso (Il buffone, 1905, Parigi, Musée National d'Art Moderne). Nella gamma dei toni rosati particolari effetti plastici emergono in numerosi dipinti di questo periodo, tra cui I saltimbanchi (Washington, National Gallery) e la Fillette à la boule (Mosca, Museo Puškin), ambedue eseguiti nel 1905. La medesima concezione di ricerca di risalto plastico appare documentata nelle opere grafiche di questo periodo. Se l'incontro con Matisse nel 1906 parve caricare la componente emozionale sulla spinta della pittura esaltante dei fauves, questa si placò in breve tempo, durante il soggiorno dell'artista in Spagna, dove fu piuttosto sensibile a sollecitazioni della primitiva scultura iberica: ne fa fede la concisa e plastica immagine del Ritratto di Gertrude Stein (1906, New York, Metropolitan Museum), dove interviene una sottile ma decisa riflessione critica sulla ricerca di resa di valori plastici e del colore. Le opere immediatamente successive concludono il “periodo rosa” e recano le prime avvisaglie della ricerca cubista.

Periodo cubista

Nel 1907, anno di incontro con Kahnweiler, Braque e Derain, l'artista realizzò, dopo meditata e laboriosa gestazione, il famoso dipinto Les demoiselles d'Avignon (New York, Museum of Modern Art), vessillo del nascente cubismo e opera decisiva per le future sorti dello svolgimento dell'arte moderna. Esso nacque nell'anno (1907) in cui si tenne a Parigi la grande retrospettiva di Cézanne, morto nel 1906, la cui opera segnò il punto in cui si incontravano e si dipartivano le passate esperienze dell'impressionismo e quelle nascenti del cubismo, le quali si alimentavano anche delle scoperte della scultura negra, del ricordo dell'arte romanica catalana e, ancora, della scultura iberica e della pittura di El Greco (Nudo con drappeggio, 1907, San Pietroburgo, Ermitage). Tra il 1907 e il 1908 Picasso visse l'intenso travaglio e la ribellione da cui scaturì il tracciato di tutta l'arte moderna. Con Braque, l'artista ricercò la soluzione al problema della terza dimensione “riportando alla superficie piana della tela lo stesso spazio”, e le tappe di questa ricerca sono segnate nella resa volumetrica dei geometrici e sfaccettati paesaggi eseguiti da Picasso nell'estate del 1908 a La Rue-des-Bois. I primi e autentici paesaggi cubisti dell'iniziale fase analitica (che seguì quella cézanniana e precedette quella sintetica; vedi cubismo) furono quelli eseguiti da Picasso nell'estate del 1909 a Horta de Hebro (Fabbrica a Horta de Hebro, San Pietroburgo, Ermitage) in cui la moltiplicazione della focalità visuale si evolse poi in un più frantumato spezzettamento degli angoli visivi (Ritratto di D. H. Kahnweiler, 1910, Chicago, Art Institute of Chicago) fino alla totale deflagrazione raggiunta negli anni 1911-12 (Donna con chitarra, ma jolie, New York, Museum of Modern Art), epoca in cui l'artista, nel suo soggiorno a Céret (altro luogo fondamentale per la storia del cubismo), ebbe il momento di maggiore contatto con la pittura di Braque, che di quel movimento fu il teorico più convinto. Dopo una mostra cubista in Germania nel 1910, Picasso tenne nel 1911 la sua prima personale negli Stati Uniti (nello stesso anno Kahnweiler pubblicò il libro di Max Jacob Saint-Matorel con incisioni di Picasso). Nel 1912 fu attivo ad Avignone, a Céret e poi a Sorgues, dove, ancora a stretto contatto con Braque, diede vita alle maggiori opere cubiste, iniziando il collage(Natura morta con sedia impagliata, 1912, Parigi, Musée Picasso), invenzione che, accanto a quella del papier collé di Braque, ebbe importanti conseguenze nello sviluppo dell'arte dadaista e poi surrealista. L'interesse nuovo per l'oggetto banale appare esemplificato da Picasso nella concreta trasposizione plastica della pittura cubista realizzata nell'opera in lamiera Chitarra (1912, New York, Museum of Modern Art). Negli anni 1913-14, segnati ancora da soggiorni di Picasso a Céret e ad Avignone in compagnia di Braque, Derain e J. Gris, maturò l'esperienza del cubismo sintetico, per cui l'oggetto tende a essere ricostruito in piani semplificati. Opere significative di questi anni sono Foglio di musica e chitarra (1912-13, Parigi, Musée National d'Art Moderne), Donna in poltrona davanti al caminetto (1914, Parigi, Musée National d'Art Moderne), Bicchiere di assenzio (1914, scultura policroma, New York, Museum of Modern Art) e Arlecchino (1915, Parigi, Musée National d'Art Moderne). L'incontro di Picasso con Cocteau e l'attività nel campo teatrale (costumi e bozzetti per gli spettacoli della compagnia dei Balletti Russi di Djagilev: Parade, Tricorne, Pulcinella, ecc.) furono motivo di “distrazione” ma anche di rinnovamento per l'artista, che pur legato alla tematica cubista alla quale si ispirò fino al 1925 seppe riscoprire l'antichità classica e il Rinascimento italiano (nel 1917 soggiornò a Roma, Napoli, Pompei, Firenze), dando della prima una trascrizione in chiave ironica con Tre donne alla fontana (1921, New York, Museum of Modern Art) di poco posteriore a quello che viene considerato il suo fondamentale documento del cubismo sintetico, cioè I tre musici, eseguito nello stesso 1921 (New York, Museum of Modern Art).

Periodo surrealista

Nel 1925, esaurita l'ispirazione cubista, Picasso approdò al surrealismo (La Danza, 1925, Londra, Tate Gallery). Le esperienze successive dell'artista, dalle piccole composizioni di acceso cromatismo eseguite nel 1928 a Dinard fino alle creazioni del cosiddetto “periodo dei mostri” (Donna in riva al mare, 1930, New York, Museum of Modern Art) costituiscono imprevedibili superamenti di un linguaggio artistico destinato a sempre rinnovarsi quale punto di riferimento e di aggiornamento per l'arte moderna mondiale. Alla ricchezza cromatica corrisponde una sempre più approfondita semplificazione formale che meglio si evidenzia nell'opera grafica (acqueforti per le Metamorfosi di Ovidio e per la serie della Tauromachia) e nella scultura (Testa di donna, 1932, Parigi, Musée Picasso), attuata sul movente del recupero della forma secondo il suggerimento del modello classico (Musa, 1935, Parigi, Musée National d'Art Moderne). I riconoscimenti all'artista in questo periodo appaiono unanimi e incondizionati attraverso il successo delle mostre tenute a Parigi e nei maggiori centri europei, compresa la Spagna, dove egli nel 1934 soggiornò riprendendo il prediletto tema della corrida (Corrida, 1934, Atherton, California, collezione privata).

Periodo espressionista

Dopo la parentesi surrealista Picasso fece emergere in tutta pienezza di segno e di colore il suo fondo espressionista con il capolavoro, riassuntivo della moderna interpretazione degli orrori della guerra, di Guernica (1937, Madrid, Centro Reina Sofía), ispirato al bombardamento tedesco del piccolo villaggio spagnolo. Tragica immagine e potente denuncia dei massacri della guerra civile, questo quadro quasi monocromo dove ogni figura è innalzata al rango di simbolo fu frutto di un centinaio di studi preparatori. All'esasperato espressionismo di Guernica si ispirarono molte altre opere dell'artista, fino a quell'apertura di paesaggio “magico” della Pesca notturna ad Antibes (1939, New York, Museum of Modern Art), omaggio alla pace perduta. Nel periodo della seconda guerra mondiale, durante il quale fu attivo a Parigi, Picasso scrisse un lavoro teatrale (Le désir attrapé par la queue) rappresentato nel 1944, anno in cui l'artista aderì al Partito comunista. Una sua grande mostra si tenne nel 1945 al Victoria and Albert Museum di Londra; nel medesimo anno venne fondato ad Antibes il Museo Picasso nel palazzo Grimaldi.

Le opere in altri campi

Negli anni del dopoguerra l'attività di Picasso si esplicò in molteplici settori. Oltre alla numerosa produzione litografica degli anni 1945-46 (più tardi si dedicò anche alla linoleografia), particolarmente copiosa e intensa fu la sua opera di ceramista, iniziata a Vallauris nel 1947, che lo portò a modellare centinaia di pezzi estrosi nella forma e nella decorazione: vasi a forma di testa, bottiglie a forma di donna, animali vari (soprattutto civette), piatti incisi e dipinti, ecc. Non meno importante in questi anni fu l'attività scultorea dell'artista, che rivelò anche nell'arte tridimensionale una straordinaria capacità inventiva, feconda di sviluppi. Tra le opere più note (soprattutto animali) è la Capra (1950, New York, Museum of Modern Art), assemblage di oggetti “trovati”, o di uso comune, fusi poi in bronzo. Del 1949 è la celebre Colomba della pace disegnata per il manifesto del Congresso della Pace Mondiale a Parigi. Gli avvenimenti politici dell'inizio degli anni Cinquanta sono documentati nel Massacro della Corea (1951) e nei due pannelli della Guerra e della Pace eseguiti quest'ultima nel 1952 per la cappella di Vallauris. Seguirono poi i cicli delle “variazioni”, dalla serie sulle Donne di Algeri di Delacroix (1954-55) a quella su Las Meniñas di Velázquez (1957) fino a quelle dedicate al Déjeuner sur l'herbe di Manet (1961) e al Ratto delle Sabine di Poussin, eseguita quest'ultima nel 1962, anno in cui Picasso ottenne il premio Lenin per la Pace. Tema costante degli anni Sessanta è la composizione Pittore e modella, caratterizzata da affettuose annotazioni sentimentali sommerse da empiti sensuali ed erotici che restituiscono l'intimo temperamento dell'uomo e la possente misura dell'artista, non insensibile alle suggestioni del paesaggio e del sentimento. Nel 1963 fu realizzato, per iniziativa dell'antico amico e poi fedele segretario Jaime Sabartés, il Museo Picasso a Barcellona. La serie di grandi mostre organizzate in tutte le parti del mondo, vivente l'artista, si concluse, dopo la sua morte, con la grande rassegna di ca. 210 opere (eseguite nel periodo compreso tra il 1970 e il 1972) presentate nel 1974 ad Avignone nel Palazzo dei Papi.

Bibliografia

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