Definizione

sm. [sec. XIX; da occulto].

Il termine, derivante dall'opera De occulta philosophia dell'umanista tedesco H. C. Agrippa di Nettesheim e ripreso dall'occultista Eliphas Lèvi (A. L. Constant, 1810-1875), indica l'insieme delle pratiche, dei riti, degli insegnamenti che riguardano un presunto ordine di entità, forze o poteri nascosti (occulti) dietro la realtà fenomenica, non sperimentabili sul piano normale di consapevolezza, tuttavia conoscibili e dominabili con particolari tecniche; in altri termini, secondo la concezione occultistica l'universo reale cela in sé un'altra realtà misteriosa la cui vastissima simbologia può essere colta e chiarita.

Cenni storici

Le pratiche occultistiche sono molto antiche e si sono sviluppate storicamente in vari indirizzi di pensiero; infatti, alla formazione di tale dottrina, varia e composita, incerta, spesso variabile e contraddittoria, hanno contribuito le più diverse discipline e speculazioni intellettuali, determinandola o influenzandola in maggiore o minore misura: la magia, l'astrologia, gli esoterismi filosofici e religiosi, le profezie, gli oracoli, l'alchimia, la cabala ebraica e cristiana, la simbologia dei tarocchi, lo spiritismo, i fenomeni medianici, l'antroposofia, la teosofia, ecc. Sulla base dell'universalità di tali discipline, l'occultismo opera un tentativo di sintesi a carattere esoterico e iniziatico. Per l'occultista non deve essere sufficiente la conoscenza teorica della scienza occulta ma è necessaria un'applicazione reale di vita e una sperimentazione severa e ascetica delle pratiche occulte; l'iniziazione è progressiva, la tradizione segreta è trasmessa oralmente dal maestro al discepolo, la presenza del maestro è essenziale e insostituibile. Lo scopo è di sviluppare, per mezzo di operazioni di tipo magico o esoterico, le possibilità latenti nell'uomo fino a raggiungere o la potenza incondizionata (occultismo magistico) o l'identificazione con la divinità (occultismo religioso). Così a un occultismo bianco o della “mano destra” si oppone un occultismo nero o della “mano sinistra”, volto a fini negativi. Una degenerazione delle scienze occulte è rappresentata dalla schiera sempre più folta di chiromanti, maghi, astrologi, ecc. che sono al centro di una vera e propria industria spesso molto lucrosa. L'occultismo è stato anche definito una razionalizzazione intellettualistica di un'esigenza inconscia e, su questa base, molte intuizioni antiche degli occultisti hanno trovato in epoca moderna un parziale chiarimento da parte della parapsicologia e della psicologia del profondo, specialmente dalle analisi di C. G. Jung sull'inconscio collettivo. Nel corso della storia numerosissimi sono i personaggi che si sono dedicati o hanno subito l'influsso dell'occultismo: Alberto Magno, Ruggero Bacone, Nicolas Flamel, Paracelso, Pico della Mirandola, Nostradamus, Cagliostro, F. Mesmer, L. de Saint-Martin, E. Swedenborg, A. Besant, Madame Blavatskij, S. de Guaïta, A. Kardec, Papus, ecc. Così fra gli artisti molti s'interessarono o trovarono punti di contatto con la realtà occultistica: Bosch, Bruegel, Leonardo, Rabelais, V. Hugo, de Vigny, Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud, Lautréamont, Jarry, W. Blake, E. A. Poe, ecc.

Bibliografia

R. Amadou, L'occhio. Esquisse d'un monde vivant, Parigi, 1950; M. Verneuil, Dictionnaire pratique des sciences occultes, Monaco, 1950; M. Boll, L'occultisme devant la science, Parigi, 1961; P. Carpi, I mercanti dell'occulto, Milano, 1973; R. Kanters, R. Amadou, Antologie littéraire de l'occultisme, Parigi, 1975; C. G. Jung, Psicologia dei fenomeni occulti, Roma, 1991.

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