Biografia e opere

Scienziato tedesco naturalizzato statunitense (Ulm, Germania, 1879-Princeton, New Jersey, 1955). Il maggiore tra i fisici della nostra epoca, la cui influenza sul pensiero scientifico e filosofico del Novecento può paragonarsi a quella esercitata nei secoli precedenti da Newton. Nato da famiglia ebrea, dall'età di un anno visse a Monaco; fu poi per alcuni anni a Milano e quindi a Zurigo (1896), dove proseguì gli studi alla Scuola Politecnica, allievo di H. Minkowski. Conseguita l'abilitazione all'insegnamento della matematica e della fisica (1900) e divenuto cittadino svizzero (1901), trovò un modesto impiego all'Ufficio brevetti di Berna. Seguirono anni di intenso studio decisivi per la sua vita. Nel 1905 pubblicò sugli Annalen der Physik quattro scritti di fondamentale importanza, tra cui Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettrodinamica dei corpi in movimento), dedicato alla teoria della relatività speciale, e Ist die Trägheit eines Körpers von seinem Energiegehalt hänging? (L'inerzia di un corpo è dipendente dal suo contenuto di energia?) nel quale riprese l'argomento. Sempre nel 1905 ottenne la libera docenza all'Università di Berna e nel 1909 fu nominato professore di fisica teorica presso l'Università di Zurigo; l'anno successivo fu chiamato alla medesima cattedra presso la Università tedesca di Praga e nel 1913 si trasferì a Berlino, ricoprendo la cattedra di fisica dell'Accademia prussiana delle Scienze e succedendo (1914) a Van't Hoff nella direzione del Kaiser Wilhelm Institut. In questa circostanza riacquistò la cittadinanza tedesca. Durante questi anni, benché i suoi studi fossero prevalentemente rivolti allo sviluppo della teoria della relatività, egli diede contributi fondamentali in altri campi della fisica teorica: è del 1905 l'interpretazione dell'effetto fotoelettrico, ottenuta generalizzando i risultati di alcuni lavori di M. Planck sul corpo nero, che gli valse nel 1921 il premio Nobel per la fisica; è del 1906 l'enunciazione della teoria dei moti browniani e del 1907 la teoria quantistica dei calori specifici; sempre del 1907 è la memoria in cui per la prima volta viene esposta la famosa equazione che stabilisce l'equivalenza fra massa ed energia, base teorica di tutte le ricerche nel campo dell'utilizzazione dell'energia nucleare. Alla generalizzazione della teoria della relatività e alla connessione tra fenomeni gravitazionali e moti accelerati Einstein dedicò gran parte della propria attività, traendo dalle ipotesi fondamentali deduzioni quantitative che potessero essere verificate sperimentalmente: previde la deflessione dei raggi luminosi in presenza di un campo gravitazionale (1911), diede un'interpretazione di alcune irregolarità del moto di Mercurio che non trovavano spiegazione nella meccanica newtoniana (1915), spiegò teoricamente lo spostamento verso il rosso delle righe spettrali. Frutto di oltre dieci anni di riflessioni fu la pubblicazione dell'opera Die Grundlagen der allgemeinen Relativitätstheorie (1916; I fondamenti della relatività generale), che egli stesso considerò come il proprio maggior contributo al pensiero scientifico; in varie occasioni egli ebbe a dire che la teoria della relatività ristretta sarebbe stata enunciata anche senza di lui, mentre assai più difficilmente qualcuno avrebbe pensato a riconsiderare la teoria della gravitazione che pareva definitivamente sistemata da Newton. Costrettovi dalle persecuzioni antisemitichenaziste, nel 1932 Einstein lasciò la Germania, stabilendosi prima in Belgio e successivamente negli Stati Uniti, dove divenne professore all'Institute for Advanced Studies di Princeton, assumendo nel 1941 la cittadinanza americana; nel 1945 si ritirò dall'attività accademica. In questo periodo dedicò la sua attività al tentativo di elaborare una teoria unitaria generale del campo che unificasse la teoria del campo elettromagnetico e di quello gravitazionale. Ciò richiese una radicale revisione del concetto di teoria fisica, di realtà fisica, dei rapporti tra geometria e fisica, sollecitata e giustificata da una profonda riconsiderazione di alcuni lavori di Gauss, Riemann, Christoffel, Ricci-Curbastro, Levi-Civita e del suo maestro Minkowski, e culminata nelle opere Kosmologische Betrachtungen zur allgemeinen Relativitätstheorie (Considerazioni cosmologiche sulla teoria della relatività generale) e Generalization of Gravitation Theory (Generalizzazione della teoria della gravitazione), entrambe del 1953. Benché questo sforzo di elaborazione teorica non sia giunto a risultati conclusivi, esso resta un punto basilare di riferimento per la scienza e la filosofia e uno dei punti più alti raggiunti dal pensiero scientifico di tutti i tempi. Einstein ebbe anche interessi filosofici ed epistemologici che lo spinsero a pubblicare molti lavori nei quali difese il proprio punto di vista sulla teoria fisica in decisa polemica con il gruppo di Copenaghen che aveva sviluppato la nuova meccanica quantistica su basi nettamente antitetiche. Grande impegno profuse anche nella stesura di opere a carattere divulgativo, alcune di eccezionale semplicità e rigore, consapevole come fu che le svolte più radicali della scienza devono essere comunicate in linguaggio appropriato al più largo pubblico possibile perché possano incidere sul costume, sul modo di pensare, sul senso comune dell'umanità intera. Tra queste, Scienza e religione (1940) dove contrappone la sua religione cosmica, che si fonda sull'armonia dell'universo e del pensiero, alla religione del terrore che si fonda su un concetto antropomorfico della divinità. La portata filosofica dell'opera di Einstein è stata ed è grandissima. L'eliminazione dal dominio della fisica – e per riflesso da quello più generale della filosofia – dei concetti di uno spazio e di un tempo assoluti, conseguente la teoria della relatività, ha costituito una vera rivoluzione. Secondo Newton i fatti si svolgono in un quadro immutabile costituito da uno spazio e un tempo assoluti; Einstein capovolge letteralmente questo punto di vista: secondo la teoria della relatività non ha senso parlare di spazio e di tempo se non in relazione ai fenomeni che vi si svolgono. Nonostante le sue idee abbiano prodotto mutamenti tanto profondi e radicali, Einstein perseguì fino agli ultimi anni l'ideale che fu proprio della fisica classica: dare della realtà – considerata esistente oggettivamente, indipendentemente dalla nostra osservazione – una descrizione concettualmente semplice, sostanzialmente deterministica, nella quale per ogni fenomeno si potesse stabilire un chiaro rapporto fra causa ed effetto. Tale impostazione gli fece respingere talune generalizzazioni della teoria quantistica, della quale pure era stato uno dei fondatori .

L'attività sociale e civile

Cospicuo e ricco di risonanza fu l'impegno sociale e civile di Einstein; nel 1914 rifiutò di firmare il manifesto degli intellettuali tedeschi mirante a giustificare l'aggressione tedesca contro il Belgio; si adoperò per tutelare gli Ebrei e ridar loro una patria; protestò contro la violenza nazista e non lesinò gli sforzi per dare aiuto ai perseguitati dalla ferocia hitleriana. A lui si rivolsero E. Fermi, L. Szilard ed E. Wigner, nell'estate del 1939, perché intervenisse con tutto il suo prestigio presso il presidente Roosevelt in appoggio al progetto per la preparazione della bomba atomica. La necessità di opporsi alla minaccia del dominio nazista sul mondo indusse Einstein a scrivere la storica lettera del 2 agosto 1939 che diede praticamente il via ai piani per la produzione della bomba atomica statunitense. Ma dopo la distruzione di Hiroshima e Nagasaki, Einstein rivolse tutto il suo impegno politico al servizio della causa dell'impiego pacifico dell'energia atomica. L'ultimo appello pacifista che reca in calce la sua firma termina con queste parole: “Noi rivolgiamo un appello come esseri umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo è aperta la via di un nuovo paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale”.

Bibliografia

B. Russel, L'ABC della relatività, Bari, 1960; U. Forti, La teoria di Einstein, Firenze, 1961; L. Infeld, Albert Einstein, Torino, 1962; H. Cuny, Albert Einstein e la fisica moderna, Palermo, 1963; A. Einsten e L. Infeld, L'evoluzione della fisica, Torino, 1967; J. Berstein, Einstein, Milano, 1990.

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