fantasciènza

Indice

Definizione

sf. [sec. XX; fanta-+ scienza]. Traduzione italiana di science-fiction (narrativa scientifica); è un genere letterario definibile come “rappresentazione fantastica dell'universo, nello spazio e nel tempo, operata secondo una consequenzialità di tipo logico-scientifico, capace di porre il lettore, attraverso l'eccezionalità o impossibilità della situazione, in un diverso rapporto con le cose” (Aldani). Comprende anche la cosiddetta science-fantasy (meno attenta alla probabilità scientifica dei presupposti, ma sempre legata alla logica negli sviluppi).

Letteratura

La letteratura fantascientifica vera e propria è nata negli anni Venti: J. Verne, H. G. Wells ne sono i precursori riconosciuti; ai loro modelli si rifanno la fantascienza di anticipazione tecnologica e la fantascienza avventurosa (il filone più tradizionale e più conosciuto è quello delle astronavi e dei mostri extraterrestri). Le prime descrizioni di improbabili scoperte scientifiche sono scomparse, per far posto a una visione sempre più realistica del progredire della scienza. Molto ha fatto in questo campo A. C. Clarke, il cui nome è indissolubilmente legato a quello di S. Kubrick e a 2001: Odissea nello spazio (1968). L'indimenticabile Multivac, gigantesco computer ideato da I. Asimov, è soltanto un ricordo sbiadito. La fantascienza, un tempo rifugio inattaccabile dei sogni di molti, ha progressivamente abbandonato il dominio dell'inverosimile assumendo sempre più spesso le sembianze di una realtà trasfigurata dagli errori dell'uomo. I metallici e scintillanti robot dall'aspetto vagamente umano si sono estinti, e un'inquietante genìa di androidi, simili all'uomo in maniera sconcertante, ha invaso l'universo e in Cacciatore di androidi (1968), di P. K. Dick, diventa addirittura una minaccia per l'umanità. La fantascienza sociale degli anni Sessanta, i mondi caotici di Tutti a Zanzibar (1968), scritto da J. Brunner, o gli uomini privi di identità descritti da P. K. Dick nel suo Scrutare nel buio (1977), sono la logica conseguenza delle prime utopie negative, del lacerante grido d'allarme lanciato da E. Zamjatin con Noi (1924) e da George Orwell con 1984 (1949). Prospettive e approccio della fantascienza rispetto al reale si sono modificati, quella che un tempo veniva definita semplicemente “una narrativa affascinante mescolata a fatti scientifici e visioni profetiche”, si è arricchita diventando lo specchio deformante nel quale si riflettono tutte le miserie del quotidiano. I viaggi spaziali, ancora oggi uno dei temi dominanti del genere, ricordano in modo sempre più evidente disperate fughe dalla realtà. È esemplare in questo senso La porta dell'infinito (1978), scritto da F. Pohl, uno degli autori che maggiormente ha influenzato l'evoluzione della moderna fantascienza. Alla luce dei fatti, dunque, le parole: “fantascienza è tutto quello che penso, che dico e che faccio”, attribuite a I. Asimov, sembrano essere l'unico ipotetico teorema che possa fornire alcune delle infinite risposte, custodite in capolavori senza tempo, quali: il ciclo del Non-A (1945-46) di A. E. Van Vogt, Il figlio della notte (1948) di J. Williamson, La Quadrilogia della Fondazione (1942-86) di I. Asimov, I mercanti dello spazio (1952) di C. M. Kornbluth e F. Pohl o l'immortale La svastica sul sole (1962) di P. K. Dick.

Cinema

Sebbene anche per i film di fantascienza si possa risalire al pioniere G. Méliès, il cui Voyage dans la Lune è del 1902, e per quanto non manchino precursori danesi (La nave del cielo, 1917, di Holger-Madsen), sovietici (Aelita, 1924, di J. A. Protazanov), tedeschi (Metropolis, 1926; Una donna nella Luna, 1929, di F. Lang, con la consulenza scientifica di H. Oberth e W. von Braun) e britannici (Vita futura, 1936, di W. Cameron Menzies), il genere come tale nacque negli USA negli anni Cinquanta, non tanto sull'onda della letteratura specializzata e dei fumetti, quanto sotto l'impulso psicologico della guerra fredda e la minaccia di una catastrofe nucleare (La guerra dei mondi, 1953, di B. Haskin; Pianeta proibito, 1956, di F. McLeod; L'ultima spiaggia, 1959, di S. Kramer). Nel successivo decennio si accentuò la componente fantapolitica (Il dottor Stranamore, 1964, di S. Kubrick), mentre si sviluppava anche fuori degli USA. il cinema d'autore (The Damned, 1961, di J. Losey; La jetée, 1963, di Ch. Marker; Lord of the Flies, 1964, di P. Brook; Alphaville, 1965, di J.-L. Godard; Fahrenheit 451, 1966, di F. Truffaut), che nel 1968 condusse all'eccellente risultato di 2001: Odissea nello spazio di S. Kubrick cui può essere paragonato l'altrettanto eccellente film sovietico Solaris di A. Tarkovskij (1972). Tra i rarissimi titoli italiani si ricordano Omicron (1963) di U. Gregoretti e La decima vittima (1965) di E. Petri. Per la Francia va segnalato l'ottimo Il pianeta selvaggio (1973) di R. Laloux e R. Topor . Negli anni Settanta spiccano tre importanti produzioni statunitensi: Guerre stellari (1976) di G. Lucas, proseguito con L'impero colpisce ancora, 1980, e con Il ritorno dello Jedi, 1983 (trilogia che avrà un seguito a partire dal 1999, anno in cui è uscito La minaccia fantasma, seguito nel 2002 dal secondo episodio intitolato L'attacco dei cloni.), Incontri ravvicinati del terzo tipo (1977) di S. Spielberg, Alien (1979) di R. Scott, e il sovietico Stalker (1979) di Tarkovskij. Sempre dagli USA. arrivano anche i successivi Andromeda (1971) di R. Wise, 2002: la seconda Odissea (1971) di D. Trumbull, 2022: i sopravvissuti (1973) di R. Fleischer, Il mondo dei robot (1973) di M. Crichton, Zardoz (1973) di J. Boorman, L'uomo che cadde sulla Terra (1975) di N. Roeg. Curiosamente negli anni Ottanta, pur continuando in certi casi a incassare cifre ragguardevoli al botteghino, il cinema di fantascienza ha lasciato il posto di genere favorito presso il pubblico dei più giovani ad altri filoni, tra l'altro decisamente meno dispendiosi dal lato produttivo, come l'horror e la commedia farsesca. Tra i lungometraggi del decennio sono da ricordare comunque l'impegnato e apocalittico The Day After (1983) di N. Meyer, i briosi Explorers (1985), Salto nel buio (1987) e Matinén (1993) di J. Dante, Terminator (1984), Aliens-Scontro finale (1986) The Abyss (1989), Avventure di un uomo invisibile (1992) e Il seme della follia (1994) di J. Carpenter, la miliardaria trilogia di Ritorno al futuro (1985, 1989, 1990) di R. Zemeckis, Atto di forza (1990) di P. Verhoeven, The Mask (1994) di C. Russel, Stargate (1994) di R. Emmerich, L'uomo ombra (1994) di R. Mulcahy. Interessante inoltre Jurassic Park (1993) di S. Spielberg, il film degli anni Novanta che più ha incassato ai botteghini, ottenendo numerosi riconoscimenti internazionali. Meno interessanti i serials di Star Trek (1979, 1982, 1984, 1987) e di Superman (1978, 1980, 1983) anche se sorretti, questi ultimi, nel secondo e terzo capitolo dalla regia esperta e divertita di R. Lester. Interessante invece il tragitto di J. Carpenter, splendido autore di un cupo remake di La cosa (1982) e di un veloce e politicamente impegnato racconto di una possibile invasione aliena in stile anni Cinquanta, con Essi vivono (1989). Per tutti i primi anni Novanta pochi sono stati i tentativi di cinema di fantascienza ad altissimo contenuto spettacolare, come I nuovi eroi (1992), Stargate (1994) e Indipendence Day (1996) di Roland Emmerich. Con questo non si vuole dire che il genere sia stato nel decennio accantonato e dimenticato. Tutt'altro, ma all'interno della sua dimensione più popolare non ha offerto titoli di rilievo, anzi si è spesso limitato a una riproposta, probabilmente cinefilo-citazionista di classici film o serie di culto. Così è proseguita la saga di Star Trek, con il passaggio di consegne dal vecchio cast agli attori della nuova serie (Generazioni, 1994, e Primo contatto, 1996), così Abel Ferrara ha reso omaggio con un remake angosciante, Ultracorpi-L’invasione continua (1993), a un classico di Don Siegel e John Carpenter, dopo un pallido rifacimento di Il villaggio dei dannati (1995), ha tentato una riesumazione del suo Jena Plissken con Fuga da Los Angeles (1996). Sicuramente da citare sono le utopie apocalittiche di Terry Gilliam con L’esercito delle 12 scimmie (1995). Un caso a sé stante può ritenersi Tim Burton, che ha realizzato una parodia di un'invasione aliena, Mars Attacks! (1996), traendo spunto da una serie di figurine degli anni Sessanta. L'unico sottofilone che ha prodotto elementi di un certo interesse, spesso anzi di notevole livello, è quello che ha tratto ispirazione dal fenomeno letterario del cyberpunk (con Philip K. Dick a fare da nume tutelare) con dichiarati modelli di riferimento a Blade Runner. Ricordiamo anche un esempio atipico di science fiction come Fino alla fine del mondo (1991) di Wim Wenders, Johnny Mnemonic (1995) di Robert Longo, Il tagliaerbe (1992) di Brett Leonard e Strange Days (1996) di Katryn Bigelow. G. Salvatores con Nirvana (1997), invece, ha cercato contaminazioni tra il mondo della cibernetica e della realtà virtuale con la commedia all'italiana.

Bibliografia

Per il cinema

J.-P. Bonyxou e altri, 65 ans de science-fiction au cinéma, Bruxelles, 1969; R. Prédal, Le cinéma fantastique, Parigi, 1970; L. Gasca, Fantascienza e cinema, Milano, 1972; P. Haining, Horror. Al cinema con il mostro, Milano, 1981; G. Mongini, Storia del cinema di fantascienza, Roma, 1983; N. Sinyard, The films of Steven Spielberg, Hong Kong, 1987.

Per la letteratura

M. Butor, Essais sur les modernes, Parigi, 1964; F. Ferrini, Che cos'è la fantascienza, Roma, 1970; S. Solmi, Della favola, del viaggio e di altre cose, Milano-Napoli, 1971; J. E. Gunn, Storia illustrata della fantascienza, Milano, 1979; D. Suvin, Le metamorfosi della fantascienza, Bologna, 1985; S. Moskowitz, Esploratori dell'infinito, Milano, 1989; R. Scholes, E. S. Rabkin, Fantascienza. Storia, scienza, visione, Parma, 1989.

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