La vita e le prime opere

Scrittore e drammaturgo tedesco (Augusta 1898-Berlino Est 1956). Appassionato dei residui spettacoli popolari di burattini e cantastorie della sua città e assiduo frequentatore di cabarets, dove si esibì più tardi con testi e musiche propri, si mischiò nel 1917 alla anarchica di Monaco, abbandonando gli studi di medicina. Nel 1918 prestò servizio militare come infermiere in un lazzaretto e nel 1919 divenne membro attivo di un soviet operaio in seno alla repubblica comunista bavarese. Nello stesso anno, a Monaco, terminò il suo primo dramma, Baal, in cui esplode quel “mito baalico”, vitalistico, dionisiaco, divenuto poi, seppure meno vistosamente, la componente di una serie di personaggi brechtiani, ivi compreso Galilei. Ancora nel 1919 Brecht scrisse la commedia ispirata alla rivoluzione monacense, e poi insignita del premio Kleist (1922), Trommeln in der Nacht (Tamburi nella notte), in cui s'agitava già il tema della possibile manipolazione dell'uomo a opera di un sistema sociale-politico-morale e in cui usava per la prima volta scritte didascaliche dissacranti su striscioni, intese a scuotere il pubblico dalla sua tradizionale passività. Nel 1922 Brecht si recò per la prima volta a Berlino. Nello stesso anno sposò Marianne J. Zoff e dalla loro unione nacque la figlia nota in arte come Hanne Hiob. Nel 1924 M. Reinhardt lo chiamò al Deutsches Theater di Berlino, e in questa città Brecht si stabilì, stringendo amicizia col gruppo dadaista e con l'attrice Helene Weigel, da lui sposata nel 1928 e dalla quale ebbe due figli. Lavorava intanto a Mann ist Mann (Un uomo è un uomo), ambientato in un'India coloniale alla Kipling, dove si compiva la totale manipolazione e alienazione di un povero scaricatore smarritosi nella società capitalistica. B. s'impegnò nello studio del marxismo per tutto il decennio 1926-36. Intanto, nel 1927, pubblicava la sua prima raccolta di versi, Hauspostille (Libro di devozioni domestiche), feroce parodia delle devozioni apprese dalla Madre Chiesa cattolica, e collaborava con E. Piscator alla messinscena di Abenteuer des braven Soldaten Schweyk (Il buon soldato Švejk), tratto dal celebre romanzo del ceco Jaroslav Hasek. Ma fu il 1928 a consacrare Brecht uno dei maggiori geni teatrali del secolo: è il trionfo, allo Schiffbauerdamm di Berlino, della Dreigroschenoper (L'opera da tre soldi). Il teatro epico di Brecht rivela qui le sue ascendenze anti-aristoteliche, i suoi legami col mistero medievale, col teatro elisabettiano, con gli spagnoli del siglo de oro, con cinesi e giapponesi, e quindi la sua rottura col teatro sia naturalistico sia impressionistico, fondati entrambi sull'Einfühlung, l'empatia emotiva e irrazionale fra scena e platea, la facoltà d'immedesimarsi dello spettatore nello stato d'animo dell'attore, e sull'identificarsi dell'attore col personaggio, con il duplice effetto di creare o un mondo irreale o un'illusione di realtà e, comunque, di consolidare la coscienza dell'immutabilità della condizione umana, caposaldo, questo, del conservatorismo borghese. Si deve assistere a uno spettacolo non immersi nella “penombra narcotica” della sala, ma come si assisterebbe a un incontro sportivo, e cioè con competenza e con passione; l'attore non deve “interpretare” ma “riferire” il personaggio, così come chi ha assistito a un incidente stradale può riferirne ai sopraggiunti che ne sono all'oscuro. Crescendo, climax, catastrofe e aristotelica catarsi sono sostituiti da una serie sciolta di scene, montaggio narrativo inframmezzato di songs e di parti mimate (grande importanza attribuiva Brecht, sul modello del teatro orientale, al gesto), che devono produrre l'“effetto di straniamento” (Verfremdungseffekt), ossia un brusco cambiamento di aura e tono, onde evitare l'empatia. Scopo di Brecht è mostrare allo spettatore, attraverso un fatto immaginario (o anche desunto da autori precedenti), una situazione reale negativa (in fondo sempre la disumanità del capitalismo), che abbiamo l'obbligo di analizzare trasponendola in termini dialettici, razionali, per poi mutarla: il piacere del teatro è appunto la voluttà del capire, l'esercizio della ragione critica alla ricerca di soluzioni. Il primo periodo creativo di Brecht si conclude con Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny (1929; Ascesa e caduta della città di Mahagonny), storia di una giungla d'asfalto capitalistica sui cui peccati non può più abbattersi il giudizio universale, perché Mahagonny è già l'inferno. La musica è di K. Weill, col quale Brecht aveva iniziato una feconda collaborazione che continuò fino al 1933 quando anche Weill, per l'avvento del nazismo, dovette scegliere l'esilio. Nello stesso 1929, dopo un decennio di ribellione più genericamente anarchico-antiborghese di matrice espressionistica, Brecht inizia una serie di drammi propriamente didattici, di stretta osservanza marxista: v'è tuttavia chi scorge in lui un figlio dell'espressionismo anche nelle opere mature, v'è chi nega l'appartenenza di Brecht al movimento, e constatando in lui l'assenza d'ogni propensione metafisica, religiosa e irrazionalistica, lo pone sulla linea dei grandi “cinici”, Büchner, Heine, Wedekind, Morgenstern.

I drammi didattici

I drammi didattici (Lehrstücke), strutturati su una dialettica semplice e martellante, sono vere e proprie lezioni di marxismo per pubblico e attori. Il più valido e poeticamente riuscito tra questi è Die Heilige Johanna der Schlachthöfe (1929-31; Santa Giovanna dei Macelli), ambientato nella Chicago degli anni della recessione simile alla Londra della Dreigroschenoper: i gangsters-magnati della carne parlano nei metri di Schiller, gli operai in prosa, e Giovanna Dark, fervente membro dell'Esercito della Salvezza, tentando una mediazione, perde la fede in Dio e si fa rivoluzionaria, ma, uccisa durante una rivolta, sarà “integrata” dal sistema che la proclamerà santa. Nel 1932 Brecht lavorò alla sceneggiatura del film di S. DudowKuhle Wampe(dal nome di un quartiere di Berlino) e trasfuse il romanzo La madredi Gorkij in Die Mutter, che resta uno dei più limpidi esempi di teatro epico. L'anno dopo, pubblicati a Parigi Gedichte, Lieder, Chöre (Poesie, canti, cori), Brecht prese la via dell'esilio. I nazisti bruciarono le sue opere nel rogo davanti all'Opera di Berlino. L'emigrazione portò Brecht dapprima a Praga, Vienna, Zurigo, poi a Corona (Lugano) e infine in Danimarca. Nel 1935 incominciò Furcht und Elend des Dritten Reichs (Terrore e miseria del Terzo Reich), un lavoro artisticamente poco felice che rinfaccia al regime gli orrori delle persecuzioni. Dopo un viaggio a Mosca nello stesso anno, durante il quale venne a contatto diretto con le teorie formalistiche di Šklovskij, Brecht diede una nuova serie di capolavori. In Der gute Mensch von Sezuan (L'anima buona di Seciuan) si affaccia, nel totale pessimismo e radicale rifiuto di ogni religiosità, l'imperativo dell'aiuto reciproco fra i miseri, un misto di solidarietà di classe, di misericordia e bisogno elementare di calore che Brecht chiama Freundlichkeit e cui dedicava, giovanissimo, la famosa poesia Von der Freundlichkeit der Welt (Della gentilezza del mondo). Tale bisogno di essere buoni, negativo oggi in un rivoluzionario, potrà essere positivo e soddisfatto solo domani, nella società senza classi e senza sfruttamento. Nel 1938-39 Brecht attese alla prima stesura di Leben des Galilei (Vita di Galilei) che si rivolge al problema dei rapporti fra scoperte scientifiche e loro applicazione sociale e politica, e nel 1939 riprese, in Mutter Courage und ihre Kinder (Madre Coraggio e i suoi figli) il tema dell'assurdità della lotta dell'oppresso contro gli altri oppressi anziché contro l'oppressore comune. Trasferitosi in Svezia, Brecht scrisse un dramma-processo contro il militarismo, Das Verhör des Lukullus (Il processo di Lukullus), mentre a Londra uscivano gli Svendborger Gedichte (Poesie di Svendborg), composti fra il 1933 e il 1939. Nel 1940 Brecht passò dalla Svezia in Finlandia, e qui da un racconto della scrittrice finlandese H. Wuolijoki trasse il “dramma popolare” Herr Puntila und sein Knecht Matti (Il signor Puntila e il suo servo Matti), storia di un difficile rapporto fra un autista scaltro e il suo padrone. Ancora in Finlandia Brecht scrisse Der aufhaltsame Aufstieg des Arturo Ui (La contenibile ascesa di Arturo Ui), dove parodiando Goethe e Shakespeare narra le imprese di una banda di gangster (i nazisti) nei mercati ortofrutticoli di Chicago, e subito dopo i frammenti in prosa Flüchtlingsgespräche (Dialoghi di profughi). Nel 1941 Brecht lasciò la Finlandia e attraverso l'Unione Sovietica raggiunse gli Stati Uniti stabilendosi a Hollywood. Qui Brecht, che lavorò anche come sceneggiatore cinematografico, riprese in Schweyk im zweiten Weltkrieg (Schweyk nella seconda guerra mondiale) la figura del soldato saggio e ingenuo di Hašek, che passa incolume fra carnefici e spie e davanti a Stalingrado ha un dialogo fantasmagorico con Hitler. Nuovo capolavoro è Der kaukasische Kreidekreis (Il cerchio di gesso del Caucaso), scritto fra il 1944 e il 1945 e poi rappresentato trionfalmente dal Berliner Ensemble allo Schiffbauerdamm, con la regia dello stesso Brecht: emerge qui uno degli insegnamenti di Brecht, dichiarato nemico dell'eroismo individuale: piegarsi per non spezzarsi, degradarsi pur di salvarsi per un avvenire in cui il sopraffatto sarà il sopraffattore o meglio non avverrà più alcuna sopraffazione.

L'attività di regista e le ultime opere

Nel 1947 Brecht rientrò in Europa, fermandosi dapprima in Svizzera, dove conobbe M. Frisch e redasse (1948) il suo più importante scritto teorico, il Kleines Organon für das Theater (Breviario di estetica teatrale); in ottobre aderì all'invito della Repubblica Democratica Tedesca di stabilirsi a Berlino Est. La rappresentazione di Mutter Courage al Deutsches Theater di Berlino Est nel 1949, protagonista la Weigel, segnò la nascita del Berliner Ensemble, che nel 1954 s'installò, dov'è tuttora, nel vecchio Schiffbauerdamm, e al quale Brecht dedicò una strenua attività fino alla morte. In quest'ultimo decennio a Berlino sia perché assorbito dall'attività di regista, che diede frutti stupefacenti, sia perché in frequente tensione coi fautori del realismo socialista e col governo di Ulbricht, non scrisse più alcun nuovo lavoro. Né la rivolta operaia a Berlino nel 1953 ottenne il suo appoggio. Continuano le Kalendergeschichten (Storie da calendario), la produzione lirica, influenzata dalla poesia cinese e raccolta nel 1956 sotto il titolo di Buckower Elegien (Elegie di Buckow), e le riduzioni teatrali, in cui Brecht ribadiva la sua indifferenza a concetti come plagio e proprietà letteraria: l'Hofmeister (Il precettore) di J. M. R. Lenz, il Don Giovannidi Molière, il Coriolano di Skakespeare. Nel 1953 Brecht è eletto presidente dell'Unione Scrittori e insignito del premio Stalin per la pace; al Festival Internazionale di Parigi il Berliner Ensemble diretto da Brecht ottenne il primo premio con Mutter Courage. Al rientro in Germania Brecht partecipò ancora al IV Congresso degli scrittori. Nell'agosto del 1956 fu stroncato da un infarto. Buona parte dei suoi scritti restava inedita, mentre le rappresentazioni dei suoi drammi nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta ne diffondevano e consolidavano la fama di autore ormai “classico” (ricordiamo, per l'Italia, gli allestimenti del Piccolo Teatro di Milano). Tra le pubblicazioni postume più recenti e rilevanti citiamo l'Arbeitsjournal 1938-55 (1973; Diario di lavoro 1938-55) già tradotto anche in italiano, i Tagebücher 1920-22 (1975; Diari 1920-22) e le Autobiographische Aufzeichnungen 1920-54 (1975; Appunti autobiografici 1920-54).

Bibliografia

W. Hinck, Die Dramaturgie des späten Brechts, Gottinga, 1960; H. Mayer, Bertolt Brecht und die Tradition, Pfullinge, 1960; P. Chiarini, Bibliografia essenziale su Bertolt Brecht in Nuovi studi su Bertolt Brecht, Milano, 1961; idem, L'avanguardia e la poetica del realismo, Bari, 1961; P. Chiarini, Bertolt Brecht, Milano, 1966; S. Lupi, Tre saggi su Brecht, Milano, 1966; J. Willet, Bertolt Brecht e il suo teatro, Milano, 1966; R. Barthes, I compiti della critica brechtiana, in Saggi critici, Torino, 1966; M. Esslin, Bertolt Brecht, New York, 1960, Milano, 1966; M. Kesting, Bertolt Brecht, Amburgo, 1969; A. Ferrero (a cura di), Brecht oggi, Milano, 1977; K. Völker, Vita di Bertolt Brecht, Torino, 1978; A. Santacroce, Ipotesi su Bertolt Brecht, Napoli, 1979; G. Scarpetta, Brecht o il Soldato morto, Milano, 1979; F. Buono, Poesia, mito e gioventù. Bertolt Brecht (1917-1922), Bari, 1984.

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