(Taehan Min’guk). Stato dell'Asia orientale (99.646 km²). Capitale: Seoul. Divisione amministrativa: province (9), città metropolitane (6), città speciale (1). Popolazione: 51.466.201 ab. (stima 2017). Lingua: coreano. Religione: non religiosi/atei 56%, buddisti 16%, protestanti 20%, cattolici 8%, confuciani 0,5%, religioni sincretiche 0,2%, altri 0,6%. Unità monetaria: won sudcoreano (100 chon). Indice di sviluppo umano: 0,903 (22° posto). Confini: Corea del Nord (N), Mar del Giappone (E), stretto di Corea (S) e Mar giallo (W). Membro di: APEC, EBRD, OCDE, ONU, osservatore OAS e WTO.

Generalità

Estesa al di sotto del 38° parallelo, immersa in una natura rigogliosa fatta di gole profonde e ripide alture montane, la Corea del Sud ha conosciuto, a partire dalla divisione politica che l'ha resa indipendente dal resto della penisola e dalle devastazioni della guerra che ne è derivata, un processo di sviluppo caratterizzato da diversi fattori: alterne vicende politiche (regimi avvallati sotto l'egida degli interessi statunitensi, dittature militari, governi corrotti e repressivi ma anche intense spinte democratiche da parte del popolo); cambiamenti economici (da una vocazione agricola fatta di debiti e arretratezza a una industrializzazione intensa e rapida nonché all'apertura dei mercati); trasformazioni sociali (impoverimento dei contadini, emigrazioni urbane forzate, sfruttamento di manodopera a basso costo, sindacalizzazione, ma anche alfabetizzazione diffusa) e oscillazione nelle relazioni internazionali (scambi e accordi commerciali con partner occidentali ma anche delicate questioni diplomatiche, come quella con il Giappone, accusato di revisionismo storico). La Corea del Sud appare oggi come un Paese in crescita, impegnato nel consolidamento delle conquiste economiche che hanno caratterizzato i decenni scorsi e nell'apertura di nuovi spazi per un mercato che guarda sempre più verso modelli occidentali. Anche sul piano internazionale, la Corea del Sud ha dato prova di voler risolvere la delicata questione della riunificazione con il resto della penisola, attraverso un confronto politico (storico il vertice svoltosi alla fine degli anni Novanta tra i leader dei due Paesi), la stipula di accordi di collaborazione ma anche fatti concreti, come la costruzione di arterie di comunicazione trasversali e lo sminamento di alcune zone di confine..

Lo Stato

Unita fino al 1948 alla Corea del Nord, la Corea del Sud divenne indipendente pur continuando a vantare i diritti su tutta l'area della penisola coreana, smembrata da quel momento in due entità distinte. Il Paese, in base alla Costituzione del 1987 è una repubblica presidenziale. Capo dello Stato è il presidente della Repubblica, eletto per 5 anni a suffragio diretto, che esercita il potere esecutivo con l'ausilio di un Consiglio di Stato da lui nominato. Il potere legislativo è esercitato dall'Assemblea nazionale composta da 299 membri ed eletta ogni 4 anni a suffragio universale. Il sistema giudiziario, basato su una commistione di diversi elementi (diritto europeo, diritto anglosassone, pensiero cinese), prevede diversi gradi di giudizio: l'organo principale è tuttavia la Corte Suprema, i cui membri hanno nomina presidenziale. La Corte Suprema ha potere giurisdizionale vincolante sui casi analizzati dalle Corti d'Appello, dalle Corti Marziali e dagli altri tribunali di secondo grado. È in vigore la pena di morte. Le forze armate del Paese sono organizzate secondo la tripartizione tradizionale (esercito, marina, aviazione) cui si aggiungono formazioni paramilitari per la sicurezza interna. La leva è obbligatoria e ha una durata che oscilla tra i 24 e i 28 mesi a seconda dell'arma in cui viene effettuata la ferma. Il sistema dell'istruzionedell'istruzione è sempre stato particolarmente sviluppato in Corea; dopo la divisione politica che ha portato alla creazione di due Stati, la Repubblica di Corea ha risentito dell'influsso statunitense anche in questo campo. L'insegnamento primario è obbligatorio e gratuito per la durata di 6 anni a partire dai 6 anni d'età; a questo ciclo seguono 3 anni di scuola media e 3 di scuola secondaria o high school. L'istruzione superiore è impartita nelle università e in diversi istituti. Nel 2004 la percentuale di analfabeti era del 2%.

Territorio: morfologia

L'origine geologica della regione oggi occupata dal Paese è affine a di quella della contigua Corea del Nord. Caratterizza il Paese una montuosità moderata, anche se con forme in gran parte senili per la lunga azione erosiva subita; tale montuosità si accentua nella sezione centrorientale, mentre a W prevalgono le aree pianeggianti. I rilievi hanno un andamento meridiano e nessuno di essi raggiunge i 2000 m di altezza. La catena principale è quella dei monti T'aebaek-sanmaek (Seolag, 1708 m), che corre lungo la costa orientale e digrada verso W sull'altopiano di Lyngsu, le cui estreme propaggini si spingono sino al mare, determinando l'articolata morfologia della costa. Alcune pianure abbastanza vaste, come la piana di Daegu, separano dai monti T'aebaek la catena dei Sobaek-sanmaek, che si mantiene in media sui 1500 m con direzione NE-SW e da cui si dipartono alcune dorsali montuose culminanti nel monte Chii-san (1915 m). Le pianure, prevalenti nelle regioni occidentali, dove si trova, per esempio, la piana di Seoul, non formano però mai vaste distese uniformemente pianeggianti ma si presentano in genere accidentate da rilievi collinari. Essendo una penisola, la Corea del Sud ha un litorale estesissimo. La costa è pressoché rettilinea a E e orlata da una breve fascia sabbiosa. A W e sopratutto a S la costa ha invece un andamento estremamente complesso, presentando un fitto succedersi di promontori e rientranze, che offrono buone condizioni per l'attività portuale e in genere più ampie possibilità per l'insediamento umano; tali coste sono inoltre fronteggiate da scogli, isole e arcipelaghi in quanto legate alla sommersione marina dell'antico penepiano, che affiora dal mare in corrispondenza delle alture rocciose. Una sola isola però è di rilevante estensione: quella di Cheju, che sorge nello stretto di Corea al di sopra di un antico imbasamento granitico.

Territorio: idrografia

Data la morfologia del Paese, i fiumi hanno in genere corso breve e irregolare, specie quelli che tributano al Mar del Giappone. I principali fiumi della Corea del Sud sono: il Naktong-gang, che irriga ben coltivate conche tra i monti T'aebaek e Sobaek; lo Han e il Taedong-gang, i cui bacini sono compresi tra i T'aebaek e la costa occidentale; essi sboccano nel Mar Giallo o nello stretto di Corea con ampi e profondi estuari che costituiscono ottimi porti naturali, in corrispondenza dei quali sono sorti alcuni dei principali centri coreani. I maggiori fiumi sono in genere navigabili nel loro tratto inferiore, mentre nel superiore presentano condizioni favorevoli allo sfruttamento idroelettrico.

Territorio: clima

Nella Corea del Sud il clima si presenta temperato grazie all'influenza del mare che viene a mitigare notevolmente i rigori stagionali (per l'influenza esercitata sulle coste orientali da un ramo della Curoscivo, la corrente calda del Mare del Giappone). Gli inverni sono temperati (a Pusan la media di gennaio è di 2,8 ºC). Meno rilevanti sono le differenze d'estate, quando la Corea del Sud è soggetta all'influsso del monsone che soffia dall'oceano e il clima risulta caldo e umido pressoché ovunque, con medie di agosto sui 24 ºC al Sud. Le precipitazioni sono perciò prevalentemente estive, tra giugno e agosto; l'inverno invece, dominato dall'anticiclone siberiano, è caratterizzato da scarsa piovosità: solo la parte orientale del Paese registra discrete piogge anche nei mesi invernali. In linea di massima le precipitazioni decrescono da S – dove nelle zone costiere superano i 1400 mm annui – a N, dove in media non cadono più di 1000 mm annui di pioggia, con minimi inferiori ai 500 mm nelle zone orientali.

Territorio: geografia umana

Poco si conosce circa la presenza umana nella penisola di Corea durante l'epoca preistorica, ma numerosi indizi lasciano ipotizzare un popolamento che risale al Paleolitico. Ancora unita, nel Quaternario, all'arcipelago giapponese, la Corea costituì agevole terra di passaggio fra i preesistenti gruppi umani continentali e le aree orientali più periferiche. È solo nel Neolitico che si può però parlare di una definitiva occupazione umana; in questo periodo la penisola iniziò infatti a essere oggetto delle influenze culturali delle prime civiltà agricole cinesi (come testimoniano reperti a siti del Hamgyŏng-sanjulgi settentrionale e di Kimbal nel Kyŏngsang). Alcune fonti testuali cinesi del VII secolo a. C. riportano le notizie attendibili più antiche in nostro possesso: in queste si trovano utili dati sui primi movimenti immigratori (di popolazioni cinesi, appunto). Le correnti immigratorie, in un primo momento saltuarie, assunsero più tardi aspetti stabili, in seguito la diffusione della risicoltura e in genere delle pratiche agricole. Nella prima metà del XVII secolo si stima che in Corea vi fossero circa un milione e mezzo di abitanti, divenuti 2 milioni e trecentomila alla fine dello stesso secolo. Superata la quota di 7 milioni e mezzo di unità già nei primi anni dell'Ottocento, la popolazione coreana raggiunse i 10 milioni (1875) soprattutto grazie ai commerci con i Paesi vicini. Beneficiando del miglioramento nelle condizioni di vita (controlli igienico-sanitari più efficienti e migliore regime alimentare), nel quale un ruolo fondamentale fu svolto dalla conquista nipponica, la popolazione raggiunse poi i 24 milioni alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Dall'inizio del Novecento, con lo sviluppo industriale anche in Corea del Sud si è assistito a fenomeni di esodo dalle campagne verso le città, e, contestualmente, a ingenti movimenti di persone in direzione SN. A partire dagli anni Trenta l'aumento della popolazione proseguì costantemente, tanto che nel 1955 (all'indomani della guerra civile, costata ben 2 milioni di morti) il numero complessivo degli abitanti della penisola era valutato intorno ai 32 milioni. Dopo i forti movimenti immigratori del dopoguerra (circa 3 milioni di persone da Giappone, Cina, Unione Sovietica e circa 2 milioni di profughi dalla Corea del Nord), l'abbassamento della mortalità e il parallelo alto tasso di natalità hanno fatto segnare, negli anni Cinquanta e Sessanta, costanti incrementi demografici. Come conseguenza delle rigide politiche di controllo delle nascite introdotte a partire dagli anni Sessanta, che prevedevano un sistema di incentivi economici per le famiglie con non più di due figli, negli ultimi decenni il tasso di incremento naturale si è progressivamente ridotto, mentre il tasso di mortalità si conserva piuttosto basso. Al pari delle società industrializzate, anche per la Corea del Sud si prospetta, all'orizzonte, il problema dell'invecchiamento della popolazione, questione che negli anni a venire costituirà senza dubbio uno dei temi sociali più pressanti. Dal punto di vista della composizione etnica la popolazione della Corea del Sud è alquanto omogenea, dal momento che i coreani ne costituiscono circa il 97,7%, i giapponesi ne rappresentano il 2%, mentre le altre etnie formano il rimanente 0,3%. La pressione della popolazione sul territorio, in termini di densità (513,54 ab./km²), è fra le più elevate del mondo, e ciò, unitamente alla sempre maggiore concentrazione di attività produttive, determina forti rischi ambientali. Principale metropoli della Corea del Sud, nonché una delle maggiori città del mondo, è Seoul. Capitale da secoli, fu confermata in tale ruolo dai Giapponesi, che da un lato ne potenziarono la preminenza economica, facendone il centro della rete di comunicazioni stradali e ferroviarie, dall'altro ne trasformarono radicalmente la struttura urbana, dando alla città un'impronta moderna di stampo nettamente “occidentale” che in gran parte permane, nonostante la successiva enorme proliferazione dei sobborghi. Sbocco marittimo di Seoul è Inch'ŏn, sul Mar Giallo, sede anche di vari complessi industriali, specie metallurgici. Nell'interno sono invece Taegu (terza metropoli del Paese), tradizionale mercato agricolo della fertile valle del Naktong, e Taejŏn, entrambi posti sulla principale linea ferroviaria Seoul-Pusan. Pure nell'interno è Kwangju, una delle città più industrializzate della Corea sudoccidentale. Nel 2004 è stata annunciata la scelta dell'area di Gongju-Yongi come nuova capitale amministrativa del Paese. Il processo di urbanizzazione, tuttavia, non ha investito solo le grandi città: molti villaggi sono cresciuti, sotto il profilo demografico ed economico, guadagnando il rango di città, mentre nuovi centri urbani sono sorti in conseguenza della localizzazione di complessi industriali. I buoni collegamenti stradali e ferroviari garantiscono, inoltre, un forte pendolarismo stagionale verso le città.

Territorio: ambiente

La vegetazione rispecchia il carattere di transizione del clima e comprende piante della zona temperata e vegetazione tropicale, dislocata principalmente lungo i litorali meridionali e sull'isola di Cheju. Nella vasta zona forestale temperata si trovano conifere, salici, pioppi, betulle ecc., oltre a specie tipiche orientali. Per quanto riguarda la fauna, a specie animali autoctone si affiancano quelle diffuse sul continente e nel Giappone. Tra i più diffusi, cinghiali, antilopi, cervi tra cui il Cervus sika, presente anche in Manciuria e in Giappone. L'inquinamento ambientale degli ultimi decenni sta mettendo a rischio la sopravvivenza di alcune specie animali e, unito alla deforestazione, contribuisce al progressivo degrado dei suoli. Le aree protette nel Paese corrispondono al 3,8% del suolo, su cui si contano 21 parchi nazionali; sono inoltre presenti diverse riserve e aree di conservazione. L'UNESCO ha dichiarato nel 2007 Patrimonio dell'umanità il sito naturalistico dell'Isola vulcanica e cunicoli lavici di Jeu.

Economia: generalità

L'annessione della Corea al proprio territorio, perpetrata dal Giappone nel 1910, ebbe un peso determinante sull'evoluzione dell'economia del Paese, incidendo sullo sviluppo delle vie di comunicazione e delle attività industriali ed estrattive, soprattutto per le regioni settentrionali. La Corea meridionale, più favorita quanto a condizioni climatiche e ambientali, rimase eminentemente agricola, assumendo anzi il ruolo di vero e proprio granaio per il Giappone. La separazione dei due Paesi nel 1953 marcò poi la antitesi degli indirizzi di politica economica e sociale perseguiti nei decenni a seguire dai rispettivi governi. Se la ripartizione della penisola rese, in ogni caso, arduo lo sviluppo economico di entrambi gli Stati, tuttavia all'inizio fu certamente la Corea del Sud a subire i più duri contraccolpi del secondo dopoguerra, data la preesistente situazione di fragilità in cui versava il Paese, a causa della preminente dipendenza dal Giappone. Nonostante i cospicui aiuti statunitensi e, sino al 1961, dell'UNKRA (Agenzia delle Nazioni Unite per la ricostruzione della Corea), solo con gli anni Sessanta il Paese riusciva a recuperare i valori produttivi prebellici. Per accelerare il processo di sviluppo economico apparve ben presto evidente che la Corea del Sud doveva affrontare il problema della propria industrializzazione, pur senza trascurare le necessità alimentari di una popolazione già molto consistente e in fase di rapido accrescimento. Nel decennio successivo alla guerra civile e alla separazione dei due Stati, il governo sudcoreano promosse alcune misure per risollevare il Paese, supportato da flussi di denaro statunitense e aiuti dell'ONU: oltre a una forte campagna di scolarizzazione, varò una riforma agraria per la redistribuzione del reddito e introdusse rigide barriere tariffarie. Ma fu il 1962, anno del primo piano quinquennale, a segnare uno spartiacque con il passato. Il programma del piano, al pari dei quelli che lo seguirono, si proponeva di potenziare soprattutto la produzione industriale, sia quella di base sia – e in crescente misura – quella manifatturiera dei beni di consumo, per il mercato interno e per l'esportazione. Tale processo con gli anni si accentuò grazie soprattutto agli enormi investimenti esteri, in prevalenza nuovamente giapponesi e statunitensi, attirati dai bassissimi costi di una manodopera fortemente sfruttata e da una politica governativa favorevole al capitale straniero. I settori trainanti dell'economia furono quelli delle produzioni tessili, chimiche, siderurgiche, dei giocattoli e degli apparecchi elettrici. Fu proprio grazie ai spettacolari incrementi fatti registrare da questi comparti – per talune produzioni si può ormai parlare di "livelli europei" – se il prodotto nazionale crebbe, negli anni Settanta, nonostante la crisi economica mondiale, a una media annua del 9%. In questo periodo il Paese si giovò anche di un cospicuo miglioramento delle infrastrutture e di una serie di misure attuate dal governo per riequilibrare lo sviluppo dissimile delle varie regioni. In questi anni nacquero inoltre i chaebol, grandi gruppi industriali nelle mani di poche famiglie e con attività diversificate (sul modello giapponese), sostenuti e agevolati dalle politiche governative. Per incrementare ulteriormente gli investimenti dagli anni Ottanta, apertisi con una forte recessione a cui lo Stato dovette far fronte con drastiche misure di risanamento dell'economia (riduzione della spesa pubblica, liberalizzazioni, progressiva diminuzione degli interventi pubblici nell'economia), fu agevolato l'ingresso di operatori stranieri, i cui capitali iniziarono a orientarsi in maniera preponderante verso l'alta tecnologia (settore che in quel decennio fece segnare una crescita esponenziale), e si iniziò a intervenire anche nel campo finanziario e bancario con riforme strutturali. Il trend positivo dell'economia della Corea del Sud è continuato anche nell'ultimo decennio del Novecento, benché gli indici di crescita abbiano fatto segnare un fisiologico rallentamento, causato essenzialmente dalla raggiunta maturità dell'economia coreana, da due nuove crisi recessive e da maggiori misure protezionistiche attuate dai partner commerciali occidentali. Grazie alle riforme varate dal governo nel 1997-98, nonchè all'accordo con il Fondo Monetario Internazionale, la Corea del Sud ha anche compiuto passi significativi verso una maggiore trasparenza e flessibilità del sistema economico. Il Paese si è aperto in misura ancora maggiore agli investimenti stranieri, i mercati finanziari sono stati modernizzati ed è stata istituita una commissione per le operazioni di borsa. Questi fattori hanno permesso all'economia sudcoreana di resistere bene alla crisi monetaria asiatica del 1997, la quale, scaturita dall'eccessivo indebitamento con l'estero, ha fatto emergere il grave problema strutturale dell'economia sudcoreana: ovvero la bassa produttività del capitale e del lavoro. Le dure condizioni imposte dal FMI per intervenire con un piano di salvataggio, tra cui l'abrogazione del divieto di licenziare, hanno portato all'aumento del tasso d'interesse da parte delle banche, a un'esplosione del tasso d'inflazione e a un aumento del tasso di disoccupazione; tuttavia, la solidità dell'economia ha fatto registrare, negli anni successivi, una costante e cospicua crescita del PIL che, con un incremento del 5%, posiziona il Paese all'undicesimo posto nella graduatoria mondiale (2006). Nel 2018 il PIL si attestava a 1.619.424 ml $ USA. La bilancia commerciale della Corea del Sud è ampiamente attiva e, nel biennio 2006-2007, sia l'inflazione sia il tasso di disoccupazione si sono attestati su valori molto bassi (3,3%). Nel decennio successivo il tasso di disoccupazione è salito dello 0,5, attestandosi nel 2018 al 3,8%. L'attività industriale, nettamente a carattere privatistico e per buona parte controllata da multinazionali estere, specie giapponesi, ha registrato valori di crescita assolutamente sconosciuti alle economie occidentali; l'agricoltura, invece, ha subito di conseguenza una forte penalizzazione.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

Il settore agricolo, gravemente svantaggiato dalla polverizzazione fondiaria instauratasi dopo la confisca dei latifondi giapponesi – la superficie media degli appezzamenti è inferiore all'ettaro –, ha subito una transizione lenta e difficoltosa verso la meccanizzazione e uno sfruttamento dei campi più razionale. La contrazione delle attività ha determinato la forte riduzione del peso percentuale dell'agricoltura nella composizione del PIL (3%, nel 2006), scendendo al 2,2% nel 2017, ma va detto che lo Stato ha adottato contestualmente, e da alcuni anni ormai, una serie di contromisure (modernizzazione, introduzione di nuove tecnologie, creazione di un sistema di piccoli proprietari) per rendere più redditizio anche il settore primario. Nello sepcifico l'arativo è per oltre metà destinato al riso, coltivato soprattutto nelle regioni occidentali e meridionali; in molte zone le condizioni climatiche consentono un doppio raccolto annuo. A seguire, i cereali più diffusi sono l'orzo, il mais, il frumento e il miglio; colture alimentari di largo consumo sono inoltre la soia, le patate dolci, le patate e vari prodotti ortofrutticoli, mentre fra quelle destinate all'industria hanno particolare rilievo il tabacco, il cotone e talune piante oleaginose, come il sesamo e la colza. Caratteristica è infine la coltivazione del ginseng, la cui radice essiccata trova largo impiego nella produzione di medicinali. Molto estese sono le foreste (63,5% della superficie nazionale), particolarmente fitte nelle zone montuose centrosettentrionali; prevalgono le conifere, che forniscono cospicui quantitativi di legname da opera, alimentando importanti cartiere. L'allevamento riveste un ruolo secondario (soprattutto bovini, suini e volatili da cortile), e assai più contano la bachicoltura e la pesca: il Paese vanta una flotta peschereccia e un'industria conserviera di eccellente livello.

Economia: industria e risorse minerarie

L'industria occupa circa un quarto della popolazione attiva. Accanto ai più tradizionali settori come quelli tessile (cotone, seta, sintetico), alimentare (conservifici, birrifici, complessi molitori) e della manifattura dei tabacchi, si sono registrati enormi progressi nei settori chimico (acido solforico, soda caustica, fertilizzanti azotati, fibre sintetiche ecc.) e petrolchimico, siderurgico e metallurgico, che lavora anche minerali d'importazione, nell'industria della carta, della gomma e del cemento. È però indubbio che il settore industriale, dagli anni Novanta del XX secolo in avanti, ha ruotato in misura sempre maggiore sul comparto dell'alta tecnologia: in particolare dell'elettronica, delle telecomunicazioni e della meccanica (come dimostra anche il peso relativo che nel mercato finanziario occupano le aziende del settore, fra cui la Samsung e quelle del ramo automobilistico). Di primaria importanza rimane la cantieristica navale (seconda nel mondo solo a quella giapponese); rilevante significato quale fonte di discreti introiti ha infine il settore delle grandi costruzioni, operante sia internamente sia all'estero, soprattutto in Medio Oriente e nel Sudest asiatico. Un elemento importante per lo stato di salute dell'industria sudcoreana è senza dubbio stata una dislocazione degli impianti industriali piuttosto vasta, benché Seoul, Pusan e le altre maggiori città restino i fondamentali poli di attrazione. Nel complesso si può affermare che i governi hanno saputo traghettare con abilità l'industria sudcoreana da una situazione caratterizzata dal dominio di grandi società a uno scenario diversificato e competitivo, collocandola fra le più avanzate del mondo e sullo stesso livello di concorrenti quali Giappone, Cina, Singapore. Le risorse del sottosuolo sono molteplici: oro, argento, grafite, rame, manganese, piombo, nichel, molibdeno, zinco e soprattutto tungsteno, caolino e mica. Cospicui sono anche i giacimenti di carbone, largamente impiegato per la produzione di energia elettrica, il cui totale di kW installati è di circa 526.030,11 milioni, di cui più di 154 di origine nucleare (2016).

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

L'importanza e il peso del settore terziario sono testimoniati dal contributo che questo apporta alla formazione del PIL, con un dato che supera il 58,3%, e dall'entità della forza lavoro impiegata, pari a più del 69% sul totale (dato 2018). Come lascia intendere la struttura del settore industriale, le corpose produzioni dell'alta tecnologia alimentano larga parte degli scambi con l'estero: prodotti elettronici e autoveicoli costituiscono l'elemento più consistente delle esportazioni, a cui vanno aggiunti prodotti industriali di vario genere (tessuti e articoli d'abbigliamento, calzature, mezzi di trasporto ecc.), oltre a ingenti quantità di pesce. Sul fronte delle importazioni, il Paese acquista prevalentemente macchinari e apparecchiature di alta tecnologia (telecomunicazioni, aerei, navi ecc.) petrolio e prodotti petroliferi, minerari e materie prime. L'interscambio si svolge essenzialmente con Cina, Giappone e Stati Uniti; a questi interlocutori si sono poi aggiunti, dalla fine del XX secolo, alcuni Paesi del Sudest asiatico, Russia, Arabia Saudita e alcuni Paesi dell'UE. Le vie di comunicazione stradali e ferroviarie e le attrezzature portuali sono state pressoché interamente ricostruite al termine della guerra di Corea. Da allora, la costante espansione di queste infrastrutture assicurata dalle autorità governative ha fornito le condizioni basilari per lo sviluppo dell'intera economia. Delle ferrovie, il cui complessivo sviluppo è di oltre 4261 km (di cui più della metà elettrificati), le due linee principali sono la Seoul-Pusan, da cui si dipartono vari tronchi per i centri della costa orientale, e la Seoul-Mokp'o; un ruolo più importante svolgono però le arterie stradali (oltre 110.000 km, di cui oltre due terzi asfaltati), che assorbono più della metà del movimento merci complessivo. La forte industrializzazione e l'intensificarsi degli scambi internazionali hanno portato a un rilevante potenziamento delle attività portuali, vertici delle comunicazioni con l'estero; primeggiano Inch'ŏn, scalo marittimo della capitale, Pusan e Masan, a breve distanza dal Giappone, e Pukp'yŏng. Non meno rilevante è stato l'incremento delle comunicazioni aeree; gli aeroporti del Paese sono 105 (2007) e di questi i principali sono quello della capitale e di Pusan. In costante crescita è anche l'apporto valutario del turismo: le mete più frequentate, oltre a Seoul e alle montagne, sono i siti storici e l'isola di Cheju: nel 2017 la Corea del Sud è stata visitata da più di 13 milioni di stranieri. L'evoluzione socio-economica della Corea del Sud non può essere compresa appieno se non la si lega anche al decisivo sviluppo di cui sono stati oggetto il settore finanziario e bancario. A partire infatti dalla crisi del 1997 lo Stato ha avvertito la necessità di adeguare in maniera decisiva le strutture finanziarie a supporto dell'economia. Si è così proceduto a una riforma del settore bancario (con fusioni e acquisizioni che hanno assicurato maggiore competitività) e a una più generale deregolamentazione che ha favorito, da un lato, l'ingresso di capitali stranieri e, dall'altro, una maggiore autonomia del mercato. Le banche detengono oltre il 60% delle attività del mercato finanziario con la Banca di Corea che svolge funzione di centrale oltre a detenere compiti di supervisione.

Storia: dalle origini alla formazione delle due Repubbliche

La storia della Corea viene fatta tradizionalmente risalire alla figura mitica di Tan Gun, figlio del creatore del cielo, disceso sulla Terra nel 2332 a. C., che, organizzato nella penisola una specie di Stato da lui governato per più di 1000 anni, ritornò in cielo dopo aver lasciato sul trono il figlio. Scacciato questi da Ch'i Tzu, nacque il nuovo Stato di Chosŏn, che nel 108 a. C. fu invaso da tre eserciti cinesi e l'anno successivo venne annesso alla Cina e diviso in quattro parti: Lo-lang, Hsüan-tu, Chên-fan e Lin-t'un. Con l'indebolimento della potenza cinese degli Han anteriori, tali territori acquistarono gradatamente una certa indipendenza e le regioni meridionali si confederarono nei tre Han: Ma-han, Chin-han, Pyŏn-han. Successivamente, sorsero a nord lo Stato di Koguryo, a sud lo Stato di Paekche e nel Chin-han un nuovo Stato che nel 504 d. C. avrebbe preso il nome definitivo di Silla e che nel 668, assorbiti Paekche e Koguryo, attuò l'unificazione della Corea. Indebolitasi la potenza di Silla, il Paese fu unificato nel 935 sotto il regno Koryŏ, fondato nel 918 da Wang Kŏn. Con l'avvento dei Mongoli in Cina (1271), la Corea divenne uno Stato vassallo finché nel 1368, detronizzati i Mongoli dai Ming, il generale Yi Sŏng-gye organizzò una rivolta e si proclamò re nel 1392, fondando la nuova dinastia Yi, che durò fino al 1910 e sotto la quale il Paese riprese l'antico nome di Chosŏn. Invasa prima dai Giapponesi (1592-97) e poi dai Mancesi che avevano detronizzato i Ming in Cina nel 1627, la Corea dipese da entrambi i Paesi. Chiusasi nel 1644 al mondo esterno, visse per più di due secoli in preda a continue lotte interne di partiti, mentre la popolazione languiva a causa della profonda crisi agricola ed economica che il Paese stava attraversando. Nel 1876 la Corea fu costretta ad aprire le porte al Giappone, con cui firmò il Trattato di Kang-hwa. Le lotte tra i partiti ripresero ancora una volta, coinvolgendo Cina e Giappone, alleatisi l'una con la famiglia Min, l'altro con la famiglia Kum. Si giunse così allo scoppio della guerra cino-giapponese (1894-95), al termine della quale il re coreano Ko Chong si proclamò imperatore e la Corea prese il nome di Tae Han. Dal 1905, dopo la vittoria dei Giapponesi sulla Russia, la Corea divenne, fino al 1945, protettorato giapponese. Dopo la sconfitta del Giappone, alla fine della seconda guerra mondiale, la Corea fu dichiarata libera secondo quanto era stato stabilito nella Conferenza del Cairo nel novembre 1943. Le operazioni di resa del Giappone furono affidate ai Sovietici a N del 38º parallelo e agli Stati Uniti a S dello stesso. La divisione della Corea avrebbe dovuto essere transitoria, in attesa di costituire un governo unitario, ma gli attriti interni e, soprattutto, l'acuirsi della tensione internazionale finirono per determinare la costituzione di due compagini statali, l'una sotto l'influsso sovietico, l'altra sotto quello statunitense. Il 15 agosto 1948 venne ufficialmente proclamata la Repubblica della Corea del Sud e Syngman Rhee divenne presidente. Il 12 settembre successivo nasceva la Repubblica della Corea del Nord. Ognuno dei due Stati vantava diritti su tutta la penisola, essi avevano inoltre avuto un'evoluzione interna tra loro antitetica: il Nord aveva adottato una costituzione di tipo sovietico, nel Sud avevano conquistato il potere i partiti nazionalisti e conservatori. La tensione tra le due Coree aumentò perciò progressivamente mentre, a causa dell'acuirsi della guerra fredda, peggiorava la situazione internazionale . Gli incidenti di frontiera si fecero più frequenti finché il 25 giugno 1950 l'esercito della Corea del Nord oltrepassò il 38º parallelo, giungendo a Seoul due giorni dopo. Gli USA, alleati della Corea del Sud, reagirono immediatamente ricorrendo al Consiglio di Sicurezza dell'ONU che, riunito il 27 giugno (in assenza dell'URSS), condannò la Corea del Nord come aggressore, ordinò l'immediato “cessate il fuoco” e decise l'invio in Corea del Sud di un proprio corpo di spedizione, che risultò composto prevalentemente da forze statunitensi comandate dal generale D. MacArthur. Il conflitto si protrasse dal 25 giugno 1950 al 27 luglio 1953. Si articolò in quattro fasi: la prima fu caratterizzata dall'avanzata nordcoreana in tutta la Corea del Sud esclusa la zona di Busan; la seconda (15 settembre-primi di novembre 1950) dalla controffensiva alleata iniziata con lo sbarco di Incheon e l'avanzata fino al confine manciuriano; la terza (27 novembre 1950-giugno 1951) dall'intervento cinese; la quarta (giugno 1951-luglio 1953) dalla guerra di posizione intorno al 38º parallelo. Le trattative d'armistizio, iniziate il 10 luglio 1951 a Kaesong e proseguite a Panmunjeom, stabilirono fra l'altro una linea di demarcazione smilitarizzata tra le due Coree e la convocazione di una conferenza internazionale per la sistemazione definitiva del problema coreano. Tale conferenza, riunitasi a Ginevra il 26 aprile 1954, si concluse nel giugno successivo con un fallimento.

Storia: dalla dittatura alla democrazia

Nella Corea del Sud gli anni Cinquanta del Novecento furono caratterizzati dall'involuzione sempre più accentuata della dittatura di Syngman Rhee (legge sulla sicurezza nazionale, 1958). Il rovesciamento di quest'ultimo, nel 1960, segnò l'inizio di una nuova fase che, dopo un breve interregno, si identificò col regime di Park Chung-hee (rieletto nel 1972 e nel 1978, per sette anni, con poteri illimitati) che attuò un regime, di fatto autoritario anche se nell'ambito di una struttura formalmente democratica. Dopo l'assasinio, nell'ottobre del 1979, del presidente Park Chung-hee che era inninterrottamente al potere dal 1961 e le cui ampie prerogative erano state definite con la Costituzione del 1972, il Paese venne scosso da grandi manifestazioni popolari per il ritorno alla democrazia, ma il poterere restava nelle mani dei militari (Costituzione del 1980). Nuovo presidente ad interim venne eletto (1979) Choi Kyu-Hah. Dal 1980 all'1988 la presidenza della Repubblica fu assunta da Chun Doo Hwan, continuatore di un regime sostanzialmente autoritario. Approvata con referendum popolare (ottobre 1987) la nuova Costituzione che apriva la via ad un'effettiva democratizzazione delle istituzioni, nel dicembre dello stesso anno il generale Roh Tae Woo vinse le elezioni presidenziali. Nelle legislative dell'aprile 1988, il partito governativo perse, per la prima volta in quarant'anni, la maggioranza assoluta al Parlamento di Seoul, ma restò al governo non essendo le formazioni di sinistra in grado di varare una coalizione alternativa. Nel 1988 il Paese ospitò le Olimpiadi, boicottate dalla Corea del Nord, in un clima di agitazioni studentesche proseguite durante l'anno seguente, affiancate da scioperi nelle grandi industrie. Al deterioramento della situazione economica corrispose quello della vita politica, segnata dall'inasprimento delle azioni repressive; nel 1990 inoltre gli equilibri politici interni furono fortemente scossi dalla fusione fra il partito al governo e due dell'opposizione, con nascita della maggioritaria forza conservatrice del Partito Democratico Liberale (PDL), e nel 1993 il suo candidato, Kim Yung-Sam, vinceva le prime elezioni presidenziali libere dopo anni di dittatura militare. Nel 1995 anche l'opposizione dava vita a un nuovo partito, il Congresso nazionale per la nuova politica (NCNP), senza peraltro riuscire a trarre vantaggio elettorale dalla crisi che aveva investito il vertice stesso dello Stato a seguito dello scandalo legato a un sistema tangentizio largamente diffuso nel Paese e che aveva sfiorato lo stesso presidente. I conservatori emanavano una legge, approvata da un Parlamento convocato senza la presenza dei deputati dell'opposizione, con la quale era concessa alle imprese più ampia libertà in termini di orario di lavoro, salario, licenziamenti. Sul piano internazionale, dopo la ripresa (1989) delle relazioni diplomatiche con l'URSS e con i Paesi già facenti parte del blocco comunista, nel 1991 iniziava il programmato ritiro di una parte delle forze statunitensi (il cui completamento era subordinato al venir meno della minaccia nucleare da parte della Corea del Nord) e nel 1992 era siglato a Pyeongyang l'accordo di riconciliazione con la Corea del Nord, che vedeva poi procrastinarsi un riscontro concreto, anche se i due Stati si dichiaravano più volte pronti a incontrarsi per abbattere quella barriera lunga 240 km che da cinquant'anni spaccava in due la Penisola. Dichiarazioni bellicistiche e incursioni nella zona smilitarizzata da parte nordcoreana prima (1996) e poi i timori dei dirigenti di Seoul per i costi di una riunificazione a fronte della situazione di grave crisi finanziaria intervenuta nel 1997-98 agivano contro l'avvio di una soluzione positiva. Il crollo delle Borse asiatiche, infatti, non risparmiava la Corea del Sud e il governo, che aveva ottenuto un massiccio intervento del Fondo monetario, era costretto ad adottare una manovra economica che penalizzava ulteriormente i lavoratori: aumenti fiscali, taglio alla spesa pubblica, blocchi dei crediti, mentre il mercato domestico, fino ad allora protetto, era aperto alla concorrenza industriale e finanziaria. In questo clima di emergenza economica e di forti tensioni sociali si svolgevano le elezioni (dicembre 1997) che portavano alla presidenza del Paese l'anziano Kim Dae-Jung, alla sua quarta campagna presidenziale, accanito avversario dei militari. Il nuovo presidente favoriva un'intesa fra i sindacati e gli industriali per far fronte alla crisi. Nel 2000 si formava un governo di coalizione che avviava una politica di austerità economica e proseguiva nella linea di apertura verso Pyeongyang. Nel 2003 diventa presidente il riformista Roh Moo-Hyun (1946-2009) succedendo a Kim Dae-Jung, di cui era stato collaboratore. Nel 2004 il governo accettava di partecipare a Pechino ai "Colloqui a sei", promossi dalla Cina, con USA, Corea del Nord, Giappone e Russia, per risolvere la crisi. In cambio ha ottenuto aiuti dai Paesi vicini, in particolare dal Giappone. Nell'aprile del 2006 andava alla guida del governo una donna: Han Myung Sook, la quale si dimetteva nel marzo 2007 e veniva sostituita da Han Duck Soo. Nell'ottobre 2007 i leader delle due Coree si incontravano e firmavano un documento che si riprometteva di superare le precedenti divisione e di fare della penisola una zona di pace. In dicembre si svolgevano le elezioni presidenziali vinte da Lee Myung-bak (Grand National Party), ex sindaco di Seoul; nell'aprile 2008 le elezioni parlamentari davano un ampio consenso al partito del presidente Lee. Nel novembre del 2010 si riaccendeva la tensione tra le due Coree, in seguito a un incidente di confine nei pressi dell'isola di Yeonpyeong, che provocava scambi di artiglieria pesante. Nel 2012 veniva inaugurata Sejong City, il nuovo centro amministrativo del Paese, con ministeri, agenzie governative e uffici pubblici. Sempre nello stesso anno, in dicembre, veniva eletta, per la prima volta nella storia del Paese, una donna alla presidenza della repubblica. Park Geun-hye, figlia dell'ex presidente Park Chung-hee e leader del Partito conservatore, si insediava nel febbraio del 2013. Il governo presieduto da Park metteva in atto una politica riformistica volta ad accelerare i ritmi di crescita, notevolmente calati negli ultimi anni. Alle elezioni parlamentari del 2016 il Partito conservatore perdeva la maggioranza, ottenendo solo 122 seggi contro i 123 conquistati dal partito Minjoo. Nel dicembre 2017 la presidente Park veniva accusata di corruzione e veniva sospesa dall’incarico. Le subentrava ad interim il primo ministro Hwang Kyo-ahn. Nel marzo 2017 la Corte costituzionale approvava all’unanimità la procedura dell’impeachment nei confronti di Park, che quindi veniva destituita. Le elezioni di maggio 2027 davano la vittoria a Moon Jae-in, leader del Partito democratico. Da sempre favorevole a una distensione dei rapporti con la Corea del Nord, Moon Jae-in è riuscito ad allentare i rapporti tra i due Paesi, soprattutto a partire dalle Olimpiadi invernali del 2018. Nell’aprile dello stesso anno avveniva uno storico incontro tra Moon Jae-in e il leader della Corea del Nord Kim Jong-un, durante il quale avveniva la firma di un trattato di pace tra le due Coree e la stipula di un accordo per la denuclearizzazione della penisola. 

Cultura: generalità

La vita artistica e culturale della Corea del Sud mostra in maniera evidente la stessa dinamicità che caratterizza il Paese in altri ambiti. Se il retroterra comune aveva contraddistinto le tradizioni delle due Coree e aveva legato i due Paesi nello sviluppo delle arti, della musica, della letteratura, del teatro, la seconda metà del XX secolo, dopo la scissione, ha registrato due percorsi estremamente diversi, se non addirittura antitetici. Alla chiusura e all'oscurantismo della Repubblica del Nord, hanno fatto e fanno da contraltare la netta disponibilità e sensibilità allo scambio e al confronto della Corea del Sud. Sopratutto discipline come il cinema o l'architettura mostrano i segni delle influenze straniere penetrate nel Paese, statunitensi, giapponesi o malesi, senza preclusione. Artisti e architetti riconosciuti a livello mondiale, compositori e cantanti da milioni di copie invitano a considerare la Corea del Sud come una delle realtà in maggior fermento a livello culturale, non solo in una prospettiva continentale ma globale. Questo non vuol certo dire che il popolo sudcoreano abbia rinunciato al proprio passato e alle eredità di una storia millenaria. I costumi rivivono in feste collettive come il Seollal, una delle più sentite, che dura tre giorni e segna l'inizio dell'Anno Nuovo lunare (in febbraio), o come la nascita di Buddha (ottavo giorno del quarto mese lunare), o, ancora, il Memorial Day (6 giugno) a ricordo dei caduti, che spingono tuttora la maggior parte delle persone a riunirsi e celebrare le ricorrenze secondo i riti tradizionali. Con gli stessi intenti di conservazione del patrimonio culturale nazionale, le politiche culturali e le istituzioni preposte hanno attentamente cercato di fondere passato e presente, tradizione e innovazione. In numerose città, e nella capitale prima di tutto, antico e moderno convivono anche urbanisticamente: a Seuol, città cosmopolita, si affiancano gli stili del Chongdong Theater, del tempio buddhista Bongeunsa, del Seoul Museum of Art, delle fortezze risalenti alle antiche dinastie, degli stadi che hanno ospitato le Olimpiadi nel 1988 e i Mondiali di calcio nel 2002, in un continuum di stimoli e visioni di rara bellezza. Magistrale esempio di connubio tra passato, presente e futuro è anche il National Institute for Korean Traditional Performing Arts (Ncktpa), anch'esso a Seuol, che dal VII secolo è latore della tradizione dei Reali Istituti Musicali e, nel dare oggi spazio ai migliori performer nazionali, continua a operare al fine di preservare e diffondere la ricca cultura musicale del Paese, soprattutto quella legata alla dinastia Joseon (1392-1910). Numerosi i siti coreani che l'UNESCO ha dichiarato patrimonio dell'umanità: il tempio Haeinsa Changgyong P'ango (1995); il santuario di Chongmyo (1995); la grotta di Sokkuram (1995); il complesso monumentale di Ch'angdokkung (1997); la fortezza di Hwasong (1997); i siti di dolmen di Koch'ang, Hwasun, e Kanghwa (2000); le zone storiche di Kyŏngju (2000); le Tombe reali della dinastia Joseon (2009); i villaggi storico di Hahoe e Yangdong (2010); Namhansanseong (2014); le aree storiche di Baekje (2015); i sette Sansa, cioè i monasteri buddisti di montagna della Corea (2018); le nove Seowon, accademie neoconfuciane coreane (2019).

Cultura: letteratura

Dopo il secondo conflitto mondiale si formarono due correnti letterarie. La prima costituita dagli autori del Nord, come Im Hwa (1908-1953), che rimasero fedeli ai motivi della letteratura proletaria dell'inizio del Novecento. L'altra tende invece a salvaguardare i valori tradizionali della cultura coreana, secondo un concetto di “letteratura pura” esente da allineamenti politici. Dopo la guerra civile del 1950-53, anche i poeti e gli scrittori coreani si trovarono divisi tra Nord e Sud, alcuni per scelta ideologica, altri perché costretti dalla necessità. Nella Corea del Sud essa certo presentava aspetti più vari. Negli anni Cinquanta, in piena ricostruzione, la tragedia nazionale fu naturalmente il tema preferito da poeti e scrittori, che ora tornavano a raccogliersi intorno ai circoli letterari, tra cui ricordiamo quello del “Cervo verde” fondato da Pak Tujin (1916-1998) con Cho Chihun (1920-1968) e Pak Mogwol (1916-1978). Riguardo alla prosa, Hüngnam ch’ŏ isu (La ritirata da Hüngnam) di Kim Tongni, è uno dei romanzi più significativi; ma anche scrittori come Yi Pǒmsǒn (1920-1982), Sun Ch'angsŏp (n. 1922), Pak Kyŏngni (n. 1927) e Hwang Sunwon (1915-2000) meritano di essere menzionati come fra i più impegnati in questo periodo. In particolare, quest'ultimo raggiungeva la notorietà con il romanzo K’ain-ui huye (I discendenti di Caino). Negli anni Sessanta si affermò un genere letterario improntato all'introspezione psicologica e alla riflessione interiore. Kim Suyŏng (1921-1968), Kim Ch'unsu (n. 1941) e Kim Namjo furono certo fra i poeti più attivi in quegli anni. Nei due decenni successivi spiccavano, nella poesia, Ko Ǔn (n. 1933), Hwang Tonggyu (n. 1938), Kim Chiha (n. 1941), Hwang Chiu (n. 1952), Ch'oe Sŭngho (n. 1954). Fra i romanzieri, Yi Mungu (n. 1941), Kim Wonil (n. 1942), Cho Sehüi (n. 1942) e Hwang Sŏgyŏng (n. 1943); si imponevano poi all'attenzione della critica nuovi nomi come la scrittrice O Chŏn ghŭi (n. 1947) e, soprattutto, Yi Munyol (n. 1948). Dopo decenni di intense passioni politiche e dolorosi momenti di repressione, l'ultima decade del Novecento registrava l'affermazione di una maggiore libertà culturale e un'apertura verso la Corea del Nord. Con gli autori quasi desiderosi di concedersi una pausa di riflessione mirata a una serena e critica disamina dei vorticosi eventi storico-politici vissuti a partire dal dopoguerra, la letteratura della Corea del Sud appariva ricca di opere retrospettive e di analisi dei fenomeni sociologici, politici e culturali degli anni precedenti. Nell'attesa di un deciso ricambio generazionale, erano i poeti e gli scrittori più affermati a occupare i primi posti nelle classifiche dei titoli venduti. Al genere “retrospettivo” appartengono i romanzi fiume Arirang (dal titolo di un canto popolare) di Cho Chongnae e Pyon’gyong (Cambiamenti) della citata Yi Munyol. Anche il fascino del quotidiano trovava chi sapeva mirabilmente illustrarlo, ed era il caso di Yi Kyunyong (1951-1996) e del suo Noja-wa Changja-ui nara (Il Paese di Laozi e Zhuangzi), mentre reminiscenze politico-esistenziali caratterizzavano le opere di altri autori, come Ch'oe Yun (n. 1953). Centrati sulla scienza e sul nazionalismo coreano sono invece le opere di Bok Geo-il. Un filone molto importante all’interno della letteratura coreana è quello fantasy, con opere come Dragon Raja di Lee Yeongdo, I figli delle rune di Jeon Min-Hee, e L’anima dei guardiani di Lee Woo-hyouk. Riguardo alla poesia, c'era un revival di autori non più giovani, le cui opere, giustapposte a quelle della generazione più giovane, contribuivano a esaltare quel clima di riflessione sul passato tipico del periodo. La letteratura coreana gode dalla fine del Novecento di un certo riscontro presso il pubblico internazionale (si trovano collane specializzate in letteratura coreana presso editori francesi, tedeschi e italiani), da una parte grazie alle nuove traduzioni dei classici, quali Hŏ Kyun (1569-1618), e dei grandi scrittori della generazione del dopoguerra, come per esempio il romanzo autobiografico Il signor Han del già citato Hwang Sŏgyŏng o La sciamana di Chatsil di Kim Tong-ni, che affronta il nevralgico tema dell'incontro della più atavica tradizione autoctona con la nuova spiritualità occidentale. Dall'altra parte, la letteratura coreana è tornata all'attenzione internazionale nel 2005 quando la Corea del Sud è stata il paese ospite della Fiera del Libro di Francoforte; fra le leve delle giovani generazioni hanno raccolto un certo riconoscimento narratrici quali EUN Heekyung (n. 1959) e JO Kyung Ran (n. 1969), e, tra i poeti, Hwang Ji-U (n. 1952), i cui interessi poliedrici si rivolgono anche al teatro e alla scultura.

Cultura: arte

La conoscenza e poi influsso dell'arte occidentale iniziarono a divenire significativi nel panorama aristico coreano solo a cavallo fra XIX e XX secolo (suggestiva a questo proposito la costruzione a Seul in stile rinascimentale del palazzo Toksu che ha ospitato fra il 1945 e il 2005 il National Museum, oggi allocato nella modernissima sede nel cuore della città nello Yongsan Family Park). Negli artisti, in special modo nei pittori, della generazione attiva fra il 1910 e 1940 si può osservare la coesistenza fra le tradizioni rappresentative locali e le istanze di occidentalizzazione; in questi stessi anni tuttavia divenne via via più forte in campo artistico il modello dell'arte giapponese, influsso cogente e ineludibile visto che fra 1910 e 1943 il Giappone occupava il paese. Tra i nomi più rappresentativi di questa fase storica si possono annoverare Kim Un-ho, Yi Sang-bom, Ko Hui-dong, Pyon Kwan-shik e No Su-hyon. Con la fine dell'occupazione giapponese si assistette a un deciso ritorno allo studio delle tecniche tradizionali del disegno a inchiostro e dell'acquerello, che però vennero interpretati con un nuovo e moderno gusto per l'astratto dai sei artisti di punta di questa nuova ondata artistica, Eun-ho Kim, Seung-moo Park, Sang-bum Lee, Soo-hyun Noh, Kwan-sik Byun, e Baik-ryun Heo. Con gli anni Sessanta del Novecento, accanto a un nutrito filone di pittura figurativa, per lo più di impronta accademica, andò rafforzandosi e imponendosi la tendenza all'informale con artisti di grande prestigio quali Kim Hwan-ki, Yu Yong-guk e Kwon Ok-yon. Accanto alla reinterpretazione dei temi iconografici tradizionali, il paesaggio in primo luogo, a partire dagli anni Settanta si riscontra nella comunità artistica coreana la più grande propensione alla sperimentazione dei temi e forme, che si vengono elaborando negli ambienti internazionali. La presenza degli artisti coreani a cavallo fra gli ultimi decenni del XX e XXI secolo sul mercato artistico americano ed europeo si è fatta molto forte, con l'emergere di molteplici personalità delle più eclettiche tendenze. Accanto a questi è opportuno annoverare Nam June Paik (1932-2006): coreano di nascita ma di formazione veramente cosmopolita (studi a Tōkyō e in Germania; contatto e collaborazione con John Cage; trasferimento negli anni Sessanta a New York, dove trova, per un certo periodo, in Charlotte Moorman la coideatrice di una serie di performances), Paik ha dato un'impronta decisiva alla nascita della video art. Tra gli artisti dell'ultimissima generazione si possono ricordare Lee Bul e Koo Jeong, vincitori del Hugo Boss Prize, assegnato su proposta del comitato scientifico del Guggenheim Museum di New York. La Corea del Sud ha dedicato l'intero padiglione della Biennale di Venezia del 2007 a una personale del promettente Hyungkoo Lee (n. 1969), che viene indicato come originale interprete di una sintesi fra i più interessanti fermenti della scena artistica contemporanea e peculiare matrice culturale coreana. In campo architettonico la Corea del Sud è da diversi anni luogo di elaborazione e realizzazione di un gran numero di proposte che si collocano nell'alveo delle più avanzate sperimentazioni progettuali: si ricorda, tra le altre, il Leeum Samsung Museum of Art di Seul (2004), uno dei cui corpi di fabbrica porta la firma dell'olandese Rem Koolhaas (n. 1944). Sono ancora allo stadio di progetto il rivoluzionario grattacielo Togok (XL) ideato fra 1996 e 2002 dallo stesso Koolhaas, la cui mole raggiungerà i 440 m d'altezza, e l'Industrialized Housing System progettato, su committenza della coreana Hanseen Corporation nel 1992, dallo studio di Richard Rogers (n. 1933): la compagnia ha in questo caso richiesto all'architetto l'ideazione di un sistema modulare risultante dall'assemblaggio di unità abitative di diversa composizione e metraggio, la cui costruzione richieda in termini economici il 20% del costo medio grazie, per esempio, al ricorso a materiali riciclati innovativi.

Cultura: musica

Accanto alla tradizione colta, la musica di origine popolare si basa su caratteri affini, ma è caratterizzata da maggiore semplicità e, rispetto alla musica popolare cinese, riflette una fase più arcaica; nel corso del Novecento ha comunque subito, una veloce evoluzione soprattutto nella Corea del Sud, dove con gli statunitensi è penetrato anche il jazz. Nel campo della musica colta contemporanea si ricordano Isang Yun (1917-1975), compositore di grande caratura; Unsuk Chin (n. 1961), artista eclettica che spazia dalle opere classiche all'elettronica e si esibisce nei maggiori festival e teatri del mondo (nel 2007 ha avuto luogo la première del suo Alice in Wonderland); Chung Myung-whun (n. 1953) direttore di alcune delle più prestigiose orchestre del mondo (Berliner Philharmoniker, Wiener Philharmoniker). Sul fronte della musica leggera, generi quali rock e hip-hop contano artisti e ampio pubblico in Corea del Sud: il k-pop (pop coreano) vanta un nutrito elenco di giovanissimi cantanti e gruppi, molti dei quali adolescenti, fra cui i nomi più celebri sono BoA (1986) che ha al suo attivo milioni di copie vendute, Kim Jong Kook (n. 1977) e i TVXQ, boyband formata da cinque ragazzi, gli Exo, i Big Bang, che hanno venduto più di 140 milioni di copie nel mondo, i g.o.d. (Groove over Dose); il gruppo femminile Girl’s Generation, e i BTS, diventati famosi nel 2016 con la canzone Blood, Sweet and tears. Si ricorda inoltre il rapper sudcoreano Psy, che ha ottenuto fama mondiale nel 2012 con il singolo Gangnam Style.

Cultura: cinema

I primi decenni del Novecento videro gli esordi dell'arte cinematografica coreana sotto la dominazione giapponese, che influenzò molto le produzioni e gli artisti. I condizionamenti governativi furono una pratica diffusa, che, sotto altro segno rimase, e tuttora è presente, nell'arte e nella cultura della Corea del Nord. Alla divisione del Paese in due zone seguì conseguentemente la formazione di due distinte cinematografie. Quella della Corea del Sud, che subiva la forte penetrazione statunitense, viveva nel decennio a cavallo degli anni Sessanta un periodo di notevole sviluppo ed espansione, con una produzione annua di oltre 200 pellicole; tra i nomi di qualche ambizione dell'epoca, si ricordano Kim Song Min, Ri Hwa Sam, An Jong Hwa, Kim Tae Soo (Patate, 1969), Kim SooYong (Villaggio costiero, 1965). Su tutti dominava però Shin Sang Ok, il più importante regista degli anni Sessanta, detto “il Kurosawa coreano” per la sua maestria nel film in costume come in quello d'argomento contemporaneo (L’ospite e mia madre, 1961, considerato il suo capolavoro; Il sogno, 1967; Eunuco, 1968, per citare solo alcuni titoli di un autore attivo anche nei decenni successivi). Il cinema sudcoreano declinava negli anni Settanta-Ottanta, per conoscere poi l'avvio di una grande ripresa per opera soprattutto di Jang Sun Woo (L’età del successo, 1988; Gli amanti di Woomuk-Baemi, 1991; Un petalo, 1996) e Park Kwang Su, che esordiva nel 1988 con Chil-Su e Man-su. Si affermavano negli anni seguenti registi come Park Ki-Yong (Motel Cactus, 1997; Camel(s), 2001), Lee Chang-dong (Green Fish, 1997; Peppermint Candy, 2000; Oasis, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia del 2002). Fra i registi emersi negli anni Novanta un particolare cenno merita Kim Ki-Duk (n. 1960)(Birdcage Inn, 1998; Bad Guy, 2001; Samaritan Girl, 2004; Time, 2006), regista dal forte impatto espressivo che ha contribuito alla diffusione e al riconoscimento internazionale del cinema sudcoreano. Come un ruolo determinante ha avuto Hong Sang-soo (n. 1961), regista di Turning Gate (2002), Woman Is the Future of Man (2004) e Woman on the Beach (2006), vincitore di premi internazionali e formatosi grazie a importanti esperienze all'estero (USA). Il nuovo millennio ha visto inoltre la rinascita di un importante filone di produzioni indipendenti, controcanto naturale alle opere nazionali che troppo si sono lasciate sedurre dai canoni occidentali. Una nota che testimonia l'importanza del movimento cinematografico sudcoreano è il Pusan International Film Festival, giunto nel 2007 alla dodicesima edizione con 271 opere e più di 198.000 spettatori che lo attestano senza dubbio ai primissimi posti tra i festival cinematografici in Asia. Nel 2020 il film sudcoreano Parasite del regista Bong Joon- ho, è stato premiato con l’Oscar come miglior film. Parasite è stato il primo film in lingua non inglese ad aggiudicarsi tale premio nella storia degli Accademy Awards. Il film si è inoltre aggiudicato la Palma d’oro al Festival del Cinema di Cannes nel 2019, un Golden Globe (2020) come miglior film straniero, e altri quattro Oscar (2020) come miglior film internazionale, miglior regista e miglior sceneggiatura originale.

Bibliografia

Per la geografia

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Per la storia

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Per la letteratura

F. Vos, Letteratura coreana, in “Le Civiltà dell'Oriente”, vol. II, Roma, 1957; M. Muccioli, La letteratura giapponese. La letteratura coreana, Firenze-Milano, 1969; R. Beviglia, A. Tamburello, Storia delle letterature coreana e giapponese, Milano, 1970.

Per l’arte

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Per il folclore

Autori Vari, Korea, Its Land, People and Culture of All Ages, Seoul, 1960; C. Osgood, The Koreans and Their Culture, New York, 1961.

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