(Lietuvos Respublika). Stato dell'Europa nordorientale (65.300 km²). Capitale: Vilnius. Divisione amministrativa: contee (10). Popolazione: 3.350.079 ab. (stima 2009). Lingua: lituano (ufficiale), russo. Religione: cattolici 79%, ortodossi 4,1%, altri 16,9%. Unità monetaria: litas, al pl. litai (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,869 (43° posto). Confini: Lettonia (N), Belorussia (E e SE), Polonia e Russia (SW), Mar Baltico (NW). Membro di: Consiglio d'Europa, EBRD, NATO, ONU, OSCE, UE e WTO.

Generalità

Affacciata sulla costa orientale del Mar Baltico, la Lituania fa parte, insieme a Lettonia ed Estonia, delle cosiddette Repubbliche baltiche con le quali ha condiviso, a partire dal XVIII secolo, un lungo passato di dominazione da parte dell'Impero zarista, terminato con la proclamazione di indipendenza nel 1918. Annessa, nel 1940, nell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), la Lituania ha ottenuto nel 1991, a seguito di strenue rivendicazioni, l'indipendenza pochi mesi prima della dissoluzione dell'Unione Sovietica . Il crollo di quest'ultima segnò anche la fine dei rapporti economici privilegiati con le altre repubbliche sovietiche, provocando una grave crisi nel Paese costretto a vivere una difficile fase di ristrutturazione e di transizione verso una più moderna economia di mercato. Ma gli sforzi economici del governo lituano che, nonostante una certa instabilità politica, è riuscito a ridurre l'inflazione e a mantenere stabile il tasso di disoccupazione, sono stati premiati dalla decisione sia della NATO sia dell'Unione Europea di accogliere la candidatura del Paese baltico.

Lo Stato

In base alla Costituzione approvata con referendum il 25 ottobre 1992, la Lituania è una Repubblica parlamentare. Il capo dello Stato, che nomina il primo ministro e, su indicazione di questi, il Consiglio dei ministri, è eletto ogni 5 anni dal Parlamento (Seimas), i cui 141 membri sono eletti ogni 4 anni a suffragio universale. Il sistema giudiziario prevede una Corte suprema e una Corte d'appello i cui giudici sono nominati dal Parlamento. Amministrativamente il Paese è ripartito in 10 contee e 60 municipalità. Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini maschi maggiorenni (è previsto in alternativa un anno di servizio civile). Il sistema di difesa si compone di esercito, marina, aviazione e di una polizia di frontiera. Il sistema scolastico della Lituania riflette le trasformazioni che hanno avuto luogo nel corso della riforma sull'educazione (1991-2000). L'istruzione è obbligatoria dai 6 ai 16 anni di età e la scuola pubblica consente di accedere gratuitamente a tutti i livelli d'istruzione. L'analfabetismo colpisce lo 0,3% della popolazione.

Territorio: geografia fisica

Il territorio lituano è prevalentemente pianeggiante, mosso da lievi ondulazioni collinari a SE (propaggini occidentali delle alture di Ošmjany), a E (colline di Pavištyciai, che raggiungono l'altitudine massima di 284 m) e a W (regione della Samogizia, o “terra bassa”), dove i ghiacciai quaternari scandinavi nelle loro fasi di ritiro depositarono sabbie e argille. Il fiume principale è il Nemunas, che interessa per 477 km il territorio lituano in cui entra da S, dirigendosi dapprima verso N e piegando poi a W dopo aver bagnato la città di Kaunas: affluenti del Nemunas sono i fiumi Neris (che riceve anche le acque del fiume Šventoji), Nevežis, Dubysa e Šešupe. Altri fiumi della Lituania sono la Venta e il Muša, tributari del Mar Baltico. Numerosi, ma di piccole dimensioni, sono i laghi (oltre 1300) di origine glaciale. Interessa la Lituania anche la parte settentrionale della Kurski Zaliv (laguna di Curlandia), vasto braccio di mare separato dal Mar Baltico da un cordone sabbioso, nella quale sfocia il Nemunas con due rami deltizi principali (Rusne a N, Matrosovka a S). Il clima, di transizione tra quello subatlantico e quello subcontinentale, è caratterizzato da inverni rigidi e nevosi e da estati fresche e umide: a Kaunas la temperatura media annua è di 6,2 °C, con valori di –5 °C in gennaio e di 18 °C in luglio. Le precipitazioni sono abbondanti, con valori massimi di 700-800 mm annui nella Samogizia e minimi (617 mm) nella zona di Kaunas.

Territorio: geografia umana

La popolazione della Lituania è distribuita piuttosto uniformemente sul territorio, con una densità media di 51 abitanti per km², e un coefficiente di accrescimento annuo di segno negativo. Al pari delle altre ex repubbliche dell'Unione Sovietica che hanno scelto la completa indipendenza e rinunciato anche alle forme di cooperazione offerte dalla costituzione della Comunità di Stati Indipendenti, la Lituania ha attraversato, dopo il 1991, una fase di riassetto istituzionale, sociale e produttivo. Sono però mancati, nel caso della Lituania, quegli esodi della popolazione russa che hanno caratterizzato altre repubbliche dell'URSS: la situazione etnica lituana è molto più stabile che altrove, con una forte prevalenza di lituani (massiccio, nel 1991, il rientro nel Paese dopo la dissoluzione dell'URSS), una presenza russa molto scarsa ed esigue comunità di polacchi, bielorussi, ucraini ed ebrei (che prima del genocidio nazista costituivano la minoranza più consistente). Da rilevare, inoltre, come le condizioni economiche e infrastrutturali fossero, al momento dell'indipendenza, meno precarie rispetto alla maggior parte del territorio sovietico: la popolazione si è mantenuta così quasi perfettamente stabile quanto a movimento demografico, mentre anche i flussi migratori in entrata e in uscita si sono bilanciati. Piuttosto elevato il tasso di urbanizzazione della popolazione (66,9%), che si concentra soprattutto nelle tre città principali: la capitale Vilnius che, situata sul fiume Neris nella regione sudorientale del Paese, è un importante centro economico e culturale con un centro storico ricco di architetture gotiche, rinascimentali e barocche; Kaunas, polo commerciale e industriale, collocato alla confluenza dei fiumi Nemunas e Neris; Klaipėda, importante porto peschereccio affacciato sul Mar Baltico e sede di cantieri navali.

Territorio: ambiente

Circa un quarto del territorio lituano è ricoperto da foreste composte prevalentemente da betulle e ontani nelle zone centrali, da abeti e pini nelle aree boschive settentrionali e meridionali. Le foreste sono popolate da alci, cervi, lupi, linci, volpi e cinghiali, mentre nelle acque interne vivono la lontra e il castoro. Da segnalare anche la notevole presenza di uccelli, tra cui cicogne, aironi e oche. L'attività dei centri industriali lituani, così come uno sregolato uso dei sistemi di drenaggio nelle zone rurali, hanno posto in primo piano il problema dell'inquinamento atmosferico e idrico. Le preoccupazioni principali riguardano soprattutto alcune città, come Vilnius, Kaunas, Jonava, Akmenė, Elektrėnai e Mažeikiai, sede di industrie chimiche, raffinerie, cementifici e impianti per la produzione di fertilizzanti, ma destano timori per la sicurezza ambientale anche i due reattori nucleari di Ignalina, costruiti sul modello del reattore esploso a Černobyl. Non meno grave il problema della contaminazione delle acque dovuto non solo agli scarichi industriali ma anche all'inefficienza degli impianti di smaltimento dei liquami nelle aree urbane. Come repubblica sovietica, la Lituania è stata la prima a sollevare il problema e a introdurre normative ambientali ma la scarsa attenzione del governo di Mosca (più interessato a un incremento della produzione industriale), nonché l'arretratezza e l'inefficienza delle tecnologie, non hanno permesso di affrontare seriamente la questione della protezione dell'ambiente. A partire dai primi anni Novanta del secolo scorso, il governo lituano ha intrapreso un'azione più incisiva sottoscrivendo vari accordi internazionali in materia di tutela del clima, smaltimento dei rifiuti nocivi, protezione dell'ozonosfera, eliminazione degli scarichi in mare e conservazione delle zone umide. Sono state inoltre istituite numerose riserve naturali e vari parchi sia regionali sia nazionali, per un totale del 6,1% di aree protette. Tra i più importanti, il Parco Nazionale di Kursiu Nerija che preserva un singolare territorio lacustre e marino ricco di foreste di pino, lagune, spiagge e coste marine; il Parco Nazionale di Aukstaitija, primo parco nazionale istituito in Lituania (nel 1974) che salvaguarda l'ambiente e le antiche foreste di pino nella regione di Ignalina, Utena e Svencionys; il Parco Nazionale di Žemaitija nel nordovest del Paese e il Parco Nazionale di Trakai, fondato nel 1992 a protezione della storica città di Trakai, nonché delle foreste, dei laghi e dei villaggi circostanti.

Economia: generalità

Con il raggiungimento dell'indipendenza nel 1991, il sistema economico della Lituania ha dovuto affrontare una delicata fase di transizione da un sistema di tipo centralizzato (prevalente nel regime sovietico) a un'economia di mercato dominata dalle imprese private e orientata commercialmente verso i Paesi dell'Europa occidentale. Il passaggio si è rivelato estremamente difficoltoso anche perché all'interno del sistema sovietico la Lituania aveva raggiunto una capacità produttiva notevolmente sovradimensionata rispetto alle esigenze interne, giacché era orientata a soddisfare anche la domanda delle altre repubbliche sovietiche. Venuti a mancare i partner “naturali”, il sistema lituano è entrato dapprima in una crisi da sovrapproduzione, quindi ha dovuto procedere a bruschi tagli dei piani di produzione. A fare le spese del calo produttivo è stata la popolazione attiva, in precedenza garantita dal modello sovietico della piena occupazione. D'altro canto, il tentativo della Lituania di sganciarsi dal sistema economico ex sovietico riavvicinandosi agli altri Paesi baltici con un accordo di libero scambio (1994), non è risultato sufficiente a compensare la perdita dell'interscambio con la Russia: i tre Paesi hanno infatti un'economia sostanzialmente simile e afflitta dalle stesse carenze. Le gravi difficoltà economiche hanno prodotto nel 1992 una diminuzione del 25% del prodotto interno lordo, mentre l'aumento dei prezzi del combustibile proveniente dalla Russia ha causato, soprattutto nei primi anni Novanta, un netto calo della produzione di beni e una forte inflazione. Nel corso di questo processo di trasformazione strutturale, il governo lituano ha intrapreso una nuova politica economica basata sulla riforma dei prezzi, apertura alle privatizzazioni, introduzione di una nuova moneta nazionale (lita) sganciata dall'area del rublo e maggiori trasferimenti di capitali sul terziario. La determinazione del primo ministro, Adolfas Slezevicius, nell'accogliere le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale per una rapida transizione verso un'economia basata sul libero mercato è stata ripagata nel 1995 quando l'economia ha cominciato a dare i primi segnali di ripresa. Il successivo azzeramento del tasso d'inflazione (passato dal 30% nel 1995 allo 0% nel 2003), accompagnato da un aumento del prestito e degli investimenti stranieri, ha permesso al governo di raggiungere un PIL pari a 47.304 ml $ USA (2008) e di rivolgere l'attenzione al rinnovamento del sistema fiscale e delle politiche finanziarie, all'ampliamento delle privatizzazioni e alla gestione dello stato sociale.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

L'agricoltura occupa ancora quasi un quarto della popolazione attiva e le terre agricole, sottoposte a profondi lavori di bonifica, sono state privatizzate a partire dal 1991. Le principali colture sono i cereali (orzo, frumento e segale), le patate, le barbabietole da zucchero, il lino e gli ortaggi. L'allevamento bovino e suino fornisce carni e prodotti caseari. Importante è il settore della pesca (soprattutto aringhe e merluzzi), modernamente attrezzato.

Economia: risorse minerarie e industria

Il sottosuolo lituano non è molto ricco di risorse minerarie (sono presenti quantitativi di torba, argilla e modesti giacimenti di petrolio). Al fine di sopperire a questa carenza e ovviare al prezzo elevato del combustibile acquistato dalla Russia, la Lituania ha costruito, negli anni Ottanta, due centrali nucleari a Ignalina. Gli impianti, simili a quelli di Černobyl, forniscono gran parte del fabbisogno energetico del Paese, ma destano notevoli preoccupazioni in tema di sicurezza. Nel giugno del 2000, l'UE e altri paesi si sono impegnati a finanziarne la chiusura. L'industria, che contribuisce per il 32,2% alla formazione del prodotto interno lordo, è il settore trainante dell'economia ed è specializzata soprattutto nella produzione di beni rivolti all'intero blocco ex sovietico. Le industrie di base comprendono raffinerie (a Mažeikiai), impianti petrolchimici (a Klaipėda, Kaunas, Vilnius e Jonava), cantieri navali e industrie meccaniche. Piuttosto sviluppati, grazie alla presenza di una manodopera altamente qualificata, i comparti elettrotecnico ed elettronico. Tra le produzioni industriali sono da segnalare anche la lavorazione dei prodotti agricoli e ittici, il settore tessile, dell'abbigliamento, dei mobili e della lavorazione del legno.

Economia: servizi

A causa del ristretto mercato interno, la Lituania è strettamente dipendente dal commercio. Per tale motivo la dissoluzione dell'URSS, principale mercato di riferimento per i suoi prodotti industriali, ha avuto pesanti ripercussioni sul piano economico. Il Paese ha dovuto dunque modificare le sue relazioni commerciali intensificando i rapporti con gli Stati baltici, le ex repubbliche sovietiche e i Paesi dell'Europa occidentale. Russia e Germania costituiscono i partner principali, a cui si aggiungono, per le esportazioni (soprattutto beni finiti), Ucraina, Regno Unito e Bielorussia, per le importazioni (materie prime e risorse energetiche), Polonia, Italia e Svezia. Nuova unità monetaria è la lita, il cui valore, a causa dell'inflazione, non è ancora molto stabile. L'associazione all'Unione Europea (seguita, nel 2004, dall'adesione come membro a pieno titolo) ha incontrato un serio ostacolo in un dettato della Costituzione lituana che non consentiva la proprietà della terra agli stranieri, contravvenendo al principio della libera circolazione stabilito dall'Unione; il problema è stato risolto con un emendamento costituzionale (1996). Tuttavia, la situazione generale sembra destinata a migliorare anche perché la Russia ha accettato di applicare alla Lituania la clausola della nazione più favorita, in pratica parificando le ragioni di scambio con la Lituania a quelle in vigore con gli altri Paesi della CSI. Per quanto riguarda le vie di comunicazione, il Paese dispone di una rete abbastanza sviluppata di strade (77.142 km, asfaltati per oltre il 90%), ferrovie (1775 km) e vie fluviali interne (477 km). Voce cospicua dell'economia è anche il turismo. Tra i principali luoghi d'interesse, la capitale Vilnius, il cui centro storico, ricco di capolavori gotici, rinascimentali e barocchi, è stato dichiarato, nel 1994, patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO, la penisola di Neringa, che domina la costa baltica della Lituania con le sue dune di sabbia finissima e le rigogliose pinete, e Palanga, principale località balneare della costa.

Storia

I primi insediamenti nella regione sono attribuiti a popolazioni baltiche che la raggiunsero da sudest verso il 2500 a. C. La polazione lituana, stanziatasi nel bacino del fiume Nemunas intorno al X secolo, si organizzò in una serie di principati fino a quando il territorio fu assalito prima dai Cavalieri Portaspada, poi da Cavalieri Teutonici, che si erano assunti il compito di sottomettere ed evangelizzare quel popolo pagano. I lituani riuscirono a difendersi col loro principe Mindaugas, vincitore dei Cavalieri (1236) e poi convertito al cristianesimo e fatto re di Lituania da papa Innocenzo IV (1253). Morto Mindaugas e attenuatasi la spinta verso il cristianesimo, continuarono sanguinose le lotte coi Cavalieri teutonici. Al granduca Gedimino (1316-41) va il merito d'aver riordinato l'esercito e lo Stato, d'aver fondato Vilnius e stretto con la Polonia una strategica alleanza. I suoi figli, Algirdas e Keistut, combatterono con successo i nemici della Lituania: il primo batté tartari e moscoviti e giunse due volte (1368, 1372) in vista di Mosca, il secondo respinse i continui attacchi dei Cavalieri. Jogaila (Iagellone), figlio di Algirdas, accettò la proposta polacca di sposare l'erede al trono, Edvige (Jadwiga) d'Angiò; in tale occasione (1386) si fece battezzare con molti nobili lituani e divenne re (Ladislao II) di Polonia. Intanto (1385) si era conclusa a Krewo l'unione personale polacco-lituana che fece delle due nazioni la più grande potenza cristiana dell'Europa orientale. I Lituani ebbero qualche timore per la loro indipendenza e il granduca Vytautas (Vitoldo), cugino di Jogaila, pretese inutilmente anche per sé il titolo regio. La fratellanza tra la nobiltà polacca e la lituana, sancita a Horodło (1413), resse a ogni scossa: quella fratellanza che aveva permesso la decisiva vittoria dei lituano-polacchi sui Cavalieri teutonici (Grünwald, 1410). Morto il grande Vytautas (1430), la Lituania conobbe un periodo di decadenza, pur conservando la sua fisionomia di Stato indipendente. Solo molto più tardi (1569) un re polacco, Sigismondo Augusto, volle unire più strettamente la Lituania alla Polonia in uno Stato detto “Respublica”, ma finì col ridurre l'influenza politica della Lituania, costretta anche a cedere alla corona polacca vasti territori (Podlacchia, Volinia e Podolia con Kijev). Nel XVII secolo la Lituania, assalita sia dagli svedesi sia dai russi, si trovò spesso a mal partito. La Russia aumentò la sua pressione e nelle tre spartizioni (1772, 1793, 1795) riuscì ad annettersi tutta la Lituania: la religione cattolica e la lingua lituana furono minacciate. Tutte le sollevazioni polacche del XIX secolo ebbero la loro ripercussione in Lituania: si aggravarono quindi le persecuzioni poliziesche e le deportazioni dei patrioti. Ma lo spirito nazionale lituano ebbe la sua rivincita nel febbraio 1918, quando la Lituania si costituì in Stato indipendente sotto la protezione interessata dei tedeschi e, dopo la sconfitta finale di questi, in Repubblica indipendente. La sua vita politica fu turbata per anni dalla questione di Vilna (Vilnius), che le potenze vincitrici intendevano lasciare alla Lituania e che la Polonia di Piłsudski voleva far sua, e inoltre dalla non meno difficile questione di Memel. Nel 1923 i Polacchi ottennero Vilnius, ma la situazione restò tesa. Nel settembre 1939 la Lituania entrò nella zona d'influenza sovietica; nel 1940 fu annessa come Repubblica all'URSS. Nel 1941 fu occupata dai tedeschi che ne disposero fino al 1944 sterminandovi la minoranza ebrea. A guerra finita, la Lituania tornò definitivamente a essere una Repubblica socialista dell'URSS, acquisendo parte della regione di Vilnius, già contesa alla Polonia. L'annessione provocò la fuga all'estero di numerosi Lituani (verso l'America Settentrionale e la Svezia) e la costituzione del movimento clandestino di resistenza dei Fratelli della Foresta (diffuso in tutti i Paesi baltici), attivo in misura sempre più ridotta e dimostrativa fino agli anni Sessanta. Obiettivo iniziale di tale formazione fu la lotta contro la collettivizzazione dell'economia, quindi l'espressione della protesta contro le deportazioni. Iniziate sistematicamente nel 1945, queste crebbero d'intensità tra il 1948 e il 1951, privando il Paese di alcune centinaia di migliaia di persone. Contemporaneamente avvenne l'immigrazione di popolazione russa, impiegata negli uffici pubblici e nelle fabbriche impiantate proprio in virtù delle caratteristiche del sistema socio-economico locale, relativamente avanzato ed efficiente. Non si ebbe però un afflusso pari a quello sperimentato dalle altre Repubbliche baltiche e il processo di russificazione fu perciò più limitato anche durante i decenni successivi, allorché il sistema produttivo consolidò ulteriormente il proprio vantaggio sul resto dell'Unione Sovietica. Successivamente, il processo di democratizzazione, avviato dalla glasnost nella seconda metà degli anni Ottanta, favoriva l'espressione di quel sentimento nazionale, represso fin dal momento dell'annessione ma ancora vivace, che ben presto si trasformava nel principale fattore di rinnovamento della vita politica: dapprima attraverso rivendicazioni autonomistiche, fatte proprie dal Partito comunista lituano, poi per mezzo del Fronte nazionale Sajudis (istituito il 3 giugno 1988). Dalla prima grande manifestazione pubblica (agosto 1987) di condanna del patto Molotov-Ribbentrop, la valenza politica del movimento democratico, costantemente accresciuta, si trasformava, prima che negli altri Paesi baltici, da sostenitrice dell'azione riformatrice di Gorbačëv in sua oppositrice per favorire una radicale secessione. L'abbandono del principio del ruolo-guida del Partito comunista (dicembre 1989), preceduto di un paio di mesi dalla scissione del Partito comunista lituano dal PCUS, segnava, infatti, una prima introduzione in assoluto del pluralismo politico in URSS dal dopoguerra. Si scontrava, in particolare, con la proclamazione d'indipendenza (marzo 1990) del Soviet Supremo locale e con gli orientamenti delle autorità centrali sovietiche, che promuovevano per reazione un'occupazione militare "strisciante" e un embargo con sanzioni economiche che portava alla sospensione temporanea della dichiarazione di sovranità. Nel frattempo, nella prima metà del 1991, si moltiplicavano gli interventi militari delle truppe speciali distaccate a Vilnius e a marzo la Repubblica rifiutava di partecipare al referendum sul Trattato dell'Unione. Nell'agosto dello stesso anno, poi, il tentato colpo di stato moscovita faceva accelerare indirettamente il processo di acquisizione dell'indipendenza. Il vuoto di potere sovietico e il favore della diplomazia internazionale permettevano alle istituzioni lituane di proclamare il definitivo sganciamento dalle precedenti forme statali come gesto di netta opposizione al progetto di restaurazione incombente. Il sostegno fornito in tal modo alla causa del legittimo presidente sovietico permetteva così alla Lituania, a golpe sventato, di ottenere dal neoistituito Consiglio di stato federale il riconoscimento della piena sovranità (6 settembre 1991). Venivano, dunque, rapidamente riallacciate formali relazioni diplomatiche con molti Paesi e si faceva richiesta di ammissione alle maggiori organizzazioni internazionali (il 17 settembre 1991 la Lituania entrava a far parte dell'ONU), mentre fu nuovamente istituito il Consiglio baltico, l'organismo consultivo nato nel 1934. Le prime elezioni politiche dall'indipendenza, tenutesi alla fine del 1992, facevano registrare la vittoria degli ex comunisti raggruppati nel Partito democratico del lavoro (PdL), il cui leader, Algirdas Brazauskas, veniva poi eletto, nel febbraio 1993, presidente della Repubblica subentrando a Vytautas Landsbergis, nominato nel marzo 1990, dopo aver guidato col suo movimento, Sajudis, il Paese verso la rottura con l'URSS. Contemporaneamente, nel febbraio 1993, veniva nominato capo del governo un altro ex comunista, Adolfas Slezevicius. Cercando intanto di conservare buoni rapporti con la Russia, nonostante l'avversione del governo di Mosca alla sua richiesta di adesione alla NATO, la Lituania continuava nel suo processo di integrazione con l'Occidente, firmando, nel giugno 1995, il trattato di associazione all'Unione Europea insieme a Estonia e Lettonia. Comunque, i risultati ottenuti in campo internazionale non bastavano a favorire il governo degli ex comunisti nelle elezioni politiche del 1996, che invece vedevano la vittoria del partito nazionalista e una cospicua perdita di voti da parte del PdL. Tale voto veniva poi confermato, nel gennaio 1998, con l'elezione del presidente della Repubblica: il conservatore Valdas Adamkus. Alla fine del 2000, la forte crisi economica influiva notevolmente sulle elezioni politiche che portavano nuovamente al governo gli ex comunisti dell'ex presidente Algirdas Brazauskas. Al vertice di Copenaghen, nel dicembre 2002, la Lituania concludeva il negoziato per l'adesione alla UE. Alle presidenziali del 2003 vinceva a sorpresa il populista di destra, Rolandas Paksas, che batteva il presidente uscente Valdas Adamkus. Nel referendum svoltosi nel corso dello stesso anno, la popolazione approvava l'adesione alla UE. Nel febbraio 2004 il Parlamento lituano decideva di procedere contro Paksas, che veniva accusato di aver violato la Costituzione e di legami con la mafia russa, e in aprile lo destituiva, affidando l'incarico di presidente ad interim al presidente del Parlamento, Arturas Paulauskas. In marzo il Paese aderiva alla NATO e in maggio entrava nell'Unione Europea, mentre in giugno veniva eletto presidente l'indipendente Valdas Adamkus. Nelle elezioni politiche di ottobre si affermava il Partito laburista e in novembre il Parlamento ratificava la Costituzione europea. Nell'ottobre 2006 si svolgevano le elezioni politiche vinte dai populisti con il 19.5% dei voti. Con il Paese colpito da una forte inflazione e dal problema energetico, nelle elezioni del 2008 i lituani votavano il partito d'opposizione Unione della Patria, formazione guidata da Andrius Kubilius, la nuova forza politica Partito Nazionale della Resurrezione e il partito dell'ex presidente Paksas, Ordine e Legge. Nel luglio 2009 si insediava la nuova presidente della repubblica Dalia Grybauskaitė eletta in maggio con oltre il 68% delle preferenze. A fine anno, per una direttiva dell'UE, chiudeva la vecchia centrale nucleare di Ignalina, l'unica del Paese. Nel 2012 l'opposizione di centro-sinistra vinceva le elezioni politiche e Algirdas Butkevicius diventava premier; nel 2014 la presidente Grybauskaitė veniva riconfermata.

Cultura: generalità

Nello sviluppo culturale della Lituania è stata di grande impatto l'influenza dell'impero zarista prima e dell'Unione Sovietica dopo, ma sin dal XVI secolo sono ravvisabili tracce di contatti diretti con l'Occidente europeo (Italia, Germania e Francia) che, intensificatisi a partire dagli inizi del Novecento, hanno inflenzato lo sviluppo delle istituzioni religiose ed educative e delle varie espressioni artistiche del popolo lituano. Fiero delle proprie tradizioni nazionali, il popolo lituano può vantare un considerevole patrimonio sia di canti popolari sia di leggende e proverbi tramandati oralmente. Punto di svolta nella vita culturale del Paese è stata la conquista dell'indipendenza: a partire da quel momento, infatti, la principale tendenza è stata la decentralizzazione di ogni genere di attività artistica. Precedentemente, quando la Lituania era ancora parte dell'Unione Sovietica, la vita culturale era diretta dal solo e unico Ministero della cultura. Dal 1991, invece, si è assistito a un notevole fiorire di associazioni e istituzioni artistiche indipendenti. Segnali concreti sono stati l'apertura, nel 1992, del Centro per l'arte contemporanea di Vilnius, con l'intento di integrare l'arte contemporanea lituana nel più vasto movimento dell'arte europea e quella del Centro Soros di arte contemporanea (fondato nel 1993 e oggi trasformatosi nel Centro di informazione per l'arte contemporanea) che ha giocato un ruolo fondamentale nel rinnovamento della mentalità artistica lituana e nell'incoraggiamento delle iniziative artistiche contemporanee. Il lituano, lingua ufficiale dal 1988, appartiene, insieme al lettone e all'antico prussiano, al ramo baltico delle lingue indoeuropee. I numerosi dialetti si raggruppano in due varietà principali: il basso-lituano (parlato lungo le coste baltiche) e l'alto-lituano. Tra le altre lingue diffuse nel Paese, anche il russo e il polacco. Tra le università più prestigiose vanno citate quella di Vilnius, fondata nel 1579 dal re Stefano I Bathory, e quella di Kaunas, fondata nel 1922 e dedicata all'eroe nazionale Vytautas il Grande.

Cultura: tradizioni

La Lituania ha mantenuto un ricco patrimonio folcloristico, vivo sia nelle grandi città sia nelle campagne isolate. La cultura del popolo lituano, particolarmente fiero della propria tradizione nazionale, è legata a elementi pagani precristiani e affonda le radici nella tradizione orale, composta da racconti, leggende, proverbi e antichi canti popolari. Considerevole il patrimonio di questi ultimi, gran parte risalenti all'età feudale e ispirati ai vari momenti della vita: il lavoro, la caccia, la pesca, l'emigrazione, la famiglia e i lavori domestici. In Lituania si organizzano molti festival di canti e balli popolari che riscuotono successo anche a livello internazionale e che, per tale ragione, insieme ai festival che si svolgono negli altri due Paesi baltici, sono iscritti nel patrimonio dei capolavori orali e non materiali dell'UNESCO. Fra le tradizioni lituane più diffuse è da segnalare la lavorazione del legno con una ricca produzione di grandi croci, banderuole e figure di santi che vengono collocate su lunghi pali e poste agli incroci delle strade, nelle piazze dei villaggi o in luoghi dove sono avvenuti particolari eventi storici. Durante il regime sovietico, che impedì alla popolazione di professare la religione e di possedere icone sacre, l'artigianato si ispirò a tematiche più secolari ma tutt'oggi, nelle strade e nei giardini della Lituania, si possono ammirare questi lavori finemente intagliati nel legno. L'artigianato locale si distingue anche nell'ambito delle arti grafiche, della decorazione del vetro e nella produzione di oggetti tradizionali in ambra e lino. La Lituania, insieme alla Lettonia, durante i primi decenni del XX secolo, era sede dei principali stabilimenti di produzione dei celebri dirigibili Zeppelin. L'insolita forma deve essere diventata familiare per la popolazione, al punto da condizionare la forma e il nome del piatto nazionale lituano (cepelinai), composto da pasta di patate e guarnito da carne o funghi insieme a una salsa a base di cipolle, burro, panna acida e pezzetti di pancetta.

Cultura: letteratura

La Lituania ebbe una ricchissima letteratura popolare, tramandata oralmente per secoli, costituita da canzoni (dainà), canti funebri (raudos), leggende e narrazioni degli aedi (pãsakos). I più antichi testi scritti, di carattere religioso, sono del Cinquecento: la traduzione del catechismo di Lutero (stampata a Könisberg nel 1547) e di alcuni inni sacri, tra cui il Te Deum (1549), a opera del pastore Martynas Mažvidas o Mosvit (ca. 1500-63), e una formula battesimale del 1559. Nel Seicento apparvero le prime grammatiche, tra cui quella del gesuita K. Sirvydas (1579-1631), autore di un dizionario lituano-latino-polacco (1629), mentre del Settecento è la prima opera poetica di argomento profano: l'idillio in esametri Le stagioni di K. Donelaitis (1714-80). Dopo di lui si delineò un movimento culturale volto a contrastare il processo di polonizzazione. Ne furono artefici i poeti D. Poška (1757-1830), S. Stanevicius (1799-1848), A. Strazdas (1763-1833), M. Valančius (1802-75), A. Baranauskas (1835-1902), autore del poema patriottico Il boschetto d'Anykščiai (1859), S. Daukantas (1794-1864), il maggior rappresentante del romanticismo. Dopo il divieto (1864) dello zar Alessandro II di stampare in caratteri latini, l'attività letteraria subì in Lituania un arresto. Tuttavia dal 1883 al 1886 J. Basanavicius (1851-1927) pubblicò a Tilsit la prima rivista letteraria e culturale, Aušra (Aurora), di indirizzo patriottico e religioso, che esercitò un grande influsso sulla rinascita nazionale. Vi collaborarono il poeta e drammaturgo J. Maciulis noto come Maironis (1862-1932), il romanziere V. Pietaris (1850-1902), la narratrice M. Peckauskaite (1878-1930). Alla diffusione del positivismo e del realismo contribuì la rivista Varpas (1889-1905; La campana), fondata a Ragnit (Prussia) dal drammaturgo e narratore V. Kundirka (1858-99), traduttore di Schiller, Byron e del poeta polacco Adam Mickiewicz la cui influenza sulla poesia lituana fu notevolissima. La fine del secolo annovera figure originali quali i poeti P. Vaicatis (1876-1901) e A. Jakštas (1860-1938). Dopo l'annessione della Lituania all'URSS (1940), la letteratura lituana si incanala quasi totalmente nei canoni del realismo socialista, cui rimarrà fedele per oltre un cinquantennio, fino alla ritrovata indipendenza (1991) seguita a breve termine dal crollo del regime sovietico e, con esso, dell'ideologia che ne aveva costituito il fondamento. Già a partire dagli anni Settanta e Ottanta, tuttavia, erano apparse opere di rilievo, in cui si comincia a evitare lo schematismo dei personaggi tipici del realismo socialista. Soprattutto nella narrativa si presentano nuovi temi e soggetti, si affermano il romanzo psicologico e il romanzo filosofico. Tra gli autori più significativi si sono segnalati i narratori Ju. Baltusis (1909-91), M. Sluckis (n. 1928), A. Pocius (n. 1930), I. Mikelinskas (n. 1922), J. Avyzius (n. 1922), A. Venclova, mentre per la drammaturgia si ricorda Ju. Marcinkevicius (n. 1930), tra i poeti E. Mezelaitis (n. 1919), A. Maldonis (n. 1929), V. Simkus (n. 1936), Ju. Vaicjunaite (n. 1937). L'emigrazione intellettuale lituana ebbe come meta privilegiata il continente americano: nella letteratura prodotta negli Stati Uniti spicca A. Skema (1911-61), che con il romanzo Balta drobule (Il sudario bianco, 1958) rievoca l'epoca delle purghe staliniane. In poesia si segnalano B. Brazdzionis (n. 1907) e A. Nyka-Niliunas (n. 1919). Dal 1977 vive e opera negli Stati Uniti , esule volontario, anche il poeta e saggista T. Venclova (n. 1937), forse l'intellettuale più interessante dell'attuale panorama. Alla fine degli anni Ottanta nella narrativa lituana cominciano a emergere tematiche nuove, che accompagnano la crescente protesta per l'indipendenza nazionale. Poi, con la ritrovata indipendenza (1991), si diffonde una letteratura che affronta il grande tema delle deportazioni lituane (R. Gavelis e E. Ignatavicius) e inoltre vengono pubblicate spesso per la prima volta in patria opere di autori emigrati all'estero.

Cultura: arte

Nei sec. XIII, XIV e XV sorsero in Lituania numerosi castelli di pietra a scopo difensivo (Kaunas, Vilnius ecc.). Dopo l'introduzione del cattolicesimo, nel sec. XIV, furono costruite chiese in stile gotico, tra le quali notevole quella di S. Anna a Vilnius (1580-81), con due torri. Nel sec. XVI i rapporti culturali con Italia, Paesi Bassi e Germania introdussero nel Paese i modi rinascimentali, che cedettero il posto, nei due secoli successivi, all'influsso barocco, evidente nelle numerose chiese, nei monasteri e nei palazzi riccamente decorati di questo periodo (S. Caterina a Vilnius; monastero di Pažaislis presso Kaunas). Dopo la Rivoluzione del 1917 in architettura andò affermandosi il costruttivismo (tra i maggiori esponenti si ricordano V. Dubeneckis e V. Žemkalnis-Landsbergis), in pittura fiorì la Scuola artistica di Kaunas (1922), che raccolse i migliori artisti della corrente realista (A. Žmuidzinavicius, P. Kalpokas, J. Šileika). Nel secondo dopoguerra, nelle arti figurative, hanno continuato a dominare i temi storici e realistici ispirati al passato rivoluzionario e al lavoro (per la pittura sono da ricordare V. Mackevicius, A. Savickas, A. Gudaitis; per la scultura, P. Aleksandravicius, P. Vaivada, G. Jokubonis). Alla fine del regime sovietico, dopo anni di architettura stalinista, una nuova generazione di architetti lituani ha raggiunto la piena maturità, ottenendo generali riconoscimenti anche nell'Occidente europeo (V. Cekanauskas, V. Bredikis, A. Nasvytis, V. Nasvytis). Da segnalare anche, in ambito urbanistico, l'attuazione dei piani regolatori per la ricostruzione e lo sviluppo delle maggiori città (Vilnius, Klaipeda ecc.).

Cultura: teatro

Le prime rappresentazioni risalgono alla seconda metà del sec. XVI, epoca in cui giunsero nel Paese i gesuiti, che fondarono una trentina di teatri scolastici, presto imitati da altri ordini religiosi. Vi si recitavano commedie agiografiche in latino e in polacco. Esisteva poi un teatro di corte in cui si esibivano compagnie italiane, inglesi, francesi e tedesche. Solo nel 1785 sorse a Vilnius il primo teatro pubblico, dove si davano anche rappresentazioni in lituano, che venne chiuso nel 1863. Il periodo dell'indipendenza vide sorgere in Lituania molti teatri, soprattutto a Kaunas: prosa, opera e balletto raggiunsero livelli notevoli di efficienza professionale. Nel secondo dopoguerra vi fu l'esodo di molti uomini di teatro, attivi soprattutto nella Germania occidentale, mentre nel Paese si aprivano numerosi teatri, non solo a Vilnius e a Kaunas, ma anche nelle più importanti città di provincia. Con il raggiungimento dell'indipendenza, nel 1991, sono avvenuti significativi cambiamenti. La Lituania ha cominciato a partecipare alla vita teatrale internazionale, presentando le sue produzioni in occasione di numerosi festival teatrali in tutto il mondo. I due rappresentanti principali della nuova espansione del teatro lituano sono Eimuntas Nekrosius e Oskaras Korsunovas.

Bibliografia

Per la geografia

A. Barkauskas, The Lithuanian Countryside, Mosca, 1976; P. Griskevicius, Lithuania, Mosca, 1982; P. Lorot, Les Pays Baltes, Parigi, 1991.

Per la storia

R. Wittram, Baltische Geschichte, Monaco, 1954; A. R. Senn, The Emergence of Modern Lithuania, New York, 1959; R. Ziugzda, Lithuania and the Western Powers, 1917-1940, Vilnius, 1987; P. Lorot, Le Réveil balte, Parigi, 1991; F. Moulonguet, Y. Plasseraud, Pays Baltes: le Réveil, Parigi, 1991; R. Yakemtchouk, Les Républiques baltes et la crise du fédéralisme soviétique, Lovanio, 1991.

Per la letteratura

A. Senn, La letteratura lituana, in G. Devoto, Le letterature dei paesi baltici, Firenze, 1969; A. Rubulis, Baltic Literature, Notre Dame, 1970.

Per l'arte

F. K. Bielinskis, L'architettura popolare lituana, Mosca, 1960; J. Jurginis, L'arte della Lituania, Mosca, 1960; idem, Lineamenti di storia dell'arte lituana, Vilna, 1960; P. Gudynas, Arte della Lituania sovietica. Pittura, Vilna, 1961.

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