Descrizione generale

sm. [sec. XIX; dal greco méiōn, minore+-cene]. Periodo geologico del Cenozoico, compreso tra Oligocene e Pliocene; insieme al Pliocene costituisce la parte superiore del Cenozoico, il Neogene. La durata del Miocene è calcolata intorno ai 20 milioni di anni: il limite superiore del periodo, un tempo posto a 12 milioni di anni fa, viene oggi collocato tra i 7 e i 5,5 milioni di anni fa, secondo la datazione considerata. La presenza di province paleogeografiche ben differenziate in un quadro complessivo già molto vicino a quello attuale non consente facili e sicure correlazioni e quindi l'adozione di una suddivisione interna del Miocene valida a livello mondiale; si tende pertanto a utilizzare scale cronostratigrafiche specifiche per le aree più significative. Tra queste rientra in particolare l'area circummediterranea sia per l'accumulo di potenti coltri sedimentarie, dato il perdurare di una vigorosa attività orogenetica, sia per la ricchezza dei fossili. Una partizione del Miocene, basata in particolare sull'evoluzione dei Foraminiferi planctonici, considera: un Miocene inferiore, suddiviso in Aquitaniano e Burdigaliano, che abbraccia l'intervallo di tempo tra la comparsa del genere Globigerinoides e quella del genere Praeorbulina; un Miocene medio, diviso in Langhiano e Serravalliano, che termina all'incirca con la comparsa di Globorotalia acostuensis; Miocene superiore, con la diffusione di Orbulina, diviso in Tortoniano e Messiniano, che termina con una trasgressione la quale segna l'inizio del Pliocene. Durante il Miocene, pur essendosi succeduti diversi episodi trasgressivi e regressivi, per lo più di ampiezza assai limitata, nel complesso si è avuta una sensibile riduzione dell'estensione marina, mentre i continenti hanno raggiunto un assetto non molto dissimile da quello odierno. I depositi miocenici più comuni sono infatti terrigeni, molassici o conglomeratici; frequenti sono anche i calcari organogeni e, tipici del Miocene superiore, i depositi di tipo evaporitico, lagunare e lacustre.

Orogenesi

L'area che nel corso del Miocene ha conosciuto le maggiori variazioni è stata quella corrispondente all'attuale Europa fino all'Asia occidentale: qui i contatti fra la Tetide e l'Oceano Atlantico si sono progressivamente ridotti fino ad annullarsi nel Miocene superiore, probabilmente in seguito all'attività orogenetica che portò al blocco degli stretti, uno a N della Cordigliera Betica, l'altro a S di quello attuale di Gibilterra. Ne seguì una crisi di salinità che colpì l'area dell'attuale Mediterraneo: tenuto conto del clima ancora di tipo subtropicale, deve essere stata fortissima; infatti recenti indagini hanno rivelato la presenza di enormi depositi evaporitici nell'ambito dell'intero bacino. Pirenei, Alpi e Carpazi erano emersi; la maggior parte del territorio italiano era invece ancora sommersa. Si ritiene, tuttavia, che fosse emersa una vasta area, la Tirrenide, di cui alcune isole attuali costituirebbero i lembi residui. Un braccio di mare collegato al Mediterraneo, la depressione perialpina, aggirava il bastione alpino a N, lungo la valle del Rodano, il bacino svizzero e la piana bavarese, mentre al di là di Dinaridi e Balcani si estendeva la Paratetide, inizialmente un vasto mare basso a salinità ridotta che ricopriva l'Europa centrale e orientale dal bacino di Vienna all'Aral. Questo dominio marino comunicava con il Mediterraneo di allora tramite il bacino egeo; successivamente, con l'affermarsi della regressione durante il Miocene superiore, si è smembrato in numerosi bacini minori: pannonico, tra Carpazi e Balcani, dacico, a SE dei Carpazi, euxinico, corrispondente all'area attualmente occupata dal Mar d'Azov e dal Mar Nero, e aralo-caspico. La restante parte dell'Europa era per lo più emersa: solo parte della Germania settentrionale era occupata dal Mare del Nord; altri bacini costieri esistevano in Bretagna, nell'Orleanese, in Aquitania e lungo la costa occidentale della Penisola Iberica. L'intensa attività orogenetica alpina si manifestò soprattutto con il sollevamento della Cordigliera Betica, del Rif, degli Appennini, delle Dinaridi e del Caucaso. Anche l'attività eruttiva durante il Miocene è stata notevole: nelle Alpi si è avuta la messa in posto dei batoliti granodioritici del cosiddetto arco eruttivo periadriatico; lungo le coste del Mediterraneo occidentale si verificò l'emissione di andesiti; in Sardegna di basalti e trachiti; nel Massiccio Centrale francese di basalti, andesiti e trachiti; nei Carpazi di lave di varia composizione; negli Stati Uniti occidentali di grandiosi espandimenti lavici di tipo basaltico.

Flora e fauna

Per quanto concerne l'evoluzione della vita vegetale e animale durante il Miocene non si hanno sostanziali novità, essendo ormai già comparse nel corso del Paleogene tutte le classi attuali. Unico fatto notevole il probabile differenziarsi tra i Primati degli antenati degli Ominidi. Il regresso delle forme vegetali a carattere tropicale e subtropicale e la diffusione sempre più vasta delle essenze a foglie caduche è indice di un sensibile raffreddamento del clima, anche se i valori di temperatura rimangono superiori a quelli attuali. La fauna presenta un'evoluzione molto graduale che, se permette di avvertire una certa differenza tra le forme iniziali e quelle finali, non consente in genere, però, nette suddivisioni intermedie. Bivalvi, gasteropodi ed echinoidi sono gli invertebrati di maggiore importanza stratigrafica. Tra le microfaune enorme diffusione hanno i Foraminiferi, rappresentati da migliaia di specie, prevalentemente bentoniche. Tra i Mammiferi i rappresentanti più appariscenti sono proboscidati con tendenza al gigantismo (Mastodonti e Dinoteri), equidi, giraffidirinocerotidi, bovidi e una folta schiera di carnivori, felidi, canidi, ursidi, ienidi, mustelidi.

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