capoluogo della provincia omonima, 12 m s.m., 92,85 km², 212.395 ab. secondo una stima del 2019 (padovani), patrono: sant’ Antonio di Padova (13 giugno).

Generalità

Città del Veneto centrale, situata nella pianura tra i corsi dei fiumi Brenta e Bacchiglione. "Per la pianta della città vedi a pagina 318 del XVI volume." "Per la pianta della città vedi il lemma del 14° volume." Il primitivo nucleo abitato (nel quale non è più agevole, dopo le trasformazioni e gli adattamenti operati in età medievale, rintracciare la struttura regolare a scacchiera dell'insediamento romano di Patavium) era disposto intorno all'odierna piazza del Duomo, dove presumibilmente veniva a trovarsi l'incrocio del decumanus maior e del cardo maximus. In età comunale l'abitato, la cui estensione non superava l'area di 1 km², fu racchiuso entro una prima cinta muraria (1195-1210), dalla quale si svilupparono aree abitative esterne di planimetria irregolare, imposta dai corsi d'acqua e dagli alvei abbandonati del Brenta e del Bacchiglione. Un'ulteriore cinta muraria fu edificata nel sec. XIII per comprendere anche i sobborghi formatisi lungo le strade per Venezia a E, Cittadella a NW ed Este a S. Seguì una nuova espansione verso S (quartiere di Santa Croce) e verso E (quartieri di Ognissanti e San Marco). Nella prima metà del sec. XIX l'architetto Giuseppe Jappelli realizzò nella parte meridionale una successione di grandi parchi e giardini, sacrificati in seguito dall'espansione edilizia. Tra le due guerre mondiali si svilupparono a N e a S due nuovi popolosi quartieri, l'Arcella, al di là della ferrovia, e Città Giardino; verso la fine del secolo si ebbe un ulteriore sviluppo edilizio lungo le maggiori direttrici del traffico. Il cuore della città resta il sistema delle piazze dei Signori, delle Erbe e della Frutta; il largo del Duomo e la piazza Cavour completano l'attrezzatura dell'area centrale, con funzioni rispettivamente religiosa e civile. La città, oltre a rappresentare un centro industriale e produttivo di primo piano, vanta un'antica tradizione culturale, che vede nella sua Università fondata nel 1222, tra le più antiche del mondo, uno dei motori di sviluppo. È sede arcivescovile.

Storia

La leggenda vuole che Padova sia stata fondata dal troiano Antenore nel 1184 a. C.: in effetti nel nucleo più antico della città sono stati rinvenuti reperti archeologici risalenti ai sec. XI-X a. C. e costruzioni paleovenete. Nel 302 a. C. è documentata la fortunata resistenza opposta da un esercito patavino alle scorrerie di Cleonimo, re di Sparta. Alleatasi con Roma nella guerra contro i Galli Boi e Insubri (225-222 a. C.) e poi nella seconda guerra punica, Patavium nel 49 a. C. fu eretta a municipio. Divenne allora una delle città più ricche (grazie anche alle sue manifatture di tessuti) e più popolose dell'impero. Invasa nel sec. V dai barbari di Alarico, di Radagaiso e di Attila, nel 601 fu quasi completamente distrutta dal longobardo Agilulfo, cosicché la popolazione dovette cercare rifugio nelle zone lagunari e a Monselice. Conquistata dai Franchi alla fine del sec. VIII e poi retta dai conti istituiti dagli Ottoni, sotto il governo dei vescovi, malgrado l'invasione degli Ungari, Padova cominciò a rifiorire. Nel sec. XII la città si organizzò in libero comune e lottò contro Federico Barbarossa, prendendo parte alla Lega Veronese (1164) e Lombarda (1167). Governata da un podestà dal 1175, nel 1222 divenne sede universitaria e nel 1226 partecipò alla seconda Lega Lombarda contro Federico II. Conquistata nel 1237 da Ezzelino III da Romano e costretta ad accogliere l'imperatore, fu liberata nel 1256 dalle milizie veneziane e di papa Alessandro IV. Passata sotto il dominio dei Da Carrara (1318), nel sec. XIV raggiunse l'apice della sua potenza e della sua estensione territoriale, includendo Vicenza, Feltre, Bassano e Rovigo. Indebolita dall'espansione viscontea (1388-90), la città fu riconquistata dai veneziani nel 1405; rimase da allora legata a Venezia, eccetto un brevissimo periodo nel 1509, durante la guerra della Lega di Cambrai, quando prima accolse e poi scacciò gli imperiali di Massimiliano I. Alla caduta della Repubblica di Venezia (1797) la città fu invasa dai francesi e poi ceduta all'Austria con il Trattato di Campoformido. L'Università padovana fu al centro delle insurrezioni del 1848 e il 22 ottobre 1866 un plebiscito sancì l'adesione al Regno d'Italia. Sede del Comando supremo durante la prima guerra mondiale, vi fu firmato, a villa Giusti, l'armistizio con l'Austria (3 novembre 1918). Attiva fu la partecipazione degli studenti padovani alla Resistenza, chiamati alla lotta dal rettore dell'Università Concetto Marchesi. L'Università degli Studi di Padova è stata infatti premiata con la Medaglia d'Oro al Valore Militare per i meriti mostrati durante la resistenza. Padova fu sede del Comando Regionale Veneto della Resistenza, centro di coordinamento del CLN per tutto il Veneto. Nel Dopoguerra, la collocazione geografica di Padova, al centro di vie di comunicazione, favorì lo sviluppo economico della città, sempre più incentrato sul terziario. Durante gli Anni di Piombo la città visse numerosi momenti drammatici: la bomba piazzata da Franco Freda e Giovanni Ventura presso il rettorato dell'Università occupato dal professor Enrico Opocher; l'assassinio dei missini  Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola da parte delle Brigate Rosse; la gambizzazione del professor Ezio Riodanto; il sequesto del generale statunitense James Lee Dozier. In anni recenti Padova è entrata nel mirino della criminalità organizzata ed è uno dei principali centri di spaccio di stupefacenti del Veneto. Fulcro delle attività di spaccio è Via Anelli dove nel 2006 è stato eretto un muro di acciaio alto 7 m e lungo 84 per impedire lo spaccio. 

Arte

Poco resta della antica città romana. Il foro, sito probabilmente presso l'attuale duomo, non ha lasciato tracce dei suoi edifici. Restano avanzi dell'anfiteatro ai Giardini Pubblici e resti di edifici del porto fluviale e di alcuni ponti su un ramo del Brenta (Medoacus). I numerosi frammenti di mosaico, oggetti d'arredamento e steli funerarie dell'epoca romana sono tutti raccolti nel locale Museo Archeologico. Tra le poche testimonianze del periodo medievale spicca il sacello bizantino annesso alla basilica di Santa Giustina. Più numerose sono le vestigia di età comunale, tra cui il Palazzo della Ragione (1218-19), sopraelevato nel 1306 da fra' Giovanni degli Eremitani che ne costruì l'ardito tetto a carena, e parte del Palazzo degli Anziani (1285). Alla fine del sec. XIII risale la basilica di Santa Giustina, rifatta nel sec. XVI, ricca di dipinti che costituiscono una vera e propria galleria della pittura veneta dei sec. XVI-XVIII (opere del Veronese, Palma il Giovane, S. Ricci, A. Balestra, G. Diziani, L. Giordano). Il duomo, sempre del sec. XIII e ricostruito nel Cinquecento, presenta una struttura a croce latina e un'alta cupola; conserva opere dei Dalle Masegne, di Giandomenico Tiepolo, G. Forabosco e un notevole Tesoro di oggetti medievali; l'adiacente battistero, già esistente nel 1171 e ricostruito nel 1260, è interamente affrescato da Giusto de' Menabuoi. Il maggior complesso monumentale è quello della piazza del Santo, che vede il fulcro nella famosa basilica di Sant'Antonio, davanti alla quale si erge il celebre monumento bronzeo del Gattamelata di Donatello (1453). La basilica, grandioso edificio romanico-gotico (sec. XIII-XIV) con caratteristiche cupole che le danno un aspetto orientale (sette emisferiche, di tipo bizantino, e una a tronco di cono), conserva, oltre all'altare maggiore con statue e rilievi di Donatello, importanti affreschi di Giusto de' Menabuoi, Altichiero, Avanzo (i due ultimi affrescarono anche il vicino oratorio di San Giorgio) e rilievi di T. Lombardo e I. Sansovino. Di forme romanico-gotiche è la celebre cappella degli Scrovegni (1305), interamente affrescata da Giotto e aiuti, in cui si conservava il prezioso crocifisso ligneo giottesco, oggi trasferito agli Eremitani; il ciclo, in ottimo stato di conservazione grazie ai restauri conservativi terminati nel 2002, è diviso in tre parti distinte: le Storie della Vergine, le Storie di Cristo e il Giudizio universale. Poco distante è la chiesa degli Eremitani (1276-1306), in cui si trova la cappella Ovetari con affreschi di A. Mantegna, che subirono gravi danni durante seconda guerra mondiale. Tra i monumenti architettonici si ricordano ancora numerosi palazzi cinquecentschi, la sede dell'Università (fine sec. XV), il Monte di Pietà (1530) e l'arco dell'Orologio (1532) di G. M. Falconetto, la chiesa di San Gaetano (1586) di V. Scamozzi. Del 1775 è la sistemazione della piazza detta “Prato della Valle” e del 1826-31 il caffè Pedrocchi, su progetto di G. Jappelli. Nel 2021 l'Unesco ha riconosciuto Patrimonio mondiale dell'Umanità il ciclo pittorico del Trecento. Si tratta del secondo sito Unesco della città, che si aggiunge all'orto botanico dell'Università (1997). 

Musei

Il Museo Civico agli Eremitani comprende tre settori: il Museo Archeologico, con reperti preromani, romani, egizi, etruschi e paleocristiani; la Pinacoteca, che raccoglie testimonianze della pittura veneta; e il Museo Bottacin, che conserva un'importante collezione numismatica comprendente rare medaglie rinascimentali. Il Museo Antoniano, riaperto nel 1995, offre un percorso tra i tesori artistici realizzati nei secoli per la Basilica e per la Veneranda Arca di Sant'Antonio: dipinti, sculture, gessi, paramenti sacri, arazzi, oreficerie; è sede di mostre. L'Orto Botanico, fondato nel 1545, è uno dei più interessanti e completi giardini botanici d'Italia; nel 1997 è stato dichiarato dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.

Biblioteche

La Biblioteca Antoniana, annessa alla basilica del Santo, fu fondata nella prima metà del sec. XIII; ospita ca. 830 manoscritti, il più antico del sec. VIII. La Capitolare, fondata alla fine del sec. XII, con la raccolta Zeno del sec. XV, è ricca di preziosi manoscritti liturgici miniati. La Civica, fondata nel 1839 e aperta al pubblico nel 1857, comprende ca. 5500 manoscritti. La Biblioteca del Museo Nazionale di Santa Giustina, le cui origini sono anteriori al sec. X, fu fiorente tra il sec. XV e il sec. XVII; spogliata dai Francesi nel 1797, avocata al Regio Demanio nel 1806, è ora dedicata a opere moderne di argomento sacro. Da segnalare anche la Biblioteca del Seminario Arcivescovile, fondata nel 1671 dal cardinale Barbarigo. La Biblioteca Universitaria, la più antica fra le universitarie italiane, ideata dal milanese Felice Osio, lettore di umanità greca e latina, fu fondata nel 1629 dal governo veneziano con il nucleo iniziale della libreria dei Selvatico. Raccoglie volumi, opuscoli, ca. 1700 incunaboli, 7000 cinquecentine, quasi 3000 manoscritti tra cui alcuni preziosissimi, come i più antichi (sec. VIII), o come quelli postillati da Petrarca, o come gli autografi di Sanudo.

Istituti culturali

L'Università di Padova fu fondata nel 1222 in seguito all'esodo, per ragioni politiche, di maestri e scolari da Bologna, ed è la più antica d'Italia dopo quella del capoluogo emiliano. Raggiunse l'apogeo nei sec. XV e XVI (vi insegnarono, fra gli altri, sant'Alberto Magno, Marsilio da Padova, G. Galilei, G. Falloppia, G. B. Morgagni). Originariamente era divisa in università dei “giuristi” (legge e notariato) e degli “artisti” (medicina, filosofia, grammatica e, più tardi, teologia). Le varie sezioni, dislocate in differenti luoghi della città, furono riunite nel 1493 in un unico edificio costruito in parte sul preesistente “Albergo del Bo” (da cui il nome dialettale che l'università conserva tuttora). Conta tredici facoltà corredate da numerosi istituti che si distinguono per numerose collane di pubblicazioni. Dall'Università di Padova dipendono la stazione idrologica di Chioggia, la scuola di economia montana delle Venezie di San Vito di Cadore e l'Osservatorio astronomico di Asiago. Oltre all'università, alla vita culturale di Padova conferisce prestigio anche l'Accademia patavina di scienze, lettere e arti che pubblica in propri atti gli studi promossi. L'Università di Padova ha un'antica tradizione di studi astronomici, poiché, già in epoca medievale, vi era istituita una cattedra ad astrologiam di cui in seguito furono allievo Copernico e docente Galilei. La costruzione di una specola venne decisa nel 1767 dal Senato della Repubblica Veneta che acconsentì a farla installare sulla torre di Ezzelino. Alle iniziali osservazioni climatologiche si aggiunsero, nel sec. XIX, osservazioni di astronomia e di astrofisica eseguite con la strumentazione più moderna di cui i direttori che vi si succedettero, G. Santini e G. Lorenzoni, dotarono la specola. Con l'avvento di G. Silva (1926-1952), l'Università di Padova riuscì a realizzare una stazione di osservazione sull'altopiano di Asiago, che divenne nel 1942 osservatorio astrofisico, dotato di un riflettore di 122 cm, con spettrografo, uno dei maggiori d'Europa. L'esigenza di apparecchiature più sofisticate spinse tuttavia le autorità accademiche a edificare una seconda stazione astrofisica sulla cima del vicino monte Ekar, che a partire dal 1973 opera con un riflettore Cassegrain di 182 cm di apertura e 5,4 m di focale, corredato di spettrografo, fotometro e polarimetro. Nell'antica torre di Ezzelino, ove si conservano 9000 volumi e 14.000 opuscoli, svolgono oggi la propria attività un Gruppo di astrofisica teorica e l'Istituto d'astronomia dell'Università di Padova.

Spettacolo

Il primo teatro permanente, lo Stallone, venne eretto nel 1636; a quell'epoca la città vantava già una tradizione scenica di quattro secoli, che comprendeva sacre rappresentazioni nelle chiese e nelle piazze, spettacoli allestiti da studenti o da gruppi d'amatori (famoso il cenacolo di Alvise Cornaro dove recitò anche il Ruzante) e forme di teatro popolare come i mariazi e i contrasti. Nel 1545 si costituì la compagnia di Maffeo, la prima di comici professionisti italiani di cui sia documentata l'esistenza. Lo Stallone fu distrutto da un incendio nel 1777, quando il suo prestigio era stato ormai eclissato da altre due sale: quella aperta nel 1652 dal marchese Pio Enea degli Obizzi, letterato e teatrante che le diede il nome della propria famiglia, e il Nuovo, costruito per iniziativa di un gruppo di nobili nel 1751. Il primo, che cambiò più volte nome (Vecchio, Nuovissimo, dei Concordi), ospitò prevalentemente compagnie di prosa e chiuse nel 1885; il secondo, dedicato soprattutto alla lirica, ebbe varie vicissitudini sino al radicale restauro del 1884, dopo il quale fu intitolato Teatro Verdi. È teatro comunale e programma sia la lirica sia la prosa. Intorno al 1950 fu significativa anche l'attività del Teatro dell'Università, diretto da Gianfranco De Bosio.

Economia

La città, al centro di un'area produttiva tra le più sviluppate del Nordest, usufruisce di un articolato sistema viario. La vicinanza con Venezia (e con il suo sistema aeroportuale internazionale) e la presenza di un piccolo ma attivo aeroporto garantiscono l'efficienza delle comunicazioni e della logistica. L'attività industriale, che ha avuto un cospicuo sviluppo all'inizio del sec. XX e soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, è condotta da numerose imprese operanti in prevalenza nei settori metalmeccanico, chimico, farmaceutico, tessile, alimentare, grafico-editoriale, elettrico, elettronico, edile, dell'abbigliamento, del mobile e della lavorazione della cellulosa, del legno e delle materie plastiche. Nell'ambito delle attività terziarie ha particolare rilievo il commercio dei prodotti industriali e agricoli, che dà vita all'annuale Fiera Campionaria Internazionale (istituita nel 1919). Rilevante è il turismo, attratto dal patrimonio artistico e religioso della città. L'Università, uno dei maggiori e più prestigiosi poli universitari d'Italia, ha favorito lo sviluppo di attività di ricerca e culturali. Gli Ospedali Civici, legati alla facoltà di Medicina, ospitano, tra le altre divisioni, un centro trapianti di fama internazionale (nel 1985 vi fu eseguito il primo trapianto di cuore in Italia).

Curiosità

A maggio e a novembre si svolgono la Fiera Campionaria Internazionale e Tuttinfiera, dedicata all'hobby e al tempo libero. Dal 1988, a ottobre, si tiene il Concorso Lirico Internazionale “Iris Adami Corradetti” al Teatro Verdi. Vi sono nati il filosofo Marsilio da Padova (1275-1342), l'architetto Andrea Palladio (1508-1580), la poetessa Gaspara Stampa (1523-1554), lo scrittore Ippolito Nievo (1831-1861) e la nuotatrice Novella Calligaris (1954).

Per la geografia

A. Callegari, Guida dei Colli Euganei, Padova, 1963; G. Scarpitta, La provincia di Padova, Avellino, 1978.

Per la storia

C. Gasparotto, Padova romana, Roma, 1951; A. Barzon, Padova cristiana dalle origini all'anno 800, Padova, 1955; J. K. Hyde, Padua in the age of Dante, New York, 1966; A. Simioni, Storia di Padova delle origini alla fine del secolo XVIII, Padova, 1968; S. Collodo, Una società in trasformazione. Padova tra XI e XV secolo, Padova, 1990.

Per l'arte

F. Forlati, M. L. Gengaro, La chiesa degli eremitani a Padova, Padova, 1945; A. Moschetti, La cappella degli Scrovegni e la chiesa degli Eremitani a Padova, Milano, 1954; V. Gamboso, La basilica del Santo, Padova, 1955; C. Gasparotto, S. Maria del Carmine, Padova, 1955; P. Moretto, I portici della città di Padova, Milano, 1987; S. Pesavento Mattioli (a cura di), Anfore romane a Padova: ritrovamenti dalla città, Modena, 1992.

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