(Pyidaungzu Myanma Naingngandaw). Stato dell'Asia sudorientale (676.577 km²). Capitale: Naypyidaw. Divisione amministrativa: stati (7), regioni (7), territorio dell'Unione (1). Popolazione: 60.975.993 ab. (stima 2012). Lingua: birmano (ufficiale), inglese. Religione: buddhisti 74%, cristiani 6%, musulmani 3%, animisti/credenze tradizionali 11%, induisti 2%, altri 4%. Unità monetaria: kyat (100 pyas). Indice di sviluppo umano: 0,524 (150° posto). Confini: Cina (NE), Laos (E), Thailandia (SE), Mar delle Andamane (SW), golfo di Bengala (W), Bangladesh e India (NW). Membro di: ASEAN, ONU e WTO.

Generalità

Esteso dall'imponente altopiano del Tibet fino all'esigua lingua di terra che occupa la parte occidentale della penisola malese, estrema propaggine della più ampia Penisola Indocinese in cui lo Stato è compreso, il territorio di questo Stato appare come un uncino di montagne che corrono lungo i tre quarti dei confini e racchiudono al loro interno un cuore pianeggiante e irriguo, terra del riso che da secoli sfama la popolazione e connota l'economia del Paese. Per la sua posizione di convergenza tra Cina, India e il resto dell'Indocina, il Myanmar ospita un'estrema varietà di nazionalità ed etnie, pur con una netta prevalenza di birmani, da cui il nome antico dello Stato. Il complesso mosaico etnico e l'intento di soddisfare le richieste di autonomia da parte delle varie componenti della popolazione, si sono tradotti, nel corso del tempo, nell'adozione di una struttura federale, rivelatasi però poco insufficiente a contenere l'instabilità interna, nota costante della vita del Paese e ostacolo per una matura crescita politica, sociale ed economica. Guardando solamente agli ultimi cinquant'anni, il Paese è stato vittima di una sequenza quasi ininterrotta di colpi di stato militari, controlli capillari nei confronti della popolazione, imposizioni del lavoro forzato, recrudescenze delle violenze ai danni delle minoranze e, non ultime, repressioni del dissenso e delle formazioni democratiche a partire da quella Lega Nazionale per la Democrazia che ha mostrato di saper raccogliere i consensi di una larga fetta di abitanti, ma che continua a essere un baluardo inascoltato per l'affermazione di un nuovo corso politico. Questa difficile situazione interna, unita all'isolamento frutto di una crescente chiusura, ha seriamente compromesso i rapporti internazionali, con gravi danni soprattutto per l'economia e per le possibilità di ripresa del Paese. Anche a questo proposito, i dissidenti politici sostengono posizioni molto radicali, in apparente contrasto con gli interessi nazionali, arrivando al punto di sconsigliare l'ingresso di valuta straniera nel Paese, persino mediante i canali turistici, per impedire che gli eventuali proventi costituiscano avvallo ulteriore, monetario e simbolico, per le pratiche del regime. Emblema di questo atteggiamento di rottura e di resistenza è stato negli ultimi decenni l'instancabile testimonianza del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, figlia dell'eroe anticolonialista Aung San, più volte incarcerata dal governo dal 1989 e liberata solo alla fine del 2010.

Lo Stato

Colonia britannica, indipendente dal 1948 come Unione Federale Birmana formata dalla Birmania vera e propria, dagli Stati nazionali dei karen (kawthoolei), dei kayah, degli shan, dei kachin e dal territorio dei chin, nel 1989 ha assunto il nome di Myanmar. Con la Costituzione del 1974 il Myanmar, nel 1990 è stata eletta un'Assemblea costituente per elaborare una nuova Costituzione (il precedente Testo del 1974 era stato sospeso nel 1988) alla quale, tuttavia, il Consiglio per il ripristino della legge e dell'ordine (SLORC), poi Consiglio di Stato per la pace e lo sviluppo (1997), instaurato dai militari dopo un nuovo colpo di Stato, ha impedito di iniziare i lavori, sospendendo di fatto l'organismo e abolendo tutti i partiti. Allo stesso modo, a partire dal 1988, il Consiglio di Stato ha abolito i Consigli del popolo che esercitavano potere esecutivo e giudiziario nelle unità amministrative locali (stati o divisioni, città o villaggi), ponendo il potere giudiziario sotto il controllo dell'esecutivo. Il sistema legale in uso nel Paese si basa sulla Common Law britannica e non recepisce le emanazioni della Corte Internazionale di Giustizia. È in vigore la pena di morte. Le forze armate preposte alla difesa dello Stato sono l'esercito, la marina e l'aviazione, cui si affiancano anche un corpo di polizia popolare e una milizia del popolo. Il servizio di leva è volontario e può essere effettuato da entrambi i sessi a partire dai 18 anni d'età. Il sistema di istruzione, in passato appannaggio dei monaci buddhisti, ha assunto una connotazione più moderna a partire dagli inizi del XIX sec. Solo dopo il raggiungimento dell'indipendenza, tuttavia, sono stati promossi alcuni tentativi di programmazione scolastica. La loro realizzazione è avvenuta solo in parte, come testimoniato anche dall'elevato tasso di analfabetismo registrato tra la popolazione. È pur vero, tuttavia, che dagli anni Ottanta ai primi anni del nuovo millennio (2006), il tasso è sceso dal 34% al 10,1%. A livello di organizzazione scolastica, nel Paese l'istruzione primaria è obbligatoria, ha durata quadriennale e viene impartita dai 5 ai 9 anni; quella secondaria dura invece 10 ai 16 e comprende due sottocicli. L'istruzione superiore è affidata alle due università di Rangoon (Yangon) fondata nel 1920 e di Mandalay (1964) e a vari istituti superiori.

Territorio: morfologia

Il territorio birmano ha le sue strutture fondamentali negli allineamenti montuosi che, allacciati alla catena himalayana con il nodo orografico del Kachin, nel N del Paese, si aprono e si distendono verso S, continuando poi nella dorsale su cui sorgono le isole Andamane e Nicobare. Il più marcato di questi allineamenti è quello dei monti Arakan (Arakan Yoma), che separa il golfo del Bengala dalla pianura dell'Ayeyarwady (Irrawaddy), delimitata a E dai monti Pegu (Pegu Yoma). Verso N le catene si stringono, elevandosi alquanto e culminando nel massiccio del Hkakabo Razi (5881 m). Strutturalmente distinto dal resto del Paese è l'altopiano degli Shan, nel Myanmar orientale: si tratta infatti di una zolla antica nella quale si ha un sostrato archeozoico ricoperto da rocce del Paleozoico, che a loro volta sopportano strati calcarei mesozoici. Negli Arakan compaiono le formazioni mesozoiche, emergenti dai suoli cenozoici che coprono tutta la sezione centrale e meridionale del Paese, dove però sono anch'essi largamente sottoposti ad alluvioni fluviali. Queste occupano soprattutto la valle e il delta dell'Ayeyarwady e le pianure affacciate al golfo del Bengala che i moti eustatici hanno in parte frammentato in isole basse e pianeggianti (le maggiori sono Ramree e Cheduba). Una più vistosa frammentazione costiera si ha nel Tenasserim, con il vasto arcipelago di Mergui.

Territorio: idrografia

La rete idrografica ha il suo grande asse nell'Ayeyarwady che attraversa da N a S tutto il Myanmar scendendo verso le pianure centrali e poi verso le piane comprese tra i monti Arakan e Pegu, al termine delle quali ha costruito il suo ampio delta aggettante nel Mar delle Andamane; con eguale direzione, scende fino allo stesso tratto costiero il Sittoung, il cui bacino si stende tra i monti Pegu e l'altopiano degli Shan, e il cui delta è praticamente unito a quello dell'Ayeyarwady. Esso è molto più breve del precedente ma attraversando una delle zone più piovose del mondo è sempre ricco di acque. Più lungo dell'Ayeyarwady, ma economicamente meno importante, è invece il Salween, che sfocia sulla costa del Tenasserim.

Territorio: clima

Il clima è legato al meccanismo monsonico, ma notevole incidenza hanno i fattori locali; così per esempio tra le facciate costiere e l'interno variano sensibilmente le condizioni di piovosità e di temperatura. Nelle pianure centrali, che data la presenza dei monti Arakan si trovano al riparo dagli influssi marini di SW, si ha un clima tendenzialmente continentale, rispecchiato dalle relativamente basse precipitazioni (per esempio meno di 900 mm annui a Mandalay) e dalle medie termiche, che nella stessa località sono di 21 ºC in gennaio e di 30 ºC in luglio; queste caratteristiche sono ancor più accentuate nell'altopiano degli Shan, su cui cadono solo 200-300 mm annui. Nelle zone costiere si hanno invece medie estive più basse e invernali più elevate e precipitazioni assai più abbondanti; Moulmein, per esempio, registra pressoché tutto l'anno una temperatura media di 24 ºC ed essendo esposta al soffio del monsone di mare riceve anche 5000 mm di piogge. Sui rilievi settentrionali oltre i 3000 m le precipitazioni nevose danno luogo alle nevi perenni. Come in tutta la regione soggetta al clima monsonico le precipitazioni si concentrano tra giugno e ottobre, cui succede tra ottobre e febbraio una stagione asciutta, seguita da un'altra calda ma poco umida.

Territorio: geografia umana

Il popolamento del Myanmar è avvenuto, come in tutta l'area indocinese, in seguito alla discesa di genti d'origine tibetana e cinese dalle montagne e dalla valle del Nord verso le pianure, dove si sovrapposero ai gruppi preesistenti, d'origine indonesiana. Le pianure centrali rappresentano il vero cuore del Paese e una delle sue aree ancora più popolate, sebbene gli interessi si siano spostati verso il delta dell'Ayeyarwady, in particolare verso la capitale Rangoon. In queste regioni si registrano densità decisamente superiori a quella media (73 ab./km²) – anche di sette volte nello Stato di Rangoon – e naturalmente quelle più basse si riscontrano nelle aree montuose; queste stesse zone forniscono continui apporti demografici alle pianure, secondo il moto dei secoli passati, reso più facile dall'organizzazione moderna dello Stato, benché il riconoscimento di distinte nazionalità rappresenti un freno alla fusione dei gruppi etnici. Tra questi predominano largamente i birmani o myanma (55,9% del totale) che popolano le pianure dell'Ayeyarwady; le minoranze più forti sono rappresentate dai karen o kawthoolei (9,5%), gruppo sino-siamese che si concentra a NE di Rangoon, nel Tenasserim e nella valle del Salween, e dagli shan (6,5%), di origine cinese, che popolano il loro altopiano e sono divisi in una quarantina di principati organizzati feudalmente; negli ultimi due decenni del sec. XX le popolazioni karen hanno conquistato una maggiore coesione etnica, fatto che ha preoccupato il governo centrale in maniera così forte da spingerlo, a partire dalla metà degli anni Novanta, ad attivare una serie di persecuzioni tramite l'esercito regolare: centinaia di migliaia di persone hanno dovuto abbandonare i villaggi e molti di questi hanno trovato rifugio nella vicina Thailandia. Gli altri gruppi importanti sono quelli dei chin (2,5%), che vivono nel Myanmar nordoccidentale, dei kachin (1,5%), stanziati nell'estremo Nord, e dei kayah, nella media valle del Salween. Sulle montagne vivono piccoli gruppi rimasti lungamente estranei a ogni rapporto culturale con i birmani: è il caso dei naga, dei kamti, dei va. Gli arakanesi, coltivatori e pescatori, gravitano, invece, verso il Bangladesh. La maggior parte della popolazione vive in villaggi tra le risaie, con le case di legno poggianti di solito su pali; sulle montagne e fuori dalle zone dove si ha l'allagamento stagionale delle risaie, le abitazioni, sempre in legno, sono costruite direttamente sul suolo. Questi centri si trovano per la gran parte lungo i fiumi, specie lungo l'Ayeyarwady, in quanto la via fluviale è ancora la più usata e congeniale a uno Stato sorto in stretta dipendenza dei fiumi. Il tasso di urbanizzazione, fenomeno divenuto significativo solo a partire dagli anni Settanta del Novecento, continua a essere molto basso: meno di un terzo della popolazione vive in città. Il centro principale è Rangoon, la capitale, affiancata dall'enorme base militare di Mingaladon; il suo porto, che è stato uno dei più sviluppati commercialmente di tutto il Sudest, ha visto la propria attività notevolmente ridotta. Seconda per popolazione è Mandalay, già città sacra, nodo di comunicazione di primaria importanza, centro di lavorazione del legno e mercato dal vasto retroterra. Le altre città principali si trovano prevalentemente sulle coste e si sono sviluppate in quanto centri portuali: tale è il caso di Moulmein sulla costa del Tenasserim, con grandissimi cantieri per navi di legno, di Bassein, nel delta dell'Ayeyarwady, centro risicolo, e di Sittwe (Akyab), sul golfo del Bengala. Fra le città dell'interno si possono ricordare i mercati Shan di Taunggyi, Pegu, Möng Mit, Kalaw e Pindaya; sul medio Ayeyarwady, Pagan è famosa per le sue migliaia di pagode.

Territorio: ambiente

La vegetazione varia secondo l'altitudine e la piovosità. La tipica foresta monsonica, ricca di essenze pregiate, si trova sui versanti più piovosi degli Arakan; in molte zone essa appare però ormai degradata ed è sostituita da una savana dominata da felci e bambù e da una tipica erba, l'alang-alang, delle Arundinacee. Sui rilievi, al di sopra della foresta monsonica, si stende il bosco di querce e più sopra ancora, oltre i 2000 m, quello di conifere (cedri ecc.); formazioni di mangrovie orlano invece le coste. Le foreste, che coprono complessivamente la metà del territorio, ospitano una ricca fauna (tigri, leopardi, elefanti, scimmie, rinoceronti, pappagalli, fagiani ecc.). Nelle zone costiere vivono tartarughe e una fauna ittica molto varia. Deforestazione e inquinamento delle acque, dei terreni e dell'aria sono tra le questioni ambientali che il Paese è chiamato ad affrontare con maggiore urgenza. Il 5,9% del territorio è protetto a vario titolo: sono presenti 6 parchi nazionali fra i quali quello marino di Lampi, il parco Alaungdaw Kathapa e il Nat Ma Taung. La legislazione in materia è diretta a conservare il notevole patrimonio naturalistico e a promuovere l'ecoturismo.

Economia: generalità

Il Myanmar è un Paese potenzialmente ricco, ma apesantemente arretrato; presenta strutture economiche molto conservatrici, sulle quali scarso peso ha avuto il colonialismo e alle quali in pratica nemmeno la passata politica governativa, impostata secondo principi che si ispirano a una sorta di socialismo comunitario, ha saputo apportare sostanziali mutamenti. I primi accenni di cambiamento si sono avuti a partire dal 1988, quando il governo militare decise di intraprendere un processo di riforme economiche che avrebbero dovuto consentire il trapasso da una economia centralizzata e pianificata a una economia di mercato. Il notevole incremento fatto registrare dal PIL nel 1992, nonostante un basso reddito pro capite, ha indicato che la strategia scelta era quella giusta e, conseguentemente, il governo ha dato maggiore enfasi ai progetti di apertura al commercio e agli investimenti esteri, impegnandosi a favorire la decentralizzazione delle decisioni economiche, la riduzione delle imposte, la ristrutturazione del settore bancario e la semplificazione delle procedure di importazione ed esportazione, nonché la creazione di garanzie per gli investimenti diretti. Il Myanmar ha ottenuto segnali di apertura principalmente dalla Cina, intenzionata a sfruttare la posizione strategica del Paese per garantirsi uno sbocco sull'Oceano Indiano, obiettivo che controbilanciava l'esigenza della classe politica birmana di reperire armamenti per conservare il potere interno. In questa ottica di reciproco scambio i due Paesi hanno firmato, a partire dall'agosto del 1988, numerosi accordi, miranti a rafforzare la collaborazione economica e quella relativa alla costruzione o al rinnovamento della rete viaria delle loro zone di confine, ai quali ha fatto seguito, nel 1994, la firma di un accordo che prevedeva il trasferimento al Myanmar di forniture militari per 400 milioni di dollari. Il governo ha puntato molto per il rilancio dell'economia anche sul turismo, che ha subito un drammatico calo tra il 1988 e il 1989, in ragione della situazione politica. Nel 1996, tuttavia, il numero dei turisti è notevolmente aumentato, superando i 170.000 ingressi. A partire dal 1989 il governo ha annunciato dei piani per la costruzione di nuovi hotel con l'appoggio di imprese estere e nel 1993 ha varato una legge che incoraggia lo sviluppo del turismo e concede agli imprenditori privati di prendere parte attiva all'industria turistica. Negli ultimi anni del Novecento, nel frattempo, oppressione, corruzione, traffico di droga e sfiducia degli ambienti politici internazionali nei confronti del governo locale hanno spinto il Myanmar in uno stato di recessione, malgrado nella prima metà degli anni Novanta il PIL avesse fatto registrare ritmi di crescita molto elevati e numerosi indici macroeconomici fossero divenuti positivi. Nel luglio 1997 il Myanmar è entrato a far parte dell'ASEAN (Association of South East Asian Nations), con una sua conseguente integrazione nell'economia regionale del Sudest asiatico, ma, nello stesso anno, gli Stati Uniti hanno posto il Paese sotto embargo a causa delle ripetute violazioni dei diritti umani e per lo scarso impegno dimostrato nella lotta al traffico di droga. La crescita economica, alla fine degli anni Novanta, è risultata in flessione, l'inflazione è stata elevata, la moneta locale (kyat) ha subito nel 1997 una svalutazione di circa il 50%, il numero dei militari è quasi raddoppiato e la spesa militare ha assorbito la metà del bilancio pubblico, sicché molti investitori stranieri si sono ritirati (-70% nel primo semestre del 1998 rispetto all'anno precedente). Inoltre la debolezza dell'apparato produttivo e finanziario del Myanmar ha esposto il Paese ai contraccolpi di crisi esterne, come è avvenuto nel 1997, in seguito al crollo dei mercati asiatici, e interne come accaduto nel 2003. Nello stesso anno gli Stati Uniti hanno previsto nuove sanzioni contro il Myanmar con il veto di importazione di prodotti birmani e di offerta di servizi finanziari; lo stesso ha fatto ripetutamente l'Unione Europea, che nel 2007 ha intensificato le sanzioni relativamente all'importazione, con l'esclusione di petrolio e gas naturale, e all'esportazione. Il PIL prodotto nel 2008 è stato di 27.182ml $ USA, con un PIL di 462 $ USA che rende il Myanmar uno dei paesi più poveri dell'Asia. Gli organismi internazionali lamentano la mancanza di politiche di privatizzazione dell'impresa pubblica e di incentivi al settore privato, laddove, al contrario, si registra una presenza dello Stato opprimente, mentre, sul fronte esterno, sarebbe necessaria una reale apertura alle regole del mercato mondiale. Il Myanmar è, infatti, ancora troppo chiuso e instabile dal punto di vista politico e sociale e manca delle indispensabili riforme volte a incentivare gli investimenti stranieri nei settori produttivi chiave (risorse minerarie in testa), le esportazioni e il turismo.

Economia: agricoltura, allevamento, pesca e foreste

L'agricoltura, che occupa più di due terzi della popolazione attiva, può fruire, nelle pianure alluvionali, di terreni assai fertili. Sebbene si sia avuto un miglioramento dei sistemi di irrigazione e un più estensivo uso dei pesticidi e di fertilizzanti, resta scarsamente meccanizzata e basata su tecniche tradizionali. La maggior ricchezza del Myanmar è da sempre il riso (di cui è il settimo produttore mondiale), che da solo occupa oltre la metà dell'intera superficie coltivata e impiega il 65% dell'intera forza lavoro del settore agricolo; nelle zone montuose e in genere in quelle più asciutte e non irrigabili sono maggiormente diffusi il frumento, il mais e il miglio. Altri prodotti che hanno registrato produzioni considerevoli sono: le patate, le cipolle, i fagioli secchi; importante anche la produzione di tè. Infine tra le piante industriali le produzioni principali riguardano il sesamo e le arachidi, la canna da zucchero, il cotone, la iuta e il tabacco. Nelle regioni orientali dell'interno, nei pressi del confine con il Laos e la Thailandia, viene largamente coltivato in modo clandestino il papavero da oppio, che fa della zona, appartenente al cosiddetto “Triangolo d'Oro” (compreso tra Myanmar, Laos e Thailandia), una delle prime fornitrici del traffico internazionale di stupefacenti. L'allevamento è attività complementare dell'agricoltura, che impiega bovini e bufali nei lavori dei campi; allevamenti tradizionali sono anche quelli dei suini e dei volatili da cortile, quest'ultimo colpito nei primi anni del Duemila dall'aviaria, sebbene non sia chiara l'entità della diffusione. Notevoli sforzi sono stati comunque fatti per migliorare la qualità del patrimonio zootecnico: è stato introdotto l'utilizzo della tecnica di inseminazione artificiale e sono stati approntati severi programmi di vaccinazione. Una notevole risorsa per l'alimentazione locale è fornita dalla pesca, assai abbondante anche nelle acque interne. Quello della pesca, sia di mare sia d'acqua dolce, è un settore con forti potenzialità di sviluppo, che era gestito da un'impresa statale (Myanma Fisheries Enterprise), ma il governo, nel 1994, ha deciso di scioglierla e di favorire lo sviluppo di questa attività cercando la collaborazione di compagnie private o di cooperative. Lo sfruttamento delle grandi estensioni di foreste che ricoprono quasi la metà del territorio birmano garantisce una considerevole quota delle esportazioni, ma l'indiscriminata concessione di licenze di sfruttamento delle foreste a industrie thailandesi ha provocato seri danni e già a partire dall'inizio degli anni Novanta, il governo ha annunciato un riordino del settore, a favore del settore pubblico nonché un massiccio programma di riforestazione. Il Myanmar in particolare si pone tra i principali produttori mondiali di legname pregiato come il teak; di larga utilizzazione locale è il bambù, abbondante ovunque, mentre il litorale del Tenasserim ha rilevanti piantagioni di Hevea.

Economia: industria e risorse minerarie

Il Myanmar non manca altresì di risorse minerarie. In primo piano si pone il petrolio, estratto nelle isole costiere e nella parte centrale del Paese, spesso associato al gas naturale presente in discreta quantità. Buone sono anche le produzioni di vari minerali metallici, tra cui soprattutto piombo, rame, zinco, stagno (di cui è il quinto produttore asiatico), tungsteno, gesso, feldspati, argento, giada e pietre preziose (in particolare rubini e zaffiri). Discreta è invece la produzione di energia elettrica; la potenzialità in effetti sarebbe elevata ma, dato anche il limitato sviluppo dell'industria, la politica energetica ha avuto scarsi impulsi. Le industrie, concentrate principalmente nella capitale, a Mandalay e Pegu, lavorano soprattutto prodotti agricoli locali; si hanno perciò numerosi impianti per la pilatura del riso, oleifici, zuccherifici, tabacchifici, stabilimenti tessili diffusi un po' in tutto il Paese, cui si aggiungono alcuni cementifici, due raffinerie di petrolio e qualche fonderia, ubicate in prossimità dei giacimenti minerari. Scarsamente sviluppata è l'industria legata alle discrete risorse minerarie del Paese, che vengono per lo più esportate grezze e lavorate fuori confine.

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

La bilancia commerciale sembra essere in attivo, anche se piuttosto limitato: in crescita da alcuni anni, il valore delle esportazioni è risultato nel 2006 più del doppio rispetto a quello delle importazioni (anche se le cifre non comprendono l'esteso mercato clandestino). Si esportano in prevalenza gas naturale, abbigliamento, legname pregiato, quindi minerali, semi oleaginosi, alcune leguminose, pesce, pietre preziose mentre si importano soprattutto macchinari, autoveicoli, fertilizzanti, manufatti in genere. La Cina, la Thailandia e Singapore sono nettamente i maggiori fornitori di prodotti industriali; Thailandia, India, Cina e Giappone sono invece i principali acquirenti delle merci birmane. Complessivamente le infrastrutture sono carenti, con gravi ripercussioni sugli altri comparti economici. I traffici interni, non molto intensi, si svolgono principalmente per via fluviale; i sampan rappresentano in tal senso un elemento caratteristico della vita birmana, come del resto negli altri Paesi indocinesi. La grande via d'acqua dell'Ayeyarwady è fiancheggiata dalla ferrovia che giunge sino al Nord e che da Mandalay, mediante una diramazione, si porta fino a Lashio, dove inizia la “strada della Birmania” (Burma Road). Costruita dai cinesi tra il 1937 e il 1939 durante la guerra cino-giapponese, collega Kunming, in Cina, attraverso zone montuose, a Lashio, in Myanmar. La strada, resa necessaria dall'occupazione da parte dei giapponesi delle coste cinesi, costituiva l'unica via di rifornimento tra l'interno della Cina e il mondo esterno e dopo il 1940, con l'occupazione da parte dei giapponesi di tutte le coste indocinesi, fu l'unica via, attraverso il collegamento con Rangoon, verso il mare. Nel 1942 l'occupazione da parte giapponese del Myanmar determinò la chiusura della strada; nel 1944 essa fu collegata, in un punto in cui era ancora in mano ai cinesi, con una strada di rifornimento (la Stillwell) costruita dagli Alleati; quest'ultima partiva da Ledo e fu aperta nel gennaio 1945 quando il primo convoglio si diresse verso la Cina. Potenziate ma tuttora insufficienti sono le strade (circa 28.000 km di cui poco più di un decimo sono asfaltati); la rete si infittisce intorno a Rangoon (Yangon), che è il vertice di tutto il sistema delle comunicazioni del Paese, di cui costituisce anche il massimo centro portuale e aeroportuale (aeroporto internazionale di Mingaladon); la , la compagnia di bandiera, assicura i collegamenti con l'estero e con le principali città dell'interno. Il turismo, comparto sul quale le autorità hanno investito maggiormente già dalla fine degli anni Novanta, subisce pesantemente le conseguenze dell'instabilità politica del Paese; la scarsa sicurezza e la carenza di infrastrutture limitano l'afflusso di turisti.

Storia: dalle origini all’invasione inglese

La storia più antica del Myanmar è pochissimo conosciuta. Dal sec. III d. C. si ha notizia di un regno Pyu con capitale Prome e di un regno Mon con capitale Thaton. Decaduto il primo (sec. IX), i Paesi Mon e Birmani vennero unificati dai sovrani di Pagan, tra i quali si ricorda Anoratha, il creatore della potenza della dinastia, vincitore dello Stato di Thaton e grande conquistatore. Nel 1287 il regno di Pagan, già da tempo in decadenza, fu conquistato dai Mongoli che, dopo il fallimento di due tentativi precedenti, presero la capitale. In Myanmar seguì un periodo di anarchia, durante il quale i principati tai del Nord e dell'Est si resero indipendenti e si svilupparono i regni di Ava a N, di Pegu a S, di Taungu a E. La riunificazione del Paese avvenne, a cominciare dal 1535, grazie all'attività di Tabinshweti, re di Taungu, e più tardi di suo cognato Bayinnaung, che si servirono di un esercito in cui militava anche un corpo di Portoghesi. Sotto questi due sovrani il Myanmar iniziò una politica di conquista e di espansione, specie a danno del Siam (Thailandia). Con alterne vicende la dinastia – che aveva per capitale Pegu – restò al potere fino al 1740 circa. Dopo un altro breve periodo di anarchia, il Myanmar venne nuovamente unificata da Alaungpaya, capostipite di una dinastia che da lui prese il nome e che tenne il potere fino al 1885. Alla fine del sec. XVIII ebbero inizio i contatti con gli Inglesi. Nel 1824, per un'invasione birmana nella valle del Brahmaputra, scoppiò la prima guerra con gli Inglesi stanziati in India, che si concluse nel 1826 con la cessione all'Inghilterra dell'Assam, Arakan e Tenasserim costiero. La seconda guerra (1852-53) portò all'annessione di Pegu ai possedimenti inglesi. La terza guerra, scoppiata nel 1885 e durata ca. due mesi, portò alla conquista inglese di tutta l'Alta Birmania (ufficialmente il 1º gennaio 1886). Stabilite le frontiere col Siam (1893), con l'Indocina francese (1895) e con la Cina (1900), si formò la provincia anglo-indiana del Myanmar. In seguito alle riforme Montagu-Chelmsford (1919), nel 1921 il Myanmar ottenne una parziale autonomia regionale. Nel 1935 l'ostilità creatasi tra la popolazione locale e Inglesi e Indiani (emigrati in gran numero in Myanmar ed esercitanti per lo più le professioni commerciali) si fece così acuta che fu necessario staccare il Myanmar dall'India, rendendola colonia della corona. Nel 1942, aiutati da molti elementi birmani, i Giapponesi presero il Paese e lo dichiararono indipendente nel 1943. Nel 1945 gli Inglesi tentarono una riconquista, ma, davanti alla caotica situazione e alla resistenza di tutto il popolo, preferirono trattare con la Lega antifascista per la libertà del popolo, il partito di Aung San.

Storia: dall’indipendenza ai successivi governi militari

Il 4 gennaio 1948 venne proclamata la nuova Repubblica. Nel marzo dello stesso anno scoppiò la rivolta comunista, che, domata nel 1950, continua ancora sotto forma di guerriglia. Nel 1962 un colpo di stato del generale U Ne Win tolse il governo al primo ministro U Nu e inaugurò una politica di nazionalizzazioni, orientata verso l'instaurazione di una democrazia popolare all'interno e il non allineamento sul piano internazionale. Nel 1981, dopo venti anni ininterrotti di potere, Ne Win lasciò la presidenza della Repubblica al generale San Yu, conservando tuttavia la carica di leader del Burma Socialist Programme Party (BSPP, Partito del Programma Socialista Birmano). Come capo carismatico del solo partito autorizzato nel Paese, Ne Win continuava di fatto a essere il vero detentore del potere, ispirando le scelte del governo in tutti i campi. In politica economica, dopo un letargo durato venti anni, i cui punti caratteristici erano l'autarchia e un ostentato isolamento dal resto del mondo, il governo birmano apriva cautamente le porte agli investimenti stranieri, ma il Paese continuava a essere povero e privo di quei beni di consumo di cui i vicini Paesi dell'ASEAN invece abbondavano. Il problema più grave restava però la guerriglia fomentata dal Burmese Communist Party (BCP, Partito Comunista Birmano) e dai due gruppi separatisti Shan e Kachin. Riconfermati nelle proprie cariche nel 1985, i vertici del BSPP, in conseguenza del peggioramento della situazione economica, dal 1987 dovevano fronteggiare una diffusa agitazione sociale che trovava motivo di più forte affermazione nella cruenta repressione attuata dopo le dimissioni di Ne Win e del suo successore U Sein Lwin; essa si traduceva nella formazione (1988) di una Lega nazionale per la democrazia (LND), guidata da Aung San Suu Kyi, figlia di Aung San, eroe dell'indipendenza birmana. Nel settembre 1988 l'esercito, sotto il comando del generale Saw Maung e con il fine dichiarato di garantire lo svolgimento delle libere elezioni indette già dal BSPP, prendeva quindi il potere tramite un Consiglio per il ripristino della legge e dell'ordine (SLORC), il cui presidente era al tempo stesso capo dello Stato. L'ascesa al potere dei militari sembrava preludere all'avvio di un processo di democratizzazione e di composizione delle contraddizioni del Paese. Un primo segnale (1989) era rappresentato dalla decisione del Consiglio per il ripristino della legge e dell'ordine di mutare la denominazione del Myanmar con quella di Unione di Myanmar, più aderente alla sua variegata composizione etnica. Nel 1990, poi, erano indette libere elezioni per un'Assemblea Costituente, ma la vittoria della LND non era accolta positivamente dai militari. Misconoscendo il verdetto delle urne, la giunta militare impediva la riunione dell'Assemblea accentuava la repressione contro una vasta protesta sociale che si andava sempre più radicalizzando. Nemmeno la pressione dell'opinione pubblica internazionale, che portava alla significativa assegnazione del premio Nobel per la pace (1991) al leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, da tre anni agli arresti domiciliari, scuoteva i militari. Il regime rispondeva anzi in modo durissimo, con la sistematica violazione dei diritti umani, alle proteste che in modo sempre più ampio si levavano nel Paese. Insieme all'opposizione politica si intensificava anche l'attività della guerriglia, ma in questo campo i militari sembravano riscuotere un maggior successo per i progressi registrati in un'attività negoziale che portava al cessate il fuoco (ottobre 1993) con l'esercito per l'indipendenza del Kachin. Sul fronte della lotta armata, anzi, la giunta, che dopo le dimissioni di Saw Maung (1992) era capeggiata da Than Shwe, riusciva progressivamente a concludere accordi con gli Shan (1994) e i Karen (1995). Sul piano politico Than Shwe cercava un rilancio con la costituzione (1993) di una Convenzione nazionale composta di 700 membri la cui maggioranza, però, era stata nominata direttamente dalla giunta militare. Ancora un segnale distensivo veniva lanciato all'opinione pubblica internazionale nel luglio del 1995, con la concessione della libertà vigilata alla Aung, che poco dopo riassumeva anche formalmente la guida della LND. Si trattava, però, di un provvedimento che non placava l'opposizione, la quale boicottava la convocazione della seconda sessione della Convenzione nazionale (novembre 1995) e giungeva a sfidare apertamente il regime organizzando un congresso che si celebrava (maggio 1996) nell'abitazione del leader della Lega, nonostante le centinaia di arresti. Nel luglio 1997, nonostante l'opposizione degli Stati Uniti che criticavano la politica autoritaria del governo, il Myanmar entrava a far parte dell'ASEAN ma a causa delle continue violazioni dei diritti umani, della repressione delle minoranze etniche e del ruolo fondamentale nel traffico di eroina, era sottoposta a forti sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti e della UE, che le prorogava anche nel 2001. Le forme di protesta contro il regime, intanto, non escludevano il ricorso a veri e propri comandi armati, come nel caso dell'Organizzazione Democratica Buddhista dei Karen, che aveva sviluppato al suo interno una falange terroristica ramificatasi, soprattutto, nel settore nord-ovest del Paese (Huay Ko Lo). Nei primi mesi del 2002, però, il governo dava degli inattesi segnali di apertura verso i suoi oppositori, provvedendo alla liberazione di centinaia di prigionieri politici, fra cui anche Aung San Suu Kyi, imprigionata 19 mesi prima, ma subito arrestata nuovamente insieme a 20 membri del suo partito, le cui sedi venivano chiuse. In novembre del 2004 veniva liberato il leader del movimento studentesco Min Ko Naing e le autorità annunciavano la liberazione di circa 4000 prigionieri politici. Nel marzo 2007 il governo esprimeva la volontà di trasferire la sede della capitale a Naypyidaw, cittadina isolata tra le montagne a 350 km da Yangoon. L'ennesima proroga degli arresti domiciliari della leader dell'opposizione sollevava proteste a livello internazionale a cui, nell'estate del 2007, si aggiungevano una serie di manifestazioni popolari, capeggiate dai monaci buddhisti, contro l'aumento dei prezzi e dell'inflazione. Nel maggio 2008 un violento tifone si abbateva sul paese causando la morte di migliaia di persone. Nel novembre del 2010 si svolgevano le elezioni, le prime dal 1990, vinte come previsto dal partito legato alla giunta militare. Le gravi irregolarità elettorali scatenavano la protesta della comunità intrenazionale e la ripresa degli scontri tra gruppi etnici e l'esercito, soprattutto nello stato del Karen. Nel marzo del 2011 si insiediava il nuovo presidente Thein Sein e, ufficialmente, veniva sciolta la giunta militare, guidata da Than Shwe, i cui poteri passavano al presidente. Nelle elezioni del novembre del 2015 - le prime veramente libere in 25 anni - Aung San Suu Kyi e il suo movimento democratico NLD ottenevano una schiacciante vittoria. Nel 2016 alla presidenza del Paese veniva eletto l'economista l'economista Htin Kyaw, braccio destro di Aung San Suu Kyi. Nei primi mesi del 2017 dopo un attacco contro forze di polizia compiuto  da parte di miliziani di etnia rohingya, è iniziata una dura repressione dell’esercito che ha portato a numerose vittime e alla fuga verso il Bangladesh di oltre 650000 persone. Le violenze perpetrate dal governo birmano nei confronti di questa minoranza sono costate a Aung San Suu kyi moltre critica da parte della comunità internazionale. Nel settembre dello stesso anno Myanmar e Bangladesh hanno firmato un accordo per il rientro dei profughi, ma l’ostilità di governo e popolazione nei confronti dei rohingya ne rende difficile l’applicazione. Nel 2018 il presidente Htin Kyaw si dimetteva e gli subentrava Win Myint. Le elezioni legislative del 2020 sono vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia di Aung San Suu Kyi, e il Partito dell’Unione della Solidarietà e dello Sviluppo vicino all’esercito ha ottenuto pochi voti; all’inizio del 2021 il generale Min Aung Hlaing, capo delle forze armate, ha contestato i risultati del ballottaggio chiedendone la verifica e minacciando l’intervento dell’esercito.  Il consigliere di Stato Aung San Suu Kyi, il presidente Wyn Myint e altri leader del partito al governo sono stati arrestati e detenuti dal Tatmadaw, l'esercito del Myanmar. In seguito, l'esercito del Myanmar ha dichiarato lo stato di emergenza della durata di un anno e ha consegnato il potere nelle mani di Min Aung Hlaing dichiarandolo necessario per preservare la stabilità dello Stato. L’ONU, gli USA, l’Associazione delle Nazioni del Sud-est asiatico e diversi altri paesi hanno condannato il colpo di Stato.

Cultura: generalità

Conosciuto come “la Terra dorata”, il Myanmar è celebre in tutto il mondo soprattutto per la straordinaria architettura religiosa che lo contraddistingue, con templi, palazzi, pagode, in molti dei quali è stato fatto ampio uso dell'oro per le decorazioni, quasi a impreziosire ulteriormente queste maestose costruzioni. Del pari, l'oro è riccamente presente anche in molti accessori e complementi utilizzati negli arredi delle case più nobili. L'elemento religioso, in realtà, permea tutta la vita culturale del Paese, e lo si riscontra nei temi del teatro tradizionale, nelle arti figurative, nella letteratura. Grande è anche l'importanza della musica e della danza, che all'interno delle performing arts spesso contribuiscono all'alto grado di spettacolarità delle rappresentazioni teatrali. Non è quindi un caso che in numerose storie popolari si trovino riferimenti alla silhouette disegnata dai confini del Myanmar quale figura che ricorda quella di una ballerina in azione. Le feste e le solennità si svolgono lungo tutto l'arco dell'anno. Benché non sia sempre facile distinguere gli aspetti sacri da quelli profani presenti nei riti e durante le molte cerimonie, alle ricorrenze religiose si aggiungono le feste nazionali e i numerosi festival stagionali, propiziatori, di ringraziamento, molti dei quali derivano da antiche pratiche animiste. Il Festival più famoso e importante è il Thingyan Water Festival, che si svolge ogni anno in aprile, coincide con il capodanno e rappresenta una sorta di rito collettivo di purificazione attraverso, appunto, l'acqua. Di notevole importanza per il numero degli artisti e per le discipline e gli stili rappresentati, è il Myanmar Traditional Performing Arts Competitions, rassegna di musica, canto, danza e spettacoli teatrali. Tra i musei più rappresentativi il Museo Nazionale (1952), ricco di manufatti e oggetti d'arte che illustrano le diverse fasi della storia del Paese, e il Museo archeologico Bagan (1904), in cui sono conservate, tra l'altro, le tavolette di pietra rinvenute nella regione omonima. Caratteristico, anche se di “trascurabile” valore storico-artistico, il Museo dei narcotici. Nel 2014 è stato inserito nella lista del patrimonio dellʼumanità UNESCO il sito relativo alle Antiche Città Pyu.

Cultura: tradizioni

Nonostante le diversità etniche dei gruppi che ne compongono la popolazione, il Myanmar conserva un folclore quasi intatto e caratterizzato da una certa unità, data dalla spiritualità buddhista. Nella vita mondana, uno dei tratti più caratteristici è l'ospitalità, riferibile anch'essa, come parecchie tradizioni familiari, alla fede buddhista. Del tutto singolare è la posizione della donna: sostanzialmente libera, si presenta come un caso unico nel contesto del mondo asiatico. Il matrimonio non è considerato rito religioso, ma civile, ed è accompagnato, fra l'altro, dal lancio di pietre sul tetto e sui muri della casa degli sposi la prima notte di matrimonio. Tra le feste popolari più diffuse vanno ricordate quella dell'offerta della stoffa per le toghe dei bonzi e quella dei ragazzi (tenuta in aprile), che si risolve in scherzosi lanci d'acqua. Importanti pure le feste dei nat (spiriti della natura), che costituiscono il residuo di credenze animistiche e si svolgono (nel centro di Taunggyi) attraverso tre giorni e tre notti di danze. Caratteristiche le cerimonie funebri, specie quelle dei notabili: il carro con il cadavere viene trascinato da amici del defunto e sosta spesso lungo la strada per consentire il consumo di rinfreschi ai partecipanti alla cerimonia; il bianco è il colore del lutto. I costumi tradizionali, specie quelli femminili, sono ancora molto usati; gli abiti hanno colori delicati e sono molto eleganti; l'abbigliamento maschile richiama quello femminile. È in via di scomparsa l'uso (un tempo diffusissimo fra gli uomini) dei tatuaggi (segno di virilità), praticati con puntura sottocutanea; sopravvive, comune ai due sessi, l'uso di forare i lobi auricolari e di allargare progressivamente i fori con pezzetti di bambù (la cerimonia comporta una festa familiare). Diffusissimo è il fumo, anche tra ragazzi e donne: la sigaretta birmana è lunga a volte 30 cm e ha un diametro di 4 cm. Tra i piatti tipici: una pasta simile a quella di acciughe, a base di granchiolini, pesce fritto, aglio e varie erbe; tra le singolarità della cucina, l'uso di inserire occhi di pollo in salse e cibi. Ancora molto utilizzata, soprattutto nelle regioni rurali, è la medicina tradizionale.

Cultura: lingue e letteratura

Lingue antiche del Myanmar furono il mon e il pāli, entrambe attestate epigraficamente dai sec. VI-VII, diffuse al pari di diverse altre in Indocina. Meno antico, e forse non anteriore al sec. XII, è l'uso letterario del birmano. Le origini della letteratura birmana sono alquanto tarde: solo con la dinastia Ava (1364-1555), quando l'omonima città si affiancò a Pagan come centro politico e culturale del Paese, si può parlare di una vera e propria produzione letteraria. La cultura di Ava fu soprattutto una cultura aristocratica, di corte, pervasa di spirito buddhista, e la letteratura ebbe caratteristiche auliche sia per il contenuto e i generi, sia per la compostezza dello stile e la raffinatezza del linguaggio. La poesia fu ricchissima di forme: i pyo, ispirati ai jataka; gli yadu, odi liriche ed elegiache; i mawgun, odi encomiastiche che celebravano i sovrani; e gli egyin, ballate di contenuto storico-celebrativo che si eseguivano per la nascita di principi reali. Tutte le composizioni poetiche rispettavano rigide forme metriche, essendo in genere composte di strofe di tre o quattro versi di quattro sillabe in rime regolari. Fra gli autori principali vanno ricordati Adunyo, Shin Htwe Nyo, Shin Aggathamaddi e Shin Thilawuntha. Accanto alla poesia si sviluppò un'importante letteratura in prosa, specie storiografica, che annovera il suo capolavoro nel tardo Maha Yazawingyi (La Grande Cronaca) di U Kala. Fra gli autori dei sec. XVI-XVII vanno menzionati Natshinnaung, Shin Thanko e, di poco posteriore, Padethayaza, al quale si deve l'innovazione dei tya-bwe o taya-gyin, canti bucolici sulla vita in campagna e sui lavori nei campi. Un altro genere poetico che si diffuse ampiamente in quest'epoca fu l'angyin, di cui rimane un'opera della poetessa Yawe Shin Htwe sulle 55 acconciature del capo delle dame di corte. Una crescente varietà di forme letterarie si riscontra nel successivo periodo Konbaung (1752-1875), con i myittaza (epistole), gli yagan (poemetti eroicomici) e una serie di opere liriche dai luda ai cho, ai bawle, in cui eccelsero soprattutto alcune poetesse. Famosi pyo furono inoltre composti da Twinthin Taikwun e Monywe Sayadaw. In seguito all'instaurazione del dominio britannico, la letteratura birmana della seconda metà dell'Ottocento cominciò a risentire dell'influenza europea. Il romanzo (wuttu) fu il genere più apprezzato della nuova narrativa in prosa. La prima opera fu pubblicata nel 1900 e fu un adattamento del Conte di Montecristo, curato da Hla Gyaw che, con lo scrittore U Lat, fu uno dei primi autori a instillare il sentimento nazionalistico. Dopo i primi romanzi fiorì la novellistica, che, con il racconto breve, trovò la sede più idonea sulla stampa periodica. Rappresentante di questo genere fu Thakin Kodo Hmain. Intorno al 1930 si affermò, nell'ambiente dell'Università di Rangoon, il movimento letterario Khitsan (Esperimenti di una nuova epoca) che promosse, contro ogni retorica, la moda di uno stile incisivo e lapidario, simile a quello dell'antica epigrafia di Pagan. Questo ritorno alla più pura tradizione letteraria del Paese fu inteso in chiave eminentemente nazionalistica. Fra gli esponenti principali del gruppo si ricordano U Sein Tin, Thein Pe, autore del romanzo Tet Phongyi (Il monaco moderno), sui costumi del clero buddhista, e Khin Khin Lay, autrice del Mein ma ba wa (Vita di una donna). Dopo il ristagno causato dall'occupazione giapponese, la riacquistata indipendenza nel 1948 ha impresso nuovi sviluppi alla narrativa birmana, che conta le sue figure più rappresentative in Min Aung e Tet Toe. Nel 1954 la scrittrice Journal Kyaw Ma Ma Lay (1917-1982), autrice di numerosi romanzi, racconti e saggi, diede alle stampe il romanzo Mon Ywe Mahu (Non quel che odia), storia di una donna birmana il cui dramma deriva dall'avere sposato un uomo di costumi estremamente occidentalizzati. Questo e altri romanzi sono importanti non solo per i loro pregi letterari ma anche perché hanno affrontato con coraggio i problemi della realtà birmana contemporanea e hanno indicato agli scrittori più giovani la via da percorrere per fare della letteratura anche uno strumento di educazione e di formazione nazionale. Altre figure di riferimento nella letteratura birmana del Novecento sono state il poeta Saya Tin Moe (1933-2007), a lungo censurato in patria, e Maung Swan Yi.

Cultura: arte

Nella cultura artistica dell'Indocina, il buddhismo fu determinante specie nella formazione della civiltà khmer e di quella birmana all'indomani del crollo dell'antica civiltà del Fu-nan verso la metà del sec. VI. È questa l'epoca in cui il Myanmar è raggiunto da influssi diretti della cultura indiana post-gupta, decisivi per tutto lo sviluppo dell'arte e dell'architettura (sec. VI-XIII), che trova in alcuni antichi centri del delta (Thaton, Pegu, Rangoon) e della bassa e media valle del fiume Ayeyarwady (Prome e Pagan) le stazioni più ricche di documentazioni. L'incrociarsi delle differenti esigenze rituali delle sette buddhistiche favorì le varie arti, di cui la più alta espressione in architettura è lo stūpa, nelle variazioni formali che assunse sullo stimolo delle influenze indiane, singalesi, indonesiane, cambogiane e tibetane. La pluralità di queste influenze appare palese pure nell'architettura dei templi (anche se più forti sono le componenti di quella indiana dell'Orissa), nella statuaria (in cui predominano i caratteri dello stile Pāla-Sena del Bengala), nella decorazione dei bassorilievi e nelle pitture murali dei templi, in cui le influenze indiane appaiono sommerse da apporti di altra provenienza (netta è la presenza dell'arte cinese). La fase classica dell'arte birmana ha inizio con il periodo di Pagan del regno di Anoratha (1044-77). Furono edificati i monumenti di Shwezigon (gigantesca pagoda piramidale a terrazze sormontata da una cupola a stūpa campaniforme), di Nampaya e di Manuha. Ai regni successivi risalgono i templi di Ananda (sec. XI), Shwegu, Thatbyinnyu, Gawdawpalin, Sulamani, il Mahabodi (copia di quello indiano di Bodh-Gaya) e il Mingalazedi (sec. XII-XIII). Altri templi di Pagan possono risalire a prima dell'ascesa al trono di Anoratha (tempio di Nathlaunkyaung con statue e affreschi viṣṇuiti). Numerosi, come altrove, sono gli stūpa, tra cui quello antico di Bupaya (sec. II-III), a forma di bulbo, quello simile di Ngakywendaung (sec. X) e l'emisferico Sapada (sec. XII) di derivazione singalese. Mentre a Pagan il tipo di stūpa più rappresentato è campaniforme, a Prome si ritrova quello a forma cilindrica, mentre esempi di rielaborazione dello stūpa campaniforme sono a Pegu (Shwemawdaw) e a Rangoon (Shwedagon). A Prome i rari monumenti anteriori al sec. XVI presentano indicazioni architettoniche che preludono allo stile di Pagan. Stūpa di tipo singalese, accanto a templi a pianta quadrata, sull'esempio di quelli di Pagan, sono nell'antica città di Sagaing. Caratteristica dell'architettura birmana è il sistema della costruzione della volta a costoloni, risultato dell'avvicinamento di archi piatti. La pianta dei templi è in genere quadrata con santuario centrale, ma ve ne sono di vari tipi, come nella soluzione quasi a croce greca dei templi di Ananda e di Dhammayangyi. Decisamente ispirato al tempio khmer è il tipo con il santuario posto al centro di terrazze digradanti, frequente durante il sec. XII (templi di Sulamani, Gawdawpallin, Htilominlo). A Mandalay, l'ultima capitale dei re birmani fondata nel 1857, il palazzo reale, costruito in legno, riproduce fedelmente la pianta tradizionale degli antichi modelli di palazzi reali. Ispirato allo stūpa campaniforme di Shwezigon di Pagan, sorge fuori delle mura della città il grandioso complesso del tempio di Kuthodaw (1857), che contiene una ricca serie (729) di piccoli padiglioni entro i quali sono conservate altrettante stele recanti il testo completo delle scritture canoniche. In epoca recente, accanto all'arte che ancora trae motivo di ispirazione dalla tradizione figurativa più antica, si è sviluppata una tendenza influenzata dalle moderne correnti figurative occidentali, che però non ha saputo raggiungere un pieno livello di autonomia e originalità. Tra gli artisti più significativi si segnalano U Ba Nyan (1897-1945), meritevole di aver introdotto il realismo e l'impressionismo nell'arte birmana, U Lun Gywe (1930), che dell'impressionismo birmano è stato ed è ancora il massimo esponente e U Ba Zaw (1891-1943). Fra i giovani vanno ricordati Min Wae Aung (1960), le cui opere possono definirsi appartenenti a una “contemporaneità tradizionalista”, U Myo Khin, artista di Mandalay, città nella quale dirige anche un'importante galleria in cui ospita esposizioni internazionali. Le tendenze in atto tra la fine e l'inizio del millennio hanno evidenziato la volontà da parte delle nuove generazioni di restare fedeli ai contenuti e ai temi classici, perseguendo però la sperimentazione nell'ambito dei mezzi e delle tecniche espressive, con l'utilizzo di nuovi materiali (vetro, tessuti, candele) e nuovi media (video arte). La tradizione si è invece preservata e mantenuta su buoni livelli nelle arti minori e nell'artigianato popolare. La produzione più tipica è la lacca, usata per decorare sia piccoli oggetti di uso domestico o religioso sia determinati settori dei templi buddhisti (colonne lignee). Raffinata la manifattura di oggetti di oreficeria e argenteria, di seta e soprattutto di ricami.

Cultura: teatro

Il teatro birmano, evolutosi sul tipo della danza sacra e poi del balletto, si configura alle origini come uno spettacolo eminentemente sacro e affonda le radici in forme primitive di spettacoli legati al folclore e alle credenze religiose animistiche di epoca prebuddhista. Fu tuttavia il buddhismo a stabilire le forme del dramma sacro quali dovevano perpetuarsi attraverso un repertorio che attingeva quasi esclusivamente alle storie buddhiste dei Jātaka. Influenze dall'India e dal Siam portarono poi a includere nei repertori le gesta dell'antico epos indiano, fra cui il Rāmayāna. Alla letteratura indiana si ispirò anche Padethayaza, il più antico drammaturgo birmano a noi noto. La sua opera teatrale Maniket Zattaw-gyi ha per protagonista un favoloso cavallo “dall'occhio di rubino”; è dialogata, ma pare dovesse essere letta, non rappresentata. Altre commedie “letterarie” (zattaw-gyi) restarono in voga per tutto il sec. XVIII e il XIX, finché apparvero le opere di U Kyin U e di U Pon-nya, che furono le prime a entrare nel repertorio di spettacoli regolarmente rappresentati con marionette o con attori. All'inizio del sec. XX il teatro birmano divenne talmente importante che si ritenne necessario regolarlo con un apposito ministero. Le sue forme principali sono: lo zat-pué, un dramma su temi nobili e classici intriso di elementi farseschi e operettistici, con musiche e canti, che compagnie professionistiche recitano in sale apposite o all'aperto dalle 9 di sera alle 4 del mattino; lo yot-thé, cioè il teatro di marionette, per molto tempo la forma più popolare e più tipica ma in decadenza; lo yein-pué, danza drammatica su temi religiosi; il nat-pué, o danza degli spiriti; e, nell'Alto Myanmar, altri tipi di danza i cui esecutori imitano diversi animali o mimano scene di guerra (lai-ka).

Cultura: musica

Le ricerche sulla musica birmana permettono di individuare due elementi determinanti nella formazione del repertorio e delle tecniche esecutive di questo popolo. Il primo è di origine indiana e può identificarsi in uno dei tipici complessi strumentali del Paese, destinato ad accompagnare spettacoli nei quali ombre di burattini bidimensionali vengono proiettate su uno schermo; composto da due paia di sonagli, due paia di cembali, un carillon di gong, una batteria di tamburi di varie dimensioni, due oboi, esso è identico (con l'eccezione del carillon di gong importato forse dal Siam e dalla Cambogia) ai complessi orchestrali dell'India meridionale. Il secondo elemento, di origine cinese, è assai meno evidente; esso è rintracciabile nella struttura pentatonica di molte melodie che gli stessi nativi indicano come “cinesi”, ma che comunque si distaccano dalla musica più tipica dell'Estremo Oriente per la struttura rigidamente simmetrica e per un forte senso del ritmo, di matrice indiana. In generale la musica del Myanmar rientra nell'area della musica thailandese (Asia) e presenta strette affinità con le espressioni musicali della Thailandia, del Laos e della Cambogia.

Cultura: cinema

Sebbene sia iniziata con il 1915 col film Amore e liquore, realizzato dal “padre del cinema birmano” U Ohn Maung, e sebbene la sua attività sia sempre stata costante (salvo nel periodo della seconda guerra mondiale, quando furono distrutti gli studi di Rangoon), la produzione cinematografica del Myanmar è, tra quelle asiatiche, una delle meno conosciute e il consumo è quasi esclusivamente interno, oltre a denotare spesso un livello tecnico che lascia a desiderare. Interessante è la tendenza al disegno animato, affermata fin dagli anni Trenta da U Ba Gyan, seppure con un gusto d'imitazione americana, in sintonia con le contraffazioni hollywoodiane allora di moda nei soggetti dei film e negli attori. Dopo l'indipendenza, temi nuovi si sono affermati, come il genere storico-epico, quello drammatico e anche i thriller, ma largo spazio è tuttora lasciato, come in altre cinematografie del continente, a generi più commerciali.

Bibliografia

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Per la storia

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Per la letteratura

Hla Pe, Letteratura birmana, in “Le Civiltà dell'Oriente”, vol. II, Roma, 1957; Maung Htin Aung, Burmese Law Tales, Oxford, 1962; A. Esche, Der Markt von Pagan, Prosa aus Burma, Berlino, 1968; Hla Pe, J. W. A. Okel, A. J. Allot, Letteratura birmana, in “Storia delle Letterature d'Oriente”, vol. IV, Milano, 1969; A. Bausani, Le Letterature del Sud-Est Asiatico, Milano, 1970.

Per l’arte

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Per la musica

C. Sachs, The Rise of Music in Ancient World, East and West, New York, 1943 (trad. it., Firenze, 1963); E. Wellesz, Storia della musica, vol. I, Milano, 1987.

Per il cinema

A. Giamil Mazzara, Birmania-Cinematografia, in “Enciclopedia dello spettacolo”, vol. II, Roma, 1954.

Per il folclore

F. K. Lehman, The Structure of Chin Society, Chicago, 1963.

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