(Federal Republic of Nigeria). Stato dell'Africa occidentale (923.768 km²). Capitale: Abuja. Divisione amministrativa: stati (37). Popolazione: 146.390.000 ab. (stima 2008). Lingua: inglese (ufficiale), dialetti sudanesi (hausa, ibo, yoruba). Religione: musulmani 43,1%, animisti/credenze tradizionali 19%, protestanti 14,9%, cattolici 8,2%, altri cristiani 6,7%, anglicani 5,1%, altri 3%. Unità monetaria: naira (100 kobo). Indice di sviluppo umano: 0,499 (154° posto). Confini: Niger (N), Ciad (NE), Camerun (E), golfo di Guinea (S), Benin (W). Membro di: CEDEAO, Commonwealth, OCI, ONU, OPEC, UA e WTO, associato UE.

Generalità

Si affaccia sul golfo di Guinea ed è uno dei Paesi più grandi e densamente popolati dell'Africa occidentale. Come unità statale la Nigeria deriva dall'ex colonia britannica, delineatasi durante la gara di penetrazione europea in questa parte dell'Africa; unica modificazione è stata l'annessione nel 1961, a seguito di un referendum, della sezione settentrionale dell'ex Camerun britannico. Nel contesto dei Paesi che si affacciano sulla costa guineana, sulla quale prospetta a S per ca. 1000 km, la Nigeria ha una configurazione diversa, una maggior ricchezza e varietà morfologica: ciò soprattutto per la sua ampiezza e il suo “retroterra” continentale. Il confine settentrionale con lo Stato del Niger (e a NE, mediante il lago Ciad, con lo Stato omonimo), si spinge infatti fin quasi alla regione saheliana; a S il Paese partecipa ampiamente, con una vasta fascia forestale, all'area guineana; al centro include gli spazi savanici attraversati dal fiume Niger e dal suo affluente Benue, compresi tra i monti del Camerun e del Benin. Il suo territorio è coltivabile e possiede notevoli risorse minerarie, avendo così una notevole potenzialità dal punto di vista economico. Dopo un passato culturalmente fiorente, la proclamazione dell'indipendenza ottenuta nel 1960 dopo pochi decenni di occupazione europea fece riesplodere gli scontri etnici, che provocarono tra il 1967 e il 1970 la decimazione delle popolazioni del Biafra. Alla conseguente instabilità politica, fece da contraltare una notevole crescita economica, legata alla presenza del petrolio. Nei primi anni del sec. XXI la Nigeria, nonostante il suo rilevante potenziale di sviluppo, sembra mostrare ancora tutti i segni della sua debolezza: incertezza politica, contrasti interni, fluttuazione economica, subalternità internazionale.

Lo Stato

Indipendente dal 1º ottobre 1960, la Nigeria è una Repubblica federale. In base alla Costituzione del maggio 1999 il presidente della Repubblica, che è anche capo del governo, viene eletto a suffragio universale per 4 anni ed è rieleggibile una sola volta. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento, composto dalla Camera dei Rappresentanti e dal Senato, i cui membri restano in carica per 4 anni. Il sistema giudiziario si fonda sulla Common Law britannica, sulla legge islamica e su consuetudini tribali. Vertice dell'ordinamento giudiziario è la Corte federale suprema, i cui giudici vengono nominati dal governo centrale. Vi sono poi la Corte federale d'appello e l'Alta corte federale. Ciascuno Stato, inoltre, ha un'Alta corte e, su richiesta, un tribunale islamico, dove è applicata la legge islamica. La pena di morte è in vigore. La difesa del Paese è affidata alle forze armate, divise nelle tre armi tradizionali. Il servizio militare viene effettuato su base volontaria. L'istruzione rientra negli ambiti d'azione che fanno riferimento agli Stati federati, ma l'azione del governo centrale ha via via acquistato sempre maggiore importanza. L'istruzione è obbligatoria e gratuita dai 6 ai 15 anni di età: essa comprende l'istruzione elementare, della durata di 6 anni, e il primo ciclo dell'istruzione secondaria, che complessivamente dura 6 anni. La costruzione di nuovi edifici scolastici ha condotto a un aumento della popolazione scolastica e a una diminuzione del tasso di analfabetismo, che ha raggiunto il 28% nel 2006. All'istruzione tecnica si dà priorità assoluta in ragione dei bisogni di manodopera qualificata del Paese. L'istruzione superiore dura 4 anni e viene impartita nelle università di Ahmadu Bello (Zaria, 1962), Ibadan (1962), Ife (1961), Lagos (1962) e Nigeria (Nsukka, 1960).

Territorio: morfologia

Il territorio nigeriano ha una struttura piuttosto semplice; esso corrisponde a un antico penepiano che ha le sue parti eminenti nella sezione centrosettentrionale, dove affiorano, su vaste superfici, le formazioni cristalline, archeozoiche, dello zoccolo africano. Queste zone rilevate, che si configurano come una sorta di altopiano non molto elevato, rappresentano i resti di un antico rilievo via via spianato dall'erosione, che ha subito dei ringiovanimenti nell'era cenozoica, quando si sono delineate o definite le depressioni che completano il quadro del territorio nigeriano, come riflesso del più vasto assestamento crostale del continente africano. Esse sono: quella meridionale affacciata alla costa, quella percorsa dal Niger e quella del suo affluente Benue, infine quella settentrionale che rientra nella depressione continentale interna del Ciad. In queste aree depressionarie le formazioni archeozoiche sono coperte da strati sedimentari dovuti alle ingressioni periodiche del mare: sono particolarmente rappresentate da depositi del Cretaceo nelle sezioni centrali (depressioni del Niger e del Benue), da coltri del Cenozoico nella fascia meridionale e infine di formazioni recenti nelle aree marginali sia a N, nel bacino ciadiano, sia a S, nella fascia costiera. Il quadro geografico della Nigeria si completa con le formazioni vulcaniche, la cui origine è legata agli stessi assestamenti crostali già ricordati, presenti soprattutto nella sezione centrale del Paese, dove l'altopiano di Jos (o di Bauchi; 1781 m) costituisce la parte più elevata del territorio nigeriano insieme con le dorsali più orientali (monti Shebshi, 2042 m con il monte Dimlang). Dal punto di vista morfologico la Nigeria ha caratteristiche tipicamente africane, cioè profili maturi, aperti, rotti qua e là dalle eminenze di antichi rilievi residuali, da isolate alture granitiche, da antiche scarpate d'erosione. L'unica zona accidentata è quella centrale compresa tra il Niger e il Benue, il già ricordato altopiano di Jos, solcata dalle valli che si irradiano verso le depressioni circostanti. Superfici estremamente piatte si hanno a N, dove si trovano dune sabbiose fissate dalla vegetazione; il territorio si movimenta verso E, dove si hanno zone collinari e altopiani di rocce cristalline e in qualche caso, come nell'altopiano di Biu, di rocce basaltiche. La sezione centromeridionale presenta rilievi solo a W della confluenza del Niger e del Benue: caratteristiche intumescenze granitiche conferiscono un aspetto severo al paesaggio. Più a S il rilievo si spegne progressivamente verso la fascia costiera, profonda in media 60-70 km, nella quale spicca la vasta superficie deltizia del Niger (ca. 25.000 km²), che ha un fronte di 350 km ed è solcata dai numerosi rami del fiume, i cosiddetti Oil Rivers, “fiumi dell'olio”, perché attraversano una zona ricca di palme da olio. Al di fuori del delta la fascia costiera è orlata da lagune – la maggiore è quella di Lagos – che continuano quelle del litorale guineano.

Territorio: idrografia

L'idrografia della Nigeria è sostanzialmente riducibile al Niger e al suo importante tributario, il Benue. I due fiumi entrano nel Paese l'uno dallo Stato del Niger, l'altro dal Camerun, unendosi a Lokoja; da qui il Niger volge decisamente a S ma nonostante il considerevole volume delle sue acque, per la scarsa pendenza, il continuo accumulo dei banchi di sabbia fa sì che, passata Onitsha, cominci il vastissimo delta. Le piene corrispondono alla stagione (estiva) delle piogge; mentre il Niger, volgendo il suo alto corso incassato nello zoccolo cristallino, è frequentemente interrotto da rapide e perciò non ovunque navigabile, il Benue, dal profilo morfologicamente più maturo, è interamente navigabile durante il periodo delle piene. Per il resto, la Nigeria tributa a NE al lago Ciad tramite il fiume Komadugu, e a S direttamente all'oceano Atlantico mediante brevi corsi d'acqua (a SW l'Ogun, a SE il Cross ecc.).

Territorio: clima

Più che dalle componenti morfologiche, la varietà delle condizioni ambientali è determinata, in Nigeria, soprattutto dal clima. Esso varia da S a N secondo le modalità proprie delle vaste superfici continentali soggette ai ritmi stagionali alternati degli influssi delle masse d'aria marittime e continentali. Come in tutta la sezione affacciata al golfo di Guinea si hanno cioè inverni asciutti ed estati piovose, con il progressivo attenuarsi verso N degli apporti umidi oceanici. A questi è invece costantemente soggetta la fascia costiera e in particolare la regione deltizia del Niger, caratterizzata da un clima di tipo equatoriale. A grandi linee la stagione delle piogge dura da 4 a 7 mesi nella regione compresa tra i paralleli di 11º e 8º (da maggio o da giugno a settembre o a ottobre); dopo questo periodo succede la lunga stagione asciutta legata all'influsso dell'anticiclone sahariano che genera venti caratteristici, secchi, come l'harmattan. A S di questa fascia la stagione piovosa dura ca. 7 mesi ed è divisa in due massimi separati da una “piccola stagione secca”, caratteristica del clima guineano. Nella zona costiera a clima equatoriale infine le piogge sono omogeneamente distribuite nel corso dell'anno, pur attenuandosi un poco nei mesi invernali. Nell'insieme dell'annata le precipitazioni raggiungono qui i 2500 mm; nella fascia intermedia oscillano tra i 1000 e 1500 mm, con valori leggermente superiori nelle zone più rilevate dell'altopiano di Jos; infine nella fascia settentrionale passano dai 1000 mm ai 500 mm verso N. Il fatto che il territorio nigeriano sia tutto compreso entro la isoieta dei 500 mm può spiegare l'elevata densità di popolazione del Paese, che ha quindi vaste superfici agricole utilizzabili. Per quanto riguarda i valori termici, si passa dalle medie equatoriali dei 25-26 ºC della fascia costiera, dove si hanno insignificanti escursioni termiche giornaliere e annue, ai 26-30 ºC delle zone intermedie, in cui le oscillazioni sono più sensibili; nella parte settentrionale, infine, ai valori massimi di 38-41 ºC si oppongono le medie minime di 13-16 ºC. I massimi si verificano qui nell'imminenza della stagione delle piogge (aprile).

Territorio: geografia umana. I gruppi etnici

Le divisioni climatiche impongono i loro condizionamenti anche al popolamento e all'organizzazione umana. Da S a N mutano in Nigeria, così come in tutta l'Africa occidentale, i gruppi etnici, le loro attività, il loro rapporto con l'ambiente. Varia anche in misura sensibile la densità umana. Tutto ciò è il portato di un secolare assestamento, sul quale hanno inciso però in passato i traffici commerciali che, lungo la via del Niger, hanno tenuto legate le popolazioni nigeriane con quelle sudanesi e, attraverso il Sahara, persino con quelle mediterranee. Proprio a questi traffici si deve il fiorire di quelle civiltà africane (Benin, Ife ecc.), che valorizzarono le risorse locali e che crearono quelle aree di popolamento e quei forti gruppi etnici che caratterizzano ancor oggi la geografia umana della Nigeria. Abbastanza numeroso è quello degli yoruba (17,5%), popolazione di tipo sudanese, in larga parte dedita al commercio e alle attività urbane ed erede dei regni nigeriani dei secoli passati; sono stanziati a W del Niger, negli altopiani che da essi prendono il nome, dove sorgono le loro popolose città. Gruppo altrettanto numeroso è quello degli hausa (17,2%), che dominano nel Nord, sudanesi eredi dei sultanati rafforzatisi in epoche passate grazie all'intermediazione che operavano nei confronti del grande traffico commerciale tra la fascia guineana e il Sahara. Altro gruppo piuttosto importante è quello degli ibo (13,3%), popolazione semibantu dell'area forestale guineana, concentrati soprattutto presso il delta del Niger (zona degli Oil Rivers), dove formano un'area di elevata densità. A fianco degli hausa vivono i fulbe (o fulani, 10,7%), dediti all'agricoltura e, soprattutto, all'allevamento bovino. A questi gruppi principali se ne affiancano vari altri affini, anche di notevole consistenza come gli ibibio (4,1%) e gli Edo (1%), nonché gruppi paleonegritici o marginali come gli jos, nell'altopiano omonimo, i tiv (2,6%) e i nupe (1%), gli ekoi nell'area montuosa al confine con il Camerun; nella zona del lago Ciad vivono invece i kanuri (3,6%), che hanno conservato l'antica struttura feudale arabo-berbera. Altri gruppi presenti sono gli egba (2,9%) e i bura (1,1%); altre numerose piccole etnie sono rappresentate con il 25% del totale. L'organizzazione politica ed economica moderna, sebbene non riesca a eliminare tanto facilmente il tribalismo, determina un inevitabile mescolamento umano, con migrazioni interne di notevole consistenza, dirette principalmente verso le città meridionali e le ricche aree petrolifere del delta del Niger. La direzione delle migrazioni interne, tuttavia, non è così determinabile come nel caso di altri Paesi africani occidentali. Per motivazioni diverse, politiche, economiche, sociali, per esempio gli ibo si sono diffusi molto verso l'estremo N così come verso le piantagioni di cacao del centro. A loro volta le popolazioni settentrionali si sono diramate un po' su tutta la fascia costiera. L'aumento demografico, già pure in misura diversa, oggi interessa un po' tutto il Paese, e la densità è pari a 158 ab./km². Un più fitto popolamento si ha nella sezione meridionale del Paese, dove non solo sono migliori le condizioni climatiche, ma anche sono più abbondanti le risorse del suolo e più sviluppata è l'industrializzazione.

Territorio: geografia umana. Sviluppo dell'urbanesimo

Se si guarda all'attuale divisione in Stati, si vede che le maggiori densità si hanno intorno ai grandi centri urbani, i poli del tessuto territoriale del Paese: Lagos, Kano, Ibadan, Enugu. L'attuale distribuzione della popolazione è solo in parte d'origine coloniale: già prima dell'arrivo degli europei l'urbanesimo aveva conosciuto interessanti e singolari sviluppi in Nigeria, soprattutto a opera degli yoruba e, al Nord, dei sultanati hausa. Esso aveva sue motivazioni insieme politiche e commerciali: Ibadan, per esempio, una delle maggiori antiche città yoruba, comprendeva la cittadella regale e i quartieri commerciali, secondo la struttura urbana tipicamente feudale; del pari Kano, nel Nord, era un antico centro sultanale. Si è così formata una maglia urbana fitta al Sud, un po' più rada al centro e abbastanza robusta al Nord, frutto di traffici commerciali, di insediamenti produttivi e di scelte politiche. Nel Nord i grandi centri i grandi centri urbani di Kano, Katsina, Kaduna, Zaria, Sokoto, Maiduguri hanno svolto una funzione di cerniera e di passaggio commerciale verso i Paesi sahariani e anche di capitali politiche degli Stati della savana settentrionale. Nel Sud la crescita delle città-stato yoruba e delle vicine città del Benin fu stimolata dall'aumento del commercio esterno e dalla competizione tra gli stessi sistemi urbani per il controllo dei relativi entroterra. Nuovi centri urbani suscitati dalle moderne aperture commerciali sono sorti sulla costa, tra cui Lagos, l'ex capitale, è tipica città di creazione coloniale, sbocco primario sul mare della Nigeria, ben allacciata all'interno del Paese; altro importante centro portuale, sul lato orientale, è Port Harcourt. Nel complesso l'urbanesimo in Nigeria ha uno sviluppo eccezionale per l'Africa sudsahariana (naturalmente esclusa la Repubblica Sudafricana), frutto anche di un elevamento sociale che, indotto dalla politica inglese, non ha esempi quantitativamente eguali in altre parti dell'Africa occidentale. La popolazione urbana era nel 2008 pari al 48%; essa risiede in città di dimensioni notevoli, dove il nucleo produttivo e attivo è rimasto immutato e, intorno a esso, si sono sviluppati immensi quartieri dormitorio e distese di precarie bidonvilles. Lagos, che nel suo schema urbanistico e nella diversificazione socio-economica dei vari settori da cui è formata è abbastanza esemplare dell'urbanesimo africano (è la maggiore città “nera” dell'Africa), si è enormemente sviluppata nel dopoguerra, tanto che dai 100.000 ab. del 1931 è giunta, nel 2000, a 13.000.000 di ab. come agglomerato urbano. Numerosi sono poi i centri di medie dimensioni, che fungono da centri commerciali e amministrativi di territori rurali. Qui la popolazione vive per lo più in villaggi, che assumono forme diverse passando dal Nord e dal Centro, dove domina il raggruppamento di capanne circolari, al Sud, dove le capanne a pianta rettangolare si allineano lungo le strade.

Territorio: ambiente

Alle variazioni zonali del clima si adeguano quelle vegetali. In linea generale predomina a S una fascia forestale a clima equatoriale, caratterizzata dalla foresta sempreverde, ombrofila, ricca di specie, che nelle zone meno umide si rischiara e associa alberi a foglie caduche; nella zona deltizia si ha una vegetazione di ambiente anfibio e vaste formazioni di mangrovie ingombrano gli sbocchi fluviali. Nella fascia intermedia prevale la savana arborata (o foresta-parco), alternata, nelle zone degradate, a prateria ad alte erbe e a fasce di foresta a galleria lungo i fiumi. Nel nord la savana diviene erbosa, interrotta da gruppi di alberi propri della regione sudanese, come baobab, acacie, e tamarindi. Infine la zona nordoccidentale del sahel è caratterizzata da una vegetazione di tipo semidesertico. Per quanto riguarda la fauna, grandi carnivori, antilopi, facoceri, scimmie e uccelli popolano le savane e la boscaglia, mentre elefanti, ippopotami, serpenti e coccodrilli vivono nelle foreste e nei fiumi. La Nigeria, come molti altri Stati del continente africano, è caratterizzata da una straordinaria biodiversità minacciata però dall'intervento dell'uomo che ha modificato gli equilibri naturali. Desertificazione, deforestazione e sfruttamento intensivo delle terre da pascolo sono le sfortunate conseguenze dell'incremento demografico. Nonostante i problemi ambientali, il 15,6% del territorio è area protetta, con numerose riserve e 14 parchi nazionali, fra cui il più conosciuto è il Parco Nazionale del Yankari.

Economia: generalità

La Nigeria occupa un posto di primo piano fra gli Stati africani grazie alla vastità del suo territorio, alle molteplici risorse agricole e minerarie (a cominciare dal petrolio) e al considerevole peso demografico (è di gran lunga il più popolato Paese del continente, un vero e proprio “gigante” dell'Africa). Dopo l'indipendenza, l'economia nigeriana registrò continui e sensibili sviluppi; tuttavia i pur innegabili progressi non colmarono i preesistenti squilibri territoriali, economici, sociali e religiosi, che a grandi linee contrappongono un Nord musulmano e globalmente più povero e arretrato, a un Sud cristiano in via di massima più ricco, dinamico e moderno. Il boom economico apportato dal petrolio (la cui produzione continua a essere il cardine dell'economia) accentuò tali fratture: la politica economica perseguita dal governo favorì gli investimenti stranieri contribuendo a un'industrializzazione molto spesso del tutto estranea alle autentiche necessità del Paese; del pari le crescenti importazioni andarono sovente ad alimentare il facile consumismo delle categorie emergenti, imprenditoriali e mercantili, nonché dell'alta borghesia di Stato. Si venne così formando un divario sempre più marcato tra le classi benestanti legate al petrolio e alle nuove attività industriali e le popolazioni dei villaggi. Nel giro di vent'anni un Paese eminentemente agricolo diventò carente persino per taluni generi alimentari di prima necessità. L'enorme afflusso valutario apportato dal petrolio non solo determinò una drammatica crisi del settore agricolo, che non poteva certo concedere guadagni altrettanto elevati, ma altresì provocò un vertiginoso aumento del costo della vita e un massiccio esodo rurale; le città crebbero oltre misura, contrassegnate dalla presenza di grandi masse di disoccupati e sottoccupati, portatori di crescenti tensioni sociali. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta il crollo registrato dai prezzi del greggio sui mercati internazionali peggiorò notevolmente le condizioni di vita e aumentò le tensioni sociali, in un clima di costante inquietudine e di inefficienza dovute anche alla diffusa corruzione dell'amministrazione pubblica. Le aspettative riposte nei piani governativi degli anni Settanta rimanevano così lontane. Circa il 20% delle entrate valutarie delle esportazioni di beni e servizi venivano utilizzate per colmare il pesante debito estero, così, per cercare di migliorare tale situazione, nell'esercizio 1995 il governo introdusse una serie di riforme economiche tra cui l'abolizione del controllo dei cambi e la riduzione delle barriere tariffarie. Inoltre, nella speranza di attirare nuovi investitori stranieri, abrogò un decreto del 1979 che imponeva alle imprese con sede in Nigeria di avere una quota minima del 40% di capitale locale. Dalla fine degli anni Novanta l'economia del Paese si orientò verso la privatizzazione di alcune imprese pubbliche e avviò piani per ridurre la povertà. Il tasso di inflazione è stato abbattuto passando dal 70% nel 1994 al 10,5% nel 2006. Il Paese vede così, nel primo decennio del Duemila, da una parte un'elevata crescita del PIL (214.403 ml $ USA nel 2008) grazie al buon andamento dei prezzi petroliferi, dall'altra a causa di una pessima politica governativa, della dilagante corruzione, della quasi totale dipendenza dell'economia dai prodotti petroliferi e delle difficili condizioni strutturali e sociali (insufficienza delle reti di trasporto e il perdurare della violenza nella zona del delta del Niger), un basso PIL pro capite (1.451 $ USA) e gran parte della popolazione vivere ancora sotto la soglia di povertà.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

L'agricoltura partecipava nel 2007 per il 33% alla formazione del reddito nazionale. Il settore ha un potenziale molto alto e potrebbe non solo soddisfare il fabbisogno interno, ma anche destinare importanti quote all'esportazione. In realtà inefficienza produttiva, la struttura della proprietà basata su appezzamenti medio-piccoli nei quali risulta più ardua l'introduzione di adeguati processi di meccanizzazione e lo sviluppo del settore petrolifero con il conseguente esodo dalle campagne, ne riducono fortemente l'efficienza. Si hanno, come in tutta l'Africa, un'agricoltura di sussistenza (sopratutto manioca, taro e cassava), che provvede alle necessità alimentari della popolazione, e un'agricoltura commerciale; quest'ultima, come si diceva, ha grandi possibilità di sviluppo anche per la varietà delle colture che si possono praticare nel Paese. Si coltivano soprattutto il sorgo e il miglio diffusi particolarmente nelle aree savaniche del settentrione del Paese, il mais, presente nella zona occidentale, e il riso, che prospera specialmente nella fascia meridionale più umida; sempre nel Sud si coltiva la batata, mentre la manioca, che insieme ai cereali è l'alimento basilare e tradizionale, è diffusissima ovunque. Le colture commerciali sono state introdotte dagli inglesi che hanno contribuito a dare all'attività connessa un carattere strettamente legato all'esportazione oltre che una distribuzione razionale rispetto alle possibilità ambientali. In genere, però, contrariamente a quanto avvenne in altri Paesi coloniali, l'agricoltura non fu organizzata in grandi piantagioni e rimase in mano a piccoli produttori. Palma oleifera, cacao e arachide sono le tre colture principali. La palma oleifera, diffusa in tutta l'area guineana (la Nigeria è il terzo produttore mondiale di olio di palma dopo la Malaysia e l'Indonesia), interessa naturalmente soprattutto la zona detta degli Oil Rivers, cioè il delta del Niger. Molto redditizia è anche la coltivazione del cacao: la Nigeria ne è il quarto produttore mondiale benché dagli anni Settanta del Novecento la sua produzione si sia praticamente dimezzata; diminuita è anche la produzione delle arachidi, coltivate prevalentemente nel Nord del Paese, ma i cui raccolti sono soggetti talvolta a sensibili fluttuazioni in dipendenza dei più o meno prolungati periodi di siccità. Nel Nord è parimenti diffusa la cotonicoltura; coltivazioni minori, ma pur sempre importanti, sono quelle del caffè, di alcune oleaginose come la soia e il sesamo, della canna da zucchero, della palma da cocco, del tabacco, delle banane, di talune spezie (pepe, zenzero). § La Nigeria è uno dei Paesi africani più ricchi anche in campo forestale; ca. il 15% del territorio nazionale nel 2007 era ricoperto da boschi e foreste, ma solo nel Sud sono diffuse essenze pregiate come il mogano, l'obeche e l'abura. Il legname viene avviato soprattutto a Sapele (dove è altresì in parte lavorato), porto sul fiume Benin raggiungibile anche da navi oceaniche. Nella zona di Benin City si hanno piantagioni di Hevea, che alimentano una discreta esportazione di caucciù. § Anche l'allevamento costituisce una notevole fonte di ricchezza; è concentrato nelle savane e nelle steppe del Nord, dove è praticato eminentemente dai fulbe; tuttavia solo in casi molto limitati è condotto con tecniche razionali (la qualità del bestiame è spesso scadente); carente è l'organizzazione commerciale, anche se sono stati creati recentemente alcuni impianti di macellazione e di conservazione delle carni. Predominano i caprini, di cui la Nigeria è il maggior produttore africano, e ovini. Meno diffusi i bovini, che tradizionalmente non superano verso Sud determinati limiti per la presenza della mosca tsè-tsè, e i suini la cui carne – come è noto – è vietata ai tradizionali allevatori del Nord, musulmani. Nel Nord si allevano inoltre cavalli, asini, cammelli. § Per quanto riguarda la pesca, malgrado la ricchezza potenziale delle acque sia oceaniche sia fluviali nigeriane, il Paese rimane fortemente dipendente dalle importazioni; la flotta peschereccia è in ammodernamento; carente l'industria conserviera.

Economia: industria e risorse minerarie

Nell'attuazione dell'ambizioso programma governativo, che prevedeva un miglior utilizzo dei proventi del petrolio per poter promuovere uno sviluppo di più ampio respiro, tale da ridurre la pressoché totale dipendenza della Nigeria proprio dalle esportazioni petrolifere, l'industrializzazione del Paese ha acquisito ovviamente un ruolo determinante. Rispetto ad altri Paesi a economia emergente, la Nigeria presenta il vantaggio di poter contare per la propria industrializzazione sia su un ampio mercato interno sia sulla possibilità di trovare facili acquirenti dei suoi prodotti nell'area della CEDEAO fondata, non a caso, proprio a Lagos nel 1975. Importante è l'industria tessile, specie la cotoniera, che annovera diversi stabilimenti e lavora materia prima nazionale; sempre in relazione alle produzioni locali si sono affermate varie altre attività industriali come le manifatture dei tabacchi, gli oleifici (olio di palma e di arachide). Piccole industrie a scala locale sono le fabbriche dei succhi di frutta, i birrifici, i complessi per la lavorazione del legno, i calzaturifici ecc. La rapida urbanizzazione ha determinato una forte crescita nella richiesta di cemento e in genere di materiali per l'edilizia: quello delle costruzioni è quindi un settore di rilievo dell'economia nigeriana. Del pari in espansione è l'industria legata all'attività mineraria: oltre alle raffinerie di petrolio si hanno varie fonderie di stagno, impianti per la produzione di alluminio (Port Harcourt), due complessi siderurgici ad Aladja e ad Ajaokuta, cui si affiancano numerosi impianti che lavorano i rottami di ferro. La Nigeria annovera anche alcune grandi imprese nel settore automobilistico. § Il petrolio è la base dell'economia nigeriana. Il Paese è membro dell'OPEC e nel 2008 aveva riserve accertate di circa 36,25 ml di barili di petrolio. Il primo pozzo fu scavato nel 1956 nel delta del Niger; l'attività petrolifera è svolta da varie società straniere, come ENI, Shell, Exxon/Mobil, Chevron ecc., associate in joint venture controllate dalla Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC). Il greggio è in parte avviato all'esportazione, in parte raffinato negli impianti di Port Harcourt, di Warri e di Kaduna e Alesa Eleme, ma anche a causa dei problemi di manomissione della rete, la raffinazione non riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale. Cospicua è l'estrazione di gas naturale, di cui la Nigeria possiede i più ricchi giacimenti africani; due gasdotti collegano le aree di estrazione alla centrale termica di Afam e alla zona industriale di Trans-Amadi; un altro gasdotto collega Imo ad Aba. Il Paese ricava però anche una non trascurabile fonte di reddito dallo sfruttamento, già avviato da tempo, di altri minerali, principalmente dallo stagno (l'attività estrattiva prese avvio agli inizi dell'Ottocento nell'altopiano di Jos, estendendosi poi alla zona di Kano), carbone, presente con vari giacimenti nella zona di Enugu, ferro, zinco, piombo, oro, uranio ecc. Nonostante il crescente ruolo svolto dal petrolio nell'economia nazionale, l'energia elettrica nigeriana è ancora in una certa misura di origine idrica, grazie soprattutto alla grande centrale costruita a Kainji, sul fiume Niger.

Economia: commercio e comunicazioni

Per antica tradizione le attività commerciali hanno un ruolo di grande rilievo nella vita del Paese; gli scambi interni si svolgono principalmente tra il Nord e il Sud, che hanno produzioni diverse. La Nigeria esporta, oltre al petrolio e ai suoi derivati, cacao, pellame, crostacei, legname, cotone e gomma; le importazioni sono soprattutto rappresentate da prodotti chimici, macchinari e mezzi di trasporto, prodotti industriali vari e generi alimentari. La bilancia commerciale, grazie al petrolio, è di norma attiva; l'interscambio si svolge sopratutto con gli Stati Uniti (quasi 50% del totale delle esportazioni) poi con Gran Bretagna, Francia, Germania e i Paesi Bassi, Cina, Corea del Sud, Giappone e Indonesia. § Le vie di comunicazione, senz'altro buone per un Paese africano e al cui potenziamento il governo ha destinato cospicui investimenti, sono rappresentate da una rete stradale di 193.200 km (nel 2004), per quasi un sesto asfaltati, e da una rete ferroviaria non trascurabile di oltre 3500 km. La fondamentale arteria stradale unisce Lagos al Nord del Paese così da toccare Kaduna e Kano e continua il suo percorso nella Repubblica del Niger; del pari attraversa il Paese da S a N la strada che collega Port Harcourt con l'altopiano di Jos. Le principali linee trasversali sono: quella meridionale da Lagos a Onitsha e al Camerun e quella settentrionale da Kano al Ciad. Alle direttrici stradali meridiane si affiancano quelle ferroviarie, che da Lagos e da Port Harcourt si raccordano con Kaduna, Kano e Nguru, al confine con il Niger, mentre da Kaduna prende avvio un tronco per Maiduguri, presso il confine con il Ciad. Importante è la navigazione sui fiumi Niger e Benue (oltre 600 km), benché i rispettivi corsi superiori non si prestino ovunque e sempre al traffico, che comunque deve svolgersi con modeste imbarcazioni. Gli sbocchi al mare sono costituiti soprattutto dai due grandi porti di Lagos e di Port Harcourt; seguono per importanza lo scalo di Calabar e il cosiddetto complesso dei “porti del delta”, che include i porti eminentemente petroliferi di Bonny, Warri, Sapele ecc. Una buona rete aerea assicura rapidi collegamenti sia all'interno della Nigeria sia con vari Paesi africani, europei e asiatici nonché con gli Stati Uniti; aeroporti principali sono quelli di Lagos/Ikeja, Kano, Port Harcourt e Calabar.

Storia: le prime tribù e l'esplorazione europea

Poco si sa delle vicende storiche della Nigeria del Sud prima dell'arrivo dei portoghesi. Le regioni costiere furono forse sedi, da tempi remoti, di tribù nere, mentre le aree più interne e in particolare quelle corrispondenti alla Nigeria del Nord furono in varie epoche meta di emigrazioni e punto d'incontro di genti arabe, camitiche e negroidi. L'Islam cominciò a diffondersi in questa vasta zona tra la fine del sec. XII e l'inizio del XIII influenzandola profondamente sia sotto il profilo religioso sia sotto quello politico e culturale. La potenza del regno di Kanem raggiunse d'altro canto – a partire dal 1000-1100 d. C. – anche quelle contrade dove le genti haussa avevano dato vita a numerose città-Stato come Kano, Zaria, Katsina, Daura, Gobir, Rano. Col trasferimento del regno di Kanem a occidente del lago Ciad e col suo assorbimento in quello di Bornu, fu quest'ultimo a estendere la sua influenza sugli emirati haussa a oriente, mentre l'impero Songhai faceva sentire il peso della sua espansione sugli stessi emirati a occidente. Kano, Katsina e Gobir furono, a loro volta, lacerati da ricorrenti guerre intestine fino all'avvento della “guerra santa” lanciata all'inizio del 1800 da ʽOsman dan Fōdio e dai suoi successori. Nelle regioni meridionali si andarono sempre più evidenziando, a occidente del corso inferiore del Niger, le popolazioni yoruba, e a oriente le popolazioni ibo e ibibio. Le prime avevano dato vita, fin dai sec. XIII-XIV, a regni o imperi caratterizzati da un elevato livello organizzativo e culturale (come i regni di Ife, Benin, Oyo) spesso in lotta per il reciproco predominio. Gli ibo restarono invece divisi in numerosissimi clan privi d'un solido potere centrale. I portoghesi stabilirono, fin dalla loro comparsa su quelle coste nella seconda metà del sec. XV, rapporti con le popolazioni native che furono flagellate nei secoli successivi dalla tratta degli schiavi praticata dai negrieri europei con la connivenza dei capi locali. Dopo l'Atto del 1807 col quale la Gran Bretagna proclamò l'abolizione della tratta, la flotta inglese iniziò una decisa azione contro le navi negriere sostituendo in quelle regioni al commercio degli schiavi il commercio di materie prime e prodotti locali. Il ciclo delle grandi esplorazioni, iniziato alla fine del sec. XVIII da Mungo Park con la scoperta del corso dell'alto Niger, ebbe poi quali protagonisti principali nella Nigeria Denham e Clapperton (che, attraverso il Sahara, raggiunsero nel 1823 il Bornu), Lander e Barth. A ciò si accompagò una coraggiosa attività missionaria. Nel 1849 John Beecroft fu nominato console per la regione del delta e nel 1861 Lagos venne dichiarata colonia inglese (Conferenza di Berlino, 1884-85). Per iniziativa di sir George Goldie nacque nel 1886 la Royal Niger Company che estese l'influenza britannica dalla costa alle regioni settentrionali avvalendosi dell'opera di F. Lugard. Nel 1897 fu conquistata Benin e il 1º gennaio 1900 (anche a causa di crescenti difficoltà internazionali) le competenze della Royal Niger Company furono rilevate dal governo inglese che nominò Lugard alto commissario del Protettorato della Nigeria del Nord. Nel 1914 le regioni settentrionali e meridionali della Nigeria furono amalgamate in un'unica amministrazione, mentre fu istituito un Consiglio Legislativo nell'antica colonia di Lagos. Numerosi fermenti politici vivacizzarono le regioni meridionali tra i due conflitti mondiali, e importanti modifiche costituzionali furono introdotte dopo il 1945.

Storia: dall'indipendenza alla guerra del Biafra

La Costituzione Macpherson diede corpo nel 1954 alla Federazione della Nigeria e, sotto la spinta dei partiti politici più dinamici come il National Council for Nigeria and the Cameroons di Azikiwe e l'Action Group di Awolowo le regioni occidentali e orientali conseguirono l'autogoverno nel 1957. La regione del Nord, dove il Northern People's Party di Ahmadu Bello era attestato su posizioni più conservatrici, pervenne invece all'autogoverno solo nel 1959. Il 1º ottobre 1960 la Federazione della Nigeria accedette alla piena indipendenza, dapprima come monarchia legata alla corona britannica, e poi come repubblica (1963), ferma restando la sua appartenenza al Commonwealth. Azikiwe fu nominato capo dello stato, mentre la direzione del governo restava affidata a Abubakar Tafawa Balewa. Gli inconciliabili contrasti d'ordine etnico, religioso e politico fra le tre regioni culminarono nel 1966 in un cruento colpo di Stato che portò all'instaurazione d'un governo militare guidato prima dal generale Ironsi e poi dal generale Gowon. Nel 1967 la secessione della regione orientale (nella quale non erano estranei interessi economici di terze potenze) a opera del colonnello Ojukwu e la proclamazione della Repubblica del Biafra scatenarono una drammatica guerra civile tra quest'ultima e la Federazione della Nigeria, terminata solo nel gennaio del 1970 con l'annientamento del Biafra e la sua reintegrazione nel contesto federale.

Storia: da Olusegun Obasanjo a Sani Abacha

Nel luglio 1975 il presidente Gowon venne destituito da un colpo di stato incruento e sostituito dal generale Murtala Ramat Moḥammed il quale, decentrando ulteriormente il potere federale, creò sette nuovi Stati. Nel febbraio del 1976 Murtala venne assassinato nel fallito tentativo di colpo di stato nel quale fu coinvolto anche l'alto commissario britannico La Quesne, del quale il governo nigeriano chiedeva a Londra il ritiro. Divenne il nuovo presidente Olusegun Obasanjo. Sul piano politico internazionale l'orientamento della Nigeria apparve favorevole a un ampliamento della rete di rapporti col mondo esterno. Sul piano interno gli sforzi si concentrarono su un miglioramento delle infrastrutture di base e sulla messa a valore delle ingenti risorse del Paese, attraverso un'organica politica di pianificazione. Nel 1977 venne eletta, con la prima libera consultazione dopo quella del 1966, l'Assemblea costituente, incaricata di elaborare il nuovo progetto di Costituzione federale. Alhaji Shehu Shagari, leader del Partito Nazionale della Nigeria, eletto nel 1979 presidente della Repubblica, fu riconfermato nella carica alle successive elezioni del 1983. Nel dicembre dello stesso anno il clima di disordini nel quale sprofondò nuovamente la Nigeria e la grave recessione verificatasi nel frattempo provocarono un nuovo golpe, orchestrato dal maggiore generale Mohammed Buhari, proclamatosi poi presidente. Anche costui però fu deposto due anni più tardi, nell'agosto 1985, dal generale Ibrahim Babangida. Sventato un altro colpo di stato (dicembre 1985), negli anni seguenti si manifestarono tensioni di vario genere, acuite dal deterioramento dell'economia e dai suoi effetti sociali: contrasti religiosi nel Nord del Paese, disordini studenteschi ecc. A fronte delle pressioni a favore della restaurazione del potere civile, il generale Babangida permise nel 1989 l'avvio di un sistema bipartitico (creazione del Partito Socialdemocratico e della Convenzione Repubblicana Nazionale), ma il risultato delle elezioni presidenziali svoltesi nel 1993, negative per il presidente uscente, rese evidente che anche solo una graduale democratizzazione del Paese era di là da venire. Non riconoscendo la vittoria elettorale del socialdemocratico Moshood Abiola, Babangida face annullare lo scrutinio scatenando, con ciò, le proteste dei suoi sostenitori. Costretto a cedere il potere a causa della pressione popolare e degli inquietanti segnali che venivano dall'esercito, Babangida lasciò la mano a un governo provvisorio guidato dal civile Ernest Shonekan (agosto). Si trattava, però, di un'esperienza destinata a esaurirsi rapidamente poiché il ministro della Difesa di quello stesso esecutivo, il generale Sani Abacha, attuò un colpo di stato (novembre 1993) azzerando tutte le istituzioni precedentemente create per favorire la transizione e costituì un Consiglio provvisorio di governo (PRC), da lui stesso presieduto e composto di 7 militari e 4 civili. Dopo uno sbandamento iniziale, l'opposizione, che aveva assaporato una fase di relativa libertà durante la fase di transizione, si riorganizzò e diede vita a una Coalizione Nazionale Democratica (maggio 1994). Galvanizzato dall'apparente ripresa di una dialettica politica e illudendosi di poter contare su alcuni settori dell'esercito, Moshood Abiola si proclamò capo dello Stato e comandante supremo delle forze armate, ma il gesto gli fruttò solo l'arresto con l'accusa di tradimento (giugno 1994). In realtà la mossa di Abiola creò più di qualche imbarazzo al golpista Abacha poiché egli fu costretto a intervenire con la forza per interrompere le proteste dei lavoratori del settore petrolifero, scesi in sciopero rivendicando la scarcerazione del leader socialdemocratico. L'adozione della linea dura, con l'arresto di sindacalisti e l'eccidio di manifestanti, aprì delle crepe anche nelle gerarchie militari sulle quali si abbatté la scure di Abacha che destituì i capi di Stato Maggiore della marina e dell'esercito (agosto 1994). Il giro di vite repressivo si confermò con la completa militarizzazione del PRC e l'arresto del leader della Coalizione Nazionale Democratica, Ayo Opadokun (ottobre 1994). In un Paese fortemente intimidito, gli unici elementi di dialettica, purtroppo drammatici, erano rappresentati dai sanguinosi scontri tribali, come quelli accesisi tra gli haussa e gli ibo (maggio 1995), mentre si accentuava il carattere dispotico del regime che imperversava contro qualsiasi tipo di dissenso. Accusandoli di un tentativo di colpo di stato, mai provato, Abacha si sbarazzò dei generali più scomodi (luglio 1995) e la più spietata repressione non risparmiò intellettuali e ogni tipo di oppositori, come dimostra la condanna a morte per lo scrittore Ken Saro-Wiwa (novembre 1995) che costò alla Nigeria la sospensione dal Commonwealth decretata dalla Gran Bretagna. Anche il Nobel per la letteratura, Wole Soyinka, fortunatamente al riparo a Parigi sin dal 1994, fu accusato e condannato in contumacia per terrorismo (1996). L'ondata di terrore abbattutasi sulla Nigeria coinvolse l'ONU, la cui Assemblea generale pronunciò un duro atto di accusa contro il regime di Abacha. L'isolamento internazionale costrinse il dittatore nigeriano a promettere libere elezioni presidenziali nel 1998, ma si trattò solo di un annuncio: i segnali che invece diede al mondo furono ancora più inquietanti, come l'assassinio della moglie di Abiola (giugno 1996), colpevole di aver perseverato nel reclamare la scarcerazione del marito. Tra la fine del 1996 e i primi mesi del 1997 la città di Lagos divenne teatro di numerosi attentati dinamitardi contro obiettivi militari, segnale di una risposta dell'opposizione sul piano della lotta armata, e, alla fine del 1997, il governo dichiarò di aver sventato un colpo di stato militare organizzato da alcuni settori dell'esercito. Nel giugno 1998 il dittatore Abacha morì e al suo posto subentrò il generale Abdusalam Abubakar, che promise, al momento del suo insediamento, un nuovo governo civile per il Paese. Nel luglio del 1998 il sospetto di un complotto del regime nigeriano indotto dalla morte improvvisa di M. Abiola, ancora agli arresti domiciliari, originò nuovi tumulti, attenuatisi con la conferma da parte di medici stranieri della morte naturale del leader dell'opposizione.

Storia: verso istituzioni democratiche

Dopo 15 anni di dittatura, alla fine del febbraio 1999, si svolgevano elezioni presidenziali, che vedevano vincitore, nonostante la denuncia di irregolarità mossa dallo sconfitto Olu Faele e confermata dagli osservatori internazionali, l'ex generale Olusegun Obasanjo, già capo dello Stato alla fine degli anni Settanta; in seguito al ripristino delle libertà politiche, la Nigeria veniva riammessa nel Commonwealth. La fine della dittatura militare faceva riemergere le profonde differenze culturali fra il nord e il sud del Paese, acuite con l'introduzione in molte regioni del nord, della shari‘ah: il governo federale gestiva a fatica le sanguinose rivolte in seguito a questa decisione. Obasanjo veniva riconfermato alle elezioni presidenziali del 2003 malgrado le accuse di brogli mossegli dagli osservatori internazionali e dal suo principale sfidante, Muhammadu Buhari, che dichiarava di non accettare l'esito delle votazioni. Continuavano le violenze, soprattutto nella zona petrolifera del delta del Niger, dove nel 2005 si verificarono numerosi attacchi di guerriglia contro gli impianti petroliferi. Alle elezioni presidenziali dell'aprile 2007 Olusegun Obasanjo, non potendosi candidare per una terza volta, sosteneva Umaru Yar'adua, il quale vinceva con circa il 70% dei voti: anche in questa occasione l'opposizione denunciava brogli e contestava i risultati. Nell'ottobre del 2009, dopo anni di attacchi alle zone petrolifere del delta del Niger, il MEND (Movimento per l'emancipazione del Niger) dichiarava il cessate il fuoco (durato fino al gennaio 2010), dopo che il governo centrale in agosto aveva concesso un'amnistia. Nel novembre dello stesso anno il presidente Yar'adua veniva ricoverato per problemi di salute (moriva ad Abuja nel maggio del 2010) e il parlamento nominava il vicepresidente Jonathan Goodluck, capo di stato ad interim (febbraio 2010). Intanto dall'inizio dell'anno avvenivano gravissimi scontri tra l'etnia cristiana e quella musulmana. Nel 2011 si svolgevano le elezioni presidenziali vinte da J. Goodluck che si insediava in maggio. Negli anni successivi il Paese subiva continui attacchi del gruppo islamista radicale Boko Haram che provocavano più di mille morti nel 2013 e proseguivano nel 2014, anche con spettacolari rapimenti di massa, mentre l'attività di contrasto del governo e delle milizie da questo sostenute si dimostrava inefficace, consentendo a Boko Haram di conquistare territorio nel nord del Paese. Alle elezioni presidenziali del 2015 veniva eletto Muhammadu Buhari.

Cultura: generalità

Contrariamente a quanto accade nel resto del continente africano, l'antica tradizione urbana limita, in Nigeria, l'importanza delle forme di insediamento rurale, che pure assumono, nelle diverse aree di popolamento, caratteri peculiari, spesso nettamente differenziati. Poco più della metà della popolazione vive in aree rurali, concentrata nella regione yoruba e nelle aree settentrionali abitate dagli hausa e dai kanuri. Gli insediamenti nell'E consistono molto spesso in nuclei di piccole fattorie non distanti tra loro in cui c'è una rigida gerarchia basata sull'età. Caratteristici sono i villaggi yoruba, costituiti da capanne rettangolari fatte con foglie di palma, e strettamente agglomerate, segno di una buona civiltà paleourbana che ha avuto seguito nelle grandi città del Paese in cui gli yoruba, o comunque i loro discendenti, sono insediati (Ibadan, Lagos). Le abitazioni dei villaggi settentrionali sono, invece, costruite prevalentemente con fango e pietre. Le feste e le ricorrenze sono solitamente legate alla religione; nella Nigeria settentrionale, infatti, in occasione della fine del Ramadan e del Tabaski (ricorrenze islamiche), è possibile assistere a feste suggestive e molto affollate. Legata al fiume Sokoto è l'Argungu Fishing and Cultural Festival, che si tiene ogni anno in febbraio, un evento legato anche questo al mondo islamico e che vede protagonisti i pescatori. A Oshun, a N-E di Ibadan, alla fine del mese di agosto, si tiene l'Oshun Festival, dove è possibile assistere a spettacolari danze, con musica tradizionale e sacrifici. Particolarmente interessanti sono i due siti designati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità: il primo (iscritto nel 1999) è l'area di Sukur, presso i monti Mandara: espressione concreta di un'antica società e della sua cultura spirituale e materiale, è costituita dal palazzo del capo su una collina che domina il villaggio sottostante, i campi terrazzati e i loro simboli sacri, in cui sono compresi i resti di una primitiva industria del ferro. L'altro sito, invece (2005), è il santuario dedicato a Osun, dea della fertilità, ubicato nelle immediate vicinanze della città di Oshogbo. Immerso in uno degli ultimi lembi di foresta primaria della Nigeria, è disseminato di manufatti, statue e oggetti rituali.

Cultura: tradizioni

Molte popolazioni, casualmente unite dal regime o, meglio, dalla spartizione coloniale, hanno lasciato alla Nigeria una grande varietà di usi e costumi. E mentre ancora non si è sviluppato il sentimento nazionale, molto sentite sono le divisioni etniche. Haussa, fulbe, tivi, kamri, ibo, efik, edo e yoruba restano perciò fedeli a molte delle loro tradizioni. Infatti, accanto all'Islam fortemente diffuso al Nord e alla religione cristiana, cattolica ed evangelica al Sud, sono ancora molto vive le credenze riferite al culto di numerosi dei. Abbastanza diffuse le attività artigianali. Gli Ibo preparano dell'eccellente vasellame. Gli yoruba si dedicano alle tessiture della fibra di palma e sono abilissimi nel creare oggetti rituali scolpiti in legno. Ammirata fra tutte le attività è l'arte del fabbro, considerato in stretto rapporto con gli dei del ferro e del fuoco. Gli yoruba sono i più celebri musici, cantanti e danzatori della Nigeria e vanno spesso a esibirsi ovunque siano richiesti. Si devono ai musulmani la creazione di città e l'industria della tessitura. Abili artigiani, gli haussa lavorano eccellentemente la ceramica e le pelli e soprattutto il vetro colorato, tanto che i vetrai del Nupe sono riuniti in corporazioni e vivono in comunità. L'alimentazione prevede come ingrediente principale la carne, che può essere di ovino, manzo o pollame, accompagnata da igname o manioca; il tutto viene preparato sotto forma di stufati o zuppe. Fritto viene preparato il plantano o le patate dolci. Il jollof è una pietanza a base di riso e pollo, l'egusi è preparato con carne, pesce sminuzzato e verdure. Una bevanda molto diffusa è la birra.

Cultura: letteratura. La produzione orale

La Nigeria è forse il Paese letterariamente più ricco dell'Africa Nera. I differenti gruppi etnici della Nigeria possiedono tutti una ricca letteratura orale, ma tre si distinguono in particolare: gli haussa, gli yoruba e gli ibo. La letteratura haussa ha subito fortemente l'influenza islamica. Dell'antica letteratura orale sussistono alcuni generi, come i labaru, racconti fra la storia e l'autobiografia; i kiraroi, iperbolici canti encomiastici; i karim magana, proverbi spesso cinici; i wakoki, canti di lavoro e di satira sociale; gli spettacoli kidan ruwa e wasan maharba. La letteratura scritta, dapprima in caratteri arabi, risale al sec. XV, ma ha acquistato valore letterario nel sec. XIX, grazie al poeta Moḥammed na Birnin Gwari, poi al poeta epico Shehu na Salga, a Ibrāhīm Nalado, a Nagwamatse e all'emiro di Zaria Aliyu dan Sidi. L'influenza inglese ha portato alla sostituzione della grafia araba con quella latina usata dagli scrittori haussa contemporanei. Fra essi si citano l'intellettuale Sa'adu Zungur (1915-58), che affronta soprattutto tematiche sociali: tre dei quattro poemi di una collezione pubblicata nel 1971, Wak’ok’ in Sa’adu Zungur (Poesie di Sa'adu Zungur), riguardano differenti avvenimenti politici del Paese. In uno, forse il più famoso, Wakar maraba da soja (Poema di benvenuto ai soldati), scritto nel 1957, si commemora il ritorno nella Nigeria settentrionale delle truppe dall'India e dalla Birmania dopo la seconda guerra mondiale e si celebrano le gesta dei suoi compatrioti che avevano combattuto prima in Africa Orientale e poi nell'Estremo Oriente. Il poeta popolare cieco Aliyu na Mangi, la cui poesia imita il ritmo del pestello da mais. La sua problematica, profondamente religiosa, non gli impedisce di comporre poemi meno seriosi, quali Wak’ar keke (1969, Poesia di una bicicletta). Infine lo scrittore Abubakar Iman (m. 1958). La letteratura haussa contemporanea è influenzata dalla cultura occidentale, di cui riprende i generi (romanzo, autobiografia, teatro, saggio), introduce tematiche socio-politiche, propugna un'apertura verso nuovi valori e, in campo poetico, rivoluziona le strutture metriche. Per la prosa si ricorda la celebre novella Shaihu Umar (Sheikh Umar), scritta da Abubakar Tafawa Balewa (1912-66), ex primo ministro nigeriano, morto tragicamente durante il colpo di stato del 1966. Gli yoruba hanno un'eredità poetica varia e ricca. La loro poesia non è riservata ad avvenimenti speciali, ma accompagna ed esprime tutti gli eventi della vita. Ricca di metafore, onomatopee, ripetizioni, allitterazioni, piena di umorismo, ironia e pathos, essa può essere suonata sul tamburo e recitata. Poiché la lingua yoruba è tonale, il linguaggio del tamburo è un'esatta imitazione dei toni del discorso. La poesia orale è classificata non tanto per i contenuti o le strutture, quanto per il gruppo a cui appartiene il recitante e per la sua tecnica di recitazione: gli Odu Ifa (canti rituali) sono cantati solo dai sacerdoti, gli Ijala (canti su animali e piante della foresta) dai cacciatori, gli Iwi (canti funebri) dagli uomini mascherati da avi divinizzati, gli Oriki (canti elogiativi) da bardi professionisti o sacerdoti. A essi si aggiungono ninne-nanne, proverbi, indovinelli, storie e cronache. La letteratura yoruba scritta nasce intorno al sec. XIX: più antico monumento letterario è la traduzione della Bibbia, fatta dal vescovo africano Samuel Crowther (1806-91) nella prima metà dell'Ottocento. Le più antiche opere letterarie risalgono al 1890, ma una letteratura vera e propria si sviluppa solo con la seconda guerra mondiale, e mostra il più vivo attaccamento alla lingua e alla cultura autoctone. Gli autori più significativi sono: Daniel Fagunwa (1910-63) coi racconti Il cacciatore coraggioso nella foresta dei 1000 spiriti (1939) e La boscaglia dell'Onnipotente (1949); O. I. Delano, A. Babalola (n. 1926) e A. Faleti. Verso la metà del sec. XX nasce l'opera yoruba, sintesi di testi fortemente didattici e di musica africana e jazzistica. La storia del teatro popolare yoruba è legata a tre autori-attori: Hubert Ogunde (n. 1916), fondatore di un teatro nigeriano di professionisti, basato sulla fusione della musica africana, dei temi biblici e della letteratura tradizionale. Il suo teatro, orientato su temi sociali e satirici, è uno dei più dinamici. Esso ha influenzato, negli anni Cinquanta, Kola Ogunmola (1925-73), che ha raggiunto un pubblico più vasto e popolare, con un teatro che si ispira direttamente al folclore e vuole essere strumento di educazione delle masse. Duro Ladipo (1931-178), che ha conseguito un successo non solo africano ma europeo, si è rivelato il più vicino alle tradizioni yoruba, alla cui filosofia ha attinto per creare uno spettacolo che fonde parole, canto, musica e danza. Gli ibo, che pur posseggono una letteratura tradizionale orale, sono maggiormente occidentalizzati e preferiscono l'inglese alla lingua materna. Citiamo però il romanziere P. Nwana, considerato un classico, e il poeta D. Nwoga. La letteratura popolare è qui rappresentata da romanzi e racconti redatti in un inglese rudimentale o in pidgin, che trattano della vita urbana, col suo individualismo, il culto del denaro e del piacere, l'amorale esuberanza. Di grande interesse sociologico, hanno ispirato un buon romanziere di fama internazionale: Cyprian Ekwensi (1921-2007).

Cultura: letteratura. La produzione in lingua inglese

La letteratura in inglese, iniziata nel sec. XIX col vescovo Crowther, rivela nella prima metà del sec. XX, in un'importante produzione saggistica, l'insorgere del nazionalismo e di nuovi interessi sociali (N. Azikiwe, O. Awolowo, A. Bello). La produzione narrativa si afferma negli anni Cinquanta con due romanzieri che bene rappresentano l'anima nigeriana, l'immaginoso A. Tutuola che risuscita i miti della sua terra, e il citato Ekwensi, brillante descrittore della vita moderna nelle città. Lo spirito nazionalista ispira la poesia dei cosiddetti poeti piloti (Dennis Osadebay, 1911-1994; la poetessa Mabel Imoukuede, n. 1930), che si considerano portavoce del loro popolo e portatori di un messaggio. Un grande impulso alla letteratura è venuto dall'Università di Ibadan, che ha determinato nella classe intellettuale una più profonda presa di coscienza della realtà africana e dei suoi valori. In questo centro di fervore spirituale, due tedeschi, Janheinz Jahn e Ulli Beier, hanno fondato la rivista letteraria Black Orpheus (1957-68) e il club Mbari, destinati a creare un legame fra gli scrittori neri anglofoni e francofoni, fra i neri africani e gli americani e fra la letteratura in lingua inglese e quella in lingua vernacolare. Essi hanno riunito e fatto conoscere al mondo intero personalità artistiche di primo piano come i poeti Christopher Okigbo (1932-1967) e Gabriel Okara (n. 1921), il poeta e drammaturgo J. P. Clark (n. 1935) e il grande drammaturgo, poeta e romanziere Wole Soyinka (n. 1934). A questi nomi si devono aggiungere quelli dei poeti S. F. Aboderin, Aig-Imoukhede, T. Astrachan, Aig Higo, O. Martins e del commediografo Edyang. Questi scrittori rifiutano la letteratura dei poeti piloti e anche i dogmi del movimento della négritude; proclamano la libertà della poesia, rifiutandosi di definirne una dimensione africana. Anche nel campo del romanzo, dove domina la figura del maggior romanziere africano, l'ibo Chinua Achebe (n. 1930), creatore di serie di romanzi incentrati sull'uomo d'Africa e i conflitti determinati in lui dal contatto con una nuova civiltà, si contano ottimi narratori, come I. M. Aluko (1918-1984), E. Amadi (n. 1934), N. Nwankwo (n. 1936), Flora Nwapa (n. 1931), O. Nzekwo (n. 1928), J. Munonye (n. 1929), C. Agunwa (n. 1936). La guerra del Biafra (1966) segna un punto di rottura. L'abbondantissima letteratura in inglese registra il sopravvento della prosa sulla poesia. Generalmente realista, la narrativa ha abbandonato i grandi affreschi socio-politici, preferendo i problemi concreti della vita cittadina, o evocando le passioni e gli orrori della guerra civile. Accanto ai due massimi scrittori C. Achebe e W. Soyinka, autore questo le cui opere narrative, poetiche e teatrali sono pervase da una cupa disperazione e agli autori già citati, sono noti, anche in campo internazionale, ottimi romanzieri, come I. N. C. Aniebo, T. O. Echewa, O. Egbuna, A. Ekuru, F. Iyayi, J. Munonye, N. Nwanko, K. Omotoso, F. Osofisan, I. Tahir e si segnalano varie scrittrici di talento. La ricchissima letteratura nigeriana degli anni Ottanta, a cui il premio Nobel conferito a Soyinka nel 1986 ha dato risonanza internazionale, è caratterizzata da un senso di crisi, di frustrazione e di angosciato pessimismo, ma si apre alla lotta contro lo sfascio morale e politico e alle volontà di rinascita. Fra i narratori, tra i quali spesso prevale un umorismo nero o un amaro sarcasmo, si distinguono L. Aderibigbe, T. Momoh, A, Njoku, B. Okri, K. Saro-Wiwa, il già ricordato T. O. Echewa. Parallelamente a questa narrativa maggiore si è sviluppata una produzione popolare, con romanzi sentimentali, polizieschi, del terrore e pornografici, spesso influenzati dal cinema e in cui si fa uso del pidgin. Meno imponente la produzione poetica, con temi intimisti, politici ed ecologici. Il teatro in lingua inglese vede in prima fila ancora Soyinka che, con le sue commedie bizzarre e accattivanti e i suoi drammi forti e incisivi, ha dato all'arte scenica un'impronta inconfondibile. Vi sono poi opere che traggono spunti dalla tradizione, come la Saga di Ozidi di Clark, per il gruppo Ijo, o i drammi e le commedie di W. Ogunyemi (n. 1939), per il gruppo yoruba, e opere più aderenti ai problemi sociali, come il teatro di Ola Rotimi (n. 1938), che rivela un acuto senso dell'umorismo, o quelle fortemente politicizzate di F. Osofisan. La giovane generazione appare conscia del proprio impegno ideologico, in particolare con K. Omotoso, B. Sowande, J. Iroha. La saggistica, stimolata dal gran numero di riviste edite soprattutto dalle università, è abbondantissima e varia. A partire dagli anni Ottanta, nella narrativa nigeriana si è verificata una sorta di esplosione di creatività paragonabile a quella avutasi, circa vent'anni prima, in coincidenza con il conseguimento dell'indipendenza. Accanto a una crescita della produzione letteraria nelle lingue africane parlate nel Paese, quella – di fama giustamente già consolidata – in lingua inglese ha permesso di apprezzare nuovi talenti. Scrittori quali Festus Iyayi, Obinkaram Echewa e Ben Okri, emersi dopo l'oscuro periodo della guerra civile degli anni Sessanta-Settanta ed esponenti della “seconda generazione” di romanzieri nigeriani, hanno da allora affiancato autori affermati come Achebe, Ekwensi e Soyinka. Enormemente influenzati dagli sviluppi della vita pubblica durante il secondo esperimento democratico della Nigeria, sotto la presidenza di Shagari, hanno tutti affrontato il tema della corruzione e del degrado della moralità nelle loro opere, ma è stato Soyinka che, nel 1995, in occasione della prima della sua pièce The Beatification of Area Boy (tenutasi nel Regno Unito: il regime militare al potere in Nigeria dal 1993 ne ha infatti proibito la rappresentazione entro i confini nazionali) ha richiamato pubblicamente l'attenzione del mondo della cultura internazionale sulla situazione del suo Paese, esprimendo la sua solidarietà nei confronti dell'amico scrittore e attivista politico Ken Saro-Wiwa. Questi, giornalista, autore televisivo, poeta e romanziere, dal 1991 si era dedicato a sostenere la causa della tribù ogoni, il cui territorio, ricco di risorse petrolifere, è stato sottoposto a un pesante sfruttamento dalle deleterie ripercussioni ambientali; nel 1995, accusato di essere coinvolto nell'assassinio di quattro capi ogoni, venne giustiziato. Soyinka, esiliato dalla Nigeria, ha dato alle stampe un libro di memorie nel 1994 (Ibadan: the Pentelemes Years); il suo coetaneo Ekwensi ha mantenuto un'intensa attività pubblicando, nella prima metà degli anni Novanta, Restless City and Xmas Gold, Behind the Convent Wall, Murder at Mile, Lagos Love Deal, Masquerade Time e King Forever. Il più giovane B. Okri (n. 1959), forse l'autore meglio conosciuto e maggiormente apprezzato dal pubblico internazionale, soprattutto dopo la pubblicazione dell'acclamato The Famished Road (1991), nello stesso periodo si è cimentato nella poesia con la raccolta An African Elegy (1992), per poi tornare alla narrativa con Songs of Enchantment (1993), toccante storia di amore e trasformazioni incentrata sulle esperienze di un bambino-spirito, Azaro, e successivamente con Astonishing the Gods (1995), moderna fiaba ambientata in un'isola incantata. All'inizio del Duemila, nuovi giovani scrittori sono apparsi sulla ribalta internazionale: fra questi si possono citare Helon Habila (n. 1967), divenuto famoso con il suo primo romanzo, Waiting for an Angel (2001) , e che poi ha pubblicato Measuring Time (2007); Helen Oyeyemi (n. 1984), che vive nel Regno Unito e che ha raggiunto il successo con il romanzo The Icarus Girl (2004).

Cultura: letteratura. La produzione in lingua haussa

Nell'ambito delle lingue parlate in Nigeria, particolare importanza riveste quella haussa, usata da circa 20 milioni di persone (si calcola che almeno altri 5 milioni di individui la parlino fuori dei confini nigeriani). E poiché comunità haussa sono presenti in tutti i grandi centri dell'Africa occidentale, spesso essa è usata come lingua franca. Sino ai primi decenni del sec. XX la lingua haussa è stata scritta in ajami (caratteri arabi). Negli anni Trenta, dopo studi iniziati nel 1911, gli inglesi imposero i caratteri latini e avviarono un processo di unificazione della lingua, basato sul dialetto di Kano (Kananci). I massimi esponenti di questa letteratura sono Sa'idu Ahmed Daura, autore di una gustosa novella, La stella del deserto (1965), in cui si prendono benevolmente in giro le superstizioni correnti e in particolare l'abitudine di consultare il malam, cioè l'esperto nelle scienze coraniche, per farsi predire il futuro, e Umaru Dembo, la cui novella La cometa (1969) costituisce il primo tentativo di fantascienza. Per quel che riguarda il teatro, le opere wasa (pl. wasanni), sono state in numero piuttosto esiguo, benché l'arte del dramma sia un aspetto religioso dello stile di vita dei maguzawa, cioè degli haussa pagani. Il dramma popolare haussa, bori, è basato sulla drammatizzazione di uno spirito o iska. Ogni spirito è dominato da un carattere, e l'attore che è sotto l'incantesimo di quello spirito ne esprime il carattere. L'Islam ha reso il culto del bori impopolare tra gli haussa musulmani per combattere le credenze pagane. È probabile che, proprio per questo motivo, nella società haussa, il teatro, in senso moderno, non abbia potuto avere un grande sviluppo. Il suo contenuto riflette i problemi del mondo locale, in particolare quello della famiglia poligamica, e lancia un evidente messaggio. Uno dei primi tentativi da parte di uno scrittore haussa, Abubakar Tunau, è rappresentato da Wasan Marafa (1949; La commedia di Marafa) in un atto: è la storia di un villaggio che è visitato da un ispettore sanitario, che insegna l'igiene, ed esorta la gente a pulire il villaggio. Alla problematica della famiglia poligamica si ispirano due commedie di Shu'aibu Mak'arfi (1918-2008), Malam Maidala’ilu e Zamanin Nan Namu (1959; Questi nostri tempi moderni). Dello stesso autore è Jatau na K’yallu (1960; Jatau e Kyallu), che riproduce fedelmente i problemi della società haussa di Kano. Uwar Gulma (1968; La moglie di Gulma) di Muhammad Sada (n. 1942) tratta di una storia semplice in una lingua che risente abbondantemente del dialetto di Katsina (Katsinanci). Tra le altre produzioni teatrali vanno segnalati il volume Bora Da Mowa (1973; L'amata e la non amata) di Umaru Balarabe Ahmed, che contiene quattro commedie, di cui la prima dà il titolo al volume; Malam Mahamman (1975) di Bello Muhammad, una commedia che mostra quanto sia stupido usare amuleti e incantesimi per ottenere ciò che si vuole; Matar Mutum Kabarinsa (1975; La moglie dell'uomo e la sua tomba) di Bashari Farouk Roukbah, una commedia che dice che nessuno può evitare di sposare la donna destinatagli dal fato.

Cultura: arte

La Nigeria occupa un posto prestigioso nell'arte africana, per la molteplicità dei suoi gruppi etnici e per la solidità e l'ampiezza delle tradizioni artistiche che vanno dalle pitture rupestri preistoriche (grotte dipinte sono state trovate nelle province di Kano, Bauchi e Oyo, per lo più con raffigurazioni di bestiame domestico, databili agli inizi dell'era cristiana) alle manifestazioni attuali. Secolari civiltà si sono sviluppate in Nigeria lasciando numerose testimonianze, soprattutto sotto forma di terrecotte. Notevoli sono i problemi di datazione delle antiche culture, complicati anche dall'ambiente tropicale umido. I resti più antichi sono probabilmente quelli di Nok (ca. 900 a. C.-200 d. C.) dove sono state rinvenute terrecotte raffiguranti teste stilizzate, certamente appartenenti a statue. Una spiccata tendenza al naturalismo si manifesta nelle circa mille statue di pietra scoperte (1934) a Esie, a nord di Ife, risalenti forse al regno Nupe (prima del sec. XIII). Alte ca. 50 cm, mostrano tratti somatici negroidi e orientali e sono parzialmente tatuate. Fra la cultura di Nok e le civiltà yoruba vi è uno stacco di circa mille anni, il che non esclude però la possibilità di relazioni fra la prima e l'arte di Ife (sec. XII-VI), città santa yoruba, che influenzò a sua volta con il vigoroso stile naturalistico e col metodo di metallurgia a cera perduta le produzioni artistiche nigeriane seguenti. Soprattutto a Benin si possono cogliere i frutti della scuola di Ife. Accanto a questa arte di corte si è sviluppata fra gli yoruba un'arte tribale completamente autonoma, con produzione di statuette e maschere lignee di carattere eminentemente religioso-rituale e di sculture profane quali porte e pannelli. Caratteristiche principali dell'arte yoruba sono un vivace cromatismo e il tipico trattamento degli occhi, spesso sporgenti e con palpebre grevi. Altre tribù nigeriane da menzionarsi sono, fra le tante, i bini (abitatori dell'antico territorio del Benin), con le loro efficaci rappresentazioni di teste umane e zoomorfe; gli ibo, con le loro maschere dai volti bianchi e spettrali; gli ibibio, con la loro arte realistica dall'espressione spesso selvaggia; gli ekoi, con il loro realismo fortemente marcato. Fra la produzione dei gruppi del Nord sono eccellenti le sculture astratte degli jukun, dei chamba, dei tiv e degli afo; il bufalo è il più diffuso tema artistico della Nigeria settentrionale .

Cultura: cinema

Quasi sempre parlata in inglese, una produzione nazionale partì negli anni Sessanta con documentari, cortometraggi e un film di soggetto storico (Due uomini e una capra, 1966), e si consolidò nel decennio successivo: in un primo tempo con registi stranieri come l'attore nero americano Ossie Davis che nel 1971 girò Kongi's Harvest (in collaborazione col futuro premio Nobel W. Soyinka), apologo di un leader africano che diventa dittatore disprezzando i valori tradizionali; in un secondo tempo con i quattro film del nigeriano Ola Balogun Alpha (1972), Amadi e Ajani Ogun (1975), in lingua yoruba, e il musical Muzik Man (1976), con un cantante del Camerun. Molto apprezzate le opere di Moses Olaya Adejumo (detto Baba Sala), regista di Aare Agbaiye (1983) e interprete di Mosebolatan (1986) di Ade Love. Decisamente più impegnati i lungometraggi di Hubert “Chief” Ogunde, di forte impronta anticolonialista: Jaiyesinmi (1981) e Aropin N'tenia (1982). Da ricordare inoltre l'esordio nella regia del già citato Wole Soyinka con Blues for a Prodigal (1985). Anche se non conosciuta a livello internazionale, la produzione cinematografica nigeriana è molto copiosa (si girano infatti circa 600 film all'anno), addirittura terza dopo gli Stati Uniti e l'India; per mancanza di sale cinematografiche le pellicole hanno una circolazione locale e sono vendute sulle bancarelle dei mercati.

Bibliografia

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