Austràlia

Indice

(Commonwealth of Australia). Stato dell'Oceania (7.692.024 km²). Capitale: Canberra. Divisione amministrativa: stati (7), territori (3). Popolazione: 23.233.061 ab. (stima 2013). Lingua: inglese. Religione: cristiani 61,1% (di cui cattolici 25,3%, anglicani 17,1%, ortodossi 2,6%, altri cristiani 16,1%), non religiosi/atei 22,3%, altri 10,6%. Unità monetaria: dollaro australiano (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,933 (2° posto). Confini: Oceano Pacifico (N e E), Oceano Indiano (S e W). Membro di: ANZUS, APEC, Commonwealth, EBRD, OCSE, ONU, SPC e WTO.

Generalità

Detiene il primato di isola più grande del mondo, all'interno del continente più piccolo: si trova nell'emisfero australe, tra l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico, che formano i mari di Timor, degli Arafura, dei Coralli e di Tasman. Generalmente l'Australia è considerata parte dell'Oceania, ma in realtà rappresenta un tutto unitario e nettamente distinto. Ha infatti una struttura “continentale”, estesa per 3153 km da N (Cape York, 10º 41´ S) a S (South East Cape, 39º 08´ S) e per 4006 km da W (Steep Point, 113º 09´ E) a E (Cape Byron, 153º 39´ E), e con le sue vaste e compatte superfici si oppone al frammentato mondo insulare da cui è circondata a N (gli arcipelaghi che fanno da ponte verso l'Asia) e a E (gli archi insulari del Pacifico). Scoperta dagli europei appena nel sec. XVII, è talora chiamata “continente nuovissimo”, mentre il nome deriva da quella Terra Australis di cui si favoleggiava sin dall'antichità. Pur se poco popolata e con vaste zone inospitali, l'Australia ha saputo sfruttare al meglio le caratteristiche favorevoli della regione sudorientale, dove fortunate condizioni ambientali hanno favorito un'intensa utilizzazione di risorse minerarie e agricole e una straordinaria concentrazione demografica, permettendo la nascita di estese agglomerazioni urbane. Il Paese ha saputo crescere, svilupparsi e conquistare una propria identità culturale, anche se debitrice in larga misura della civiltà britannica. All'inizio del Duemila l'Australia ha cominciato a definire sempre meglio il proprio ruolo, sia a livello regionale sia nello scacchiere mondiale, ma sembrava ancora alla ricerca del modo migliore per affrontare i rapporti con le popolazioni indigene, e il problema dell'immigrazione. Oggi la politica migratoria australiana ha trovato un equilibrio basandosi sul concetto di utilità del migrante, col risultato di avere immigrazioni selettive in base alle necessità lavorative e demografiche del Paese.

Lo Stato

L'Australia costituisce uno Stato federale nell'ambito del Commonwealth britannico; lo compongono 6 Stati federati (di cui uno insulare, la Tasmania), oltre al Territorio del Nord e al Distretto Federale in cui è situata la capitale e a Jervis Bay. .Fanno parte della federazione, con la qualifica di “territori interni”, le isole Ashmore e Cartier, Macquarie e Lord Howe (che appartiene allo Stato del Nuovo Galles del Sud); sono invece considerati “territori esterni” l'isola Norfolk, le Isole del Mar dei Coralli, le isole Heard e McDonald, le isole Cocos o Keeling e Christmas e il Territorio Antartico Australiano. In base alla Costituzione promulgata nel 1901, capo dello Stato è il sovrano del Regno Unito che è rappresentato da un governatore generale. Il potere esecutivo viene esercitato dal Consiglio esecutivo federale, presieduto dal primo ministro e responsabile dinanzi al Parlamento federale, che detiene il potere legislativo e si compone del Senato e della Camera dei rappresentanti, i cui membri sono eletti a suffragio diretto, rispettivamente per 6 e 3 anni. Ciascuno Stato ha un proprio Parlamento e un proprio governo (è invece amministrato direttamente dal governo centrale il Territorio del Nord); L'ordinamento giurisdizionale è basato sulla Common Law britannica; anche se con riserve, sono recepite le norme internazionali. La giustizia è amministrata, al suo massimo grado, dall'Alta Corte, tribunale federale che ha potere di accogliere i ricorsi contro le Corti Supreme statali, da cui dipendono i tribunali di grado inferiore presenti nel singoli Stati. La difesa federale è affidata alle armi tradizionali (esercito, marina, aviazione); la leva è volontaria, e può essere effettuata a partire dai 17 anni d'età (con il consenso familiare). Le donne possono prestare servizio in ruoli di supporto e che non implichino il combattimento. Il sistema scolastico, centralizzato e nazionalizzato nel 1872 è per legge laico e obbligatorio dai 6 ai 15 anni d'età (16 anni in Tasmania). L'educazione prescolare, sia pubblica sia privata, è in espansione in tutti gli Stati e i Territori; l'istruzione primaria, che dura 6 anni, comprende quattro tipi di scuola: le scuole urbane, dipendenti dal dipartimento dell'Educazione di ogni Stato; le scuole rurali; le scuole riunite, (frequenti nelle zone rurali, e gestite da vari insegnanti); le scuole per corrispondenza (che sfruttano la tecnologia per sopperire alle grandi distanze del Paese). L'educazione secondaria, che dura 6 anni, prevede un esame finale. Esistono anche scuole tecniche, commerciali, di architettura e scuole (Teacher’s colleges) specifiche per la preparazione all'insegnamento. L'istruzione superiore, della durata di 4-5 anni, è impartita nelle numerose università del Paese, finanziate in gran parte dal governo federale; le principali sedi sono quelle di Adelaide (1874), di Melbourne (1853), del Nuovo Galles del Sud (1948), del Queensland (1909), di Sydney (1850) e di Canberra (la Australian National University, 1946).

Territorio: morfologia

Pur rappresentando il 5% appena delle terre emerse, l'Australia ha una struttura sostanzialmente uguale a quella dei continenti. .Ha cioè uno scudo arcaico, rigido e stabile, originatosi dalla frammentazione del Gondwana, formato da rocce cristalline (graniti e gneiss) e morfologicamente segnato dai resti di antichissimi rilievi precambriani, che separano vaste aree depressionarie. Queste, fin dal Paleozoico, furono invase dal mare che vi ha lasciato potenti sedimentazioni, dello spessore anche di diverse migliaia di metri; esse presentano tutti i successivi livelli, in taluni casi sino al Cenozoico, dimostrando con ciò la sostanziale stabilità dell'Australia, almeno nelle parti centrali e occidentali dove peraltro non mancano formazioni vulcaniche, intrusive ed effusive, legate a fratture subite dalla massa cratogena. L'instabilità fu originariamente caratteristica invece della sezione orientale dove si aprì, fin dal Paleozoico, un'ampia geosinclinale (detta di Tasman), la cui evoluzione portò alla nascita delle catene montuose che orlano a E l'Australia. L'orogenesi risale alla fase ercinica e ha sollevato le formazioni paleozoiche accumulatesi nella geosinclinale, tra cui quegli strati carboniferi che ancora costituiscono il livello superficiale della catena. Questa ha subito estesi processi di spianamento, come dimostrano le sue forme mature, ma nel Cenozoico è stata sottoposta a un parziale ringiovanimento. La conformazione dell'Australia è estremamente semplice. Al vasto corpo centrale e occidentale si oppone per ca. 3000 km da N a S la fascia di rilievi chiamata unitariamente Grande Catena Divisoria (Great Dividing Range), dalle forme dolci e costituita da una successione di altopiani (tablelands e highlands) o di ampie dorsali divise da valli molto aperte. Solo nell'estrema sezione meridionale il rilievo è più vigoroso, formando le cosiddette Alpi Australiane, che nel monte Kosciusko (2229 m) raggiungono la massima altitudine dell'Australia; relativamente elevati sono anche i vicini monti Azzurri (Blue Mountains), dove affiorano importanti giacimenti carboniferi. Il resto dell'Australia presenta linee prevalentemente orizzontali; anche i rilievi sono in realtà vasti penepiani sovrastati da arcaici resti di catene o isolati Inselberge. Al centro dell'Australia si trovano i monti Macdonnell e Musgrave, alti in media 1500 m s.m., i quali dominano le ampie depressioni chiuse a E dalla Grande Catena Divisoria (bacino del fiume Murray e Grande Bacino Artesiano), che raggiungono nel lago Eyre la quota più depressa dell'Australia (–16 m). A W si elevano i monti Hamersley e altri lievi altopiani delimitanti i bacini costieri di Perth e di Carnarvon e, verso l'interno, il deserto Gibson e la Nullarbor Plain. A N infine gli altopiani di Kimberley (983 m) e di Arnhem chiudono verso l'interno altre depressioni. Le coste, che si sviluppano per oltre 19.000 km, presentano forme varie: sono rettilinee e a falesia in corrispondenza dei bacini sedimentari (per esempio lungo la Gran Baia Australiana, Great Australian Bight, che corrisponde al limite attuale della regressione marina), articolate a N dove si alternano frammentazioni insulari (specie lungo le coste dei mari di Timor e degli Arafura) e insenature profonde, come il Golfo di Carpentaria, chiuso dalla pronunciata penisola di Cape York (Cape York Peninsula). A E la morfologia costiera è determinata dal vicino rilievo, specie nella parte meridionale, dove si aprono alcune belle baie; la costa nordorientale, bagnata dai mari tropicali, è preceduta e protetta dalla Grande Barriera Corallina (Great Barrier Reef) lunga 2000 km, esempio unico al mondo per la vastità e singolarità dell'ambiente costruito dalle concrezioni coralligene fino a 200 km di distanza dal litorale.

Territorio: idrografia

Alla generale aridità di tutta l'ampia sezione centrale e occidentale si connette la povertà dell'idrografia. Gli unici fiumi sono alimentati dalla fascia montagnosa orientale e da quella settentrionale; i fiumi del versante esterno sono però molto brevi data la vicinanza dei rilievi alla costa; quelli diretti verso l'interno hanno invece uno sviluppo maggiore. Il principale corso d'acqua dell'Australia è il Murray, che nasce dalle Alpi Australiane, con un bacino assai esteso (910.000 km²), il maggiore del continente, che comprende anche quello del suo affluente Darling, lungo 2720 km, ma con una portata povera e un regime molto irregolare. Il Murray, che è lungo 2575 km, è invece relativamente ricco d'acqua e il suo regime, oggi in parte controllato da sbarramenti nella parte superiore del bacino, più regolare; esso alimenta così una vasta regione agricola, che sfrutta le sue acque per l'irrigazione. A N del bacino del Murray si stende il Grande Bacino Artesiano (Great Artesian Basin), vasta depressione endoreica in cui affiorano numerose falde acquifere che si raccolgono ai piedi della Grande Catena Divisoria. Il bacino è attraversato da corsi d'acqua a regime temporaneo (creeks), che si perdono in laghi salati, tra cui il più esteso è l'Eyre (9583 km²). Tutta la parte occidentale, poverissima di precipitazioni e morfologicamente pianeggiante, manca anche di fiumi temporanei e si presenta con vaste successioni di aree areiche ed endoreiche, cosparse di depositi salini.

Territorio: clima

L'Australia è compresa quasi per intero nella fascia tropicale australe e contraddistinta perciò in genere da clima di tipo continentale caldo, arido e con forti escursioni termiche; tuttavia vi si possono individuare differenze da zona a zona, per il notevole sviluppo latitudinale e per la presenza della Grande Catena Divisoria. Diverse sono anche le manifestazioni climatiche nell'arco annuale, in relazione agli spostamenti stagionali del fronte intertropicale. In base a questi si ha, durante l'inverno australe (da giugno a settembre), la formazione di masse d'aria anticicloniche continentali che interessano anche il Nord, mentre nel Sud si ha l'invasione delle masse d'aria marittime polari (cui si collegano i venti occidentali, i westerlies); durante l'estate australe si verifica invece la penetrazione dell'aria calda e umida proveniente dalla fascia equatoriale, responsabile dei cosiddetti monsoni australiani che investono il Nord del Paese. Agli spostamenti del fronte intertropicale si connettono anche gli influssi delle masse d'aria tropicali che, promosse dall'Oceano Pacifico, secondo la circolazione propria degli alisei, investono l'Australia orientale durante l'inverno australe. L'aria marittima tropicale non penetra tuttavia nell'interno, anche a causa dell'ostacolo costituito dalla Grande Catena Divisoria, per cui tutta la parte a W della catena resta estranea a una circolazione umida, con conseguente generale aridità. La città di Perth, sulla costa occidentale, è interessata da un fenomeno noto come “Fremantle doctor”, il vento proveniente dal mare che investe la città, considerato uno dei più costanti venti al mondo, soffiando praticamente ogni giorno dell'anno. Si possono così riconoscere diverse zone climatiche. In tutta la facciata settentrionale e nordorientale si ha un clima umido, con variazioni termiche non rilevanti (la media è di 24 ºC) e con precipitazioni, prevalentemente estive, ovunque superiori ai 1200 mm annui; nella facciata sudorientale si ha un clima subtropicale umido, con poco più di 1000 mm annui di precipitazioni, più uniformemente distribuite nel corso dell'anno, che nell'estremo SE dell'Australia e in Tasmania assume i caratteri del clima temperato umido fresco (od oceanico), a causa dei forti influssi marittimi e anche della corrente marina circumpolare; nell'Australia sudoccidentale il clima subtropicale è caratterizzato da una lunga estate siccitosa, con piogge invernali, mentre il resto dell'Australia presenta un clima nettamente arido, con precipitazioni che passano dai 100 mm e anche meno della zona del lago Eyre ai 500 mm delle aree periferiche settentrionali e orientali. Le temperature variano alquanto da S a N, con medie di gennaio rispettivamente di 24 ºC e 18 ºC e medie di luglio di 16 ºC e 10 ºC. Nella sezione arida dell'Australia forti sono i contrasti termici: nella parte più interna si hanno medie in gennaio di 30 ºC e in luglio raramente superiori ai 10 ºC (ad Alice Springs si sono registrati valori di +45 ºC e di –5 ºC); forti sono anche le escursioni giornaliere.

Territorio: geografia umana. Il popolamento

L'Australia non ha dato fino a oggi resti fossili di Ominidi presapiens; rari sono anche i reperti ossei anteriori al III millennio a. C., nonostante si siano moltiplicate le scoperte di siti preistorici con notevoli corredi d'industria litica, il più antico dei quali risale a ca. 36.000 anni fa (lago Mungo, nel Territorio del Nord). Dallo studio comparato dei reperti litici e dei crani fossili, è stata avanzata l'ipotesi che gli aborigeni australiani derivino, per metamorfismo regionale, dagli Homo sapiens sapiens dell'Insulindia (analogie morfologiche con i reperti di Wadjack, Giava, Niah, Borneo): secondo alcuni studiosi si ebbero flussi migratori di genti nomadi dedite alla caccia, pesca e raccolta, che avvennero in tre fasi, anche via mare, dall'isola di Timor verso le coste di nordovest e dalla Nuova Guinea verso la Terra di Arnhem (Arnhem Land) e la penisola di York. Altri ritengono che si sia trattato di un'unica migrazione attraverso la Nuova Guinea verso le regioni settentrionali dell'Australia, verificatasi durante la fase finale della glaciazione Würm (ca. 40.000 anni fa). In ogni caso, le trasformazioni climatico-ambientali e la topografia del continente non favorirono né insediamenti stabili né l'elaborazione di tecniche agricole; così pure, le caratteristiche morfologiche del tipo umano australiano hanno subito lievi modifiche, come testimoniato dai reperti di Talgai, nel Queensland (risalenti a 15.000 anni fa), e di Keilor, nel Victoria (9000 anni fa), comparati con quelli degli aborigeni attuali e dei Tasmaniani (ormai estinti). La diffusione di queste genti nell'Australia fu lenta e frammentaria e sembra che solo verso il X millennio dall'era attuale furono raggiunte le regioni meridionali e la Tasmania. Il rinvenimento di numerosi siti abitati fin nel cuore del continente (in epoca preistorica ancora ricco di vegetazione e di animali), nei quali è presente una notevole industria litica con minime variazioni locali, l'identica organizzazione delle strutture socio-culturali e religiose (vedi Australiani) fanno pensare che le numerose “orde” derivino da una sola stirpe o, quantomeno, che si sia affermato il modello culturale e di vita di un solo gruppo dominante. Particolarmente importanti, in proposito, sono risultate le indagini nei siti di recente scoperta nel Territorio del Nord (Malagangerr), nel Sud-Est (Menindee e Keilor) e nel Queensland (Keniff). La frammentazione dei gruppi e l'esiguo numero di abitanti (gli aborigeni non superarono mai le 600.000 unità) in rapporto agli ambienti abitabili favorirono la staticità del modo di vivere nomade, di cacciatori-raccoglitori: alla fine del sec. XVIII le popolazioni autoctone avevano ancora a disposizione vasti territori fertili, pur essendo concentrate nelle regioni orientali (soprattutto nel Sud-Est) e settentrionali del continente, e in poche altre zone. L'impatto con i colonizzatori bianchi fu distruttivo, non solo per gli eccidi perpetrati ma soprattutto per le profonde e rapide trasformazioni conseguenti l'introduzione dell'agricoltura e dell'allevamento e poi dello sfruttamento minerario. Agli inizi del sec. XX gli aborigeni (compresi i meticci) erano ridotti a circa 50.000 unità, ma, a partire dagli anni Cinquanta, si verificò una ripresa demografica, grazie soprattutto ai provvedimenti statali in loro favore. Solo nel 1967 un referendum concessesse i diritti di cittadinanza; nel corso del successivo decennio, gruppi di indigeni sollecitarono i governi al fine di ottenere il riconoscimento dei diritti sui territori in cui erano stanziati. Nel 1977 è stata istituita una grande riserva nel Territorio del Nord in cui risiedono i superstiti di 300 dei 500 gruppi censiti all'inizio di questo secolo; altre riserve sono state create, dal 1985, nel Nuovo Galles del Sud (abitate in prevalenza da meticci) e più di recente una ventina di riserve sono in funzione nel Queensland (penisola di Capo York), nella Terra di Arnhem e in qualche altro Stato. Al censimento del 1989 risultavano circa 80.000 aborigeni (di cui meno della metà puri) “autonomi”, cioè esclusi i meticci che si sono integrati al modo di vita dei bianchi e che in gran parte risiedono ai margini delle grandi metropoli australiane. La lenta ma continua ripresa demografica della componente aborigena ha consentito a questo popolo di raggiungere all'inizio del XXI secolo la soglia delle 400.000 unità: al censimento del 2006 gli indigeni erano ca. 455.000. Si tratta di piccole comunità stanziate soprattutto nei settori occidentale e settentrionale dell'isola, anche in zone considerate del tutto inospitali come il deserto centrale. Quella degli australiani aborigeni è una popolazione giovane e con una speranza di vita di 15-20 anni più bassa rispetto a quella di origine europea e segnata da un più basso livello di istruzione, maggiormente interessata da fenomeni di alcolismo, droga e delinquenza. Le organizzazioni internazionali lamentano, tuttavia, atteggiamenti discriminatori da parte delle autorità australiane tanto che nel 2000 l'ONU, in occasione dell'apertura dei giochi olimpici di Sydney, ha espresso preoccupazione per questa situazione. In particolare, le comunità aborigene chiedono il riconoscimento formale e un congruo risarcimento per la cosiddetta “generazione rubata”, vale a dire una politica, protrattasi fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento, attraverso la quale migliaia di bambini indigeni erano stati sottratti alle famiglie. Solo nel 2008 il governo Rudd ha chiesto formalmente scusa alle comunità aborigene, un gesto atteso da tempo. Le rivendicazioni degli indigeni riguardano anche il possesso delle terre, dal momento che alcuni dei territori tradizionalmente abitati da queste comunità continuano a essere oggetto di sfruttamento da parte delle industrie minerarie. Scoperta dai portoghesi, “riscoperta” dagli olandesi, l'Australia fu popolata dagli inglesi: si trattò però inizialmente di forzati, cioè ergastolani rinchiusi in colonie penali. La prima di tali colonie fu fondata a Sydney nel 1788; altri luoghi di pena furono creati poi a Port Moreton (Queensland), ad Albany, Perth, Melbourne ecc. Ma già all'inizio del sec. XX cominciarono ad affluire i primi coloni liberi, che crearono ranches o stations stagionali per l'allevamento. Si trattò quindi, inizialmente, di allevatori (squatters), non di agricoltori; questi ultimi giunsero successivamente, soprattutto con la diffusione della coltura della canna da zucchero. Furono occupate solo le zone costiere, mentre l'interno restò a lungo inesplorato; in particolare si ebbero insediamenti intorno ai porti, da cui partivano alla volta della Gran Bretagna i prodotti della pastorizia e dell'agricoltura.

Territorio: geografia umana. Immigrazione e sviluppo demografico

La grande immigrazione ebbe inizio alla metà del sec. XIX con un ritmo annuale di ca. 100.000 individui, quasi tutti provenienti dalla Gran Bretagna. Lo sfruttamento minerario, iniziatosi con la scoperta di giacimenti auriferi, accrebbe l'ondata immigratoria. Nel 1880 la popolazione, quasi interamente bianca, era salita a 2,2 milioni; gli aborigeni nel frattempo erano fortemente diminuiti, in seguito sia all'eliminazione da parte dei bianchi sia alle malattie contratte dai nuovi venuti. Nel 1900 la popolazione era già di 3,7 milioni, per la maggior parte stanziata nel Nuovo Galles del Sud e nel Victoria: questa dislocazione intorno ad alcuni grandi centri portuali fu successivamente all'origine della divisione in diversi Stati. L'immigrazione di italiani cominciò piuttosto tardi, con la richiesta di manodopera che non fosse nera; oggi essi formano la comunità più numerosa, ma rilevanti sono pure quelle di greci, olandesi, tedeschi e siriani. Gli italiani si sono tradizionalmente insediati in aree agricole: nelle piantagioni di canna da zucchero della costa settentrionale del Queensland, nei territori rurali dell'Australia sudoccidentale, soprattutto presso Perth, e nei territori a economia mista, rurale e urbana, nei pressi di Sydney e di Melbourne. A partire dagli anni Cinquanta del Novecento questo schema cambiò e la manodopera italiana venne attratta dall'industrializzazione, dando occupazione nelle industrie pesanti delle maggiori aree metropolitane: in particolare in quella di Melbourne, dove oggi vive più di un terzo di tutti gli italiani immigrati in Australia. Agli apporti dall'esterno si aggiunsero nel frattempo quelli dovuti all'incremento naturale; l'aumento demografico ha inoltre ricevuto un notevole impulso dall'ondata immigratoria seguita alla seconda guerra mondiale, che ha suscitato nuovi sviluppi economici dell'Australia. La popolazione è così composta essenzialmente da bianchi (90,2%) mentre gli asiatici (7,3%) e gli aborigeni (2,5%) rappresentano le minoranze più importanti. La crescita demografica risulta avere valori più alti rispetto ai parametri dei Paesi occidentali e gli incentivi statali alle famiglie introdotti nei primi anni del sec. XXI hanno fatto registrare un aumento della natalità. La piramide dell'età evidenzia tuttavia un aumento delle fasce intermedie e di quelle più alte: circa il 20,4% degli australiani ha più di 60 anni; ciò fa dell'Australia il Paese con la popolazione più vecchia del continente. L'incremento annuo è del 7% (2013), in parte dovuto all'incremento naturale e in parte all'immigrazione; quest'ultima, motore della nascita del Paese, è ora oggetto di severe misure restrittive. Attraverso la cosiddetta “soluzione pacifica” nel 2001 l'Australia ha stabilito inoltre un accordo con altri Paesi del Pacifico (Nauru e Papua Nuova Guinea) per regolare il flusso dei rifugiati. Tale accordo prevede che l'accoglienza venga assicurata da questi Paesi all'interno di campi profughi. Questa politica si è chiusa definitivamente nel 2008 con la risistemazione dei richiedenti asilo presenti nei campi di Nauru e Papua Nuova Guinea in altri Paesi (Europa, Nuova Zelanda e Australia stessa, secondo Paese al mondo nel 2006 scelto come meta finale dei richiedenti asilo) e il contestuale rientro in patria di gruppi dei rifugiati nei luoghi d'origine. Si calcola che, tra il 1996 e il 2005, l'Australia abbia accolto una media di 70.000 rifugiati l'anno, provenienti per la maggior parte da Serbia e Montenegro, poi da Sudan, Iraq, Afghanistan, conferendo nello stesso periodo asilo ad alcune migliaia di asiatici, cinesi, cingalesi e indonesiani. La popolazione ha una densità di 3,02 ab./km², la più bassa del continente; la distribuzione è però molto ineguale, con bassissime concentrazioni nel Territorio del Nord, dove si registra una densità media di 0,2 ab./km², e molto alte intorno ai grandi centri urbani: Brisbane, Sydney, Adelaide, Melbourne, ossia nella grande fascia esterna (la cosiddetta A. “utile”) dal clima meno arido. L'area in assoluto più densamente abitata è il territorio della capitale federale, Canberra, con 162 ab./km². Sensibili mutamenti si sono verificati anche in città periferiche rispetto al tradizionale baricentro del Sud-Est. Nel territorio sudorientale dell'Australia si stanno coagulando due piccole megalopoli. La prima lungo le coste del Nuovo Galles del Sud; l'area centrale è costituita da Sydney, mentre due ali sono rappresentate da Newcastle, a Nord, e da Wollongong, a Sud; in mezzo a queste due ali si sta ampliando lungo la costa un fitto tessuto di centri intermedi. La seconda megalopoli si sta formando tra Melbourne e Adelaide, lungo le strade e la ferrovia che collegano le due città e con diramazioni lungo le direttrici costiere, tra la baia di Port Phillip (Port Philip Bay) e il golfo di San Vincenzo. L'interno non manca comunque di risorse: la sua penetrazione procede ovviamente a rilento, anche perché l'organizzazione territoriale avviene in spontanea funzione dell'economia capitalistica, non dirigistica. Nell'interno vi sono aree minerarie e zone pioniere dedite soprattutto all'allevamento (grandi e organizzati ranches). Benché nelle zone esterne agricole non manchino né villaggi né farms isolate, l'89,4% della popolazione ormai vive nelle città; tra essele principali sono quelli di Sydney e Melbourne: Sydney, metropoli di stampo americano fitta di grattacieli, è il massimo porto, centro finanziario e industriale su cui gravita tutta una serie di altre città industriali. Melbourne, valorizzata soprattutto in passato, ha un volto più conservatore, però è attivissimo centro commerciale. Centri portuali sono anche Brisbane, Adelaide, Perth, le altre maggiori città, e sempre sulla costa, sono Wollongong, Newcastle, Townsville, Rockhampton, ecc., sbocchi di zone minerarie o agricole. Hobart è importante in quanto capitale della Tasmania; Canberra è infine l'accogliente capitale federale.

Territorio: ambiente

Dal punto di vista floristico l'Australia ospita specie caratteristiche e uniche, risultato di adattamenti specifici nonché di lunghi isolamenti rispetto ad altre aree continentali; il confine biogeografico con l'Asia meridionale, con cui comunica attraverso il ponte insulare australasiano, corrisponde alla “linea Wallace”, che passa per il Mar delle Molucche (o alla più spostata “linea Weber” che corre sullo stretto di Makasar). Tra le specie arboree più diffuse e caratteristiche è l'eucalipto, che si presenta in un gran numero di varietà e che è pianta di larghi adattamenti xerofili. Xerofile sono anche le altre specie più tipiche, alcune delle quali singolarissime e uniche come l'albero bottiglia, il black boy, la banksia e il waratah (Telopea speciosissima) ecc. Le associazioni vegetali sono legate al clima tropicale, però esse variano alquanto in rapporto alla piovosità: nella fascia piovosa orientale e settentrionale vi è una foresta tropicale pluviale frangiata sulla costa dalle mangrovie; sui rilievi, e progressivamente, passando verso S, sino in Tasmania, si ha la foresta temperata australe, ricca di specie ma dominata da diversi eucalipti tra cui alcuni giganteschi, come l'Eucalyptus regnans, che raggiunge anche i 100 m. Sul versante interno della Grande Catena Divisoria incomincia il regno delle foreste rade, delle savane che, a causa dell'accentuarsi dell'aridità verso l'interno, assumono caratteristiche sempre più xerofile e forme più povere di alberi; tra questi predominano gli eucalipti, le acacie e le casuarine. Su ampi spazi si hanno zone a prateria (il cosiddetto bush), disseminate di solitarie acacie o di alberi di specifico adattamento xerofilo, come il già citato albero bottiglia. La formazione più estesa è rappresentata però dallo scrub, steppa arbustiva e cespugliosa, con specie diverse, acacie spinose ecc. Nelle zone meridionale che hanno un clima vicino a quello mediterraneo si ritrova una specie di macchia e, nelle aree più piovose, una tipica foresta di eucalipti (jarrah). Le aree forestali occupano complessivamente poco meno di un quarto della superficie del Paese. L'originalità del manto vegetale corrisponde a quella del mondo animale, che ospita un numero limitato di Mammiferi, nessuno dei quali rintracciabile però in altri continenti. Le specie più diffuse appartengono ai marsupiali tra cui predomina il canguro, ma molto diffusi sono anche i quoll, i bilby, i wallaby e i vombati (Phascolomys ursinus), che assomigliano a piccoli orsetti mansueti; endemico è il koala, mentre rarissimi e unicamente australiani sono i monotremi a cui appartengono l'ornitorinco e l'echidna. Unico animale aggressivo è il dingo. Non sono presenti invece i grandi carnivori che popolano gli altri continenti. Numerosi e peculiari sono i Rettili, di cui si segnala la grande varietà tra lucertole e serpenti, i ragni e gli uccelli tra cui i corridori come l'emù, lo jabirù, il brolga (della famiglia dei Gruidi), aironi, pellicani, albatri, vari pappagalli della famiglia dei Cacatuidi tra cui il cacatua nero, il gang-gang (appartenente al genere Callocephalon), la rosella (della famiglia degli Psittacidi) e il kookaburra. La fauna dell'Australia costituisce con quella della Nuova Guinea e dei limitrofi gruppi insulari la regione zoogeografica australiana. L'equilibrio biologico del continente non è oggi più quello originario, almeno nelle zone esterne dove la colonizzazione ha introdotto specie animali diverse, tra cui i conigli, che nelle steppe si sono riprodotti in gran numero, diventando un vero e proprio flagello. Secondo il WWF dall'arrivo degli europei un decimo dei mammiferi australiani è scomparso e numerosi altri animali, spesso endemici, sono a rischio di estinzione tra i quali si segnalano alcune specie di cacatua, il diamante di Gould, un coloratissimo passeriforme appartenente alla famiglia degli Estrildidi, i quoll, i bilby e altre specie marine e terrestri come tartarughe, delfini, albatri e squali. L'Australia detiene il record della più alta percentuale di mammiferi estinti al mondo. Ad accrescere la preoccupazione per le specie a rischio contribuisce inoltre il cambiamento climatico globale che ha effetti importanti su quest'area geografica già interessata da fenomeni di erosione naturale (causati dai venti costanti e dall'aumento della salinità dei terreni). L'introduzione di nuove specie, in particolare le pecore da allevamento, le pratiche non sempre corrette diffuse nell'agricoltura e, più di recente, l'inquinamento dovuto alle emissioni delle industrie e agli scarichi urbani hanno provocato l'incremento di questo fenomeno e il rischio di desertificazione. Il Paese è stato colpito nei primi anni del nuovo millennio da un lungo periodo di siccità, aggravatosi tra il 2005 e il 2006, frutto del riscaldamento globale del pianeta, che ha causato danni alla flora selvatica, ai terreni agricoli e ai pascoli, inducendo le autorità a varare programmi di razionalizzazione delle risorse. Le aree protette, che interessano il 15,5% della superficie dell'isola, sono gestite a diversi livelli: territoriale, statale, federale. Tuttavia esiste una legislazione comune, l'Environment Protection and Biodiversity Conservation Act (EPBC Act), promulgato nel 1999 ed entrato in vigore l'anno successivo, che stabilisce le linee guida nazionali relative alla protezione dell'ambiente, alla salvaguardia della biodiversità, al monitoraggio di progetti privati e pubblici che abbiano un impatto sull'ambiente e sull'ecosistema in vista di uno sviluppo sostenibile, alla gestione di siti di speciale interesse nazionale e internazionale oltre ad alcune materie peculiari come le specie migratorie, il nucleare e le aree marine. Il sistema delle riserve nazionali è piuttosto ramificato e comprende complessivamente 6 parchi nazionali del Commonwealth e oltre 500 parchi nazionali su tutto il territorio australiano, numerose aree indigene protette, nonché diverse aree marine protette. L'UNESCO ha dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità alcuni siti naturali australiani: la Grande Barriera Corallina (1981), le Isole di Lord Howe (1982), le Foreste pluviali della costa orientale australiana (1986, 1994), i Tropici umidi del Queensland (1988), Shark Bay (1991), l'Isola Fraser (1992), i Giacimenti fossiliferi di Riversleigh e Naracoorte (1994), le Isole Heard e McDonald (1997), l'Isola Macquarie (1997), la Regione delle Blue Mountains (2000), il Parco Nazionale di Purnululu (2003) e la costa del Ningaloo (2011). Sito di grande interesse internazionale, la Grande Barriera Corallina è considerata a rischio, specie la zona a ridosso della costa nordorientale, a causa della massiccia presenza di imbarcazioni turistiche che possono inquinare un ecosistema unico, che ospita 400 tipi di corallo (da quelli ramificati alle enormi Acropore), 1500 specie di pesci e 4000 tipi di molluschi, tra cui le specie più grandi conosciute di Tridacnidi; l'aumento delle temperature e l'acidificazione degli oceani sta producendo un fenomeno di sbiancamento dei coralli che ne provoca la morte.

Economia: generalità

Rimasta a lungo terra di sfruttamento che forniva prodotti agricoli e minerari alla Gran Bretagna, nel corso degli anni l'Australia si è creata strutture più solide; anche se non ha perduto interamente il suo carattere di terra di colonizzazione (le esportazioni sono ancora rappresentate largamente da prodotti non lavorati come minerali di ferro e carbone, carne, frumento ecc.) e questo rende l'economia australiana di fatto vulnerabile rispetto alle fluttuazioni del mercato internazionale. Il processo di industrializzazione, avviato dagli inglesi al tempo della seconda guerra mondiale, è stato favorito da numerosi fattori: la ricchezza delle risorse minerarie, la manodopera qualificata, la vicinanza ai grandi mercati dell'Asia e dell'Oceania. Del resto, tutta l'economia australiana trova condizioni propizie di sviluppo: la presenza di una popolazione omogenea, le restrittive leggi sull'immigrazione, la stabilità politica e la pace sociale che richiamano capitale dall'estero, l'ordinata e avanzata organizzazione del lavoro, l'orientamento generale del Paese che, pur liberistico, tende a eliminare gli squilibri sociali e regionali e a valorizzare, con investimenti cospicui, le risorse locali. A questi fattori si deve l'aumento del reddito nazionale che, valutato pro capite, pone l'Australia tra i Paesi più ricchi; la popolazione gode tra l'altro di un sistema previdenziale tra i più avanzati e di salari molto alti, anche se la crescita delle retribuzioni, favorita dalla struttura del mercato di settore e dall'abbattimento dei costi del lavoro (riforma del 2005) è stata ed è accompagnata da tensioni inflazionistiche. Nella seconda metà degli anni Ottanta del sec. XX, dopo un periodo di stagnazione dovuto a diversi fattori (difficoltà di espansione del mercato dei prodotti australiani, svalutazione della moneta nazionale nei confronti del dollaro e dello yen, politiche salariali più restrittive e privatizzazione di industrie manifatturiere, compagnia aerea nazionale e settore bancario), l'economia australiana ha rapidamente recuperato condizioni economico-finanziarie favorevoli, riportando deficit e inflazione a livelli quasi fisiologici. La struttura economica, tuttavia, nonostante l'aumentata solidità, risentire tuttora in maniera rilevante dell'effetto di eventi naturali o politici, comunque extra economici (ne è un esempio la profonda ripercussione seguita alla promulgazione della legge dicembre 1993 che aveva riconosciuto la proprietà tradizionale delle comunità aborigene sulla terra non coltivata – fino ad allora considerata res nullius – mettendo di fatto in discussione l'attività di molte imprese minerarie e degli allevatori). Per quanto riguarda il settore agricolo e zootecnico, se da un lato la tradizionalmente vasta produzione continua a garantire un notevole apporto alle esportazioni, in presenza di una larga eccedenza circa il fabbisogno interno, dall'altro le sue condizioni sono relativamente peggiorate, specialmente per un più difficile accesso alle falde acquifere, impoverite dall'intenso sfruttamento, soprattutto nelle zone aride del Paese. In linea generale, nel corso del XX secolo la politica economia dell'Australia è passata da un'iniziale atteggiamento favorevole alla nascita delle piccole aziende (funzionale per il popolamento delle aree disabitate) alla messa in pratica di incentivi per promuovere le aziende di grandi dimensioni, più redditizie. La presenza attiva sui mercati delle esportazioni, cui sono destinate le colture intensive, rende tuttavia l'economia del Paese dipendente dall'andamento internazionale: ad esempio, la produzione di lana (di cui l'Australia continua ad essere il maggiore esportatore mondiale) tra il 1989 e il 1993 e poi nuovamente nel 2000, ha subito un calo a causa della minore domanda internazionale, della diffusione di altre fibre e ultimo, dei cambiamenti della struttura economica e sociale nazionale. Il settore, tuttavia, ha saputo dotarsi anche di strumenti innovativi (a partire dall'uso del satellite per la pianificazione dei suoli) riuscendo a far fronte anche alle restrizioni nello sfruttamento della terra nonché alla necessità di adeguarsi alle pratiche agricole ecologicamente compatibili. Per quanto riguarda la produzione mineraria, invece, risolto, come si è detto, a vantaggio degli aborigeni il contenzioso sui diritti di proprietà sulle terre demaniali – per cui le compagnie minerarie dovranno agli aborigeni, finora marginalizzati, forme di compenso per lo sfruttamento dei giacimenti –, essa continua ad avere una notevole rilevanza, alimentando sia l'esportazione sia alcuni comparti industriali (chimica e petrolchimica, metallurgia); maggior peso rispetto al passato vanno assumendo tuttavia anche le produzioni di beni di consumo (tessile, meccanica). I maggiori sforzi dell'Australia sono comunque diretti a rendere più competitive le produzioni manifatturiere a fronte della concorrenza dei Paesi del Sudest asiatico, nei cui confronti sono peraltro mantenute misure protezionistiche. Dalla fine della seconda guerra mondiale, infatti, tale industria ha conosciuto un periodo di forte incremento produttivo. Negli anni Sessanta, anche a causa della crescita demografica e di una maggiore domanda di beni di consumo, si è assistito a un declino delle industrie alimentari, del vestiario e del legno e l'affermarsi di quelle chimiche, degli apparati elettrici, delle macchine utensili (industrie ad alta intensità di capitale) e di quella petrolifera. Dalla fine degli anni Ottanta, però, il Paese si è impegnato in un processo di deindustrializzazione (abbandonando i settori meno concorrenziali) e di terziarizzazione dell'economia che se, da un lato, ha comportato un innalzamento brusco della quota di disoccupati (prodotti specialmente dalle ristrutturazioni industriali, ma poi parzialmente riassorbiti fino a circa l'8% della popolazione attiva), dall'altro lato ha avvicinato l'Australia al modello delle principali potenze economiche, conferendo al Paese una posizione di supremazia e di riferimento (in campo tecnologico, gestionale, finanziario) per molti Paesi asiatici. Proprio nell'apertura verso l'esterno l'Australia cerca il suo definitivo rafforzamento. Nei confronti dell'Asia sud-orientale, in particolare, l'Australia sta sempre più decisamente impostando una linea di cooperazione economica e di collaborazione politico-diplomatica che dovrebbe irrobustirne la posizione regionale: ne sono esempi la mediazione nella crisi istituzionale in Cambogia; il raddoppio degli aiuti concessi al Viet Nam; l'attività di cooperazione economica con il Laos e la Thailandia; l'appoggio diplomatico al Giappone nella contesa commerciale con gli USA. In sostanza, l'Australia mira alla costituzione di un'area economica integrata pacifico-asiatica, che potrebbe essere rappresentata dall'attuale APEC, che include anche il Giappone, la Cina e i Paesi nordamericani, oppure dall'AFTA (Organizzazione economica dei Paesi dell'Indocina e dell'Insulindia). La rilevanza dell'area asiatica è, evidentemente, sia politico-strategica sia economica: dall'Asia l'Australia riceve la maggior parte delle sue importazioni, e vi dirige oltre la metà delle esportazioni. Nonostante questa crescente importanza nell'area geopolitica del Pacifico, la positiva capacità di attrazione di capitali e l'aumento degli investimenti esteri (soprattutto nei settori manifatturiero e tecnologico), l'Australia rimane per certi aspetti molto dipendente da attori esterni, come le grandi multinazionali, attratte dalla vicinanza ai mercati asiatici e dalle possibilità offerte dal Paese (manodopera qualificata, efficace sistema di telecomunicazioni e infrastrutture, elevato tenore e qualità di vita). Per superare tali dipendenze il Paese ha messo in atto alcune riforme in ambito economico quali, ad esempio, il controllo della massa monetaria, la semplificazione della burocrazia e la promozione della concorrenzialità. La crescita di fiducia nel mercato interno, il contenimento del ruolo dello Stato nell'economia e il monitoraggio dell'inflazione sono favoriti anche dall'abbattimento della spesa pubblica. Nei primi anni del nuovo millennio, nonostante gli effetti negativi conseguenti alla grande siccità che ha colpito il settore agricolo, l'economia del Paese è cresciuta, facendo registrare per il 2009 un PIL di 997.201 ml $ USA, con un PIL pro capite di 45.587 $ USA. Positivo anche il trend delle esportazioni, grazie anche al potere di attrazione dei nuovi mercati rappresentati da Cina e India.

Economia: agricoltura foreste, allevamento e pesca

Il settore primario (che partecipa per poco meno del 3% alla formazione del PIL e occupa il 3,6% della forza lavoro) ha subito negli ultimi decenni una contrazione e l'età media degli addetti nel settore è aumentata (indicando un allontanamento dei giovani dal mondo agricolo), tuttavia esso rimane la base del sistema economico australiano; si assiste, inoltre, nel Paese al declino delle piccole aziende a conduzione familiare. L'agricoltura è produttiva e diversificata, anche se dipendente dalle condizioni climatiche. La superficie coltivata è molto limitata (meno del 7% dell'intero territorio nazionale), dato il largo predominio delle zone aride e semiaride, oltre che per le scarse possibilità dell'irrigazione; nonostante ciò essa copre interamente il fabbisogno interno e contribuisce notevolmente alle esportazioni. La produzione dei cereali è abbondante (il Paese ne è infatti il terzo esportatore mondiale): il frumento (di cui è tra i primi produttori) è la coltura principale, presente in tutto il Paese e in particolar modo sul versante interno della Grande Catena Divisoria e nel Victoria, oltre che nella zona di Perth; risente però delle frequenti annate sfavorevoli e i rendimenti in genere sono piuttosto bassi. Altri cereali sono l'avena, l'orzo (utilizzato per i mangimi e per produrre il malto) e la segale, coltivati in alternanza con foraggio o piante come piselli e lupini, oltre che riso, mais e sorgo. Sviluppata è l'orticoltura, praticata nelle vicinanze delle città soprattutto da italiani, i quali coltivano anche gran parte delle viti (soprattutto negli Stati di Victoria e dell'Australia Meridionale; la produzione è in crescita e il frutto viene utilizzato principalmente per la produzione vinicola) e degli agrumi che danno ormai abbondanti raccolti. Diffusa è anche la frutticoltura, sia tropicale (banani e ananas, soprattutto nel Queensland), sia temperata (mele, pere ecc., prevalentemente in Tasmania e nel Victoria). Tra le colture industriali al primo posto si situa la canna da zucchero, che trova le sue aree migliori nuovamente nel Queensland. Si coltivano inoltre cotone (Queensland e Nuovo Galles del Sud) e il lino (Queensland, Nuovo Galles del Sud e Victoria); buona diffusione ha anche il tabacco, coltivato nei medesimi Stati. § Lo sfruttamento forestale, data la povertà del patrimonio, è limitato. Predominano tra le essenze eucalipti, acacie e casuarine, ma da un rapporto del 2000 risulta che negli ultimi anni del Novecento è stato deforestato più di un milione di ettari di terreno. § L'allevamento è stato sempre una delle prevalenti attività dell'Australia. Esso è ancor oggi fondamentale per l'economia del Paese, specie quello tradizionale ovino, anche perché l'Australia dispone di vaste aree a prato e pascolo permanente; ma, oltre che per la lana (della quale l'Australia è il massimo produttore mondiale) ricavata dalle pregiatissime pecore merinos e richiesta dalle manifatture inglesi sin dalla prima colonizzazione del Paese l'allevamento ovino interessa per la carne, lavorata in grandi industrie conserviere. I principali belts dell'allevamento sono il Grande Bacino Artesiano e il bacino del fiume Darling, dove si sfruttano i pozzi artesiani per l'abbeverata, e gli altopiani della Grande Catena Divisoria. Importante è oggi anche l'allevamento bovino che, data la scarsità degli spazi adatti, va imponendosi in forme intensive: esso dà origine a una discreta esportazione di carne surgelata. § Secondaria è invece l'attività peschereccia, rivolta soprattutto alla cattura di specie pregiate, quali ostriche e aragoste.

Economia: industria e risorse minerarie

La disponibilità di energia è stata determinante per la localizzazione delle industrie, sorte inoltre in prossimità dei grandi centri urbani. La principale concentrazione industriale si ha perciò nella zona di Sydney, con tutta una serie di centri costieri, tra cui Newcastle, allo sbocco dei bacini carboniferi; altre aree industriali sono quelle di Brisbane e Melbourne. Complessivamente, il settore secondario contribuisce per poco meno del 28% alla formazione del PIL e assorbe circa il 21% della forza lavoro. Le industrie principali sono quelle alimentari, delle macchine utensili, dei prodotti metallici e del petrolio. Settorialmente l'industria più ricca è quella siderurgica e metallurgica, che produce acciaio, alluminio, zinco, piombo, rame ecc.; sviluppata è anche l'industria meccanica, specie nei settori aeronautico, automobilistico, dei macchinari per miniere e delle costruzioni navali. Vi sono poi industrie di fibre tessili artificiali e sintetiche. La presenza di gas naturale ha favorito l'industria chimica (materie plastiche), che è attiva anche nel campo dei fertilizzanti; esistono inoltre numerose raffinerie di petrolio a Geelong (Shell), Kurnell (Caltex Oil), Altona (ExxonMobil) ecc. Relativamente modesta, nonostante la produzione di lana, è l'industria tessile, in cui si distingue la produzione di filati di cotone. Infine, tra le industrie alimentari importanti sono quella conserviera (carni e, limitatamente, pesce) e quella saccarifera. § Negli ultimi decenni del Novecento l'Australia si è rivelata molto ricca di minerali, per molti dei quali è tra i primi produttori al mondo; ciò in relazione ai terreni antichi da cui è costituita. L'oro fu il primo a essere individuato alla metà del XIX sec., tanto da provocare vere e proprie ondate immigratorie verso il centro in cui fu scoperto, Kalgoorlie; oggi questo metallo prezioso (di cui il Paese è il secondo produttore mondiale) è ricavato industrialmente nella stessa località, a Broken Hill, e Tennant Creek. I giacimenti principali di piombo e zinco (la cui produzione nel 2006 ha posto l'Australia al secondo posto nel mondo), oltre che di rame, si trovano a Broken Hill, a Mount Isa e a Mount Lyell in Tasmania, dove è sorto un grande centro di raffinazione favorito anche dalla ricchezza d'energia idroelettrica dell'isola. Altro minerale abbondante è la bauxite, per la cui produzione il Paese detiene il primato mondiale e che ha a Weipa, nel Queensland, uno dei maggiori giacimenti del mondo; altri giacimenti si trovano nel Territorio del Nord e nella zona della Darling Range (Australia Occidentale). Cospicui sono anche i minerali ferrosi, soprattutto nell'Australia Occidentale; si estraggono inoltre argento, tungsteno, magnesite, titanio, antimonio, minerali d'uranio. Significativa è anche l'estrazione di diamanti, proveniente soprattutto dai giacimenti ad Argyle e a Bow River. Nel sottosuolo, il Paese possiede inoltre manganese, stagno, amianto e opali. Oltre che di uranio, di cui è il secondo produttore mondiale (le riserve di uranio del Paese costituiscono il 40% del totale mondiale), l'Australia è ricca di risorse energetiche, a cominciare dal carbone (principale fonte di introiti dall'estero e di cui l'Australia è primo esportatore mondiale); ve n'è in rilevante quantità nella Grande Catena Divisoria, specie nel Nuovo Galles del Sud, nel Queensland e nell'Australia Occidentale; a Morwell (Victoria) si trova inoltre un vastissimo giacimento di lignite sfruttato per la produzione di energia elettrica, quasi interamente d'origine termica. L'estrazione di petrolio (nei giacimenti di Moonie, Alton, Conloi, nell'isola di Barrow e nello stretto di Bass) consente di soddisfare quasi interamente il fabbisogno interno; il gas naturale è presente nei giacimenti di Roma, Gidgealpa e Moomba, nei bacini del Gippsland, di Cooper, nello stretto di Bas e nella piattaforma continentale dello Stato di Victoria. Nel 2006 l'Australia ha concluso un accordo con il Timor Orientale per lo sfruttamento in comune dei giacimenti offshore nella zona di Greater Sunrise. I minerali, insieme ai prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento, alimentano la maggior parte delle esportazioni. L'Australia è invece povera di risorse idriche, a causa della sua conformazione orografica e morfologica. Esse sono limitate quasi unicamente al versante orientale della Grande Catena Divisoria ma, come già ricordato, i corsi d'acqua di questa zona sono legati al regime delle piogge e altamente irregolari; la realizzazione di potenti infrastrutture nel settore idrico consentirebbe la valorizzazione agricola di ampie zone, oggi aride e improduttive. L'energia viene dunque prodotta per la maggior parte nelle centrali elettriche, anche se sono stati realizzati impianti idroelettrici nei Monti Snowy (nelle Alpi Australiane).

Economia: commercio, comunicazioni e turismo

Il terziario è il settore che occupa la posizione più rilevante come percentuale del PIL: partecipa infatti per quasi il 70% alla formazione della ricchezza nazionale e assorbe più dei tre quarti della forza lavoro. Non solo, ma la struttura della popolazione attiva denota un'evoluzione sempre più marcata verso le attività di servizio non direttamente produttive. Tra i servizi, costituiscono il valore aggiunto del settore quelli rivolti alle imprese e i servizi immobiliari. Di rilievo, in questo contesto, il ruolo delle imprese no profit, che soprattutto nell'istruzione, nella ricerca e nell'assistenza assorbono il maggior numero di addetti e costituiscono un'efficace rete di capitale sociale. Il commercio, cartina al tornasole per osservare l'andamento del Paese, continua a essere fondamentale per l'economia australiana, in particolar modo quello estero: l'Australia è infatti uno dei maggiori esportatori di risorse minerarie e agricole a livello mondiale. Caratterizzano l'export anche lana, carni, frumento (per cui l'Australia è il secondo esportatore mondiale), vino, zucchero, minerali di ferro e carbone, oro, alluminio, rame, petrolio e derivati, gas naturale, prodotti chimici e farmaceutici, macchinari, autovetture, apparecchiature elettriche. Invece, tra i prodotti importati si hanno mezzi di trasporto, computer, apparati per le telecomunicazioni, beni di consumo, petrolio. La bilancia commerciale è in deficit; l'interscambio si svolge essenzialmente con il Giappone, con la Cina e con gli Stati Uniti, da cui provengono molte merci d'importazione; altri partner commerciali sono Sud Corea, India e Nuova Zelanda per le importazioni e Singapore, Germania, Gran Bretagna e Thailandia per le importazioni. Nel 2004, l'Australia ha stipulato un accordo di libero scambio con gli USA, che prevede un abbassamento delle tariffe sul 99% dei prodotti scambiati e l'abolizione dei dazi sul 97% dei manufatti australiani esportati. La banca centrale è la Reserve Bank of Australia; a Sydney inoltre si trova una delle principali borse valori del Pacifico, l'Australian Stock Exchange. § Le reti stradali e ferroviarie sono distribuite in modo irregolare sul vasto territorio australiano. Entrambe risentono, da un lato, dalle vicende storiche (passato coloniale a seguito del quale il Paese si è sviluppato dai centri portuali della costa verso l'interno, e non lungo direttrici di collegamento diretto tra nuclei interni) e, dall'altro, dalla dinamiche del popolamento, storicamente concentrato sulla costa orientale e nei territori di Sud-Ovest e Sud-Est. Non a caso, dunque, la maggiore efficienza e il maggior grado di sviluppo si registrano proprio in queste aree del Paese. Le comunicazioni tra le opposte sponde sono difficili, anche se vi suppliscono ottimamente le linee aeree (nel 1947 è stata nazionalizzata la compagnia aerea Qantas); principali scali sono Sydney, Melbourne, Brisbane, Perth, Cairns, Adelaide, Darwin e Coolangatta. Le ferrovie, sviluppate per oltre 40.000 km, sono al centro di una intensa ristrutturazione. La persistenza, al loro interno, di diversi sistemi di scartamento, ha contribuito ad aggravare le difficoltà di interconnessione tra le diverse aree del Paese. Attualmente, le linee a scartamento ridotto sono utilizzate per il trasporto di prodotti agricoli e minerari, la cui corsa copre prevalentemente tratte che dalla costa penetrano all'interno mentre le linee non impiegate a fini commerciali si estendono solamente per 9.528 km. Tra le principali linee interstatali, tutte gestite dalla Great Southern Railway: l'Indian Pacific, che collega Sydney, Adelaide e Perth; l'Overland che collega Melbourne e Adelaide e il Ghan che collega, dal 2003, Adelaide, Alice Springs e Darwin. La rete stradale collega invece principalmente le capitali dei singoli Stati, ma è in corso uno sviluppo lungo le principali direttrici del traffico interno. Essa si estende per 810.200 km, di cui poco più di 330.000 km sono asfaltati. La principale arteria, la Stuart Highway attraversa interamente l'Australia da N a S. Di primaria importanza è invece il sistema portuale, sia per i collegamenti interni sia per quelli internazionali: esso viene usato soprattutto per il trasporto di minerali (bauxite e ferro) e combustibili (petrolio). Principali porti sono Sydney, Melbourne, Fremantle, Newcastle, Adelaide e Brisbane. § Il turismo internazionale è in crescita, anche grazie alla convenienza delle tariffe aeree; i turisti provengono per la maggior parte da Giappone, Nuova Zelanda, Unione Europea e USA. Principali mete turistiche sono la Grande Barriera Corallina, Uluru (Ayers Rock) e il patrimonio naturale.

Preistoria

Due tradizioni litiche contraddistinguono la più antica preistoria dell'Australia. La prima, chiamata “Tradizione degli strumenti e dei raschiatoi su ciottolo” (Core-tool and scraper Tradition), è caratterizzata da manufatti ricavati essenzialmente da ciottoli (choppers e chopping tools, grattatoi nucleiformi e schegge di dimensioni variabili), esemplificati dall'industria proveniente dai livelli inferiori del sito del lago Mungo. Lame e schegge con una levigatura del margine compaiono circa 20.000 anni fa nella Terra di Arnhem e sono successivamente note nella Nuova Guinea intorno a 14.000 anni fa. Resti umani di questa fase sono noti al lago Mungo e a Kow Swamp. Testimonianze di arte parietale sono state individuate a Coonalda e Laura e datate a ca. 13.000 anni fa. All'incirca 6000 anni fa subentra una tradizione, le cui origini non sono ancora ben documentate, chiamata “Tradizione dei piccoli strumenti” e caratterizzata da uno strumentario più ridotto, ottenuto anche con ritocco per pressione spesso molto accurato (lame a dorso abbattuto, punte, microliti geometrici, strumenti foliacei). Nella stessa epoca, che vede anche la comparsa in Australia del dingo, si sviluppano diverse altre manifestazioni tecnologiche (uso del boomerang e del propulsore) e artistiche (pitture parietali). Delle culture più recenti i reperti che presentano un particolare interesse sono le asce di pietra levigata, le quali, data la loro diversa tipologia, vengono talvolta considerate come fossili-guida per contraddistinguere le fasi culturali succedutesi nel progressivo popolamento del continente.

Storia: esplorazioni

La scoperta dell'Australia fu molto tardiva. Il Pacifico fu infatti l'ultimo oceano a essere esplorato; solo all'inizio del Seicento i navigatori cominciarono a percorrere le sue rotte più meridionali alla ricerca della leggendaria Terra Australis che, secondo la tradizione tolemaica, si sarebbe estesa tutt'intorno al Polo Sud. Tali viaggi furono compiuti in un primo tempo per lo più da navigatori olandesi (l'Olanda aveva allora il dominio dell'Indonesia) alla ricerca di terre ricche di materie prime. Ciò spiega come mai l'Australia, l'ultimo grande territorio ancora da scoprire, venisse toccata più volte senza che nessuno si occupasse di seguirne più attentamente le coste per rilevarne la conformazione: erano infatti coste aride, povere, abitate da pochi selvaggi. Nel 1606 il navigatore olandese W. Janszoon, partito da Bantam (Giava) per esplorare la Nuova Guinea, giunse alla costa nordoccidentale della penisola di Capo York, che egli ritenne un prolungamento della Nuova Guinea: la regione non era invitante e Janszoon ritornò senza sapere di aver toccato un nuovo continente. Nello stesso anno Luís Vaez de Torres, seguendo la costa meridionale della Nuova Guinea, passò lo stretto che gli fu poi intitolato e che separa la Nuova Guinea dall'Australia. Nel 1616 Dirk Hartogszoon, avendo tenuto una rotta troppo meridionale mentre navigava per le Indie Olandesi, toccò le coste centro-occidentali dell'Australia scoprendo l'isola che oggi porta il suo nome e risalì un tratto di costa verso N, attribuendola alla Terra Australe. Negli anni successivi altri navigatori olandesi diedero il loro nome alle terre che via via scoprirono: isole Houtman e Abrolhos, capo Leeuwin, ecc.; nel 1626-27 Nuyts e Thijszoon si spinsero più a E e costeggiarono la Gran Baia Australiana fino all'arcipelago oggi detto di Nuyts. Così la misteriosa Terra Australe, che si pensava estesa fino al Polo Sud, presentava invece dei tratti di costa meridionali. Per meglio definire la superficie e le coste della Nuova Olanda (come era stata chiamata la terra genericamente situata a S della Nuova Guinea, nome che mantenne sino al 1849, quando assunse quello di Australia), nel 1642 venne inviato Abel Tasman: egli scoprì l'isola che chiamò Terra di Van Diemen (l'attuale Tasmania), toccò la Nuova Zelanda e ritornò attraverso lo stretto di Torres, dimostrando che la Nuova Olanda, tutta circondata da mari, non aveva alcun rapporto con l'immaginaria Terra Australe. Due anni più tardi Tasman esplorò le coste del golfo di Carpentaria. Nei due viaggi però non aveva scoperto né oro né spezie e per un po' di tempo questi territori vennero dimenticati. Intanto la potenza olandese andava declinando e veniva sostituita da quella inglese. Nel 1686 l'inglese W. Dampier sostò per alcuni mesi sulle coste nordoccidentali dell'Australia e, al suo ritorno in Inghilterra (1691), pubblicò una lunga relazione sui luoghi visitati, così che nel 1699 il governo inglese lo inviò a esplorare la costa orientale, ancora sconosciuta. Ma una tempesta costrinse Dampier a mutare rotta e il tentativo fallì. Nella seconda metà del sec. XVIII venne rilanciata l'idea della Terra Australe; nel 1768 la Reale Società Geografica di Londra incaricò James Cook di compiere una ricognizione nei Mari del Sud alla ricerca di tale terra. Nel suo primo viaggio del 1768-71 Cook circumnavigò la Nuova Zelanda, costeggiò la costa orientale dell'Australia e attraversò lo stretto di Torres, stabilendo la separazione della Nuova Guinea dall'Australia. Nel 1797-98 G. Bass, con la circumnavigazione della Tasmania e la scoperta dello stretto che oggi porta il suo nome, tra l'Australia e la Tasmania, completò la conoscenza a grandi linee dell'Australia. Col sec. XIX avevano inizio esplorazioni marittime più accurate. Nel 1802 nella Encounter Bay, presso l'isola dei Canguri, si incontrarono la spedizione francese di N. Baudin e quella inglese di M. Flinders, che avevano dettagliatamente rilevato le coste meridionali dell'Australia, circumnavigata da Flinders l'anno successivo. Nel frattempo aveva avuto inizio la colonizzazione dell'Australia a opera degli Inglesi. La ricerca di più vasti pascoli portò all'esplorazione dell'interno del continente. Nel 1813 W. Lawson, valicati i Monti Azzurri, si avvide che il versante interno era ben irrigato; sempre nel 1813 G. V. Evans scoprì i fiumi Macquarie e Lachlan; nel 1817 J. Oxley discese il corso del fiume Lachlan e nel 1824 V. H. Hovell e H. Hume scoprirono il fiume Murrumbidgee; tra il 1828 e il 1830 C. Sturt esplorò il bacino del Murray-Darling. Altre conoscenze all'idrografia della zona furono apportate da T. Mitchell tra il 1831 e il 1836. Nel 1840-41 E. J. Eyre esplorò i monti Flinders, il lago Torrens e il lago Eyre e, costeggiata la Gran Baia Australiana, raggiunse nel 1841 Albany, stabilendo un collegamento tra le colonie dell'Australia Meridionale e dell'Australia Occidentale. Nel 1844-45 il tedesco L. Leichhardt, partito dalla Moreton Bay dove è oggi Brisbane, attraversò la penisola di Capo York e giunse fino alla penisola di Coburgo, all'estremità settentrionale della Terra di Arnhem, mentre nel 1845-46 Mitchell esplorò l'interno del Queensland. Tra il 1846 e il 1861 i fratelli Gregory, durante tre viaggi consecutivi, ampliarono le conoscenze delle regioni costiere settentrionali e occidentale. Rimaneva così sconosciuta solo la zona centro-occidentale del continente: le esplorazioni verso il cuore dell'Australia ebbero inizio nella seconda metà del secolo scorso. Tra il 1860 e il 1861 ebbe luogo la prima traversata S-N, da Port Phillip al golfo di Carpentaria, di R. Burke, W. J. Wills, G. Gray e J. King, tragicamente conclusasi nel viaggio di ritorno. La traversata da Adelaide a Port Darwin (oggi Darwin) fu invece felicemente compiuta nel 1862 da J. M. Stuart. Negli anni successivi fu portata a termine l'esplorazione del territorio australiano ancora inviolato, compreso tra l'itinerario di Stuart e la fascia costiera; nel 1873 P. E. Warburton, partito dai monti Macdonnell, si portò sin sulle coste dell'Oceano Indiano, mentre due anni più tardi E. Giles attraversò il gran deserto Vittoria e nel 1876 il deserto Gibson.

Storia: dalle origini all’indipendenza

La colonizzazione dell'Australia ebbe inizio nel 1788 quando gli Inglesi, perdute le colonie americane, trasformarono i territori occupati da J. Cook in nome del re d'Inghilterra in luoghi di deportazione. Nel gennaio 1788 sbarcarono a Port Jackson (nucleo originario dell'odierna Sydney) oltre 700 galeotti (ca. 500 uomini e 200 donne) evacuati dalle galere britanniche. Negli anni successivi altri stabilimenti penali furono fondati a Port Phillip nei pressi dell'odierna Melbourne (1803), a Hobart nella Terra di Van Diemen, futura Tasmania (1804-06), e a Moreton Bay, futura Brisbane (1824). I territori inglesi includevano in quel momento, stando alle istruzioni date al capitano A. Phillip, comandante della spedizione, le terre continentali comprese sulla costa tra capo York e capo Sud nella Terra di Van Diemen (si credeva allora che quest'isola fosse unita all'Australia); nell'interno il confine veniva fissato lungo il 135º di longitudine E; nel 1826 l'intero continente fu considerato come sottoposto alla sovranità inglese. A. Phillip, nominato governatore (gennaio 1788-dicembre 1792), tentò fin dall'inizio di evitare che l'Australia si trasformasse in una colonia penale: egli aveva fatto venire coloni liberi dalla patria, aveva assegnato terre ai dipendenti civili e militari e aveva stabilito che i galeotti venissero assegnati come lavoratori ai coloni. In questo modo sorse però una specie di casta privilegiata, formata da agricoltori e funzionari che si attribuirono privilegi e commisero abusi di ogni genere ai danni dei piccoli coloni (in massima parte ex galeotti), tanto che il governatore Lachlan Macquarie (1809-21) dovette rimpatriare quasi al completo il corpo di polizia. La situazione cominciò a cambiare a partire dal 1821 quando, a seguito della traversata dei monti Azzurri, compiuta nel 1813 dal tenente Lawson e da due coloni, fu possibile sfruttare le vaste praterie, che si stendevano al di là di quei monti, per creare allevamenti di pecore merinos, importate qualche anno prima da un ex capitano di polizia, John MacArthur, l'iniziatore del capitalismo pastorale australiano. La colonizzazione penitenziale venne gradualmente soppressa nel Nuovo Galles del Sud a partire dal 1840. Nel 1823 dal Nuovo Galles del Sud era stata frattanto staccata la Terra di Van Diemen, che rimase fino al 1853 (quando assunse il nome di Tasmania) l'unico territorio di deportazione. A partire dal 1831 fu introdotta nelle colonie australiane la cosiddetta colonizzazione sistematica, di cui si era fatto propugnatore G. E. Wakefield due anni prima (la teoria nella sua forma finale verrà formulata nel 1849). Partendo dalla constatazione che solo il 10% delle terre concesse gratuitamente veniva coltivato, Wakefield sostenne che le terre dovevano essere vendute a un “prezzo sufficiente”, cioè non troppo alto, in modo da non scoraggiare gli investimenti da parte di agricoltori, e non troppo basso, per non favorire la speculazione. Tale prezzo, fisso, avrebbe dovuto variare secondo il luogo e il tempo e il ricavato della vendita delle terre sarebbe dovuto affluire a un fondo per sovvenzionare l'emigrazione dall'Inghilterra all'Australia. Il sistema Wakefield, che invece di creare coloni aveva aumentato il numero degli allevatori e la cui applicazione fu abolita nel 1849, dette grande impulso all'immigrazione tanto che la popolazione del Nuovo Galles del Sud, costituita nel 1828 da 15.700 galeotti e 21.000 cittadini liberi, era divenuta nel 1842 di 27.000 galeotti e 102.000 cittadini liberi. In questo stesso periodo ebbe origine il fenomeno dello squatting, per cui galeotti evasi, ex galeotti e, in minor misura, cittadini liberi si spingevano oltre i confini della colonia. Costoro trasportavano seco i propri armenti di ovini e occupavano le terre rifiutandosi di pagare un prezzo di acquisto o di affitto. Nel 1846, in seguito a un contrasto tra gli squatters e il governatore G. Gipps (1838-46), che aveva introdotto una tassa sulle terre occupate, il governo di Londra emanò una legge che faceva rientrare l'intero Nuovo Galles del Sud in tre categorie di terreni: colonizzati (vicino alle città), intermedi, interni o non colonizzati; i territori solevano essere dati in affitto rispettivamente per uno, otto, quindici anni e, in caso di vendita, l'affittuario aveva un diritto di prelazione. Nel 1850 il governo inglese emanò una legge per le colonie australiane; in quel momento oltre al Nuovo Galles del Sud e alla Terra di Van Diemen (staccata nel 1823) esistevano: Australia Meridionale (1834), Australia Occidentale (1826) e Victoria (1850); più tardi, nel 1859, dal Nuovo Galles del Sud fu staccato il Queensland e nel 1863 la vasta area compresa tra quest'ultimo e l'Australia Occidentale fu eretta in territorio e affidata all'amministrazione dell'Australia Meridionale, da cui dipese fino al 1911 quando passò sotto l'amministrazione del governo federale. La legge del 1850, da cui era esclusa l'Australia Occidentale, prevedeva per ogni colonia un consiglio legislativo, formato per due terzi da membri eletti e per un terzo da membri nominati dal governatore generale per l'intera Australia come fu ufficialmente denominato l'intero continente. Accogliendo la richiesta dei coloni, il governo inglese sostituì ben presto il sistema parlamentare rappresentativo con quello del governo responsabile, concesso nel 1855 al Nuovo Galles del Sud, nel 1856 al Victoria e alla Tasmania, nel 1857 all'Australia Meridionale, nel 1859 al Queensland e infine nel 1890 all'Australia Occidentale. Nel 1851 frattanto la scoperta di miniere d'oro nel Victoria e nel Nuovo Galles del Sud aveva profondamente modificato la situazione economica, sociale e demografica dell'Australia e l'esportazione dell'oro divenne la principale risorsa. Ciò determinò grossi squilibri (aumento del costo della vita, sommosse di cercatori, fallimenti di banche) ma a lungo termine produsse, richiamando nuovi immigrati, l'assorbimento della vecchia società, formata in maggioranza da discendenti di galeotti, da parte dei nuovi elementi giovani, fisicamente e moralmente migliori. Si formò una nuova società tipicamente australiana, che impedì od ostacolò l'immigrazione cinese. Sul piano sociale si formarono grandi organizzazioni sindacali, che imposero gradualmente, a partire dalla metà dell'Ottocento, la giornata lavorativa di 8 ore; sul piano politico si costituì un partito laburista che tra il 1894 e il 1908 fece concedere il diritto di voto alle donne in tutte le colonie australiane. La crescente attività dei governi e di società francesi e tedesche nell'Oceano Pacifico suggerì alle colonie australiane di dare corpo alla più volte ventilata creazione di una federazione. Dopo il fallimento di un “Consiglio federale dell'Australia” a carattere consultivo (1885-89), l'idea di una federazione di tipo canadese costituì oggetto di dibattiti, consultazioni, delibere di Parlamenti sino a che una legge del Parlamento di Londra creò il Commonwealth of Australia (1º gennaio 1901), la cui capitale fu posta nel 1910 a Canberra (ufficialmente inaugurata nel 1927).

Storia: l’età contemporanea

La storia dell'Australia nel corso del sec. XX è stata una storia di continuo progresso economico e sociale, scarsamente influenzato dall'alternarsi dei vari partiti al potere che, non essendo divisi da grandi differenze ideologiche, spesso stabilivano fra loro alleanze. Per motivi ideali e pratici (esportazioni in Gran Bretagna, difesa militare, ecc.) l'Australia è stata sempre molto unita alla Gran Bretagna, tanto che accolse freddamente il cosiddetto Statuto di Westminster del 1931, che creava il British Commonwealth, un'associazione di Stati (Regno Unito e Dominions) su piede di parità, e solo nel 1942 diede a esso piena esecuzione. Sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale, l'Australia fu fedele alleata della Gran Bretagna. Nel 1914 la decisione di entrare in guerra, presa dal gabinetto liberale-conservatore, presieduto da J. Cook, e confermata pochi mesi dopo dal gabinetto laburista presieduto da W. M. Hughes, si concretizzò con la partecipazione di truppe australiane, che con le truppe neozelandesi costituirono l'ANZAC (Australian New Zealand Army Corps), alle operazioni belliche (difesa del canale di Suez, tentativo di occupazione della penisola di Gallipoli, operazioni in Francia). Nel 1939 l'entrata in guerra dell'Australia fu deliberata da un governo di coalizione, formato dal Partito dell'A. Unita, di cui era capo l'ex laburista W. M. Hughes, e dal Partito Nazionale, di cui era capo A. W. Fadden. Nel febbraio 1941 il partito laburista, guidato da J. Curtin, salito al governo, confermò la decisione dei predecessori. Truppe australiane parteciparono a operazioni nel Vicino Oriente e nell'Africa settentrionale e, dopo la dichiarazione di guerra giapponese, furono richiamate in patria per essere utilizzate nello scacchiere dell'Oceano Pacifico. Il mutato equilibrio politico-strategico mondiale, verificatosi alla fine del conflitto, e il ritiro delle posizioni britanniche dal Sud-Est asiatico inducevano poi l'Australia a una politica di più stretti rapporti con gli USA e la Nuova Zelanda e la portavano a partecipare a patti quali l'ANZUS, la SPC (South Pacific Commission) e il Piano di Colombo. Laburisti e liberal-conservatori si erano così alternati dal 1945 alla guida del Paese: dopo una lunga parentesi dominata dal Liberal Party di J. M. Fraser (1975-83), succedeva nel 1983 il Labour Party di R. Hawke, che manteneva il proprio primato fino al 1996 allorché veniva sconfitto da una coalizione di nazionalisti e di liberali, il cui leader John Howardassumeva nel marzo la carica di primo ministro e veniva riconfermato, sia pure di stretta misura, nelle elezioni politiche anticipate tenutesi nell'ottobre 1998. Un ulteriore successo per Howard era dato anche dall'esito del referendum del 1999: chiamato a scegliere tra il mantenimento della monarchia e una forma di governo repubblicano, pur sempre all'interno del Commonwealth britannico, l'elettorato si schierava decisamente a favore della monarchia. Nell'ultimo decennio del sec. XX, entrava nel dibattito politico anche il tema dei rapporti fra i gruppi etnici, sollevato dalla forte immigrazione accolta nel dopoguerra e dalle questioni rimaste irrisolte nei rapporti tra la popolazione di origine europea e gli aborigeni. Con il decreto della Corte suprema (marzo 1995) sulla validità del Native Title Act, approvato nel 1993, veniva stabilito un nuovo titolo di proprietà e si riconoscevano alle popolazioni autoctone i diritti su alcune terre, nel caso in cui fossero state in grado di provare un legame continuato e diretto con i terreni in questione. Alcune grandi manifestazioni, comunque, nel 2001 facevano emergere ancora il problema di un parziale apartheid degli aborigeni e la crescente insofferenza verso i nuovi immigrati. Il sec. XXI si apriva per l'Australia con un'ulteriore conferma di alleanza con gli Stati Uniti: Howard infatti, dopo gli attentati terroristici di New York e Washington dell'11 settembre 2001, forniva il suo sostegno militare alle forze armate statunitensi nell'attacco all'Afghanistan. E proprio questa politica, che aveva confermato ancora una volta l'adesione dell'Australia alla Gran Bretagna in una nuova guerra, favoriva il primo ministro liberale Howard nelle successive elezioni legislative del novembre dello stesso anno, che riconfermavano per la terza volta il suo mandato. Le elezioni legislative del 2004, svoltesi nel pieno della crisi irachena (l'Australia aveva mandato un contingente ad affiancare gli USA nel 2003), confermavano però ancora una volta Howard, grazie alla crescita economica e alla bassa disoccupazione. Nel novembre 2007 si svolgevano le elezioni legislative, vinte dai laburisti con il 53,3% dei voti, mentre alla destra andava il 46,7%. Successivamente il laburista Kevin Rudd veniva nominato primo ministro. In seguito il governo iniziava il ritiro delle truppe presenti in Iraq, mentre rafforzava il contingente di pace nel Timor Orientale. Nel giugno del 2010 Rudd si dimetteva in seguito a un voto di sfiducia da parte del suo partito. Al suo posto veniva nominata la sua vice Julia Eileen Gillard. Nel settembre del 2013 la coalizione liberalnazionale guidata da Tony Abbott vinceva le elezioni.

Cultura: generalità

La colonizzazione britannica del tardo Settecento, da un lato, ha portato in Australia uomini, tradizioni, culture, valori di stampo europeo e ha permesso uno sviluppo di matrice occidentale, dall'altro ha dato il via prima a una tormentata convivenza tra aborigeni e coloni, poi ai problemi connessi ai legami tra questi ultimi e la madrepatria. Il XX secolo è invece coinciso con l'arrivo di centinaia di migliaia di persone tra italiani, turchi, libanesi e asiatici, fenomeno che ha definitivamente reso questo immenso Stato la terra di un multiculturalismo fuori dal comune. A intricare ulteriormente i fili di questo melting-pot etnico, si è aggiunta la forte influenza dello stile di vita statunitense. Uno degli effetti più importanti di questi processi è senza dubbio il fatto che anche culturalmente il Paese vanta eccellenze in ogni campo. In ambito figurativo, agli artisti di origine europea, maggiormente suggestionati dal “Vecchio” e “Nuovo” continente, si sono affiancati, a partire dagli anni Novanta del Novecento, numerosi esponenti aborigeni, evidente esito dei più recenti orientamenti volti alla rivalutazione e alla tutela della cultura indigena. Molte testimonianze dell'arte aborigena sono presenti nei siti nazionali protetti dall'UNESCO. Quelli definiti “naturali e culturali” sono quattro: il Parco Nazionale Kakadu (1981, 1987, 1992), la Regione dei laghi Willandra (1981), i Parchi nazionali della Tasmania occidentale (1982, 1989) e il Parco Nazionale Uluru-Kata Tjuta (1987, 1994); due quelli esclusivamente culturali: il Royal Exhibition Building e Carlton Gardens (2004) e la celeberrima Opera House di Sidney (2007) e i Siti Carcerari (2010). Restando in campo architettonico si può affermare che, in ambito sia pubblico sia privato, il dominio stilistico europeo e occidentale è stato pressoché assoluto. Nella sfera letteraria la riscoperta di temi “locali” ha avuto inizio nei primi decenni del Novecento, mentre personalità di spicco, come Patrick White, Nobel per la letteratura nel 1973, hanno costellato l'intera storia del Paese, spesso agevolati dall'ampia diffusione di riviste e iniziative di sostegno. Lo stesso si può dire per il teatro, il cinema, la danza, la musica classica e leggera (negli anni Ottanta e Novanta rock band come AC/DC e INXS hanno avuto un successo enorme, ma tra i nomi celebri figurano anche Nick Cave and the Bad Seeds e, recentemente, il fenomeno pop Kylie Minogue) e, soprattutto, lo sport: gli australiani sono ai massimi livelli in questo campo e hanno conquistato titoli prestigiosi in numerosissime discipline. In conclusione, non è eccessivo affermare che l'Australia si delinea senza dubbio quale uno dei migliori esempi al mondo in merito alla gestione delle risorse e alle politiche di tutela e sviluppo della cultura: ne sono testimonianza ulteriore le istituzioni, con i ministeri e l'Australian Council in testa, alla guida delle decine di biblioteche, musei, gallerie, festival presenti sul territorio.

Cultura: tradizioni. La tradizione di origine europea

In questo continente coesistono un folclore europeo e uno aborigeno. Il più vistoso è indubbiamente quello di origine europea. La storia della colonizzazione inglese ha assunto aspetti tali da determinare nello stesso tempo un'adesione a tradizioni di vita inglese e un'avversione per l'originaria madrepatria. Lingua, usi e costumi, feste, passioni sportive sono sostanzialmente inglesi, anche se hanno subito alcune modificazioni più o meno accentuate. Certi aspetti della sistemazione urbanistica, i locali pubblici (pubs per gli uomini, clubs per le donne), un certo tipo di emancipazione femminile, i caratteri del ménage familiare – fenomeni e situazioni che si riscontrano principalmente fra gli abitanti delle città – richiamano nettamente l'Inghilterra. Nelle campagne, dove nonostante ogni modernità sussiste il mito dell'allevatore (molto simile al cow-boy nordamericano) con la sua atmosfera pionieristica, si è instaurato un sistema di vita che per certi lati richiama quello degli Stati Uniti d'America, forse per una certa somiglianza del processo di colonizzazione. Le piccole città rurali hanno quindi elaborato un tipo di folclore di origine piuttosto recente e, tuttavia, dall'impronta molto forte. Lotterie nazionali e corse di cavalli riflettono forse un'originaria sete di ricchezza manifestatasi nella “corsa all'oro”, che anche in Australia ha avuto i suoi momenti da epopea. Avvenimento nazionale è l'annuale Melbourne Cup, la più importante corsa di cavalli australiana; ma le manifestazioni ippiche nel Paese si contano a centinaia. Numerosissime sono pure le manifestazioni simili ai rodei americani, dove si esibiscono gli spericolati buckjumpers, domatori di puledri selvaggi. Il folclore sportivo è il terzo elemento di questo quadro: notevolmente praticati sono il nuoto, il tennis, il cricket, il calcio, il rugby e il golf. In particolare nel rugby, l'Australia (con i suoi “Wallabies”) contende agli “All Blacks” neozelandesi e alla nazionale del Sud Africa (“Springboks”) il titolo di squadra più forte dell'emisfero australe, se non dell'intero pianeta. La rivalità fra le tre nazioni trova massima espressione proprio nel Tri Nations, torneo in cui, dal 1996, le compagini si sfidano con cadenza annuale. Altre attività sportive entrate nelle tradizioni australiane sono il pugilato e il surfing, sport balneare nel quale l'Australia è stata per anni la nazione-guida. Su ogni spiaggia si svolgono annualmente competizioni di surf, tanto popolari da essere entrate nell'iconografia della pubblicità turistica. Fra gli sport più diffusi anche l'Aussie Rules (football australiano), una sorta di calcio-rugby senza risparmio di colpi. In campo gastronomico l'Australia non vanta tradizioni rinomate, tuttavia in epoca contemporanea ai piatti di origine occidentale se ne sono affiancati di nuovi, a volte derivati da questi, a base di selvaggina, pesce e spezie locali. Altra tendenza moderna è la commistione di piatti e gusti della tradizione occidentale con quella orientale, per cui è stata coniata anche un'espressione apposita: tutto ciò che non è classificabile come autenticamente originale, in cucina, è “Modern Australian”. Fra i cibi più tipici e diffusi il vegemite, un estratto di lievito dal colore scuro, che gli australiani adorano. Altri sapori locali, insoliti per i gusti occidentali, sono quelli derivanti da alcune specie vegetali (peperoncini piccanti, mirto australiano, gli akudjura, acidi pomodori del bush, la noce di macadamia ecc.). Tra le carni inusuali, non mancano il filetto di canguro, la carne di coccodrillo, oppure, per i palati più coraggiosi i witchetty grubs, piccole larve saporite, simili a noci. Tra le bevande, caffè e vino sono i protagonisti delle tavole, ma diffusa è anche la produzione di birra artigianale.

Cultura: tradizioni. La tradizione di origine aborigena

Il folclore aborigeno è assai limitato; la storia degli Australiani originari si è conclusa con la creazione di riserve (centro e coste nordoccidentali), dove si conservano, nonostante la vicinanza di una civiltà industriale assai evoluta, tradizioni primitive innestate su condizioni di vita estremamente disagiate. Accade sempre più spesso che gli aborigeni dividano la loro esistenza fra vita tribale e vita nelle città. La cultura di queste genti è a un livello totemico e si manifesta in cerimonie con danze caratteristiche (come la “danza del gabbiano”), eseguite oggi anche come spettacolo per turisti. Persistono l'uso delle pitture corporali e la pratica di riti iniziatici (prove di coraggio). Oggetti tipici di queste genti sono il celebre boomerang, il propulsore detto woomora e la cjuringa, strumento magico custodito da ogni tribù e consistente in una paletta ovale che viene legata a una corda e fatta girare vorticosamente perché emetta un sibilo caratteristico.

Cultura: lingue

Le lingue indigene dell'Australia sono numerose ma ancora scarsamente conosciute e in fase di arretramento di fronte all'inglese. Da queste lingue l'inglese ha mutuato un certo numero di vocaboli (boomerang, kangaroo, ecc.) che si sono poi largamente diffusi. Il lessico e il sistema fonetico delle lingue australiane sono poveri, mentre più complessa è la morfologia; il genere si distingue con voci diverse, il numero con suffissi, il verbo è complicato e muta secondo le differenti varietà linguistiche. La classificazione delle lingue indigene australiane presenta notevoli difficoltà; geograficamente si possono distinguere i seguenti gruppi: lingue del Kimberley settentrionale; dell'Australia sudorientale; dell'Australia centrale; del Queensland settentrionale e centrale; del Nuovo Galles del Sud. Pure difficile è l'individuazione di un'unità genealogica e delle parentele con altri gruppi linguistici: fra le più sicure è quella con le lingue papuane comprese nel dominio linguistico dell'Oceania.

Cultura: letteratura. Le origini

Nulla di scritto ci è pervenuto della letteratura aborigena, ma solo tradizioni orali nei vari dialetti del Common Australian. La raccolta di queste testimonianze comincia tardi. Soltanto intorno al 1840 E. Eyre (1815-1901), riuscito a conquistare le simpatie degli aborigeni, lasciò nei suoi diari i primi documenti sulla loro concezione di vita e sui loro costumi. Gli studi compiuti da Eyre fecero scuola e l'interesse per gli aborigeni andò aumentando, come rivelano gli scritti di H. Kendall (1839-1882), M. Gilmore (1865-1962), K. Prichard (1883-1969), degli Jindyworobaks (1938-53), di R. Stow (n. 1935), J. Wright (1915-2000), ecc. La poesia degli aborigeni consiste in testi per canti e per corroborees (le loro tipiche danze-rappresentazioni) nei quali all'accuratezza della descrizione si unisce l'arte di comunicare impressioni (per esempio, sul piviere nero che spicca il volo, sul fuoco nel bush, sulla Luna Uomo). Si hanno composizioni poetiche di due tipi: brevissime, di 4 o 5 parole, e lunghe, di solito appartenenti a un ciclo. Le rappresentazioni rituali sono dirette da un Songman che guida la tribù verso il Dreaming, l'eterno spirito. La conoscenza di questi canti era ed è fonte di grande rispetto, dato il fondamento religioso di cui essi sono animati: ogni persona ha infatti il suo Dreaming, un proprio totem che descrive il legame di ciascuno con i propri antenati spirituali. Ogni canto ne spiega il legame con il territorio cui è legato e racconta le fortune o le insidie del destino. Ogni totem, ogni sogno, fa inoltre riferimento a quell'epoca antica, il Dreamtime, in cui vivevano gli antenati, esseri capaci di dare forma a tutte le creature viventi

Cultura: letteratura. Il primo periodo (1788-1850)

La letteratura australiana del primo periodo coloniale (1788-1850) è rappresentata soprattutto da annali e rapporti (A. Collins, 1756-1810; A. Phillip, 1738-1814), da memorie di deportati (J. Vaux, n. 1782), da opere storiche e topografiche scritte da esploratori (T. Mitchell, E. Eyre, M. Flinders). Questo materiale costituì la base della letteratura australiana e a esso si sono riallacciati scrittori contemporanei quali P. White e T. Keneally. Gli inizi del sec. XIX furono caratterizzati da grande vitalità, opinioni contrastanti, cambiamenti radicali, opposizione al sistema di deportazione (chiamato “il sistema”) e alle conseguenze politiche e sociali che ne erano derivate: il ruolo autocratico svolto dai militari nella colonia e il rifiuto da parte dell'Inghilterra a concedere l'autonomia all'Australia. Si scatenarono conflitti su problemi politici, sociali e relativi all'istruzione (vivi tuttora), cui parteciparono polemisti e oratori quali W. Wentworth (1790-1872), J. Lang (1799-1878) e W. Ullathorne (1806-1889). In questo periodo cominciò a nascere l'amore per il paesaggio australiano, registrato nei versi di C. Harpur, W. Wentworth e C. Tompson (1807-1883). I primi romanzi, largamente autobiografici, sono soprattutto ispirati all'ambiente di lavoro.

Cultura: letteratura. Il secondo periodo (1850-1890)

Il secondo periodo (1850-90), che ha inizio con la scoperta delle miniere d'oro, con l'episodio di rivolta della Eureka Stockade e con il grande crollo finanziario, registrò lo sviluppo di due diverse culture: quella della classe media delle città di Sydney e di Melbourne e quella popolare e rurale del bush. Si attenuò il sentimento di estraneità nei confronti dell'Australia e un gruppo di fantasiosi scrittori cominciò a interessarsi alla vita del Paese; tra essi Marcus Clarke, autore del romanzo For the Terms of His Natural Life (Vita natural durante), sul “sistema”, e R. Boldrewood, autore del romanzo Robbery Under Arms (Rapina a mano armata) in cui il paesaggio australiano fa da sfondo all'azione. È di questi anni l'Old Bush Song (Vecchio canto del bush), ballata popolare ispirata al sentimento di cameratismo che legava gli uomini solitari e nomadi del bush. I testi erano parodie, rifacimenti o composizioni originali che in un linguaggio molto colorito lodavano l'eroe nazionale, il bandito del bush Ned Kelly, il furto, l'atteggiamento ironico nei confronti del fato; disprezzavano invece lo snobismo, la legge, i farmers, gli immigrati e gli asiatici. Il poeta H. Kendall, autore della raccolta Leaves from the Australian Forests (Foglie dalle foreste australiane), aderì alla suggestione del paesaggio australiano, mentre A. L. Gordon, al quale si devono le Bush Ballads and Galloping Rhymes (Ballate del bush e rime del galoppo), descrisse l'attivo mondo degli uomini a cavallo.

Cultura: letteratura. Il terzo periodo (1890-1920)

Stimolo e guida all'attività letteraria del terzo periodo (1890-1920) fu la Red Page (Pagina rossa) della rivista The Bulletin di Sydney, la più importante che l'Australia abbia mai avuto e che esce ancora oggi. Questo periodico, fondato nel 1880 da J. F. Archibald (1856-1919) e da A. Stephens (1856-1933), svolse una campagna in favore di una letteratura che trattasse temi e aspetti della vita australiana e creò l'immagine dell'uomo del bush, che identificò con il vero australiano. Ne furono influenzati J. Furphy, più noto sotto lo pseudonimo di Tom Collins, che scrisse il romanzo Such Is Life (1903; Così è la vita), frutto della sua esperienza australiana; H. Lawson, autore di racconti sulla fratellanza, scritti in uno stile pacato e tradizionale, tipicamente australiano, quali While the Billy Boils (Mentre l'acqua bolle); l'umorista Steele Rudd (pseudonimo di A. H. Davis, 1868-1935), autore della farsesca On Our Selection (Sulla nostra fattoria). Una posizione isolata occupò la scrittrice Henry Handel (pseudonimo di Ethel Florence Lindesay Robertson), la cui trilogia The Fortunes of Richard Mahoney (I casi di Richard Mahoney) è estranea all'influenza del Bulletin. In poesia, “Banjo” Paterson infuse nuova vita all'Old Bush Song e la sua ballata The Man from Snowy River (L'uomo venuto dallo Snowy River) è rimasta famosa; la democrazia trovò un sostenitore nell'intellettuale B. O'Dowd; B. Boake riassunse in sé le virtù propugnate dal Bulletin; i nazionalisti trovarono i loro corifei in J. Stephens (1835-1902) e in G. Evans (1863-1909), mentre C. Brennan fu tra i primi a capire l'opera di Mallarmé e dei simbolisti, ai quali si accostò nel suo volume Poems 1913, comprendente composizioni quali Towards the Source (Verso la sorgente), The Forest of Night (La foresta della notte), The Wanderer (Il vagabondo), Pauca Mea. Alla tradizione inglese elisabettiana si rifà invece W. Baylebridge (pseudonimo di C. Blocksidge), che riecheggia la poesia filosofica e metafisica dell'inglese J. Donne nelle sue composizioni più impegnate, mentre si mostra erede della poesia shakespeariana nei suoi sonetti d'amore. Rappresentante di una poesia popolare fu C. J. Dennis, che in The Sentimental Bloke (Il compaesano sentimentale) esaltò la figura del larrikin (monello, guappo). Meritano ancora di essere ricordati i nomi di E. Turner (1872-1958), autore di libri per l'infanzia, e di L. Esson (1879-1943), che con The Southern Cross (La Croce del Sud), di argomento storico-politico, riuscì a dare forma quasi definitiva al dramma.

Cultura: letteratura. Il quarto periodo (1920-1948)

Nei primi anni del quarto periodo, cioè negli anni che seguirono alla prima guerra mondiale, importante fu l'influenza esercitata dalla famiglia Lindsay e dai seguaci della rivista Vision, propugnatori di un ideale basato sulla vitalità, sulla gaiezza e sulla fantasia. In seguito si opposero a tale influenza K. Slessor, che con Cuckooz Country introdusse i modi di Eliot nella poesia australiana, e R. Fitzgerald, che nel suo Essay on Memory si rivelò poeta antieliotiano. La poetessa Mary Gilmore espresse nelle sue liriche la sua anima di donna del popolo. Tre movimenti poetici, gli Angry Penguins (Pinguini arrabbiati), l'Ern Malley Hoax (Il beffardo Ern Malley) e gli Jindyworobaks (lett. Coloro che collegano) si ispirarono a temi aborigeni. Nel campo del romanzo e del racconto la tradizione di Lawson e Furphy fu continuata da Katharine Susannah Prichard, autrice del romanzo Coonardoo, e da Kylie Tennant, con The Battlers (I combattenti); nel romanzo storico si distinsero E. Dark, con The Timeless Land (La Terra eterna), di saldo impianto costruttivo; Flora Eldershaw (1897-1956) e Marjorie Barnard (n. 1897), che sotto lo pseudonimo comune di Barnard Eldershaw scrissero insieme numerosi libri, tra cui A House is Built (Una casa è costruita), avventurosa cronaca familiare narrata con divertente ironia; mentre Martin Boyd, sotto lo pseudonimo di Martin Mills, continuò la tradizione anglo-australiana in Lucinda Brayford; nel romanzo a tesi si è segnalato Xavier Herbert, con Capricornia (1938), di grande valore documentario e sociologico; per la narrativa destinata all'infanzia meritano di essere ricordati N. Lindsay, soprattutto per The Magic Pudding (Il budino magico), e F. Davidson, autore di Children of the Dark People (Bambini del popolo scuro). Tra gli scrittori di opere teatrali si è distinto Douglas Stewart, autore del dramma in versi Ned Kelly (1943), a ragione considerato il punto d'inizio di una nuova e più matura fase del teatro australiano, e di Fire on the Snow (Fuoco sulla neve), radiodramma che ha riscosso un notevole successo.

Cultura: letteratura. Dopo il 1948

Si può far cominciare il periodo contemporaneo nel 1948, data di pubblicazione di The Aunt’s Story (Il racconto della zia) di Patrick White, premio Nobel 1973. Nelle altre opere di questo scrittore di primo piano, tra cui The Tree of Man (1955; L'albero dell'uomo) e Voss (1957; L'esploratore), si notano l'osservazione realistica e l'analisi psicologica. Altri romanzieri che si muovevano nella stessa direzione sono R. Stow, autore di To the Islands (1958; Verso le isole) e David Malouf (n. 1934); quest'ultimo si è poi dedicato anche alla poesia, pubblicando la propria prima raccolta (Typewriter Music) nel 2007, accolta da un ampio favore di pubblico. Importanti osservazioni sugli irlandesi in Australia ci vengono dall'opera di T. Keneally, Three Cheers for the Paraclete (Tre incoraggiamenti per il Paracleto), il quale nel 1982 ha pubblicato Schindler’s Ark, divenuto celebre anche grazie alla trasposizione cinematografica (Schindler’s List) di S. Spielberg. Nel campo della poesia contemporanea sono emerse le composizioni satiriche e anti-intellettuali di A. D. Hope, che trattano i temi del sesso e dell'immaginazione; quelle di J. McAuley (1917-1976), rispondenti a un'esigenza di ordine; tuttavia dominano la scena Judith Wright con Woman to Man (La donna all'uomo) e Les A. Murray (n. 1938), considerato uno dei maggiori poeti australiani, il quale fonde nei suoi versi storia e mito, religione e credenze arcane (Poems against Economics, 1972, Poesie contro l'economia; Selected Poems: the Vernacular Republic, 1976, Poesie scelte: la Repubblica dialettale); Fredy Neptune: A Novel in Verse, 1999). Nei primi anni Duemila è salita alla ribalta anche Dorothy Porter (n. 1954), che si è aggiudicata numerosi premi con le proprie raccolte, tra cui Before Time Could Change Us (2004), oltre ad aver riportato in auge un genere quasi dimenticato, il romanzo in versi. In poesia si segnalano inoltre l'opera di Fay Zwicky (n. 1933) e Roberta (Bobbi) Sykes (n. 1943). Tra gli scrittori di racconti emerge D. O'Grady (n. 1929), la cui opera più rappresentativa è A Long Way from Home (Molto lontano da casa). Tra gli autori teatrali fanno spicco i nomi di Ray Lawler, con il dramma The Summer of the Seventeenth Doll (1955; L'estate della diciassettesima bambola); di Alan Seymour (n. 1927), con One Day of the Year (1960; L'unico giorno dell'anno) in cui viene preso in esame il contrasto tra la vecchia e la nuova generazione attraverso l'osservanza dell'Anzac Day (Commemorazione del Soldato); di Barry Oakley (n. 1931) e Jack Hibberd (n. 1940). Tra il 1965 e la fine degli anni Ottanta la cultura letteraria australiana ha attraversato un periodo di grande creatività con la nascita di innumerevoli tendenze e indirizzi che è tuttavia difficile definire per il loro carattere composito ed eterogeneo. La concezione mitologica e simbolica della terra australiana, prevalente negli anni Cinquanta, cede il passo a una narrativa realistica di scrittori provenienti dal giornalismo. È questo il caso di Robert Drewe, autore di tre romanzi e vincitore del prestigioso Walkley Award per la narrativa. La cultura televisiva e i vorticosi mutamenti tecnologici determinano la nascita di tendenze letterarie sperimentali, influenzate dalle tematiche degli autori postmoderni americani: la narrativa ironica di Murray Bail e David Ireland gli esperimenti poetici di John Tranter (n. 1943), da molti oggi considerato il più importante poeta australiano e di cui ricordiamo il pluripremiato Urban Myths: 210 Poems: New and Selected (2006), e John Forbes (1950-1998), gli importanti lavori critici di Michael Wilding, nonché il neotradizionalismo di Peter Carey, così come quello di C. McCullough (n. 1937), autrice della celeberrima saga, Uccelli di rovo (1977), sono tutti fenomeni che si possono leggere in questa luce. Gli anni Settanta e Ottanta, definiti “del rinascimento australiano” per la loro indiscutibile vivacità intellettuale, sono stati caratterizzati anche dal tentativo di affrancarsi dall'influenza della cultura inglese, e da un parallelo tentativo di costruire un'autonomia e un'identità nazionali. In quest'ottica vanno letti i lavori di scrittori quali Tim Winton (n. 1960), con i suoi Cloudstreet (1991), The Riders (1994), The Turning (2004); Richard Flanagan (n. 1961, Tasmania); J. Davis (1917-2000); Elizabeth Jolley (1923-2007). Infine, la letteratura degli australiani all'estero nasce dal desiderio di comprendere il proprio ruolo attraverso lo schermo di altri valori culturali. Tenuta spesso ai margini, essa rappresenta invece un aspetto assai vitale della cultura australiana, con autori del calibro di Germaine Greer (n. 1939) e Peter Porter (n. 1929).

Cultura: arte. Le prime manifestazioni

Le manifestazioni figurative dei popoli nomadi dell'Australia, cacciatori e raccoglitori, sono strettamente connesse, come la musica e la danza, alle credenze e ai riti religiosi e hanno lo scopo di propiziare la caccia, la pioggia, di favorire la protezione degli spiriti benigni, o di ricordare mitici antenati. Poco sviluppata è la scultura (figure in pietra, legno o argilla raffiguranti gli spiriti dei morti), mentre l'incisione è molto usata per decorare oggetti rituali o di uso comune, armi, ecc., con schemi e simboli geometrici il cui significato è comprensibile solo agli iniziati. Sono anche da ricordare i petroglifi (incisioni su massi o pareti rocciose), in genere con raffigurazioni naturalistiche di animali. Ma l'arte più singolare e importante è la pittura, specialmente la pittura rupestre e quella su corteccia . Manifestazioni particolari sono i disegni eseguiti su sabbia durante cerimonie religiose, con motivi geometrici, e i dendroglifi (incisioni su alberi scortecciati). Esempi di pittura rupestre si trovano in tutta l'Australia, ma soprattutto nella Terra di Arnhem, nel distretto di Kimberley e nelle zone centrali e del nord-ovest. Anche se alcuni esempi possono essere molto antichi, non è possibile tracciare una cronologia, a causa della consuetudine di ridipingere periodicamente le pitture a scopo rituale e anche perché la continuità della tradizione non concede distinzioni stilistiche tra le opere recenti e quelle più antiche . Gli effetti coloristici sono basati su pochi toni fondamentali (bianco, nero, ocra rossa e gialla), mentre la tematica è molto varia: impronte di mani in negativo, figure umane e animali, scene rituali, figure mitiche (come i Wongina, grandi figure di esseri mitici, ritenuti dagli indigeni creatori del mondo, o i Mimi, spiriti antropomorfi raffigurati in vivace movimento, a monocromo). Anche lo stile è variato: naturalistico, più o meno stilizzato, o puramente geometrico. Singolare è lo “stile a raggi X”, che rivela anche gli organi interni dell'animale rappresentato.

Cultura: arte. L’influenza inglese

Dalla colonizzazione inglese (fine del sec. XVIII) a tutto il sec. XIX l'arte e l'architettura in Australia dipendono strettamente dai modelli inglesi ; nel sec. XX invece si aggiornano sulle correnti artistiche europee e nordamericane. Tra il 1810 e il 1850 lo stile architettonico è quello neoclassico georgiano nella versione coloniale. Si fondano numerose città con piani regolatori per lo più a scacchiera, ampie vie parallele, blocchi rettangolari di edifici con giardini, fasce di parco intorno al centro, quartieri residenziali esterni (Sydney, già nel 1788; Hobart, 1804; Brisbane, 1824; Perth, 1829; Melbourne, 1837; Adelaide, 1837). I migliori esempi di tale architettura si trovano a Sydney, dove opera F. Greenway, un deportato poi divenuto architetto ufficiale del governatore Macquarie e autore di edifici pubblici e religiosi. L'architettura privata, particolarmente pregevole per sobrietà ed eleganza, si esprime soprattutto in case a due piani, assai larghe, con spioventi e caratteristiche verande. La pittura dell'epoca riflette le tendenze neoclassica e romantica europee. In Australia operarono gli acquerellisti inglesi Conrad Martens e John Glove. Dalla metà del sec. XIX le città australiane, in seguito all'immigrazione, si svilupparono straordinariamente e assunsero l'aspetto tipicamente vittoriano che le contraddistingue. Soprattutto nel campo dell'architettura pubblica viene adottato l'eclettismo (neogotico, neobarocco, neorinascimento) con una varietà di tipi e una diffusione superiori alla stessa Europa. L'architettura privata invece resta legata fino all'ultimo decennio del secolo allo stile georgiano. Caratteristiche di questo periodo sono le ringhiere di ferro battuto con motivi classicheggianti, che, soprattutto a Melbourne, ornano le verande delle case. In pittura, artisti inglesi immigrati diffondono il realismo (S. T. Gill), lo stile preraffaellita, l'impressionismo (Tom Roberts).

Cultura: arte. Il Novecento

Nel Novecento, nel periodo fra le due guerre, emerge il nome della pittrice M. Preston (1875-1963). In opposizione al realismo accademico dominante, nel 1938 nasce la Contemporary School, che si ispira all'espressionismo tedesco. Dal 1940 dominano il panorama artistico australiano W. Dobell (1899-1970), R. Drysdale (1912-1981), A. Tucker (1914-1999), A. Boyd (1920-1999) e S. Nolan (1917-1992); quest'ultimo diviene il principale esponente dell'Antipodean Movement, anch'esso ispirato all'espressionismo, che raggiungerà il suo apogeo nel 1960. A questo movimento si lega, per certi versi, anche il surrealismo australiano di James Gleeson (1915-2008), James Cant (1911-1982), Clifford Bayliss (1916-1989), Geoffrey Graham (1911-1986) e Roy de Maistre (1894-1968), molti dei quali espatriarono in Europa o Stati Uniti. In anni più recenti fra i paesaggisti australiani si sono distinti F. Williams, L. French e John Olsen (n. 1928), mentre l'ultima generazione di artisti, abbandonati i temi tradizionali, fa riferimento alle avanguardie statunitensi ed europee, spaziando dall'astrattismo alla pop art a un nuovo forte interesse verso il mondo asiatico. Tra i molti nomi si segnalano Brett Whiteley (1939-1992), tra i leader delle avanguardie australiane, Richard Larter (1929-2014, nato in Inghilterra), uno dei i primi ad aver intrapreso l'utilizzo di media nuovi e non-convenzionali per realizzare le proprie opere, Micheal Johnson (n. 1938), Lindy Lee (n. 1954). Fra coloro che meglio hanno interpretato l'utilizzo dei nuovi strumenti dell'arte contemporanea si segnalano anche R. Dunn (n. 1944) e I. Tillers (n. 1950). Fra i migliori interpreti della fotografia vanno ricordati Harold Cazneaux (1878-1953) e Max Dupain (1911-1992). Anche nella scultura l'Australia ha espresso importanti personalità: Bertram Mackennal (1863-1931), B. Armstrong (n. 1957) e Robert Klippel (1920-2001). Va detto che l'istituzione guida per l'opera di molti di questi artisti resta la National Gallery of Australia, a Canberra, vero punto di riferimento non solo per il continente del Sud Pacifico, ma, ormai, per tutto il mondo dell'arte. L'architettura del sec. XX segue lo stile internazionale. Prima dell'ultima guerra prevale lo stile monumentale classicheggiante, rappresentato soprattutto a Canberra, la capitale federale fondata nel 1927 sulla base di un piano regolatore a reticolo dell'architetto W. Burley Griffin di Chicago. Dopo la guerra, tra gli architetti attivi in Australia si distinsero l'austriaco H. Seidler, discepolo di Gropius, che negli anni Sessanta realizzò l'Australia Square di Sydney e, sulla sua scia, alcuni architetti della Sydney School of Architecture, come Richard Norman Johnson e Peter Muller, dediti a realizzare opere maggiormente attente all'equilibrio ambientale. Di respiro internazionale anche numerosi dei progetti architettonici di impronta high-tech ideati ed eseguiti negli anni più recenti da numerosi studi di architettura. A Sydney merita di essere ricordata la spettacolare struttura a gusci dell'Opera House, del daneseJ. Utzon. Agli inizi degli anni Settanta è stata istituita la Biennale d'Arte di Sydney, che nel 2014 ha celebrato la propria XIX edizione.

Cultura: musica

La musica degli indigeni australiani presenta i caratteri fondamentali di quella cosiddetta primitiva: l'elemento musicale si inserisce in un complesso contesto mitico-rituale, per cui si associa a significati magici assai vari, a cerimonie, a interpretazioni cosmogoniche. La maggior parte del repertorio è destinata all'esecuzione corale monodica, o all'alternanza tra solista e coro: non mancano però forme anche complesse di polifonia. Rispetto ad altre tradizioni primitive è notevole il carattere professionistico che assumono la figura del cantore-esecutore e il virtuosismo che ne può derivare. Tra gli strumenti, oltre quelli a percussione, di cui si riscontra un'ampia varietà, va ricordato il digieridu, sorta di tromba primitiva formata da un tubo di legno diritto e lungo ca. un metro, che normalmente può emettere un solo suono. Ma, come è proprio di altre tradizioni primitive, anche in Australia qualsiasi oggetto può essere usato per produrre suoni. I canti e le danze si suddividono in diverse categorie, in rapporto al tipo di rito cui sono legate: i warrangan sono i canti della terra madre, i giarada canti d'amore, i corroborees, particolarmente importanti, sono ispirati a esperienze della vita quotidiana e possono comprendere allusioni ad animali, fatti naturali, rapporti umani o anche riferirsi all'osservazione di persone e usanze europee. A partire dal 1820 ca. è esistita in Australia anche una vita musicale colta di tipo europeo, in cui sono emerse personalità di valore quali le soprano Dame Nellie Melba (1861-1931) e Dame Joan Sutherland (n. 1926), i compositori Percy Grainger (1882-1961) e David Chesworth (n. 1958) e molti altri. Nel 1956 nasceva l'Australian Opera Company, a Sydney, dove nel 1973 è stata inaugurata a Sydney l'Opera House. Altre importanti istituzioni sono la State Opera of South Australia, l'Opera Queensland, la West Australian Opera.

Cultura: teatro

Rimaste isolate o lasciate deperire le forme di spettacolo proprie della cultura aborigena, l'Australia è stata ed è rimasta teatralmente una sorta di colonia, un tempo soltanto di Londra, poi, più recentemente, anche di New York. La prima rappresentazione di cui si ha notizia è uno Stratagemma dei bellimbusti inscenato a Sydney nel 1789 da un gruppo di galeotti. Il primo teatro regolare con attività continuativa, il Royal di Sydney, si aprì nel 1833 per iniziativa di Barnett Levey; altre sale seguirono nelle maggiori città. Vi recitavano modesti attori professionisti locali cui si alternavano, sempre più frequentemente, i grandi divi della scena internazionale (non solo anglosassoni ma anche, per esempio, l'italiana A. Ristori) in rapide e redditizie tournée. Totalmente, o quasi, d'importazione erano anche i repertori, con tentativi di scene più o meno sperimentali, che affrontavano i testi della più avanzata drammaturgia europea. Solo sul finire degli anni Sessanta si è assistito a una vera e propria affermazione del teatro australiano, grazie soprattutto alle iniziative di tre gruppi – il La Mama Theatre di Melbourne, il Jane Street e il Nimrod di Sydney – accomunati da un deciso impegno politico e dall'ansia di trovare, anche attraverso il teatro, un'identità nazionale. Hanno contribuito i teatri costruiti nelle maggiori città (spesso con due sale, una più grande per gli spettacoli di maggior impegno produttivo, una più piccola per quelli di carattere sperimentale); gli aiuti finanziari forniti dal governo; la costituzione di compagnie permanenti in ciascuno dei sei Stati. Si sono così affermati nuovi drammaturghi (come David Williamson, n. 1942, Alexander Buzo, 1944-2006, L. Nowra e S. Sewell, n. 1953) e nuovi registi, tra i quali J. Sharman (n. 1945), regista di The Rocky Horror Picture Show (1975), e G. Ogilve (n. 1931). E si è svolta un'intensa attività anche in settori quali il teatro per ragazzi, il teatro femminista e il teatro che recupera, aggiornandole, le tradizioni degli aborigeni. Ci sono inoltre numerose compagnie dedite alla ricerca, con sede nelle città più importanti e in particolare a Sydney. Rilievo notevole hanno infine due festival, quello di Perth (annuale) e quello di Adelaide (biennale), che presentano sia gruppi nazionali sia spettacoli importati dall''Europa e dagli Stati Uniti.

Cultura: danza e balletto

Fin dagli anni Quaranta dell'Ottocento il Royal Victoria Theater di Sydney e il Melbourne Royal Theater potevano contare su un direttore del ballo e si allestivano balletti assai popolari quali The Millers, Cobblers and Taylors, o Polichinelle Vampire. Celebri titoli del repertorio quali La Sylphide o La Fille mal gardée erano messi in scena da compagnie di giro italiane o inglesi. Nel 1889, per l'allestimento del balletto Simbad il marinaio un certo Williamson reclutò un corpo di ballo destinato a diventare il nucleo della Comic Opera Company con Mary Weir come prima ballerina. Molti celebri ballerini fecero la loro apparizione in Australia nella prima metà del sec. XX. Fra gli altri Adeline Genée (1913), Maud Allan (1914), Anna Pavlova (1915) e più tardi Olga Spessivtzeva e Vilzak (1934) e La Meri (1936). Dopo una visita dei Ballets Russes de Monte-Carlo, di W. de Basil, alcuni danzatori si stabilirono nel continente australiano e poco dopo la coppia di ballerini Édouard e Xenia Borovansky aprì una scuola a Melbourne. Nel corso degli anni Trenta e Quaranta furono molte le compagnie straniere di nome che si recarono in tournée in Australia, e all'incirca nello stesso periodo furono fondati ad Adelaide il Ballet Contemporain e a Melbourne l'Australian Ballet, espressione della scuola aperta da Édouard e Xenia Borovansky. Oltre all'Australian Ballet esistono oggi l'Australian Dance Theatre, il cui orientamento appare più influenzato dal modernismo americano, il West Australian Ballet e la Sydney Dance Company. Lo sviluppo della danza in Australia è stato influenzato, negli ultimi decenni, soprattutto dalla tradizione anglosassone e in particolar modo americana, per quanto riguarda i creatori più giovani. La formazione della compagnia guidata da Maryl Tankard (1988), già figura di punta della compagnia di Pina Bausch, ha segnato l'avvio di una certa influenza del teatrodanza europeo.

Cultura: cinema

Per decenni la produzione cinematografica australiana più nota è stata quella documentaristica (L’angolo più remoto del mondo, 1953, di John Heyer, sull'odissea di un camion postale; Il popolo del deserto, 1967, di Ian Dunlop, straordinario saggio etnografico sugli ultimi aborigeni), anche perché di impianto documentario era il primo film del secondo dopoguerra internazionalmente conosciuto: The Overlanders (1946), su una trasmigrazione di bestiame nel periodo bellico, firmato però dall'inglese Harry Watt. Invece un cinema a soggetto era esistito dai primordi: dal 1899, in cui fu addirittura prodotto in Australia il primo lungometraggio della storia del cinema (I soldati della Croce), al 1919 in cui uscì Il tipo sentimentale, una commedia del pioniere Raymond Longfort contro l'ubriachezza. Per decenni però la pressione culturale, ma specialmente economica, angloamericana aveva bloccato lo sviluppo produttivo nazionale, tanto che, pur essendo dotato d'una notevole rete di sale e di una frequenza di pubblico tra le più alte del mondo, il Paese sembrava accontentarsi dei prodotti stranieri. Negli anni Settanta, grazie soprattutto all'Italia, i film australiani approdarono in Europa: nel 1975 Taormina premiò Domenica, troppo lontano di Ken Hannam sui tosatori di pecore, nel 1976 Picnic a Hanging Rock di Peter Weir, suggestivamente ambientato in un collegio femminile inizio secolo, nel 1978 Fronte delle notizie di Phil Noyce su un ventennio di cinegiornalismo; nel 1980 Sorrento dedicò il suo annuale “incontro” all'Australia. Tra i film usciti sui nostri schermi spicca La mia brillante carriera (1978) di Gill Armstrong, sulla condizione femminile. In genere nella produzione australiana prevalgono i temi della separazione, della segregazione sociale e sessuale e c'è un'ansiosa ricerca di identità nazionale e culturale. Il grande sviluppo cinematografico dell'Australia ha avuto come conseguenza la nascita di una generazione di ottimi registi, come lo stesso Weir, Bruce Beresford, Roger Donaldson (n. 1945), regista nel 2003 de La regola del sospetto, Fred Schepisi (n. 1939), autore di Sei gradi di separazione (1993) e Vizio di famiglia (2003). La produzione australiana non sembra comunque averne risentito più di tanto, visto il sicuro talento di alcuni registi delle generazioni successive come Jane Campion, Bill Bennet (n. 1953), Richard Lowenstein (n. 1959), Rolf De Heer, nato nei Paesi Bassi nel 1951, ma cresciuto in Australia e impostosi nei festival europei (Bad Boy Bubby 1994, La stanza di Cloe 1996 e Balla la mia canzone 1998), o come John Hillcoat (n. 1961), P. J. Hogan, n. 1962 (Le nozze di Muriel, 1994; Il matrimonio del mio migliore amico, 1997), Emma Kate Croghan, n. 1972 (Amore e altre catastrofi, 1996), Scott Hicks (n. 1953), autore di uno straordinario Shine (1996) e Samantha Lang, nata nel 1967 a Londra (The Well, 1997). Notevole anche il successo internazionale di film intelligenti e audaci quali: Priscilla la regina del deserto (1994) di Stephan Elliot (n. 1964), Babe - maialino coraggioso (1995) di Chris Noonan (n. 1952) e il sequel Babe va in città (1998) di George Miller (n. 1945), autore anche di Happy Feet nel 2006 e di Mad Max: Fury Road nel 2015, Kiss or kill (1998) di Bill Bennett, il provocatorio Holy Smoke (1999) della Campion e il dramma intimista Lantana (2001) di Ray Lawrence. I titoli elencati esemplificano senza dubbio che la qualità del movimento cinematografico di matrice australiana ha saputo mantenere una propria anima più genuina, a fianco alle produzioni multimilionarie degli ultimi anni, sbarcate sull'isola insieme alle major di Hollywood; tendenza che è stata spesso riconosciuta proprio dai premi della stessa Academy Awards, oltre che dai principali festival internazionali. Anche le produzioni più importanti dei primi anni Duemila, realizzate negli studi australiani, come Moulin Rouge! (2001), diretto da Baz Luhrmann (n. 1962), hanno registrato notevole successo di critica e di pubblico. Tra gli attori più famosi e apprezzati si segnalano Nicole Kidman (n. 1967, Hawaii), Cate Blanchett (n. 1969), Heath Ledger (1979-2008) e Hugh Jackman (n. 1968). In questo solco di cinematografia d'autore, ma di impronta statunitense, si inseriscono anche le successive prove del già citato P. Weir: da L’attimo fuggente (1989) a The Truman Show (1998) a Master and Commander - Sfida ai confini del mare (2003). Nel 2008 poi il già citato Luhrmann ha reso omaggio alla sua terra dʼorigine con il film campione dʼincassi Australia, interpretato da Nicole Kidman e Hugh Jackman.

Bibliografia

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Per il folclore

B. Fitzpatrick, The Australian People, Melbourne, 1951; A. P. Elkin, The Australian Aborigines, Londra, 1953 (trad. it., Torino, 1956); B. Nettl, Music in Primitive Culture, Cambridge, 1956; F. D. McCarthy, Australia’s Aborigines, Adelaide, 1957; R. T. Apple Yard, British Emigration to Australia, Canberra, 1964; J. F. Brown, The Australian Ballet, Canberra, 1967; J. Meredith, H. Anderson, Folk Songs of Australia, Sydney, 1967; H. Hymaus, Patterns of Australian Culture, Canberra, 1978.

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