(Konungariket Sverige). Stato dell'Europa settentrionale situato nella Penisola Scandinava (447.420 km²). Capitale: Stoccolma. Divisione amministrativa: 21 contee (län). Popolazione: 10.327.589 ab. (stima 2019). Lingua: svedese (ufficiale). Religione: protestanti 81,5%, musulmani 4%, cattolici 1,5%, altri 12%. Unità monetaria: corona svedese (100 öre). Indice di sviluppo umano: 0,937 (8° posto). Confini: Norvegia (N e W), Finlandia (NE); si affaccia al mar Baltico (SE), al golfo di Botnia (E) e allo stretto del Kattegat (SW). Membro di: Consiglio d'Europa, Consiglio Nordico, EBRD, OCSE, ONU, OSCE, WTO e UE.
 

Generalità

Per molti aspetti la Svezia (Sverige deriva probabilmente dagli Svear – Svioni – dominatori della regione in epoca romana) può essere considerata uno Stato modello. La sua immagine di Paese democratico, pacifico e socialmente all'avanguardia nasconde però un passato burrascoso, che la vide, nei sec. XVII e XVIII, impegnata a tentare di estendere il proprio dominio sull'intero mar Baltico, di cui da sempre domina l'intera sponda occidentale, e sulla Germania settentrionale, molto vicina alla cuspide meridionale del Paese. Abbandonate le ambizioni tipiche di una grande potenza politica e militare, la cui storia influì fortemente su quella del continente europeo, nel 1818 la Svezia scelse la via della neutralità in campo internazionale e la ricerca del benessere della collettività all'interno dei propri confini. La rinuncia alle guerre e alla politica di potenza fu decisa proprio nel periodo dell'industrializzazione, durante il quale il Paese poté contare, oltre che su un'intraprendente borghesia, sullo sfruttamento di cospicue risorse naturali. Quasi due secoli di “pace illuminata” hanno prodotto una prosperità unica al mondo, contraddistinta da standard di vita altissimi, da una democrazia sicura e stabile, da istituzioni pubbliche e private al culmine dell'efficienza, da una diffusione capillare della cultura, dal massimo rispetto per l'eguaglianza di tutti i cittadini e dei loro diritti e da una fattiva collaborazione tra partiti, sindacati e organizzazioni imprenditoriali. Stato più vasto, popoloso e ricco della Scandinavia, ne riassume in un certo senso l'essenza, fungendo inoltre da cerniera tra gli Stati della vecchia Europa e quelli affacciati sul Baltico, che alla Svezia guardano come un esempio di ricchezza e benessere. La politica nazionale poggia su di una struttura fortemente consolidata di socialismo riformista, svincolato dai blocchi mondiali di potere, che ha conseguito eccellenti risultati sul piano sociale: assistenza sanitaria e istruzione gratuite, giornata lavorativa di otto ore e voto alle donne istituiti già nel 1918 sono solo alcune delle conquiste rese possibili dal modello svedese. Impeccabile nel rispetto delle regole e nel senso civico, il Paese ha aderito tardivamente (1995) e in modo tiepido all'Unione Europea, mantenendosi al di fuori della moneta unica e in generale osservando con diffidenza le politiche accentratrici del nuovo organismo sovranazionale.

Lo Stato

In seguito alla Costituzione del 6 giugno 1809, la Svezia è una monarchia costituzionale; le successive modifiche costituzionali non hanno intaccato i principi fondamentali di divisione dei poteri che da allora reggono il Paese. La nuova Costituzione, entrata in vigore nel gennaio 1975, riduce il potere del sovrano, che rimane capo di Stato, ricoprendo un ruolo unicamente rappresentativo. Massimo organolegislativo è il Parlamento (Riksdag), unicamerale, i cui 349 membri sono eletti per 3 anni a suffragio universale e diretto; possono votare tutti i cittadini che abbiano compiuto il ventesimo anno di età. La legge elettorale, basata sul sistema proporzionale, garantisce l'accesso al Parlamento ai partiti che raggiungono la soglia del 4% dei suffragi. Grande importanza hanno i Comitati permanenti, i quali, in chiave tecnica piuttosto che politica, elaborano i vari progetti di legge che saranno poi sottoposti alla votazione parlamentare: ne risulta l'atmosfera particolarmente pacata e non settaria che, per antica tradizione, caratterizza l'attività del Parlamento. Responsabile nei confronti del Riksdag è il Gabinetto dei ministri, retto dal primo ministro, nella persona del leader del partito di maggioranza; è questo il massimo organo dell'esecutivo, dal quale il sovrano è totalmente escluso. Un'altra peculiarità del sistema politico svedese è l'istituto dell'Ombudsman: si tratta di un magistrato, eletto dal Parlamento e solo verso di lui responsabile, autonomo da qualsiasi altro potere, il cui compito è la somma tutela delle libertà individuali; a lui può rivolgersi ogni cittadino i cui diritti siano stati in qualche modo lesi da parte di qualsiasi pubblica autorità. L'ordinamento giudiziario del Paese, dove gli episodi di criminalità sono assai rari, si basa sul sistema europeo continentale, pur accogliendo elementi di diritto consuetudinario. La Svezia, che può vantare una lunghissima tradizione di neutralità, possiede tuttavia un efficiente apparato militare di volontari, suddiviso tra esercito, marina e aviazione. La storia dell'istruzione in Svezia risale all'epoca della Riforma: nel 1477 fu fondata a Uppsala la prima università. In epoca moderna la Svezia è all'avanguardia nell'ambito scolastico: l'analfabetismo è stato eliminato fin dal sec. XVII e nel 1842 è stato introdotto l'obbligo scolastico. La riforma del 1962 ha istituito la scuola di base (grundskolan), uguale per tutti, obbligatoria e gratuita, della durata di nove anni suddivisi in tre cicli triennali, a partire dal sesto o settimo anno di età.

Territorio: morfologia

La Svezia occupa la maggior parte della Penisola Scandinava e precisamente la compatta sezione orientale, ampiamente affacciata al Mar Baltico; essa ha un rilevante sviluppo nel senso dei meridiani, spingendosi da 55° a 69° latitudine N, così da inglobare a N un vasto tratto della Lapponia, partecipando quindi del mondo artico, mentre a S si protende ormai verso l'Europa continentale, temperata. Il territorio mostra peraltro, a grandi linee, una certa uniformità. Esso è costituito da antichissime strutture geologiche essendo parte integrante dello scudo baltico, la zolla archeozoica che rappresenta la sezione più antica del continente europeo e che qui spesso affiora in vasti tratti con le sue rocce precambriane di gneiss, graniti, scisti cristallini. Nella fascia occidentale però, lungo il confine con la Norvegia, il territorio ingloba il versante orientale delle cosiddette Alpi Scandinave, lunga catena formatasi nel Paleozoico per effetto dell'orogenesi caledoniana. Lo zoccolo precambriano sprofonda sotto sedimenti più recenti (Paleozoico Superiore e Mesozoico) in corrispondenza della cuspide meridionale del Paese, là dove, geologicamente, si può far iniziare l'Europa continentale; queste aree, benché di superficie limitata in quanto i suoli antichi occupano ca. l'80% del territorio, sono assai importanti perché corrispondono spesso a distretti agricoli assai fertili. Lungamente spianate dall'erosione, le montagne subirono nel Cenozoico un sollevamento che non portò a nuovi corrugamenti bensì solo a un ringiovanimento della regione; sulle forme così costituite si sovrappose la poderosa glaciazione del Quaternario, qui presente in tutte le sue fasi, ma di cui fu la più recente a lasciare l'impronta determinante sul paesaggio. La copertura di depositi glaciali è in effetti pressoché continua; in vaste aree questi terreni poggiano direttamente sullo zoccolo archeozoico (fatto questo assai raro, al di fuori della Scandinavia) e, là dove l'imbasamento affiora, i due estremi stratigrafici appaiono così uno accanto all'altro. Vaste aree furono depresse dal peso dei ghiacci – talvolta dello spessore di varie migliaia di metri – al di sotto del livello del mare; vero è che questo era più basso dell'attuale in quanto appunto una rilevante quantità di acqua era ritenuta sotto forma di ghiaccio. I terreni agricoli della Svezia meridionale sono essenzialmente situati su depositi che erano immersi al momento del ritiro dei ghiacci, i quali coprono vaste regioni nella Svezia centrale e nella fascia costiera meridionale. La glaciazione ebbe un'importantissima azione erosiva (escavazione delle valli, arrotondamento delle masse rocciose ecc.) e, al ritiro dei ghiacciai, una non meno rilevante attività di sedimentazione. Tra le varie manifestazioni di deposito glaciale, le più caratteristiche sono gli ôs (talvolta confusi con gli esker), presenti in effetti nell'intera area scandinava. In forma di cordoni rialzati a volte qualche decina di metri, larghi alcuni metri e lunghi sino a oltre un centinaio di chilometri, essi sono, secondo la maggior parte dei geologi, specie di depositi deltizi che si formarono allo sbocco di torrenti subglaciali ai margini dei ghiacciai e che man mano si allungarono con il progressivo ritiro dei ghiacciai stessi. Oltre ad accidentare il paesaggio, i depositi glaciali originarono rapide e cascate nei fiumi e in genere crearono ostacoli al drenaggio, il che portò alla formazione di migliaia di laghi, taluni dei quali sono tra i più estesi d'Europa, per lo più dalla tipica forma allungata e ramificata. Nelle successive e alterne fasi delle glaciazioni si ebbe una serie di sollevamenti e abbassamenti isostatici che, coi conseguenti fenomeni di ritiro e ingressione del mare, determinarono la morfologia costiera: lo stesso golfo di Botnia si originò per la trasgressione marina, e così in genere la fitta frammentazione di isolette, particolarmente numerose all'altezza del golfo di Stoccolma (alla Svezia appartengono però anche le due grandi isole di Öland, 1344 km², e di Gotland, 3001 km²). La diminuzione di pressione determinata dal definitivo ritiro dei ghiacci provocò un sollevamento delle terre, che prosegue tuttora, più marcato nella Svezia settentrionale (è di ben 100 cm al secolo nel Västerbotten), meno, ma sempre marcatissimo, nel centrosud (40 cm al secolo nell'area di Stoccolma). Storicamente si distinguono nella Svezia tre principali regioni, ripartizione che in larga misura si appoggia a motivi geomorfologici: il Norrland, o terra del Nord, lo Svealand, o terra degli Svioni, il Götaland, o terra dei Gauti. Il Norrland è una vastissima area – all'incirca pari ai 2/3 del Paese – dal clima rigido e di assai scarso popolamento, specie la parte settentrionale, corrispondente alla sezione svedese della Lapponia; è una regione di alte terre, che dal bordo rialzato occidentale man mano declina verso il golfo di Botnia. Al confine con la Norvegia si innalzano le massime vette del Paese; sono rilievi dalle sommità spesso spianate (fjäll), pressoché prive di vegetazione, con placche di nevi perenni, ma i cui versanti sono fittamente incisi dai profondi solchi glaciali, ospitanti miriadi di laghi. Lungamente erose, le vette di rado superano i 2000 m (Kebnekaise, 2117 m; Sarektjåkkå, 2090 m); con una serie di dorsali parallele i rilievi volgono verso E, formando in corrispondenza del Norrland orientale un vasto altopiano, elevato in media 450 m, che una bassa fascia alluvionale orla lungo il mare. Lo Svealand, corrispondente alla Svezia centrale (o meglio centromeridionale), si presenta per lo più pianeggiante. Vasta area depressionaria, dopo l'ultima glaciazione fu interamente ricoperta dalle acque, che univano il Baltico all'attuale regione degli stretti e di cui restano vistose testimonianze nei grandi bacini lacustri che oggi l'occupano. Vera e propria regione-chiave della Svezia, lo Svealand ospita anche le due maggiori città del Paese, situate alle estremità della depressione: Stoccolma a E e Göteborg a W. Infine nel Götaland, corrispondente alla Svezia meridionale, si distinguono morfologicamente lo Småland, altopiano archeozoico di modesta elevazione (377 m nel monte Tomtabacken), sufficiente tuttavia a non venire sommerso dai mari postglaciali, e la Scania, cuspide meridionale dell'intera Penisola Scandinava. Zona anch'essa, come lo Svealand, di pianure appena movimentate da dolci ondulazioni, la Scania è proiettata verso l'area della Danimarca, dalla quale è separata dallo stretto dell'Øresund (Öresund).

Territorio: idrografia

Come si è detto, l'attuale sistema idrografico della Svezia risulta dalla glaciazione quaternaria, cui si devono i profili giovanili dei fiumi e i molti bacini lacustri: l'8% della superficie nazionale è occupata da laghi, e in genere la ricchezza idrica ha fatto sì che la Svezia sia uno dei Paesi nei quali è più sviluppata l'industria idroelettrica. A parte i corsi d'acqua che si innervano a raggiera dallo Småland, i fiumi nascono dai rilievi occidentali, originandosi per lo più da un lago scavato dai ghiacci nel fianco montuoso, e scendono al Baltico con andamento per lo più parallelo, da NW a SE, formando una serie di rapide e cascate; numericamente rilevanti, sono modesti quanto a lunghezza (in media dai 300 ai 500 km) e ampiezza di bacino (10.000-30.000 km²). La loro portata è piuttosto variabile, registrando le piene in primavera e all'inizio dell'estate, in concomitanza cioè con lo scioglimento delle nevi, mentre la tarda estate e l'inverno sono periodi di magra. Tra i principali fiumi, sono, da N a S, il Lule (Luleälv: älv significa appunto fiume), l'Ume (Umeälv), l'Ångerman (Ångermanälv), l'Indals (Indalsälv) e il Dal (Dalälv), tutti tributari del Mar Baltico; alle loro foci si sono sviluppati centri portuali e della lavorazione del legno, in quanto i fiumi svedesi, specie quelli del Norrland, sono ampiamente utilizzati per la fluitazione del legname. Tra i moltissimi laghi spiccano per le loro dimensioni il Vänern, terzo d'Europa (5585 km²), il cui emissario Göta sbocca nel Kattegat, il Vättern (1912 km²), che comunica invece col Mar Baltico così come il Mälaren (1140 km²), sulle cui rive – così come su varie isole – è in parte edificata Stoccolma.

Territorio: clima

Il notevole sviluppo latitudinale della Svezia determina forti variazioni climatiche dal Sud al Nord del Paese; tali variazioni sono particolarmente sensibili però nell'interno, perché nella fascia periferica si fa avvertire pressoché ovunque l'azione mitigatrice del mar Baltico e dell'oceano Atlantico, dai cui influssi dipendono anche largamente le precipitazioni. Si ha così un'anomalia termica positiva, assai marcata d'inverno, tanto che a Stoccolma la media di gennaio si aggira sugli -3 °C, valore che, per esempio, per la città russa di Perm, situata anzi a una latitudine leggermente inferiore, scende a –15 °C. I massimi rigori climatici corrispondono naturalmente alla Lapponia centrale. La temperatura media annua è di 7-8 °C nel Sud e oscilla tra –1 °C e –2 °C nel Nord; le differenze invernali tra le due estremità del Paese sono, in gennaio, di 0 °C e –14 °C, quelle estive di luglio, meno accentuate, di 16° e 14 °C. L'estate è in genere breve, ma nelle estreme regioni settentrionali l'elevata latitudine dà origine al fenomeno del “sole di mezzanotte”: per esempio a Karesuando, a 68° latitudine N, il Sole resta al di sopra dell'orizzonte da fine marzo a metà luglio (per contro le notti invernali durano anch'esse 24 ore). Assai prolungato è il periodo della stagione fredda; nel Nord i ghiacci persistono da ottobre a maggio e d'inverno impediscono la navigazione nel golfo di Botnia, mentre in genere sono sgombre le acque al largo della costa occidentale e meridionale. Le precipitazioni sono relativamente abbondanti, con massimi in prevalenza in estate e autunno, e in gran parte cadono sotto forma di neve. La media per la Svezia è di 800-1000 mm annui di pioggia, più accentuata nelle regioni meridionali e occidentali; nell'estrema area orientale della Lapponia, al confine con la Finlandia, si scende anche al di sotto dei 500 mm annui mentre sui rilievi nordoccidentali, che esercitano un'azione di cattura delle masse d'aria marittime, si hanno i valori massimi, con 1500 mm annui. La vegetazione naturale, che ha rioccupato la Svezia dopo le glaciazioni, è ancora presente su vaste aree del Paese, specie nel Norrland, dove predomina la foresta di conifere, pini e abeti, miste a betulle, la quale trapassa, nelle estreme regioni settentrionali e sui rilievi, alla tundra subartica; nel Sud del Paese, dove peraltro ampia estensione hanno i campi coltivati, compare la bella foresta di latifoglie con tigli, querce, olmi, frassini e, nella Scania, faggi.

Territorio: geografia umana

Il popolamento della Svezia (come di tutta l'area scandinava) sembra sia stato favorito da un addolcimento del clima che si sarebbe manifestato subito dopo il periodo glaciale. È infatti una terra di antico stanziamento umano, forse già dal VII millennio a. C.; si hanno testimonianze di attività agricole sin dal III millennio e nell'Età del Bronzo, così come in quella successiva del Ferro, erano ampiamente commerciati oggetti d'ambra e manufatti metallici. Le prime notizie sulle popolazioni svedesi ci vengono però da Tacito; in epoca romana il Paese era saldamente in mano a genti germaniche tra cui predominavano i Suiones o Svioni (in svedese Svear, donde probabilmente il nome di Svezia), stanziati nelle regioni a N del lago Mälaren, nell'area gravitante sull'attuale città di Uppsala, mentre più a S si erano fissati i Gauti o Goti (in svedese Gotar); nell'estremo Nord vivevano, così come oggi (ridotti però ad appena 8500 individui), i Lapponi, migrati dall'Est forse tra il V e il II millennio a. C. e notoriamente di origine non germanica. Spetta agli Svioni, i veri e propri progenitori degli attuali svedesi, l'aver unificato sotto il loro dominio tutta la Svezia, che entrò nella storia d'Europa nel sec. VII d. C. e che all'epoca dei Vichinghi, grandi navigatori e colonizzatori, fu caratterizzata da una vita commerciale particolarmente fiorente; con la successiva cristianizzazione del Paese la Svezia era ormai definitivamente inserita nel contesto della cultura europea. Circa l'entità della popolazione nel tempo, la Svezia possiede una serie eccezionalmente lunga di statistiche demografiche precise. Al 1749 risale il primo censimento, che diede un totale di ca. 1,8 milioni di ab., passati a 2,3 milioni nel 1800 e a 3,4 milioni nel 1850. Nel secolo scorso in effetti si ebbe un considerevole accrescimento della popolazione; anzi l'eccessivo peso demografico promosse un'emigrazione assai rilevante: negli Stati Uniti affluirono un milione di svedesi (in rapporto al numero complessivo degli ab. quello scandinavo rappresentò uno dei più forti flussi migratori del mondo), che si diresse soprattutto nella zona dei Grandi Laghi, le cui condizioni ambientali erano analoghe a quelle della madrepatria. Ma anche nel periodo di più intensa emigrazione l'aumento demografico interno fu ragguardevole, tanto che la Svezia registrò 5 milioni di ab. all'inizio del XX secolo. Ciò per effetto della diminuzione del tasso di mortalità (grazie tra l'altro a varie conquiste mediche, come la vaccinazione antivaiolosa), mentre la natalità rimaneva alta. Solo successivamente si cominciò a promuovere quel controllo delle nascite, il family planning, che è ormai da decenni un concetto acquisito dalla cultura e dalla mentalità scandinave: l'incremento demografico annuo della Svezia è lievemente positivo, con un indice di natalità che supera appena quello di mortalità, mentre la speranza media di vita è tra le più elevate del mondo: 80,1 anni per gli uomini e 83,7 per le donne (2013). Si stanno per raggiungere i 9 milioni di ab. e l'emigrazione è limitata, mentre le crescenti occasioni di lavoro hanno dato avvio a una discreta corrente immigratoria (ca. 64.000 persone nel 2002), in particolare dalla vicina Finlandia. La densità media è di 21,5 ab./km², ma l'esame delle grandi regioni svedesi mostra il marcatissimo squilibrio imposto da condizioni soprattutto fisiche; pressoché deserto è così il Norrland, il cui popolamento tende anzi ad abbassarsi per le continue migrazioni interne verso il resto del Paese, nonostante i tentativi fatti dal governo per frenare questo esodo, per esempio mediante l'installazione di nuovi centri di lavoro. Il vastissimo Norrbotten (oltre 98.000 km²) registra 3 ab./km² e altrettanti il Jämtland. La regione più popolata è quella che fa capo a Stoccolma (331 ab./km², stima 2013), ma anche elevata è la densità della Scania (116 ab./km²), in rapporto alle sue attività agricole e industriali. Un altro squilibrio, dovuto per lo più alla crescente industrializzazione, è l'esodo rurale e per contro l'accentuazione dell'urbanesimo. La popolazione urbana è ben l'85,4% (2012) del totale, valore tra i più alti del mondo. Tra l'ormai esigua popolazione rurale prevale nella Svezia centrale e meridionale l'insediamento accentrato, con grandi e piccoli villaggi, agricoli nell'interno, di pescatori lungo la costa, mentre nel Norrland, dove lo sfruttamento delle foreste e del suolo è territorialmente discontinuo, predomina la fattoria sparsa. L'urbanesimo è nel complesso un fenomeno relativamente recente e fu sempre per così dire tenuto sotto controllo dal Governo, che ha tentato di frenare la crescita delle grandi città, potenziando i centri di Göteborg e Malmö come contrappeso a Stoccolma e promuovendo lo sviluppo delle medie città di 50.000 ab. da adibire a nuovi poli di sviluppo regionale. Anzi, proprio nel seguire e programmare passo passo gli ampliamenti urbani, si sono potuti esplicare compiutamente la razionalità, il gusto per la sperimentazione, la sensibilità sociale e la “democrazia” nell'ambito dell'urbanistica tipici di questo Paese. Le città svedesi sono, o per lo meno si sforzano di essere, comode e piacevoli per chi vi abita; sono ricchissime di verde, con una percentuale del tutto eccezionale, e particolarmente estese, perché scarseggiano i grattacieli mentre è data la preferenza agli edifici di media altezza, ben distanziati gli uni dagli altri. Inoltre il decentramento in quartieri effettivamente autosufficienti è stato un efficace rimedio alla congestione delle aree centrali, tipica delle metropoli. Sono state sperimentate con successo nuove soluzioni edilizie e in genere realizzati standard urbanistici tra i più alti del mondo. Anzi, proprio nel seguire e programmare passo passo gli ampliamenti urbani, ebbero modo di esplicarsi compiutamente la razionalità, il gusto per la sperimentazione, la sensibilità sociale, la “democrazia” nell'ambito dell'urbanistica, tipici di questo Paese. Le città svedesi sono, o per lo meno si sforzano di essere, comode e piacevoli per chi vi abita; sono ricchissime di verde, con una percentuale del tutto eccezionale, e assai estese, perché scarseggiano i grattacieli mentre è data la preferenza agli edifici di media altezza, ben distanziati gli uni dagli altri. Inoltre il decentramento in quartieri effettivamente autosufficienti è stato un efficace rimedio alla congestione delle aree centrali, tipica delle metropoli. Sono state sperimentate con successo nuove soluzioni edilizie e in genere realizzati standard urbanistici tra i più alti del mondo. Particolarmente illuminante resta il piano di Stoccolma, che vanta anzi un preciso piano regolatore sino dal 1640; soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, la capitale è divenuta un po' il punto di riferimento obbligato della moderna urbanistica, grazie tra l'altro alla creazione della splendida e studiatissima città-satellite di Vållingby. Un certo sviluppo urbano ha registrato anche il Norrland; nelle fortune delle città settentrionali dell'interno, un ruolo decisivo hanno svolto da una parte la presenza di giacimenti minerari, dall'altra le vie di comunicazione. Strettissimo è in particolare il rapporto tra agglomerati urbani e linee ferroviarie, specie quelle trasversali, colleganti il golfo di Botnia con i porti norvegesi sull'Atlantico: così i centri minerari di Gällivare e Kiruna sono raccordati con Narvik (Norvegia) e ancor più importante è Östersund, sulla ferrovia per Trondheim. Ma in genere le principali città del Nord sono situate sulla costa, come Luleå, Skellefteå, Umeå (la “capitale” della Lapponia), e Sundsvall, sedi di vivaci industrie. Molteplici sono i ruoli economici delle città svedesi di maggior rilievo, ma tutte si sono sviluppate all'origine come centri portuali e commerciali (è il caso di Stoccolma, Göteborg, Malmö), assumendo però poi una funzione industriale che in molti casi ha finito col diventare preponderante. Stoccolma sorse nel Medioevo, ampliandosi su una serie di isole e penisole e potenziandosi economicamente come centro portuale sulle rotte del Baltico; il forte accrescimento demografico è però legato all'industrializzazione del Paese. Famoso centro universitario è la vicina Uppsala, illustre città storica d'antica origine, che in epoca medievale ebbe grande importanza anche politica perché vi si riuniva il Parlamento dei vari principati svedesi. Göteborg è il massimo scalo marittimo, orientato soprattutto verso i Paesi dell'Europa occidentale; sgombro tutto l'anno dai ghiacci, allinea le sue banchine lungo la riva destra del fiume Göta e lungo i canali interni, mentre la riva opposta ospita il porto peschereccio; in tempi recenti si è attivata anche l'industria, soprattutto pesante, che annovera complessi meccanici, cantieri navali ecc. Nello Svealand, l'area di più alta urbanizzazione della Svezia, si trovano, oltre alle menzionate, varie importanti città, tutte però di recente sviluppo, massimamente legato all'industria, come Linköping, Jönköping, Norrköping (Köping significa in svedese città-mercato), Örebro, Borås, ciascuna con oltre 100.000 abitanti. Grande nodo per le comunicazioni interne, punto d'arrivo di ferry-boats da Copenaghen, è Malmö, centro peschereccio, sede di cospicue industrie, cantieristiche in particolare.

Territorio: ambiente

Tra i Paesi dell'Unione Europea la Svezia è sicuramente uno dei pochi in cui l'azione dell'uomo non ha stravolto eccessivamente l'aspetto del paesaggio naturale. Se si escludono le zone agricole meridionali, le zone verdi sono tuttora sostanzialmente intatte: la vegetazione che ha rioccupato il territorio dopo le glaciazioni è ancora presente su vaste aree del Paese, specialmente nella regione del Norrland (dove l'insediamento umano è molto limitato), nella quale predomina la foresta di conifere, pini e abeti, miste a betulle, che si trasforma poi, nelle estreme propaggini settentrionali e sui rilievi, in tundra subartica. Nel S del Paese, dove peraltro hanno ampia estensione i campi coltivati, compare la bella foresta di latifoglie, formata da tigli, querce, olmi, frassini e, nella Scania, faggi. Nelle regioni meridionali, in primavera, si possono ammirare vaste fioriture di erbacee perenni (in particolare gigliacee e ranuncolacee), mentre un altro aspetto interessante della flora svedese è rappresentato dalle numerose varietà di licheni. Anche dal punto di vista faunistico la Svezia presenta un'apprezzabile ricchezza naturale: sul suo territorio vivono renne, alci e linci, oltre alle specie che abitano tradizionalmente le foreste europee. Tra le varietà di uccelli si possono ricordare il gufo delle nevi e l'uria nera, quest'ultima presente soprattutto nelle aree protette, mentre nelle zone costiere del Baltico meno frequentate dall'uomo vivono colonie di foche. Queste ultime sono tuttavia minacciate dalla proliferazione delle alghe (eutrofizzazione), dovuta alla presenza eccessiva di nitrati e fosfati, utilizzati in agricoltura come fertilizzanti chimici. Come per molti altri Paesi europei, uno dei problemi ambientali più gravi della Svezia è quello delle piogge acide, che danneggiano il suolo e le foreste e acidificano le acque, anche se il fenomeno è principalmente imputabile all'inquinamento proveniente dai Paesi confinanti. La Svezia è infatti all'avanguardia nella tutela dell'ambiente ed è stata la prima nazione europea a istituire la Carbon Tax, introducendo inoltre una tassa sull'anidride solforosa: provvedimenti che hanno ridotto le emissioni di ossido di azoto e di anidride solforosa di oltre due terzi dagli anni Settanta del XX secolo. In effetti per gli svedesi, come del resto per tutti i popoli nordici, il rispetto della natura è un fatto culturale che viene assimilato fin dai primi anni d'età. Il rapporto con l'ambiente è vissuto in maniera profonda e gli hobby più praticati dalla popolazione (pesca, nuoto, escursioni, sci, raccolta di funghi e prodotti del sottobosco ecc.) non possono prescindere da esso. Il legame forte che esiste tra gli svedesi e la natura si materializza nella stuga, una piccola seconda casa di legno, vero e proprio rifugio e simbolo dell'interdipendenza tra uomo e ambiente, ma soprattutto nelle azioni concrete rivolte a preservare il patrimonio esistente. L'istituzione delle prime aree protette risale al 1909 e nel 2012 occupano il 13,8% del suolo nazionale, concentrandosi in particolare nel Lappland. Esistono poi numerosi parchi e giardini zoologici (celebre quello di Skansen nel cuore della capitale Stoccolma), aree destinate all'osservazione dell'avifauna e giardini botanici, tutti intesi alla protezione degli organismi naturali. Tra i 28 Parchi Nazionali i più frequentati sono quelli di Dalby Söderskog (Scania), Blå Jungfrun (isola di Öland), Abisko (Lapponia, istituito nel 1909) e quello marino di Kosterhavet. Esistono anche due aree dichiarate patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: una, l'Area Lappone (1996), di interesse culturale e naturale, che comprende alcuni parchi nazionali (il parco nazionale Sarek, il parco nazionale Muddus, il parco nazionale Padjelanta e il parco nazionale Stora Sjöfallet), l'altra, istituita nel 2000 e di interesse esclusivamente naturale, è costituita dalla Höga kusten (costa svedese che si affaccia sul Golfo di Botnia) e dall'Arcipelago Kvarken (2000).

Economia: generalità

Fino alla metà del XIX secolo la Svezia era un Paese povero; le attività produttive erano pressoché unicamente rappresentate dall'agricoltura, dalla pesca e da limitati commerci con gli altri Stati baltici. Si deve ricordare tuttavia la politica di non allineamento in tempo di pace e di neutralità in tempo di guerra, ufficialmente sancita nel 1818: quasi 200 anni di pace ininterrotta hanno senza dubbio facilitato il progressivo consolidamento delle strutture economiche. Comunque l'avvio della prosperità svedese fu legato soprattutto alla nascita delle attività industriali (che, data la mancanza di carbone, si verificò con sensibile ritardo rispetto ai grandi Paesi industriali d'Europa). La realizzazione delle prime centrali elettriche e l'apertura delle ferrovie consentirono l'utilizzazione delle risorse locali, del legno prima, del ferro poi, settore quest'ultimo in cui fu ripresa e potenziata l'attività estrattiva già praticata nel Medioevo; nella siderurgia ebbe però un ruolo decisivo l'introduzione di tecnologie assai avanzate nel segno di quella che fu poi – e rimane tuttora – uno degli aspetti che maggiormente caratterizzano l'economia svedese. Accanto all'industria, settore principale e base effettiva della ricchezza del Paese, non fu tuttavia dimenticata l'agricoltura, ambito nel quale nuovamente la Svezia si pose sotto l'insegna della razionalità. Grandi lavori di bonifica e di drenaggio consentirono di estendere le colture; con metodi sempre più moderni, fu possibile acclimatare nuove piante alimentari. Inoltre furono estese le foraggiere per incrementare l'attività zootecnica, cosa che a sua volta consentì di potenziare ulteriori industrie. Una politica economica molto efficiente, dalle connotazioni assai originali, è l'elemento indispensabile per comprendere gli straordinari risultati conseguiti in Svezia. Essa si è posta due obiettivi fondamentali: la garanzia del lavoro per tutti, grazie a cospicue sovvenzioni e riconversioni delle industrie in difficoltà, e quella del benessere, che si basa sulla ridistribuzione dei redditi individuali all'intera comunità. Tale programma non ha però intaccato la struttura dell'economia, che rimane sostanzialmente capitalistica e liberistica; l'industria in particolare è in assoluta maggioranza in mano a privati e presenta un alto grado di concentrazione; dovendo puntare soprattutto sull'esportazione, le grosse compagnie riescono meglio a collocarsi sul mercato internazionale e ormai per alcune di esse si può parlare a buon diritto di multinazionali. Rilevante è però anche il peso delle cooperative di consumo, organizzate in una potente federazione che si interessa soprattutto della vendita di prodotti alimentari e che opera su un'ampia gamma di industrie collegate. Le imprese pubbliche invece hanno un ruolo prioritario nel campo dei servizi collettivi (comunicazioni e telecomunicazioni, trasporti ecc.). Lo Stato resta il massimo equilibratore tra le opposte istanze del padronato e del mondo del lavoro, per continuare ad assicurare al Paese quella “pace sociale” che è stata un impegno sancito sin dal 1938, anno della convenzione di Saltsjöbaden, dalle potentissime associazioni degli imprenditori (SAF, Svenska Arbetsgivareföreningen, fondata nel 1902) e dei lavoratori (LO, Landsorganisationen i Sverige, fondata nel 1898). Anche la Svezia subì le pesanti ripercussioni della crisi mondiale della metà degli anni Settanta del XX secolo, così come delle tendenze recessive internazionali degli anni Ottanta. La crisi mise soprattutto in discussione, per la prima volta, gli elementi costitutivi del sistema economico, in particolare quel socialismo svedese che ha dominato per decenni la scena nazionale ed è stato un punto di riferimento obbligato per gli economisti di tutto il mondo. Pur lievemente offuscata nella sua smagliante immagine, la Svezia anche in quel periodo difficile riuscì a mantenere un grado di sviluppo tra i più elevati del mondo. Il reddito pro capite nel 1989 oltrepassò la soglia dei 21.700 dollari, cifra davvero ingentissima, a maggior ragione se si considerano la rigidità del clima e l'asperità del suolo, l'esiguità dei minerali energetici e la scarsa varietà delle ricchezze naturali, limitate al legname e ai giacimenti di ferro, oltre al potenziale idroelettrico. La crisi, aggravatasi negli anni Ottanta e divenuta particolarmente rilevante agli inizi del decennio seguente, produsse pesanti effetti negativi anche nel mondo lavorativo. A contatto col rallentamento produttivo, il Paese si rese conto che gli ambiziosi obiettivi delineati dallo Stato non erano facili da conseguire e mantenere. Si sperimentò, attraverso politiche d'austerità, una riduzione dell'erogazione dei servizi sociali di notevole rilevanza, pur senza dissolvere del tutto quell'immagine di “Stato del benessere” per la quale la Svezia è divenuta giustamente nota nel secondo dopoguerra. Fra la fine degli anni Ottanta e l'inizio dei Novanta esigenze di ristrutturazione delle imprese furono determinate preventivamente dalla necessità di assecondare le accresciute condizioni di competitività richieste dalla realizzazione del Mercato Unico all'interno della CEE. I nuovi orientamenti politici introdussero nel Paese numerose misure di deregolamentazione, avviando un processo di privatizzazione, riducendo la pressione fiscale e limitando le capacità di spesa degli enti locali, principali responsabili della forte crescita del pubblico impiego. Nel 1993 il PIL pro capite superò i 25.000 dollari, raggiungendo i 26.750 nel 1999 e balzando a 52.790 nel 2008; 51.242 nel 2019. La Svezia, non senza resistenze interne e superando una certa propensione all'isolamento, ha presentato domanda di adesione nel luglio 1991 e dal 1° gennaio 1995 è entrata ufficialmente a far parte dell'Unione Europea. Nei primi anni del XXI secolo nel Paese si sono registrati alti livelli di crescita economica: in particolare, nel 2003-04 il tasso di crescita della ricchezza nazionale si è attestato intorno al 2%, valore che resta al di sopra della media UE nonostante la lieve flessione dovuta al momento di stallo che ha colpito la New Economy. Anche l'inflazione (3,3% nel 2008) e la disoccupazione (6,2% nello stesso anno), fermandosi a valori decisamente contenuti, evidenziano lo stato di salute di un Paese efficiente e altamente competitivo sulla scena internazionale. Del resto, nella classifica dell'IMD (International Institute for Management Development) di Losanna, la Svezia è passata dal 9° posto del 2003 al 6° posto del 2020 Il moderno modello di sviluppo della Svezia punta molto sul potenziamento dei settori ad alta tecnologia, nei quali è stato investito parte del surplus del bilancio dello Stato. Nonostante un approccio più liberale, le misure di contenimento dell’emergenza COVID impattano comunque sui consumi, mentre l’export soffre la crisi internazionale: dopo essere cresciuta dell’1,2% nel 2019, l’economia dunque è prevista in contrazione del 5,3% nel 2020.

Economia: agricoltura, allevamento e pesca

Ancora alla fine del XX secolo l'agricoltura occupava i due terzi della popolazione attiva; il numero degli addetti risulta di gran lunga inferiore, ma la produttività è notevolmente aumentata: chiaro riflesso dell'efficiente organizzazione dell'economia, del cospicuo intervento governativo e dell'impiego di tecnologie avanzate. Malgrado le non certo favorevoli condizioni naturali (se si eccettuano i fertili terreni morenici della Scania e i sedimenti marini che ricoprono lo Svealand), l'agricoltura registra alte rese e consente al Paese di essere autosufficiente per alcuni prodotti. Oggetto di attente cure, il settore ha via via perfezionato e specializzato le sue attività, in particolare associandole all'allevamento; la politica governativa tende a concentrare l'agricoltura nelle aree più redditizie, favorendo il sistema cooperativo. La cerealicoltura (orzo, frumento, avena e segale), un tempo predominante, anzi abbastanza sviluppata da consentire una discreta esportazione, è stata progressivamente sostituita in parte dalle più redditizie colture foraggiere e industriali: insufficiente a coprire il fabbisogno nazionale, rimane tuttavia un'attività importante . Prodotto fondamentale per l'alimentazione è la patata, di ampia diffusione date le condizioni favorevoli presenti pressoché in tutta la Svezia. Anche l'avena e l'orzo sono coltivati sino alle alte latitudini, mentre limitata è l'area adatta al frumento e ancor più quella della barbabietola da zucchero, grande risorsa della Scania; ma, pur con rendimenti inferiori, tale coltura tende ad estendersi nella Svezia centrale; quella bieticola resta la principale coltura industriale svedese, destinata sia all'industria saccarifera sia all'allevamento. Si coltivano anche colza e in minor misura altre oleaginose, alberi da frutto – soprattutto meli – e vari ortaggi (pomodori, cipolle, piselli, cavoli ecc.), questi ultimi frequentemente in serra, specie nelle vicinanze di Stoccolma, per rifornire abbondantemente il mercato della capitale. Non va peraltro dimenticata l'agricoltura che si pratica, pur in condizioni climatiche e pedologiche tra le più difficili, nelle regioni settentrionali del Paese, dove le aziende, associando le colture foraggere all'allevamento e allo sfruttamento forestale, ottengono risultati assolutamente impensabili. La silvicoltura è infatti una delle maggiori risorse svedesi; ben il 67,1% del territorio è coperto da fitti boschi, che si estendono soprattutto sugli altopiani e nel Nord e che forniscono legname utilizzato da una serie di industrie cartarie e dalle molte centinaia di segherie. Una ferrea legislazione disciplina l'utilizzo dei boschi, che tuttavia per ca. metà sono proprietà di privati. Tra le essenze prevalgono nettamente le conifere (pini e abeti soprattutto).L'allevamento è ben rappresentato, anche se l'area occupata da prati e pascoli permanenti è esigua; non manca la pratica dell'alpeggio, specie nella Svezia centrale (Svealand), ma l'attività è essenzialmente di tipo stallivo, in particolare per i bovini, tra i quali predominano le vacche da latte. La lavorazione del latte si effettua ampiamente in cooperative; l'industria casearia produce sia burro che formaggi. I residui della lavorazione del latte sono destinati all'allevamento suino ormai consistente, mentre minore rilievo ha oggi l'allevamento ovino. In Svezia si pratica infine anche l'allevamento caratteristico degli animali da pelliccia e delle renne, cui si dedica una parte dei Lapponi, un tempo nomadi, ma in sempre maggior numero sedentarizzati.Per quanto riguarda la pesca, la Svezia è piuttosto svantaggiata, perché il golfo di Botnia e il Baltico, che hanno fondali molto bassi e sono soggetti a lunghi periodi di gelo invernale, poco si prestano a tale attività; molto favorite sono invece le coste occidentali, che partecipano allo stesso tipo di pesca praticato nel Mare del Nord, ricco soprattutto di aringhe. Benché si tratti ancora di un settore marginale, risulta in notevole espansione; i principali porti pescherecci (Stoccolma, Visby e Kalmar sul Baltico, Göteborg e Helsingborg sugli stretti) sono dotati di ottimi impianti per la lavorazione e la conservazione del pescato. Circa l’80% dell’energia elettrica prodotta proviene dalle fonti idroelettrica e nucleare (centrali a Forsmark, Oskarshamn e Ringhals). I reattori dovrebbero essere tutti de-commissionati entro il 2045.

Economia: risorse minerarie e industria

Vari e in taluni casi di discreta consistenza sono i giacimenti di minerali metallici; l'attività estrattiva è molto antica, essendo già diffusa in epoca medievale, ma per secoli la Svezia si limitò a esportare le proprie materie prime e solo con il grandioso sviluppo del settore idroelettrico prese avvio la moderna metallurgia. Il sottosuolo svedese è particolarmente ricco di minerali di ferro: i giacimenti maggiori si trovano in Lapponia, a Kiruna e Gällivare. Si estraggono inoltre rame, piombo e zinco, piriti, tungsteno, manganese, nonché oro e argento dai giacimenti di Boliden. La Svezia è però assai povera di combustibili; manca il petrolio, il carbone è pressoché assente e solo la Scania ha vasti giacimenti di torba. A questa insufficienza ha tuttavia sopperito da tempo l'utilizzazione del potenziale idroelettrico: l'ingente produzione di energia elettrica è in buona parte di origine idrica. Sono stati effettuati alcuni tentativi di riconsiderare lo sfruttamento del gas naturale a fini energetici, in seguito alle forti opposizioni dell'opinione pubblica all'uso del nucleare, ma quasi il 50% del fabbisogno di energia elettrica è coperto comunque da quest'ultimo settore (in particolare con le centrali di Agesta e Oskarshamn). La Svezia è uno degli Stati più industrializzati del mondo e tra questi ultimi è il Paese che, in proporzione, investe maggiormente in ricerca e sviluppo. Si distinguono due grandi branche di industrie: quelle principalmente orientate verso l'estero, che esportano in genere oltre la metà della loro produzione, e quelle che lavorano per il mercato nazionale; è sulle prime che poggiano le strutture portanti del Paese, i cui scambi internazionali hanno un ruolo decisivo nell'assicurare l'altissimo benessere della Svezia. Quanto alla prevalente ubicazione degli impianti, nel Paese si possono distinguere tre regioni industriali: quella del Nord, caratterizzata dalle miniere di ferro, rame, piombo Sveziaecc., dalle segherie e dagli stabilimenti per la produzione della pasta di legno, alimentati dal ricchissimo patrimonio forestale; la regione della centrale, nella quale, grazie ai giacimenti minerari di agevole sfruttamento, sono nate le principali industrie metallurgiche, chimiche e del legname; quella della Svezia meridionale, dove è concentrata l'industria leggera, i cui prodotti sono per lo più destinati al consumo interno. La metalmeccanica è la branca più importante dell'industria svedese. La siderurgia fornisce acciai speciali, esportati in tutto il mondo, mentre le richieste interne di acciaio normale sono in parte coperte da importazioni; i principali centri siderurgici sono Luleå (Lapponia), Borlänge e Fagersta (Svezia centrale). Vasta è la gamma delle industrie metallurgiche, che si avvalgono della ricchezza di energia idroelettrica e che producono buoni quantitativi di alluminio, rame, piombo, zinco; ancor più vario tuttavia è il panorama dell'industria meccanica, che assicura al Paese la maggior parte delle sue esportazioni e che fornisce materiale elettrico ed elettronico (con grande centro a Västerås), apparecchiature d'ufficio, cuscinetti a sfera (celebre è la SKF con sede a Göteborg), macchine per l'industria della carta e del legno, turbine, materiale telefonico, impianti di refrigerazione, armamenti (con massimo centro a Bofors), locomotive, aerei ecc. In leggero calo l'industria automobilistica, rappresentata dalle universalmente note Volvo e Saab. Rimane invece molto rilevante l'importanza dell'industria della carta e del legno: la Svezia è tra i maggiori produttori mondiali per la pasta di legno e occupa un'eccellente posizione per la carta. Dal legno ha avuto origine quella che è forse la più antica industria svedese: la fabbricazione dei fiammiferi. L'industria chimica e farmaceutica è più recente e resta in confronto più modesta, ma presenta ritmi di sviluppo assai elevati, orientandosi in crescente misura verso l'esportazione; largamente prodotti sono gli esplosivi (a Vinterviken, presso Stoccolma, è la famosa fabbrica di dinamite Nobel), i fertilizzanti, i coloranti, quindi gli acidi solforico, cloridrico e nitrico, la soda caustica, le materie plastiche, le resine sintetiche, le fibre tessili artificiali e sintetiche. Lavorano invece essenzialmente per l'interno varie altre industrie, come quella petrolchimica (con raffinerie a Nynäshamn presso Stoccolma, Göteborg ecc.), l'alimentare (zuccherifici localizzati in prossimità delle aree bieticole, birrifici, conservifici, complessi molitori), quella della gomma e del cuoio, le manifatture dei tabacchi, l'industria tessile (quest'ultima, che è insufficiente al fabbisogno e risente della concorrenza dei Paesi a più bassi costi di produzione, fornisce quantitativi piuttosto modesti di filati e tessuti sia di lana sia di cotone). Un elevato grado di notorietà anche all'estero presentano infine l'industria del design (col celebre marchio IKEA) e quella vetraria, specie per i cristalli e le vetrerie artistiche, situate in particolare a Kronoberg, Kosta e Orrefors. Per quel che riguarda i settori industriali in maggior espansione, si segnalano quelli delle telecomunicazioni (col grande centro di ricerca di Stoccolma-Kista), dell'elettronica, delle biotecnologie, dei mezzi di trasporto e della chimica farmaceutica.

Economia: servizi

Caratterizzata da un altissimo livello tecnologico in campo industriale, la Svezia esporta ca. un terzo del prodotto nazionale e si pone con Belgio e Paesi Bassi tra i primi esportatori mondiali in rapporto al numero degli abitanti. Le esportazioni di materie prime (ferro, legname ecc.) sono pur sempre rilevanti, ma in costante diminuzione rispetto a quelle dei prodotti industriali, come materiali elettrici ed elettronici, autoveicoli, carta e medicinali. Le importazioni concernono invece molte materie prime, come petrolio e altri minerali, lana e cotone, frutta, verdura e alcuni altri generi alimentari, nonché oggetti di lusso, che rivelano anch'essi, per la loro larga diffusione, il livello di vita degli svedesi. Gli scambi si svolgono prevalentemente con la Germania, seguita dagli altri Paesi scandinavi e dagli Stati Uniti; più del 50% dell'interscambio avviene ormai con gli Stati dell'Unione Europea. La bilancia commerciale è molto equilibrata e nei primi anni del XXI secolo registra un saldo attivo consistente. Per quanto riguarda il settore finanziario, centro del sistema e piazza piuttosto attiva è la borsa valori di Stoccolma, mentre in ambito bancario l'organo principale è la Riksbank (banca centrale). Nel sistema delle comunicazioni la notevole estensione latitudinale del Paese e la forte differenza nella densità di popolazione hanno ovviamente determinato una distribuzione molto ineguale. Nel loro complesso le vie di comunicazione, sia ferroviarie (9860 km nel 2002), che assicurano un trasporto dei passeggeri tra i più confortevoli del mondo) sia stradali (212.961 km, con 1529 km di autostrade), oggetto di attenta e costante manutenzione, presentano infatti una netta concentrazione nella Svezia centrale e meridionale, in funzione del più intenso popolamento. Nel resto del Paese il sistema viario poggia essenzialmente sull'importantissima linea costiera baltica, che giunge sino al confine finlandese. Preminenti nodi di traffico sono naturalmente Stoccolma, Göteborg e Malmö, ma a Nord le ferrovie, benché a larghe maglie, si spingono sino a Kiruna. Grande nodo per le comunicazioni interne, punto d'arrivo di ferry-boats da Copenaghen, è Malmö, da cui si diparte poi la fitta rete ferroviaria della Svezia meridionale; è soprattutto importante per il movimento dei passeggeri in transito da e per il continente. Il 1° luglio 2000 è stato inaugurato il grande ponte stradale e ferroviario sull'Øresund, che congiunge Malmö a Copenaghen: un'opera imponente, che consta di un'arcata preceduta da un tunnel e da un'isola artificiale per 15 km di lunghezza. Ancora ampiamente sfruttate sono le vie d'acqua interne, che riguardano soprattutto i maggiori laghi, collegati opportunamente da canali o tronchi di fiumi sistemati artificialmente (il principale è il canale Göta, che passa per i laghi Vättern e Vänern); per i loro frequenti salti di dislivello, i fiumi non sono invece molto idonei. Linee marittime collegano la capitale alle altre grandi città del Baltico e all'isola di Gotland. Il trasporto aereo internazionale e interno è essenzialmente assicurato dalla SAS. Principali aeroporti sono quelli internazionali di Arlanda, a 40 km da Stoccolma, di Göteborg Landvetter, e di Malmö Sturup; ben nota è la linea diretta per l'America Settentrionale che segue la rotta polare. Una discreta consistenza presenta la flotta mercantile, necessaria a un Paese non solo marittimo ma che commercia con l'estero quasi esclusivamente via mare; tra i porti di maggior traffico vi sono Göteborg, Stoccolma, Helsingborg e Malmö.Sviluppatissimo risulta il sistema dei mass media, con un'ampia offerta culturale e di intrattenimento e una penetrazione fra le più alte al mondo di telefoni cellulari, personal computer e altri dispositivi elettronici. Fino a poco tempo fa caratterizzata da un turismo prevalentemente scandinavo e tedesco, la Svezia si sta aprendo a una frequentazione più massiccia, favorita dalla realizzazione del ponte che la congiunge alla Danimarca e dall'offerta sempre maggiore di voli low-cost. Particolare importanza ha sempre rivestito il turismo naturalistico: i laghi, le foreste e il fenomeno del “sole a mezzanotte” nelle zone artiche continuano a rappresentare elementi di sicura attrattiva. Va ricordato, tra l'altro, che l'intero territorio lappone (madrepatria del popolo Sami), è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. Anche la capitale Stoccolma attrae folle sempre maggiori di turisti. Oltre alla ricchezza artistico-culturale della capitale, vi sono molte altre località turistiche degne di nota: l'isola di Gotland con l'antica Visby e le steli di pietra dipinte, ma anche il palazzo reale di Drottningholm e i siti archeologici di Birka e Hovgården, oltre alla storica sede universitaria di Uppsala.

Storia: preistoria

Coperto per migliaia di anni da spessa coltre glaciale, il territorio svedese poté offrire condizioni favorevoli all'insediamento umano soltanto alla fine del Pleistocene. Le maggiori testimonianze sono pertanto riferibili a diverse faciesmesolitiche, alcune delle quali si distribuiscono tra la Svezia e la Danimarca. Ricordiamo tra queste il Brommiano, caratterizzato dalle cosiddette punte peduncolate tipo “Lyngby” e da asce in corno di renna; il Maglemosiano, diffuso soprattutto in Danimarca, con datazioni C14 comprese tra 7600 e 6000 a. C. ca., di cui il gruppo di Ageröd (Gotland) rappresenta la variante svedese (C14: 6290/6070 a. C. ca.); e il Kongemosiano, compreso tra ca. 5600 e 5000 a. C. Manifestazioni di arte mobiliare a carattere geometrico e più raramente naturalistico sono note nel Maglemosiano e nel Kongemosiano. Delle genti neolitiche, dedite per lo più alla pesca e alla caccia alle foche, sono venuti alla luce fondi di capanne presso Henninge Bro, ad Alvastra e a Bjurselet sulle rive del Ryske, mentre, nelle regioni meridionali, al tardo Neolitico appartengono le stazioni delle culture dei vasi a imbuto e di Vrä, con popolazioni dedite soprattutto all'agricoltura e all'allevamento. A questo periodo appartengono le tombe megalitiche dove è spesso documentato il rituale della sepoltura secondaria. Nel II millennio a. C. fu attivo il commercio dell'ambra baltica che permise scambi coi Paesi mediterranei. A testimonianza dell'alto livello di ricchezza raggiunto in quest'epoca da alcune comunità stanno le grandi tombe a tumulo con lastre decorate da scene di guerra e di caccia e da altre raffigurazioni (Kivik e Sagaholm). All'Età del Bronzo recente risale anche il villaggio di Hallunda, con case in mattoni crudi e notevoli installazioni per le attività metallurgiche. Di grande interesse i petroglifi preistorici di Bohuslän e Nämforsen, considerati i maggiori centri d'arte rupestre dell'Europa del Nord. La locale Età del Ferro vede l'emergere, anche in seguito a contatti con il mondo romano, di centri fortificati con materiali di pregio (per esempio, il villaggio di Havor, con un “tesoro” sepolto intorno al 200 d. C.).

Storia: dalle origini alla guerra dei Trent’anni

Scarse e talora fantastiche le notizie che i Romani ebbero della Svezia meridionale, chiamata Scandia e creduta ancora all'epoca di Tolomeo (sec. II d. C.) un'isola, al pari di quelle danesi, perché era ignorato il congiungimento, a nord, con la Finlandia. Le popolazioni del Sudest, nella zona del lago Mälaren, erano chiamate Suiones da Tacito, il quale conosceva la loro abilità di navigatori e ne descrisse le navi esattamente come più tardi i reperti archeologici hanno confermato; quelle del Sudovest, nel Västergötland, Gauti. Erano popolazioni rette da re che tenevano la nobiltà sotto rigido controllo. Dalla Svezia partirono all'epoca delle grandi migrazioni (metà del sec. III) Goti ed Eruli e, forse, più tardi, i Longobardi; ma tali nozioni non sono accolte da tutti gli studiosi appunto per quella incertezza che regna su che cosa si intendesse per Scandia, dato che alcuni vi vogliono vedere un'isola danese anziché la Svezia meridionale. Comunque, agli inizi del sec. VI, nella regione del Mälaren si formò un centro, Uppsala, che ebbe, al dire dello storico goto Jordanes, ben presto il sopravvento sulle popolazioni limitrofe. Mentre dalle vicine Norvegia e Danimarca gli abitanti si davano alla pirateria verso l'Inghilterra, la Scozia e la Francia settentrionale, dai territori svedesi gli abitanti compivano azioni ora piratesche, ora commerciali verso l'est. La loro principale attività fu l'esportazione dell'ambra e giunsero, attraverso le vaste pianure sarmatiche, sino a Bisanzio, non senza fondare, in queste loro scorribande, colonie di gruppi etnici del loro Paese, detti Vichinghi, i quali finirono con l'organizzare a forma statale alcune tribù slave, creando il principato di Kijev che, dal nome slavo dei Vichinghi (Rus), diede origine alla Russia. Sempre attraverso il Mar Nero e Bisanzio i Vichinghi ebbero rapporti commerciali anche con l'allora fiorente Impero arabo. Il cristianesimo fu introdotto agli inizi del sec. IX a opera del monaco franco Ansgar, ma, dopo un primo successo nella parte centromeridionale della penisola, la diffusione fu grandemente ostacolata dalla reazione dei pagani e fu solo dopo il Mille, cioè poco dopo che i Suiones avevano unificato quella zona della Svezia e respinto verso nord le popolazioni ugro-finniche (Lapponi) che vi abitavano, che la nuova religione finì col prendere piede stabilmente. Durante il regno di Olaf II il Santo (m. 1030), contemporaneo di Canuto il Grande, sovrano di Danimarca, Norvegia e Inghilterra, furono tracciate tra i vari Stati scandinavi frontiere destinate a durare per secoli. Inoltre la sua conversione al cristianesimo (1008) spinse la popolazione a seguirne l'esempio e sia pure attraverso lunghe e sanguinose lotte, con l'aiuto di missioni provenienti dall'Inghilterra, dalla Norvegia, dalla Danimarca e soprattutto da Amburgo (vere e proprie crociate) i pagani furono sopraffatti verso la fine del sec. XI e il principale tempio pagano, che aveva la propria sede a Uppsala, fu abbattuto e sostituito da una chiesa cattolica. Tale avvenimento legò più strettamente al mondo occidentale la Svezia, che divenne a nord l'avamposto del mondo cattolico nei confronti del mondo ortodosso (greco-scismatico) che faceva capo a Bisanzio. L'economia, parte commerciale e parte piratesca, che aveva sino ad allora dominato, fu rimpiazzata a poco a poco dall'agricoltura e nel 1157 Erik IX il Santo iniziò la conquista della Finlandia che fu completata circa un secolo più tardi da re Valdemaro (1250-74), primo sovrano della casa dei Folkung la quale regnò sul Paese sino al 1363. In questo periodo i re appoggiati dalla Chiesa lottarono con successo contro la tendenza della nobiltà feudale, rafforzatasi in seguito all'espansione territoriale e al sopravvento, su accennato, dell'economia agraria, ad aver troppa potenza nel governo dello Stato. Furono valorizzate le miniere, i lavoratori germanici emigrati in Svezia ottennero uno statuto speciale, la schiavitù fu abolita nel 1335 e la capitale finì col diventare (sia pure non ufficialmente) Stoccolma al posto di Uppsala. Verso la fine del sec. XIII, però, la nobiltà, approfittando della minore età del re Birger II Magnusson (1290-1319), recuperò parte dei poteri tolti da Valdemaro e iniziò quella politica di espansione verso est che fu per molto tempo una costante della politica estera svedese; l'ulteriore diminuzione dei poteri della corona fu tentata e parzialmente realizzata dai duchi Erik e Valdemaro, fratelli di Birger. L'assassinio dei due duchi perpetrato da Birger portò alla sua deposizione (1319) e il trono passò a un figlio di Erik, Magnus Eriksson (1319-63), ma la sua posizione fu sempre debole: la monarchia divenne elettiva (1350), nel 1359 Magnus convocò a Kalmar un Riksdag, cioè un Parlamento nel quale erano rappresentati i quattro stati (nobili, clero, borghesi e contadini), che ebbe sempre la funzione di impedire l'assolutismo regio; infine la nobiltà si sbarazzò di lui chiamando al potere un suo nipote, Alberto di Meclemburgo (1363), il quale fu a sua volta deposto, sempre per aver tentato di ripristinare la monarchia assoluta, dalla cugina Margherita di Danimarca e di Norvegia (1389). Sembrò che la Svezia si spezzettasse in piccoli Stati a seguito della guerra civile che ne seguì, ma alla fine Margherita riuscì a realizzare l'unione dei tre regni con l'atto detto Unione di Kalmar (1397). Tale Unione finì nelle mani dell'erede di Margherita, Erik VII di Pomerania, il quale, urtatosi col clero (già diminuito nei suoi privilegi da Margherita) e con la nobiltà, fu rovesciato nel 1439 e venne quindi sostituito da Cristoforo III, che, essendo anche re di Danimarca e divenendo nel 1442 anche re di Norvegia, permise all'Unione di Kalmar di sopravvivere. Ma alla sua morte, avvenuta nel 1448 senza ch'egli lasciasse eredi, l'Unione si spezzò non essendosi trovato un candidato gradito ai tre regni. Dal 1448 al 1523 in Svezia fu un continuo alternarsi di “amministratori”, tra i quali emersero dapprima Carlo VIII (m. 1470) e successivamente diversi membri della famiglia degli Sture, che non riuscirono a fondare una dinastia nazionale e talora furono, per breve tempo, soppiantati da re danesi (Giovanni II dal 1497 al 1501 e Cristiano II dal 1520 al 1523). Solo nel 1523 la Svezia riuscì a darsi una dinastia nazionale eleggendo Gustavo Vasa, che ottenne valido aiuto da Lubecca. Non fu facile per lui affermarsi dovendo vincere l'ostilità dei danesi e dei seguaci degli Sture e solo dopo una sanguinosa lotta civile e grazie ai mezzi acquistati spogliando dei suoi beni la Chiesa, coi quali poté alimentare le casse dello Stato, finì con l'imporsi. Si aprì anche la strada al luteranesimo, già penetrato negli anni precedenti: esso venne adottato ufficialmente nel 1536, nonostante l'opposizione dei ceti contadini, e con ulteriore riforma del 1540 la Chiesa luterana fu sottoposta completamente al controllo del re. Nel 1544 la monarchia tornò a essere ereditaria; la potenza dell'ex alleata, Lubecca, venne diminuita e in tal modo fu compiuto il primo passo verso l'affermazione della Svezia nel Baltico. Ai successori di Gustavo, che era stato costretto a condurre una politica estera pacifica, toccò risolvere il problema di far uscire la Svezia dall'imbottigliamento in cui si trovava nel Mar Baltico, in quanto la parte meridionale del Paese apparteneva alla Danimarca che esigeva pesanti pedaggi per il passaggio nel Sund, e la costa occidentale, salvo la striscia dove è il porto di Älvsborg, era sotto la sovranità norvegese. Fu questo il compito dei figli di Gustavo, Erik XIV (1560-69) e Giovanni III (1569-92), che dovettero affrontare anche il problema di evitare l'espansione nel Baltico dell'Impero russo il quale, approfittando del crollo dell'Ordine Teutonico, proprio nel 1558 vi si era affacciato conquistando Narva. Sorse così quasi all'improvviso una Svezia aggressiva i cui sforzi però in un primo tempo fallirono: Revel fu presa nel 1561 con parte dell'Estonia, ma fu perduta Älvsborg conquistata dai danesi (1563); inoltre scoppiò un conflitto tra i due fratelli ed Erik fu deposto (1569). Con la Pace di Stettino (1570) Älvsborg fu restituita dai danesi a caro prezzo; Narva fu tolta ai russi nel 1581 ma il progetto di Giovanni III di far loro pagare il pedaggio per arrivare al Baltico, come gli svedesi lo pagavano ai danesi per passare per il Sund, fallì perché i russi diressero il loro commercio per il porto d'Arcangelo sul Mar Bianco. Anche la politica di riunire la Svezia alla Polonia effettuata con l'elezione al trono di questo regno di Sigismondo, figlio di Giovanni III, fallì perché Sigismondo, che in Polonia aveva subito l'influenza del cattolicesimo, intendeva restaurarlo in Svezia e mirava a limitare i crescenti poteri della nobiltà suscitando una violenta opposizione di cui si mise a capo lo zio paterno Carlo Vasa (Carlo IX) che nel 1599 fu nominato in sua vece. Sigismondo, cui rimase la corona polacca, fu il fondatore del ramo dei Vasa cattolici che regnarono in Polonia sino al 1672, mentre col ramo cadetto di Carlo IX i Vasa protestanti regnarono in Svezia sino al 1654: il ramo però si estinse nel 1689. Alla morte di Carlo IX (1611), cui si dovette la fondazione di Göteborg e l'idea di commerciare per mare con la Lapponia, succedette il figlio Gustavo Adolfo (1611-32), il quale, se dovette inizialmente pagare un'altra volta ai danesi il riscatto di Älvsborg che essi avevano rioccupata nel 1612, riuscì a ottenere dalla Russia, con la Pace di Stolbovo (1617), la Carelia e l'Ingermanland, congiungendo in tal modo la Finlandia con l'Estonia, e nel 1629 strappò alla Polonia la Livonia con l'importante porto di Riga. Subito dopo entrò in guerra contro l'Impero dando luogo a quel periodo della guerra dei Trent'anni che viene appunto detto il periodo svedese. Gustavo Adolfo aveva ristrutturato il Paese dando alla nobiltà, divenuta ereditaria, il suo giusto peso, adottando nuove tattiche militari e facendosi coadiuvare da un cancelliere, A. Oxenstierna, che fu uno dei maggiori statisti del suo secolo. Le imprese di questo re, che fecero di lui il campione del protestantesimo e che forse aveva in animo di trasferire la corona imperiale dagli Asburgo cattolici ai protestanti Vasa, stupirono l'Europa e se egli non poté vedere la fine del conflitto, dato che cadde nella battaglia di Lützen (1632), la sua politica ebbe comunque modo di affermarsi grazie all'attività del cancelliere Oxenstierna .

Storia: dalla pace di Osnabrük ai giorni nostri

L'intervento della Francia a fianco della Svezia le fu di immenso aiuto e al termine della guerra dei Trent'anni, nella pace firmata con l'Impero a Osnabrück (1648), essa ottenne l'isola di Rügen, la Pomerania anteriore e il ducato di Brema dominando così lo sbocco delle vie fluviali, così importanti dal punto di vista commerciale, dell'Oder e dell'Elba. Dalla Danimarca aveva ottenuto nel 1645 la striscia che essa occupava sulla costa occidentale (Halland) e le isole di Gotland e di Ösel e nel 1658 ottenne con la Pace di Roskilde la Scania, il Bohuslän e la provincia di Trondheim, tagliando in due la Norvegia, e il libero passaggio per il Sund. Ma due anni più tardi l'intervento di alcune potenze indusse la Svezia a restituire alla Danimarca alcune conquiste (Trondheim e Bornholm). Fu il momento di maggior splendore della Svezia, divenuta una grande potenza, solida anche all'interno tanto che non fu turbata dall'abdicazione della regina Cristina (1654), figlia di Gustavo Adolfo, cui succedette Carlo X (1654-60), un cugino appartenente alla famiglia tedesca degli Zweibrücken. Ma la potenza acquisita non poteva durare a lungo: troppi nemici erano desiderosi di rivincita, quali la Danimarca e la Polonia, mentre altre potenze sorgevano e contrastavano anch'esse il controllo del Baltico da essa detenuto, quali la Russia e il Brandeburgo. La Svezia venne coinvolta in guerre continentali a causa della sua alleanza con la Francia (guerra d'Olanda, 1672) e proprio in quell'occasione a Fehrbellin (1675) alle truppe svedesi toccò una sconfitta da parte dei brandeburghesi che squillò come campanello d'allarme d'una non lontana decadenza. Sotto Carlo XI (1660-97) la Svezia resse ancora bene perdendo però Stettino (1679); ma quando salì al trono il quindicenne Carlo XII (1697-1718) i vicini si coalizzarono e l'attaccarono: si trattava della Danimarca, della Russia, della Polonia e della Sassonia. La guerra vide dapprima gli splendidi successi di Carlo XII che invase la Danimarca, poi sbaragliò i russi a Narva (1700), compiendo però l'errore di non sfruttare la vittoria per infierire sulla Polonia e sulla Sassonia e dando così tempo allo zar Pietro il Grande di ricostituire le proprie forze con cui a Poltava (1709) distrusse quelle svedesi, obbligando il re a riparare in Turchia. Quando l'intervento di quest'ultima fu risolto con una pace separata russo-turca, re Carlo tornò in patria, ma perì nell'assedio di Fredrikshald in Norvegia (1718), probabilmente assassinato dai suoi. Nel 1719-21 le paci di Stoccolma e di Nystad videro la perdita della Carelia, dell'Ingermanland, dell'Estonia e della Livonia a favore della Russia e di parte della Pomerania a favore del Brandeburgo, divenuto ormai regno di Prussia. E poiché il ducato di Brema era stato venduto nel 1715 all'Hannover, ben poco restava delle conquiste svedesi sulla costa meridionale del Baltico. Il cognato di Carlo XII, Federico I d'Assia-Kassel (1720-51), fu costretto a sottoporre le decisioni della corona al Riksdag, gettando così le basi d'un futuro regime parlamentare. La prevalenza dei conservatori (hattar, Partito dei cappelli) buttò la Svezia in una nuova guerra con la Russia, terminata con la perdita di un'altra striscia di territorio finlandese (Pace di Åbo, 1743). I conflitti interni tra i conservatori e i liberali (mössor, Partito dei berretti) indussero Gustavo III (1771-92), sovrano di tendenze illuministiche, a tentare il ripristino del potere assoluto del re; ma egli venne assassinato da una congiura di nobili. Il figlio Gustavo IV Adolfo (1792-1808) fu travolto dalle guerre napoleoniche: alleatosi coi russi nel 1805, fu da costoro attaccato quando nel 1807 a Tilsit avvenne l'accordo tra Napoleone e Alessandro. Ne seguirono la perdita della Finlandia e il rovesciamento del re e del principe ereditario e l'avvento dello zio Carlo XIII (1809), che lo stesso anno accettò una Costituzione ispirata alla Rivoluzione francese (divisione dei poteri, restando quello esecutivo nelle mani del re aiutato da ministri responsabili e quello legislativo al Riksdag) cui fu aggiunto poco dopo il diritto alla libertà di stampa e così via. Carlo XIII nel 1810 adottò come successore il maresciallo francese J.-B. Bernadotte (m. 1844), il quale guidò le truppe svedesi contro la Francia e la Danimarca ottenendo l'unione personale della Norvegia con la Svezia in cambio della cessione di Rügen e di quanto rimaneva delle vecchie conquiste in Pomerania. Divenuto re nel 1818 col nome di Carlo XIV, inaugurò una politica di pace che è durata sino a oggi essendosi i governi dei suoi successori Oscar I (1844-59), Carlo XV (1859-72) e Gustavo V (1907-50) ben guardati dall'intervenire nella guerra di Crimea (1854-56), in quella dei Ducati (1864) e nelle due guerre mondiali (1914-18 e 1939-45), benché nella seconda la Svezia si trovasse stretta dapprima nella morsa dell'alleanza tedesco-sovietica e poi, dopo il 1941, in quella della Germania hitleriana, padrona di fatto della Norvegia, della Danimarca, degli Stati baltici e della Finlandia. Anche il distacco della corona norvegese da quella svedese, avvenuto nel 1905 durante il regno di Oscar II (1872-1907), si compì in modo assolutamente pacifico. Durante la grave depressione degli anni Trenta salirono al potere i socialdemocratici (1932) che, salvo un'interruzione nel 1936, guidarono il Paese sino al 1976, creando uno Stato assistenziale ammirato in tutto il mondo. Ma l'eccessivo fiscalismo del governo, dovuto alla necessità di finanziare i costosi servizi pubblici, portò nel 1976 alla sconfitta del premier socialista O. Palme e alla vittoria del Fronte borghese (centristi, liberali e conservatori). Il governo di destra ebbe una vita assai agitata a causa dei continui contrasti interni, ma riuscì egualmente a essere rieletto nel 1979. Tuttavia le elezioni del 1982 sancirono il ritorno al potere di Palme. Nel 1983 il governo varò una legge destinata a incidere profondamente sulla vita del Paese: la legge che consente ai sindacati, attraverso i “fondi dei dipendenti”, di assumere il controllo parziale delle imprese svedesi. I socialdemocratici si riconfermarono alle elezioni del 1985; il 28 febbraio 1986 Palme fu assassinato e la leadership venne assunta da J. Carlsson. Fedele esecutore della linea politica decisa dal partito nel 1985, pur dopo aver affrontato un periodo piuttosto difficile per il Paese, turbato da scandali di ampia risonanza, il nuovo premier riuscì a conquistare una netta vittoria nelle elezioni del 1988. Costretto dall'improvviso deterioramento della situazione economica (aumento della disoccupazione e dell'inflazione, difficoltà per la produzione e gli investimenti ecc.) a proporre varie misure di austerità, non riuscendo a trovare sufficiente appoggio egli dovette rassegnare le dimissioni (gennaio 1990), per ritornare comunque dopo un mese di crisi parlamentare a guidare un governo di minoranza, sostenuto dal Partito comunista (a prezzo di un'attenuazione delle misure deflazionistiche già presentate). Il nuovo governo ottenne l'approvazione di una riforma fiscale, che invero suscitò scontento nella sinistra, e realizzò una vasta liberalizzazione in campo societario e finanziario, ma il continuo peggioramento dell'economia, con pressioni esterne sulla valuta e conseguenti fughe di capitali, portò anche tale esperienza a una rapida conclusione. Sconfitto il Partito socialdemocratico (mai dal 1928 con così pochi suffragi) nelle consultazioni del 1991, la guida del Paese passò al conservatore C. Bildt che perseguì una politica economica fortemente liberista con un programma di smantellamento dello “stato sociale”. Nel frattempo il Paese si apriva sempre più ai rapporti con il continente aderendo prima (1992) allo Spazio Economico Europeo (SEE) e successivamente, dopo un apposito referendum consultivo, all'Unione Europea (gennaio 1995). Alle elezioni del settembre 1994, però, il Partito socialdemocratico registrava una notevole affermazione elettorale che consentiva la formazione di un governo di minoranza guidato da I. Carlsson. Il governo Carlsson tentò di proseguire nella politica di austerità e di tagli alle spese dell'esecutivo precedente, ma venne indebolito dalla sconfitta dei socialdemocratici alle elezioni europee del settembre 1995 e dall'annuncio dello stesso premier di volersi ritirare dalla vita politica. Nel marzo 1996 il Parlamento elesse così come nuovo premier G. Persson, anch'egli socialdemocratico. Forte dell'assenso del Partito della sinistra e del Partito di centro, il governo decise (novembre 1997) di smantellare subito le 12 centrali nucleari del Paese. La decisione fu accompagnata da dure critiche da parte del mondo industriale e dei sindacati. Alle elezioni legislative del settembre 2002 si registrò la netta affermazione del centrosinistra, che si assicurò un'ampia maggioranza parlamentare e vide il proprio leader Persson riconfermato primo ministro. A lui fu affidato l'incarico di formare un nuovo governo socialdemocratico. Un altro omicidio illustre sconvolse l'opinione pubblica e turbò la vita politica della tranquilla e pacifica Svezia: l'11 settembre 2003 il ministro degli Esteri, Anna Lindh, venne assassinata. Pochi giorni dopo, mediante un referendum popolare, la Svezia rifiutò di adottare l'euro come moneta nazionale: il 56,1% degli svedesi si dichiarò contrario all'adesione, risultato confermato dalle elezioni legislative del 2006, nelle quali i conservatori di Fredrik Reinfeldt superavano i socialdemocratici con il 48,1% dei voti, mentre la sinistra prendeva il 46,2%. Successivamente Reinfeldt veniva nominato premier e formava un governo, e vincendo anche le elezioni del 2010, sempre guidando la coalizione di centrodestra Alleanza per la Svezia. Nel settembre del 2014 la coalizione guidata da Reinfeldt usciva sconfitta dalle elezioni, vinte dal Partito Socialdemocratico (SAP). Stefan Löfven, leader del SAP veniva nominato premier. l paese sostiene una politica di neutralità attiva (mantenendo cioè un efficiente apparato militare). A causa delle tensioni nel Mar Baltico e in Europa orientale, il governo ha reintrodotto il servizio militare obbligatorio, con chiamata in servizio di 4000 uomini e donne a partire dal 2018. La Svezia si è distinta da molti altri paesi europei per un approccio meno restrittivo nel contenimento della pandemia di COVID-19, mantenendo aperte molte scuole e attività economiche. Tale politica, molto criticata dai governi vicini, che inizialmente avevano anche deciso di limitare gli ingressi dalla Svezia, ha avuto risultati contestati: la mortalità è stata più alta che negli altri paesi nordici, ma inferiore rispetto agli Stati più rigidi dell’Europa meridionale. Precedentemente, il governo Löfven (SAP) aveva risposto alla diffusione della violenza fra gang criminali aumentando i finanziamenti per le forze di polizia e introducendo un programma di lotta alla criminalità organizzata.

Cultura: generalità

Ricca di testimonianze storiche (i siti archeologici di Birka e Hovgården sono stati dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità) e civilmente evoluta, la Svezia ha saputo porre la propria estraneità ai conflitti al servizio della crescita culturale, consegnando al mondo il talento di personalità come lo scienziato A. Nobel, lo scrittore J. August Strindberg, il grande statista Olof Palme e il regista cinematografico Ingmar Bergman. Ciò che colpisce della cultura svedese è proprio la sua eterogeneità, che le ha permesso di offrire, nel corso delle varie epoche storiche, prove di eccellenza nelle varie discipline: dalle antiche pietre runiche dell'isola di Gotland ai poemi seicenteschi di Georg Striernhielm, dalle testimonianze architettoniche e storiche lasciate dalla dinastia dei Vasa alle architetture liberty di Stoccolma e agli stravaganti oggetti del moderno industrial design. Nonostante il tenore di vita elevato che la caratterizza, la Svezia non ha mai rinnegato le proprie tradizioni, anzi le ha sempre conservate con passione e rigore. Prova tangibile di questo atteggiamento è, per esempio, il parco di Skansen a Stoccolma (istituito già all'inizio del XX sec.), che ospita perfette riproduzioni delle abitazioni rurali delle varie regioni della Svezia, arredate con mobili e oggetti d'epoca e popolate di figuranti che vestono i costumi tradizionali e si dedicano agli antichi mestieri. In Svezia la cultura si è potuta sviluppare liberamente per secoli in un clima sereno e non elitario, valorizzando le minoranze (come testimonia il Nordiska Museet della capitale, dedicato all'etnia sami e agli altri popoli nordici) e garantendo la fruizione universale della conoscenza ai cittadini. L'organizzazione dei numerosi musei, all'avanguardia a livello mondiale, riflette questo atteggiamento, con allestimenti che riescono a coinvolgere profondamente l'osservatore, suscitando la sua curiosità e stimolando il suo desiderio di sapere. Fiore all'occhiello della benemerita tradizione culturale svedese è il conferimento del premio Nobel – intitolato all'omonimo scienziato – alle personalità più eminenti della scienza, della cultura e della diplomazia internazionale, che avviene a Stoccolma con cadenza annuale. Pur restando cuore pulsante della vita culturale del Paese, la capitale non ne detiene il monopolio: altre note sedi universitarie sono quelle di Uppsala (la più antica della Svezia, fondata nel 1477), Lund (1668), Göteborg (1829, 1891), Umeå (1963) e Linköping (1970). Ben 13 sono i siti iscritti nelle liste dell'UNESCO come patrimonio dell'umanità: i più conosciuti sono i siti archeologici di Birka e Hovgården (1993), importanti testimoninanze degli insediamenti e dei commerci vichinghi e della prima evangelizzazione a opera del monaco tedesco Ansgar, il castello di Drottningholm (1991), residenza della famiglia reale e la cittadina anseatica di Visby (1995), la città medievale meglio conservata in tutto il Paese.

Cultura: tradizioni

La Svezia è stata un Paese fondamentalmente agricolo fino all'Ottocento e questo aspetto, insieme allo stretto legame con la natura e ai suoi cambiamenti nel corso delle stagioni, ha influito notevolmente sulle sue usanze. Tra il 30 aprile e il 2 maggio si celebra il risveglio della natura. Fuochi notturni, libagioni di birra e sidro, salsicce, focacce di orzo rallegrano la festa che comincia nella notte di Valpurga, di origini precristiane, tradizionalmente propizia alle apparizioni fatate o demoniache, che si conclude con danze intorno a un simbolico palo rosso, ornato di fiori e di foglie. La ricorrenza è da tempo celebrata anche dalle corporazioni goliardiche (in particolare nelle università di Uppsala e Lund), che, nella notte del 30 aprile, concedono il berretto studentesco alle matricole. Alla festa del risveglio della natura fa seguito quella del 1° maggio, in cui trionfano la stessa vivacità, la stessa gioia della prima, con danze, canti, spuntini, giochi, secondo un rituale che si ripete per la festa del solstizio d'estate (Midsommar). Quest'ultimo si festeggia alla fine di giugno, periodo che coincide con l'inizio delle vacanze, e tutti gli specchi d'acqua si riempiono contemporaneamente di barche. La fine d'agosto segna anche la fine della bella stagione. Ma le feste non si fermano col ritorno del freddo. L'11 novembre, san Martino, è la festa dell'oca e su tutte le tavole di Svezia compare una zuppa a base di sangue d'oca, sostituita nell'estremo Nord del Paese da un piatto speciale di aringhe. Le celebrazioni del Natale qui durano addirittura un mese e vanno dal 13 dicembre, festa di santa Lucia (Luciadagen), che celebra la notte più lunga dell'anno, al ventesimo giorno dopo Natale, nel quale la tradizione vuole che i ragazzi, travestiti da mendicanti, vadano di casa in casa a cantare melodie popolari (folkvisor) per ricevere in cambio piccoli regali. Va osservato che musica e danza sono molto amate dagli svedesi, cultori dei latar, ballate strumentali con violini e flauti a ritmare le danze popolari, ripetute nella Dalarna, regione centrale del Paese, dove si indossano ancora in ogni occasione propizia gli antichi costumi, con gonne dai colori vivaci per le donne, calze infiocchettate per gli uomini. Tra le usanze tradizionali vi è anche quella di scrivere versetti della Bibbia su cortecce di abete, dipinte a colori vivaci. Amanti degli sport, specie, naturalmente, di quelli sulla neve e sul ghiaccio, gli svedesi, cultori della vita all'aria aperta, sono ottimi navigatori e anche nel cuore di Stoccolma sono in molti a possedere piccole imbarcazioni che punteggiano la suggestiva zona dell'arcipelago. L'artigianato è diffuso soprattutto in Dalecarlia (tessuti, ricami, legno lavorato) e in Lapponia (oggetti di bigiotteria e piccola gioielleria). Notevoli sono anche le tradizioni nella lavorazione del vetro e del cristallo, degli arazzi e dei tappeti. § La cucina è generosa: colazioni abbondanti al mattino (accompagnate dalle caratteristiche gallette di farina di segale), zuppe e carne al mezzogiorno. Assai diffusi sono il salmone (affumicato o marinato), gli insaccati di maiale, la renna affumicata, l'arrosto di alce, il lardo rosolato a fette, il pesce seccato al sole (lutfisk), le aringhe all'aglio e alla senape. La cucina ha generalmente un sapore agrodolce; tipico esempio ne è l'oca salata, nella cui ricetta compare anche lo zucchero. Altri piatti tipici sono la braciola di maiale con purea di mele, il maiale con i fagioli scuri e le polpettine di carne. Gli svedesi amano molto le tartine (smörgds), che si consumano spesso a buffet accompagnate con acquavite, i piatti a base di patate, i formaggi e gli ottimi dessert (crostate ai frutti di bosco e dolci a base di panna montata). In molti piatti compare come condimento l'aneto. La bevanda più diffusa resta il tè, ma anche la birra e il sidro sono largamente consumati.

Cultura: letteratura

Dell'antico patrimonio letterario svedese d'età pagana non si è conservato nulla di scritto. La Svezia, al pari degli altri Paesi scandinavi, dovette conoscere una ricca fioritura letteraria di carattere epico-lirico di cui si possono cogliere solo deboli echi in testi islandesi, norvegesi e danesi d'età contemporanea. Unica testimonianza diretta sono alcune iscrizioni runiche su pietra, redatte però relativamente tardi (sec. IX d. C.), come quella di Rok in versi, in parte illeggibile. Solo col diffondersi del cristianesimo e l'adozione dell'alfabeto latino ebbe inizio una letteratura scritta. I primi testi sono di carattere giuridico e risalgono all'inizio del sec. XIII; il più antico (ca. 1225) è la cosiddetta legge della provincia del Västergötland. Nel corso del Duecento si andò intanto diffondendo una produzione religiosa in latino che culminò nelle Revelationes di Santa Brigida (1303-1373), personalità dominante della vita religiosa e culturale del Trecento svedese. La letteratura profana in svedese è invece rappresentata da alcune cronache, di argomento storico e patriottico, tra cui quella di Erik (ca. 1330). Il sec. XVI fu dominato dal fermento religioso della Riforma. Sotto lo stimolo luterano e per commissione di Gustavo Vasa venne iniziata la traduzione della Bibbia a opera di Olaus Petri (1493-1552) e del fratello Laurentius (1499-1573) portata a termine nel 1541. La reazione alla Riforma è rappresentata dai fratelli Johannes e Olaus Magnus, profughi a Roma per non sottostare al luteranesimo, autore il primo di un'Historia de omnibus Gothorum Sueonumque regibus (1554), il secondo di un'Historia de gentibus septentrionalibus (1555). Solo col sec. XVII il gusto erudito del Rinascimento europeo giunse in Svezia. Centro di irradiazione del mutato clima culturale fu la corte della regina Cristina, punto d'incontro di letterati stranieri e svedesi. Il gusto elegante e mondano dell'ambiente si riflette in una letteratura di forme auliche e altisonanti, modellata sui classici greci e latini. Ne sono massimi esponenti Georg Stiernhielm (1598-1672), il “padre della letteratura svedese”, autore del poema Herkules (1658), che riprende il tema classico di Ercole dibattuto tra la virtù e il piacere, e Olof Rudbeck (1630-1702) che nel poema Atland o Manheim presenta la Svezia come la culla della cultura occidentale identificandola con l'Atlantide di Platone. Uno spirito popolaresco e goliardico è invece riconoscibile in due poeti isolati dalle correnti ufficiali: Lars Wivallius (1605-69) e Lars Johansson detto Lasse Lucidor (1638-74), spiriti vagabondi che cantarono con vena popolareggiante l'ebbrezza del vino e dell'amore. Il Settecento svedese fu dominato da due influssi diversi eppure convergenti: l'illuminismo francese da una parte, riconoscibile nell'interesse per le scienze (A. Celsius, C. Linneo), nella creazione di accademie, di salotti letterari, nella fondazione di numerosi giornali, e dall'altra il pietismo tedesco, avvertibile nella tormentata opera mistica di E. Swedenborg (1688-1772). E proprio Linneo e Swedenborg sono figure emblematiche di questa straordinaria mescolanza di misticismo e di razionalismo. In Linneo infatti l'osservazione scientifica si combina col gusto del pittorico e del meraviglioso, in Swedenborg le visioni più fantastiche dell'aldilà sono rese con immagini analitiche di precisione quasi scientifica. Figura centrale della prima metà del secolo fu O. von Dalin (1708-63), che sull'esempio degli inglesi Spectator e Tatler fondò il giornale Then swänska Argus (1732-34; L'Argo svedese). All'opera sostanzialmente razionalistica di Dalin fece riscontro la grazia settecentesca di gusto rococò della poetessa H. Ch. Nordenflycht (1718-63), la “tortorella del Nord”, animatrice di un salotto letterario frequentato tra gli altri da G. Ph. Creutz (1731-85), specialista dell'idillio pastorale, e G. F. Gyllenborg (1731-1808), poeta d'ispirazione stoica e moraleggiante. Nel quadro letterario del secondo Settecento un posto a parte occupa C. M. Bellman (1740-95), interprete genuino della gaia Stoccolma del Settecento, ritratta con corposa aderenza alla vita di ogni giorno al di là di ogni moda arcadica. Le sue liriche furono raccolte col titolo di Le epistole di Fredman nel 1790 da J. H. Kellgren (1751-95), giornalista satirico e scrittore di teatro, arbitro del gusto di un'epoca attraverso il giornale Stockholmsposten, di cui fece il massimo organo dell'enciclopedismo del Nord. Sull'ultimo scorcio del secolo nuovi e diversi accenti, che si possono definire preromantici, si fanno sentire nei pensosi versi di A. M. Lenngren (1754-1817), nelle appassionate effusioni di B. Lidner (1757-93) e nella violenta polemica che Th. Thorild (1759-1808) condusse sulle orme dello Sturm und Drang contro il gusto ufficiale dell'epoca rappresentato da Kellgren. E fu proprio sotto lo stimolo di questo movimento e di tutti i fermenti del primo romanticismo tedesco che le idee romantiche cominciarono a circolare in Svezia, diventando forze operanti di un nuovo corso della letteratura svedese. A Stoccolma, già centro della cultura gustaviana, si sostituirono nella direzione della vita intellettuale le università di Lund e di Uppsala. A Uppsala uscì nel 1810 la rivista Phosphoros, organo del cenacolo letterario dei cosiddetti fosforisti. Personalità dominante del gruppo fu D. A. Atterbom (1790-1855), rappresentante di un romanticismo mistico-filosofico incline all'allegoria e al simbolo. Alla corrente dei fosforisti si oppose un'altra corrente romantica che metteva l'accento sui valori nazionali e sull'eredità della cultura pagana, il gruppo detto dei goticisti, che ebbe come organo la rivista Iduna, pubblicata per iniziativa di E. G. Geijer (1783-1847), massimo rappresentante del romanticismo nazionalista. A Iduna collaborò anche E. Tegnér(1782-1846), autore di un ciclo di romanze in metri vari, La saga di Frithiof, che esalta in versi di aulica compostezza l'eroismo vichingo. Fuori da ogni scuola si pone invece E. J. Stagnelius (1793-1823), che in versi di immaginosa e fastosa eleganza esprime il dissidio tra un ossessionante erotismo e una tormentata e torbida religiosità. Isolato è anche C. J. Almqvist (1793-1866), autore di un'opera contraddittoria dove si fondono romanticismo e realismo, satira e idillio. Motivi realistici appaiono anche nell'opera di F. Bremer (1801-65), pioniera del movimento femminista scandinavo, e di E. Flygare-Carlén (1807-92), attenta descrittrice della vita dei pescatori. Ma è soprattutto attraverso l'opera di C. Snoilsky (1841-1903) e di V. Rydberg (1828-95), incerti tra mito e realtà, che si coglie il momento di transizione da una tradizione spirituale romantica a una nuova sensibilità sociale che si esprime in letteratura col naturalismo. Del mutato clima spirituale è interprete inquietante J. A. Strindberg (1849-1912), nella cui immensa produzione, lirica, drammatica, narrativa, si riassumono le tendenze più contraddittorie di un'epoca. Nella sua opera la realtà esterna, analizzata e ritratta crudamente secondo i modi naturalistici, viene reinventata da una fantasia lucidamente visionaria, da un soggettivismo esasperato che si sostituisce allo sviluppo oggettivo di un'azione. Scrittori di indirizzo più chiaramente naturalista, ma di minore interesse artistico, sono A. C. Leffler (1849-92), G. af Geijerstam (1858-1909), E. Ahlgren (pseudonimo di Victoria Benedictsson, 1850-88) e il poeta O. Hansson (1860-1925), nelle cui liriche l'interesse sociale sfuma in vibrazioni del sentimento. L'ultimo decennio del secolo fu caratterizzato da una reazione al naturalismo, riconoscibile in una nuova ricerca di valori formali e in una ritrovata vena fantastica e coloristica vagamente corrispondente alle tendenze del decadentismo europeo. Scrittori principali furono C. von Heidenstam (1859-1940), premio Nobel 1916, interprete di una sorta di aristocraticismo borghese; E. A. Karlfeldt (1864-1931), Nobel 1931, creatore del personaggio di Fridolin, una delle figure più popolari della letteratura svedese; il poeta G. Fröding (1860-1911), che evoca con raffinata magia verbale e figurativa la provincia natale; S. Lagerlöf (1858-1940), premio Nobel 1909, autrice del fantasioso romanzo La saga di Gösta Berling, poetica rievocazione delle leggende del Värmland natale e moralistico apologo sul bene e il male. Col Novecento è difficile individuare nella letteratura svedese una linea dominante: i temi dell'angoscia della vita, la disperata ricerca di una fede sono elementi tangibili o sotterranei di una produzione letteraria ricca e contraddittoria, individualista ma nello stesso tempo sensibile alla realtà sociale. Solo per comodità di citazione si possono riconoscere correnti in cui situare i tantissimi nomi di rilievo del Novecento, assegnabili peraltro per la varietà di motivi della loro opera a diverse tendenze. Sulla scia di Karlfeldt, della Lagerlöf, di Fröding si formò una corrente regionalista che univa uno spiccato autobiografismo al gusto della descrizione di ambienti popolari e borghesi. Esponenti principali furono H. Söderberg (1869-1941), S. Siwertz (1882-1970), il poeta B. Bergman (1869-1967), interpreti, pur con accenti diversissimi, dell'atmosfera di Stoccolma; H. Bergman (1883-1931), colorito e grottesco narratore dell'ambiente provinciale; i poeti V. Ekelund (1880-1949) e A. Österling (1884-1981), che traggono ispirazione dalla Scania natale; B. Sjöberg (1885-1929), autore della serie de Il libro di Frida che descrive con accenti ironici e toni crepuscolari la vita di provincia della sua città. Agli stessi temi, ma con più modesto rilievo artistico, si richiamano narratori come A. Engström (1869-1940), L. A. Nordström (1882-1942), G. Hellström (1882-1953), E. Wägner (1882-1949), scrittrice femminista e attiva propagandista del pacifismo, S. Lidman (1882-1960). Grande autore isolato è P. Lagerkvist (1891-1974), premio Nobel 1951, che in una produzione di vasto respiro, lirica, narrativa e drammatica, esprime la crisi di una generazione dominata dall'angoscia della vita, incapace di fede eppure attratta dai suoi richiami. I temi della solitudine spirituale dell'uomo moderno sono centrali nella lirica di H. Löwenhjelm (1887-1918), di K. Boye (1900-41) e soprattutto di H. Gullberg (1898-1961), che fa dell'ironia un raffinato strumento di contrappunto psicologico all'angoscia, e di G. Ekelöf (1907-68), poeta surrealista interprete dell'assurdità della vita. Una corrente di grande interesse è quella rappresentata dai cosiddetti scrittori proletari: i premi Nobel (1974) E. Johnson (1900-76) e H. Martinson (1904-78), e poi I. Lo-Johansson (1901-90), J. Fridegård (1897-1968), V. Moberg (1898-1973). Due poeti, E. Lindegren (1910-68) e K. G. Vennberg (1910-95), sono gli interpreti del nichilismo postbellico, di quell'anarchismo spirituale e letterario che accoglie le esperienze intellettuali e affettive più diverse per esprimere la complessità dell'anima moderna. Alla stessa generazione appartiene L. Forsell (n. 1928), traduttore di E. Pound e promotore di forme poetiche immediate, come la ballata. Il fervore rivoluzionario che domina il clima culturale degli anni Sessanta apre nuove prospettive: la letteratura si fa portavoce del dissenso sociale e affronta nuove tematiche, fioriscono generi più immediati, come il reportage e l'inchiesta, di cui sono esempio i rapporti dell'Africa di P. Wästberg (n. 1933) e dalla Cina di J. Myrdal (n. 1927) e i romanzi di S. Lidman (n. 1923). Similmente, alla ricerca del rapporto tra arte e coscienza politica sono dirette le opere di S. Lindquist (n. 1932) che ha continuato la sua battaglia civile e politica con Utrota varenda jävel (1992; Lo sterminio dei bruti), scritto in forma di diario di viaggio e denuncia della “mentalità coloniale” europea. Rispetto all'indubbio predominio della forma poetica sulla scena letteraria degli anni Cinquanta, nei due decenni successivi si assiste a un notevole sviluppo della narrativa in tutte le sue forme. Per Olof Sundman (1922-92) rileva le contraddizioni tra astratto sapere teorico e incertezze esistenziali della contemporaneità; per O. Enquist (n. 1934) arriva a dimostrare l'ambiguità di ogni dato reale con grande abilità nel montaggio testuale; ancora più avanti nella linea della sperimentazione si spinge L. Gustafsson (n. 1936). Alla storia locale, che aveva ispirato tanta letteratura degli anni Cinquanta, tornano S. Delblanc (1931-92) e K. Ekman (n. 1933). Una sempre minore ideologizzazione, di pari passo con una crescente attenzione per il linguaggio, sembra distinguere le voci dei narratori affermatisi negli anni Ottanta, tra cui citiamo G. Tunström (1937-2000), T. Lindgren (n. 1938) e i più giovani E. Brunner (n. 1950), il quale ha dedicato il romanzo Edith (1992) alla figura della poetessa E. Södergran, P. Kihlgård (n. 1953), E. Runefelt (n. 1953), K. Ostegren (n. 1955), S. Larsson (n. 1955), che dopo aver narrato la quotidianità in Komedin I (1989) ha affrontato in Om en död (1992) il tema della morte, e M. Kandre (n. 1962), autrice dell'emozionante prosa-poesia di Deliria (1991). Inoltre, sono da citare i nomi di R. Kangas, P. C. Jersild, B. Ranelid, A.-K. Palm, S. Combüchen, I. Alfvén e, nel campo della poesia, quelli di Th. Tranströmer, A. Rydstedt, M. Johansson, K. Lung, K. Espmark, A. Johnsson e A. Jäderlund. § Per il teatro, infine, oltre al già citato Enquist, il nome più significativo è quello di L. Norén (n. 1944), i cui drammi si inseriscono nella grande tradizione nordica. § Per la letteratura di lingua svedese in Finlandia, v. Finlandia. Nel 2011 Tomas Tranströmer (1931-2015) è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura ccon la seguente motivazione: "perché attraverso le sue immagini condensate e traslucide, ci ha dato nuovo accesso alla realtà".

Cultura: arte

Dal sec. VI all'XI si sviluppò, soprattutto nell'isola di Gotland e nelle province orientali della Svezia, un particolare genere di scultura effettuata su pietre decorate da iscrizioni (rune) o da scene figurative derivate spesso dalle saghe nordiche, in uno stile vivace ed espressivo, anche se rude; nelle stele dell'ultimo periodo prevale una decorazione zoomorfa assai stilizzata, accompagnata da scritte runiche in forma di spirali. Con la conversione degli svedesi al cristianesimo (sec. XI) il Paese si avviò a diventare, nelle principali manifestazioni artistiche, un'area periferica della cultura europea. Le più antiche costruzioni cristiane, risalenti appunto al sec. XI, furono chiese in legno (stavkyrkor), con una sala quadrata centrale, secondo una tipologia derivata da costruzioni pagane. Delle prime chiese in pietra, di stile preromanico, sorte a Sigtuna restano solo le rovine (S. Per, S. Lars, S. Olov). Da questi edifici si originò l'architettura romanica della Svezia centrale, mentre nella Svezia occidentale l'edilizia sacra si conformò all'architettura anglosassone di tipo normanno. Nel corso del sec. XII andò aumentando la costruzione di chiese in pietra, di cui un notevole esempio è la cattedrale di Lund, di tipo basilicale. Importante centro culturale fu in età romanica l'isola di Gotland, dove numerose piccole chiese (talora decorate da interessanti rilievi) mostrano l'alternarsi di influssi lombardi ad altri russo-bizantini. Della più antica architettura civile svedese, completamente in legno, nulla è giunto fino a noi. Intorno alla metà del sec. XII monaci cistercensi giunsero in Svezia, fondando l'abbazia di Alvastra e successivamente altri centri religiosi, la cui struttura architettonica ricalca modelli borgognoni. Da questi esempi derivò sostanzialmente il gotico svedese, sviluppatosi nei sec. XIII-XIV senza caratteristiche di particolare originalità. L'uso del mattone incominciò ad affiancarsi a quello della pietra. Fra le chiese di maggiore importanza sono quelle di S. Pietro a Malmö, dei francescani a Stoccolma e del convento di Vadstena, oltre alle grandi cattedrali di Uppsala e Skara. Al tardo sec. XIII risalgono inoltre le più antiche costruzioni non religiose conservatesi (torri a Stoccolma e a Kalmar; le mura di Visby; alcune case borghesi). Se nel primo periodo gotico la scultura subì l'influsso tedesco, particolarmente nella produzione dell'isola di Gotland (statue lignee, crocifissi), nel tardogotico si nota una maggiore apertura verso forme e modi francesi, come nelle sculture architettoniche della cattedrale di Uppsala, il maggior centro artistico nei sec. XIII-XIV. La primitiva pittura svedese, probabilmente limitata agli affreschi nelle chiese, è andata quasi completamente perduta. Nel corso del sec. XV, mentre l'architettura non conobbe grandi sviluppi, notevoli risultati vennero raggiunti nelle arti figurative. Nel campo della scultura, fondamentalmente legata ancora a modelli tedeschi, emergono le personalità di Bernt Notke e di Adam Van Düren, cui si devono i migliori ritratti del tardo Medioevo nordico. Della pittura, aperta a influenze fiamminghe, si hanno interessanti testimonianze nelle decorazioni di edifici religiosi e nell'opera di gusto realistico di Albertus Pictor. Nel sec. XVI, la Riforma protestante e l'avvento al potere di Gustavo Vasa provocarono profonde trasformazioni: la corte infatti, divenuta principale committente, favorì l'introduzione in Svezia dello stile rinascimentale, attraverso la Germania e soprattutto i Paesi Bassi. In architettura fu intensa la costruzione di castelli e palazzi, di struttura massiccia, con ricche decorazioni all'interno (castelli-fortezza di Vadstena, Uppsala, Stoccolma). Il maggiore scultore e architetto del secolo fu l'olandese Willem Boy, cui si devono numerose opere, dal castello e dalla chiesa di S. Giacomo a Stoccolma a varie sculture funerarie, tra cui la tomba di Gustavo Vasa nella cattedrale di Uppsala. Nel campo della pittura, sebbene molto sia andato perduto, sono degne di menzione le fastose decorazioni manieristiche del castello di Kalmar, opera del fiammingo Arendt Lambrechts, e la scuola ritrattistica di J. B. Van Uther. La prima metà del sec. XVII vide il prevalere, in architettura, di uno stile manierista di derivazione olandese (Christian J. Döteber, Hans J. Kristler, Kaspar Panten). Analoghi influssi si notano nella scultura, dove artisti come Aris Claesz e Joest Henne seguirono modi manieristi ispirati al Giambologna. Una notevole evoluzione si verificò intorno al 1640 con l'opera di Simon de la Vallée, che nel progetto del Riddarhuset di Stoccolma aderì a un gusto classicista piuttosto austero. A questa tendenza francesizzante se ne contrappose un'altra, di tipo palladiano, il cui maggiore esponente fu l'olandese Justus Vingboons, autore della splendida facciata del Riddarhuset. Nel periodo 1660-80, caratterizzato da intensa attività edilizia, i due maggiori architetti furono Jean De la Vallée e Nicodemus Tessin il Vecchio. Al primo si devono numerosi palazzi e castelli, influenzati dal barocco francese, e alcune chiese, le prime a pianta centrale in Svezia; eclettica invece la posizione di Tessin il Vecchio, che dimostra nelle sue opere (principale delle quali la cattedrale di Kalmar), derivazioni francesi e italiane. Nel 1681, con la nomina ad architetto reale di Nicodemus Tessin il Giovane, iniziò un periodo di netta predominanza del gusto barocco romano, che ebbe nel Palazzo Reale di Stoccolma, capolavoro dell'artista, la sua maggiore espressione. La pittura svedese del Seicento mantenne vive le tradizioni nazionali, impersonate dai ritrattisti Holger Hansson e Cornelius Arendtz, ma si aprì anche a un rinnovamento dovuto sia alla presenza in Svezia di maestri stranieri, sia (dal 1644) al mecenatismo della regina Cristina che mantenne intensi contatti con i centri di cultura europea. Tra le maggiori personalità sono il ritrattista David Beck, il pittore di storia Jürgen Ovens e soprattutto David Klöcker Ehrenstrahl (legato all'illusionismo barocco, ma anche eccellente animalista e paesista) e Martin Meytens. La presenza in Svezia dell'olandese Govert Camphuysen, autore di nature morte e di scene di genere, molto contribuì al nascere della tradizione realistica svedese. Sul finire del sec. XVII e durante i primi anni del successivo si verificò un generale rallentamento dell'attività artistica, anche per l'emigrazione di numerosi artisti. Solo intorno al 1730, con la ripresa dei lavori per il Palazzo Reale di Stoccolma, sotto la guida dell'architetto K. Hårleman, vi fu una rinascita nell'attività artistica, caratterizzata dall'introduzione in Svezia del gusto rococò, cui contribuì anche la presenza nel Paese del pittore francese G. Taraval, che ebbe numerosi allievi. Fra i seguaci di Hårleman il maggiore può considerarsi C. F. Adelcrantz che, dopo aver realizzato il delizioso castello rococò di Drottningholm, aderì in seguito a uno stile di più severa grandiosità, per divenire infine fautore del neoclassicismo. Mentre la scultura del sec. XVIII non offre particolare interesse, più vasta e varia è la produzione pittorica, nella quale si intrecciano diversi influssi. Nella prima metà del secolo G. Lundberg, A. Roslin e C. G. Pilo aderivano pienamente al rococò di gusto francese, mentre J. Sevenbom fu il primo grande vedutista svedese. Motivi rococò, non senza derivazioni inglesi, continuarono a dominare durante i regni di Gustavo III e IV per opera di vari artisti tra i quali emerge Niklas Lafrensen (N. Lavreince), che si dedicò con successo alla pittura galante. Sul finire del secolo si affermò il gusto neoclassico, introdotto dallo scultore J. T. Sergel, dal disegnatore C. A. Ehrensvärd e dal pittore L. Masreliez, che si ispirò nelle decorazioni di interni alla pittura pompeiana e alle grottesche di Raffaello. Nel sec. XIX l'arte svedese conobbe un'evoluzione sostanzialmente simile a quella degli altri Paesi europei. In architettura il primo grande architetto neoclassico fu E. Palmstedt, autore di vari edifici pubblici a Stoccolma. Il neoclassicismo restò a lungo dominante, anche se verso la metà del secolo F. Blom ne avviò una trasformazione, recuperando forme e materiale dell'architettura tradizionale svedese. Successivamente vennero diffondendosi motivi eclettici, soprattutto romanici e gotici. Sostanzialmente modesta la scultura ottocentesca, in genere di pesante stile neoclassico, da cui raramente si libera anche il miglior suo esponente, J. N. Byström. In pittura, dopo una fase romantica legata al recupero delle mitologie germaniche (J. A. Malmström, M. E. Winge) e al paesaggio (J. G. Sandberg, C. J. Fahlcrantz), si sviluppò la cosiddetta scuola di Düsseldorf (1840-70) formata da artisti svedesi trasferitisi in quella città, che coltivarono un'arte realistico-popolaresca. Intorno al 1880 l'influsso della pittura francese si fece sentire anche in Svezia, soprattutto nell'opera del cezanniano C. F. Hill. Nel sec. XX, l'architettura svedese, dopo un periodo di incertezza nel quale si sono intrecciate le più diverse tendenze, ha visto, intorno al 1930, il prevalere delle correnti razionaliste, derivate, ma non senza originalità, dal Bauhaus. I maggiori esponenti di questa architettura, funzionale, inserita in un'attenta pianificazione urbanistica, possono considerarsi E. G. Asplund e S. G. Markelius. Estranea agli eventi della seconda guerra mondiale, l'architettura svedese ha seguito uno sviluppo continuo caratterizzato da una forte consapevolezza sociale e da una particolare attenzione al disegno. Lo sviluppo economico degli anni Sessanta ha segnato un periodo di incertezza professionale venendo meno il riferimento costruttivo tradizionale e rendendosi necessaria la via della prefabbricazione. Solo alcuni architetti hanno mantenuto un interessante livello progettuale come R. Erskine e C. Nyren. A partire dagli anni Settanta del XX secolo sono stati rivalutati notevolmente gli elementi della tradizione, reinterpretati in chiave moderna e postmoderna. La pittura e la scultura svedesi moderne hanno naturalmente subito l'influsso delle varie tendenze presenti nell'ambiente artistico europeo, dalcubismo all'astrattismo (G. Adrian-Nilsson), all'informale: P. Dahl, Ph. Von Schantz e B. Lindström sono tra i nomi più conosciuti. Un posto a sé occupa la scultura di C. Millese di C. Eldh. All'inizio del XXI secolo si assiste a un intenso lavoro di sperimentazione, libero dall'adesione a particolari correnti artistiche. Di particolare rilievo, nell'arte contemporanea svedese, i settori della grafica e soprattutto dell'industrial design, che ha trovato felice espressione nelle opere in legno e in quelle in cristallo.

Cultura: musica

Le testimonianze di una vita musicale colta nel Medioevo sono limitate alla diffusione del canto gregoriano e a una produzione sacra anche locale, quasi sempre di carattere monodico. Tarda è l'affermazione della polifonia e solo nel 1526 Gustavo Vasa fondò a Stoccolma la cappella musicale di corte. Per molto tempo, però, nell'attività della cappella di corte predominarono musicisti stranieri: accanto ai rilevanti influssi della Germania settentrionale bisogna ricordare presenze francesi e italiane. Di origine tedesca è Gustav Düben (1624-1690), il maggiore esponente di una dinastia di musicisti che furono a capo della cappella di corte fino ai primi decenni del Settecento. In questo secolo la vita musicale svedese fu condizionata dalla crescente presenza di un nuovo pubblico borghese: a Stoccolma si tennero concerti pubblici dal 1731. Di particolare rilievo la figura di J. H. Roman (1694-1758), che si era formato a Londra e risente dell'influsso di F. G. Händel. Accanto a lui si ricordano J. J. Agrell (1701-1763), attivo in Germania, e due compositori tedeschi, l'abate Vogler (1749-1814) e J. G. Naumann (1741-1801) che insieme con l'italiano F. A. Uttini (1723-95) furono tra i protagonisti della fioritura del teatro musicale, stimolata alla fine del sec. XVIII da Gustavo III. Mentre influssi italiani e francesi prevalevano nell'opera e tedeschi nella musica sinfonica e da camera, agli inizi dell'Ottocento si delineò un crescente interesse per le tradizioni del canto popolare svedese. Domina la prima metà del sec. XIX la grande figura di F. A. Berwald (1796-1868), probabilmente il maggior compositore svedese. L'accoglimento di inflessioni “nazionali” in alcune opere determinò per I. Hallström (1826-1901) il soprannome di Glinka svedese; a una corrente analoga appartiene anche A. Söderman (1832-76). L'influenza di Wagner e Liszt si nota in A. Hallen (1846-1925). Avvertibili in seguito i rapporti con la musica dei norvegesi E. H. Grieg e J. S. Svendsen, del danese C. A. Nielsen e del finlandese J. Sibelius. Dopo E. Sjögren (1853-1918), W. Stenhammar (1871-1927) e H. Alfvén (1872-1960) si ricordano nel sec. XX tra gli altri N. Berg (1879-1957), K. Atterberg (1887-1974), H. Rosenberg (n. 1892), K. B. Blomdahl (1916-1968) e, tra i seguaci delle correnti d'avanguardia del dopoguerra, B. Nilsson (n. 1937) e B. Hambraeus (n. 1928). Tra le tradizioni musicali popolari particolare interesse presenta quella lappone.

Cultura: danza

Nella prima metà del sec. XVII il francese Antoine de Beaulieu introdusse a corte i primi balli in stile francese (1638). Al 1773, anno dell'inaugurazione dell'Opera Reale, risale la creazione della prima compagnia professionale e di una scuola dirette da un altro francese, L. Gallodier. Frequenti contatti con le altre capitali europee portarono a Stoccolma numerosi artisti ospiti: fra questi Antoine Bournonville, F. Taglioni – primo ballerino nel 1803-04 e maître de ballet nel 1818 – e A. Bournonville, che allestì nella capitale una dozzina di balletti. Nel 1841 tornò in Svezia per alcuni spettacoli la celebre M. Taglioni; suo partner fu in quell'occasione Ch. Johannson. In epoca romantica, A. Salinder, il primo svedese ad assumere la direzione del ballo (1833), puntò alla valorizzazione del patrimonio folclorico e alla creazione di un repertorio nazionale. Al principio del sec. XX, le apparizioni di I. Duncan (1906), A. Pavlova (1908) e i ripetuti soggiorni di M. Fokin, a partire dal 1913, lasciarono una traccia durevole nella storia della danza svedese. In particolare Fokin seppe valorizzare alcuni giovani talenti fra i quali J. Börlin, futura stella dei Ballets Suédois. Gli anni fra le due guerre videro un certo declino del balletto e un progressivo interesse del pubblico per le maggiori personalità del modernismo, da K. Jooss alla M. Wigman, a H. Kreutzberg. B. R. Cullberg e I. Cramír, i maggiori esponenti del modernismo svedese, crearono in quel periodo le loro compagnie. Nel secondo dopoguerra la compagnia del Balletto Reale fu affidata alla guida di A. Tudor (1948-53) e successivamente a M. Skeaping (1953-61) che allargò il repertorio, introducendo numerosi classici. Ancora Tudor, poi diverse personalità, si sono in seguito succedute alla guida della compagnia e al repertorio ottocentesco si sono aggiunte via via coreografie dei maggiori maestri del sec. XX. La Svezia possiede altre due compagnie di balletto, l'una con sede a Malmö, l'altra a Göteborg. Fra le compagnie private spicca il prestigio e la qualità del Cullberg Balletten, diretta, fino al 1992, da M. Ek, figlio della Cullberg e talento coreografico fra i più interessanti sulla scena internazionale. Sono numerosi, e di buon livello professionale e artistico, anche i gruppi sperimentali e d'avanguardia.

Cultura: teatro

Non esiste una tradizione di teatro religioso medievale minimamente documentata; la storia del teatro svedese ha inizio nel Cinquecento con rappresentazioni di testi umanistici all'interno delle università e prosegue per un paio di secoli con occasionali recite di compagnie straniere ospiti della corte. Solo verso la fine del Settecento, durante il regno di Gustavo III, si costruirono a Stoccolma, unico centro teatrale del Paese sin dopo il 1900, due teatri reali, uno per la prosa e uno per l'opera, tuttora esistenti sia pure in sedi più volte ricostruite e rimodernate. Alla stessa epoca risale anche la costruzione di uno splendido teatro barocco nella residenza estiva dei sovrani a Drottningholm, su un'isola non lontana dalla capitale, che è stato completamente restaurato nel 1921 e che ha ancora funzionanti le macchine e le scenografie settecentesche. Nell'Ottocento si aggiunsero ai teatri reali di Stoccolma numerose sale private, alcune delle quali avrebbero finito per assumere notevole importanza, soprattutto verso la fine del secolo, quando ospitarono i capolavori di H. Ibsen e di J. A. Strindberg, sgraditi alle scene ufficiali. Con Strindberg, appunto, il teatro svedese ha acquisito rilievo europeo, successivamente confermato dalla personalità di alcuni eccellenti registi, come P. Lindberg, O. Molander, A. Sjöberg e I. Bergman, sicuramente annoverabili tra i massimi teatranti del secolo, anche se hanno quasi tutti lavorato solo in patria. Contemporaneamente sono sorti teatri culturalmente rilevanti anche fuori Stoccolma. I teatri municipali di Göteborg e di Malmö reggono, per il livello degli spettacoli presentati e anche per le attrezzature, il confronto con le più prestigiose sale della capitale; ma anche città più piccole, come Uppsala, Helsingborg, Linköping, Norrköping e Borås dispongono di teatri stabili a gestione pubblica. Il panorama della scena svedese è completato dall'esistenza di compagnie di giro che si spingono sino agli angoli più remoti del Paese e dai numerosi spettacoli estivi ospitati in parchi pubblici e in altre sedi naturali. Esistono anche organismi centrali per programmare l'attività dei teatri e per fornire al pubblico spettacoli a prezzi ridotti.

Cultura: cinema

Pioniere della cinematografia svedese, una delle prime a fare tesoro delle invenzioni di T. Edison, dei Lumière, di M. Skladanowsky e più tardi della lezione di G. Méliès, e a fondare una casa di produzione (la Svenska Bio, nel 1907, a Kristianstad) che sperimentò perfino il sonoro, fu l'operatore e giornalista Ch. Magnusson (1878-1948). Assumendo la direzione tecnica e artistica della Svenska Bio, favorì le riprese all'aperto e il folclore nazionale: nel 1910 scoprì il prestigioso operatore J. Jaenzon (1885-1960) e nel 1911 trasferì la sede della società in un sobborgo di Stoccolma, iniziandovi una produzione regolare controllata da una censura governativa ma orientata sui film per adulti. A essa, dal 1912, recarono il loro apporto due cineasti di origine teatrale ingaggiati da Magnusson: V. Sjöström e M. Stiller. Fu l'età d'oro del cinema muto: pur diversi di scuola e di stile, costoro ebbero in comune l'amore per il patrimonio culturale del Paese e seppero stabilire una tradizione unica nel suo genere e valida anche oggi: l'indipendenza artistica nel quadro di un sistema commerciale. Nel 1919, dalla fusione tra la Svenska Bio e la concorrente Skandia, nacque la Svensk Filmindustri, vera cinecittà installata nel sobborgo di Råsunda a Stoccolma, dotata di due studios e di un circuito di sale, e di cui Sjöström stesso assicurò a più riprese la direzione artistica. Ma l'aureo periodo (che G. Molander tentò di continuare fin dagli anni Venti) fu presto insidiato da Hollywood, che acquistò le maggiori firme, da Sjöström e Stiller agli attori G. Garbo e L. Hanson, e dall'avvento del sonoro, che ridusse al consumo interno degli spettatori parlanti lo svedese un mercato prima mondiale. Cosicché negli anni Trenta il cinema svedese fu costretto a sopravvivere con prodotti di derivazione teatrale e nei due decenni successivi cominciò a risollevarsi grazie a personalità isolate: A. Sjöberg, vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1946 con il film Iris fiore del nord e nel 1951 con La notte del piacere; A. Mattsson, A. Sucksdorff, e ai loro film di successo internazionale: Spasimo (1944), Fröken Julie e Ha ballato una sola estate (1951), vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino nel 1952 e La grande avventura (1953). Tra queste personalità, I. Bergman fu colui che ridiede al film d'autore il peso che aveva avuto un tempo, risale al 1958 la sua vittoria dell'Orso d'Oro a Berlino con il film Il posto delle fragole. Dello stesso regista anche i film La fontana della vergine (1961) e Come in uno specchio (1962) vincitori dell'Oscar come miglior film in lingua straniera. Bergman sebbene costretto a isolarsi in una ricerca personale ed esistenziale sconosciuta ai suoi lontani maestri, raccolse attorno al suo nome, i quadri nazionali del cinema e, mentre le attrici dei decenni grigi, da I. Bergman a V. Lindfors, da S. Hasso a M. Zetterling, erano state assorbite altrove, una nuova generazione di attori (E. Dahlbeck, I. Thulin, Bibi e H. Andersson, L. Ullmann, G. Björnstrand, M. von Sydow) e di operatori (G. Fischer, S. Nykvist), seppure talvolta richiesta all'estero, fu sempre presente ai maggiori appuntamenti in patria. Ma proprio mentre cresceva la fama di Bergman, la contemporanea crescita esplosiva della televisione minacciò il cinema facendo scendere la produzione da 40 a 10 film annuali. A tale situazione, negli anni Settanta, lo Stato reagì in modo saggio abolendo i diritti erariali sui biglietti e assegnando per legge il 10% degli incassi allo Svenska Filminstitutet, creato non solo come archivio, ma per favorire concretamente la produzione di qualità. Così si spiega la fioritura di nuovi talenti, da B. Widerberg a V. Sjöman e a J. Troell, vincitore dell'Orso d'Oro a Berlino con il film Anghingò che, anche in opposizione al “padre” hanno sviluppato il cinema dei “figli” e ridato al contesto sociale e politico l'importanza che nel maestro solitario era parsa attenuata. Negli anni Settanta Bergman ha piuttosto incrudito che edulcorato la sua visione del mondo, proseguendo il suo eccezionale cammino, spezzato, nel 1976, dal doloroso esilio volontario dopo uno scontro con la polizia e il fisco svedesi, ma fortunatamente ripreso più tardi. Durante l'assenza di Bergman il fenomeno forse più rilevante fu quello delle donne-registe, alcune delle quali ex attrici bergmaniane come G. Lindblom, che esordì in modo eccellente con Paradiso d'estate (1977), seguito da Sally e la libertà (1980), e I. Thulin, che firmò in collaborazione e interpretò Noi due, una coppia (1978), e poi realizzò da sola il notevole, autobiografico Cielo agitato (1981). Il decennio fu comunque caratterizzato da fenomeni di “riflusso” anche nei cineasti un tempo più combattivi e dalla lontananza dei maggiori attori, che preferirono lavorare all'estero. E curiosamente Bergman, sempre criticato per indifferenza sociale, una volta rientrato in patria offrì con Fårödokument 1979 una testimonianza di impegno civile. Anche Troell, che in Bang! (1977) aveva tentato senza successo un rinnovamento stilistico, rientrò dagli Stati Uniti per girare Il volo dell'Aquila, presentato a Venezia nel 1982, mentre Bergman ultimava il suo pluripremiato “testamento”, Fanny e Alexander (1984), seguito dal telefilm Dopo la prova (1985). Fortemente debitore del magistero del grande cineasta è il più fortunato dei nuovi autori svedesi, B. August, autore di Il senso di Smilla per la neve (1997) e già vincitore di un premio Oscar per il miglior film straniero con Pelle alla conquista del mondo (1989) e della Palma d'oro a Cannes per Con le migliori intenzioni (1992), opera tratta dalla biografia di Bergman. Va citato poi L. Hallstrom, capace di coniugare il patetico e il comico nel ripercorrere le disavventure di un adolescente in La mia vita a quattro zampe (1986). Godono di ampio successo di pubblico anche altri registi contemporanei: H. Alfredsson, S. Osten e L. Moodysson; a quest'ultimo si devono Tilsammans (2000) e Lilja 4-ever (2004). Buoni riscontri hanno avuto infine le commedie Vägen ut di D. L. Lagerlof (1999) e Kopps di J. Fares (2003). Del regista Roy Andersson è il film Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza (2014), vincitore del Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia del 2014.

Bibliografia

Per la geografia

H. W. Ahlmann, Sverige, Land och Folk, Stoccolma, 1967; K. Aström, City Planning in Sweden, Stoccolma, 1967; R. F. Tomason, Sweden: Prototype of Modern Society, New York, 1970; Autori Vari, Profile of Sweden, Stoccolma, 1972; I. Scobbie, Sweden, Londra, 1972; A. Lindbeck, La politica economica svedese, Napoli, 1976; G. Arpi, Sveriges Nutida Näringsliv, Uppsala, 1979; J. O. Jansson, I. Rydén, Swedish Seaports: Economics and Policy, Stoccolma, 1979; L. Jörberg, La rivoluzione industriale in Scandinavia (1850-1919), in “Storia economica d'Europa”, vol. IV, pp. 279-369, Torino, 1980; A. Gras, R. Sotto, La Suède et ses populations, Bruxelles, 1981; W. R. Mead, An Historical Geography of Scandinavia, Londra, 1981; A. Ekström, Sveriges transporter: en introduktion, Stoccolma, 1982; K. Petrén, Industrin i Sverige - var finns den? Atlas, Stoccolma, 1983; B. S. Johnson, Scandinavia. A New Geography, New York, 1984; C. Meriot, Les Lapons, Parigi, 1985; A. Nordström, Mälarbygd: historia och topografi, Stoccolma, 1985; A. Lacroix-Riz, L'économie suédoise entre l'est et l'ouest. 1944-1949, Parigi, 1991; M. C.E. Stàlvan, The Baltic Sea Area: an International Resource Region and a Test Case for Regionalism?, Stoccolma, 1991; AAVV, Svezia, Milano 2012.

Per la storia

R. M. Hatton, Charles XII of Sweden, Londra, 1968; V. Moberg, History of the Swedish People, Londra, 1973; M. Roberts, Sweden's Age of Greatness, 1632-1718, Londra, 1973; idem, Gustavus Adolphus and the Rise of Sweden, Londra, 1973; F. D. Scott, Sweden: the Nation's History, Minneapolis, 1978; A. Cottino, La socialdemocrazia svedese, Milano, 1980; S. Finardi, La trasformazione in Svezia, Roma, 1982; M. Linton, The Swedish Road to Socialism, Londra, 1985; H. Milner, Sweden: Social Democracy in Practice, Oxford, 1989; L.-H. Groulx, Où va le modèle suédois? Ètat-providence et protection sociale, Parigi, 1990; J. Arnault, La Modèle suédois revisité, Parigi, 1991; V. Riniolo, L'integrazione dei migranti in Svezia: tra sfide e opportunità, Milano 2018.

Per la letteratura

A Gustafson, A History of Swedish Literature, Minneapolis, 1961; E. N. Tigerstedt, Ny Illustrerad Svensk Litteraturhistoria, I-IV, Stoccolma, 1967; idem, Svenks Litteraturhistoria, Stoccolma, 1967; M. Gabrieli, Le letterature della Scandinavia, Firenze-Milano, 1969; M. Scovazzi, Storia delle letterature nordiche, Milano, 1970; R. André, La poétique de Selma Lagerlöf, Parigi, 1983; I. Algulin, A History of Swedish Literature, Stoccolma 1989.

Per l'arte

H. R. Hitchcock, Architecture Nineteenth and Twentieth Centuries, Harmondsworth, 1958; Autori Vari, Trésors d'art suédois, Malmö, 1963; S. Poretti, Edilizia e architettura in Svezia e Danimarca, Roma, 1979.

Per la musica

R. Vlad, Musicisti svedesi d'oggi, in “Rassegna Musicale”, 1960; J. Horton, Scandinavian Music: A Short History, Londra, 1963; L. Beutham, La musique contemporaine en Suède, Chambéry, 1978.

Per il cinema

J. Béranger, La grande aventure du cinéma suédois, Parigi, 1960; R. Waldekranz, The Swedish Cinema, Stoccolma, 1960; C. Bertieri (a cura di), Il giovane cinema svedese, Porretta Terme-Bologna, 1966; Autori Vari, Le jeune cinéma suédois, Lugano, 1970; P. Cherchi Usai (a cura di), Schiave bianche allo specchio. Le origini del cinema in Scandinavia, Pordenone, 1986.

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora